Prosegue il dibattito sul senso e sui modi della presenza dei cattolici in politica: un cedimento alla logica di questo mondo?

In una garbata e stimolante critica al mio articolo «I cattolici invisibili», l’amico Rocco Gumina mette in dubbio l’esistenza stessa del problema. La visibilità e la rilevanza dei cattolici in politica non dovrebbe essere misurata – egli scrive – «secondo la logica di questo mondo», bensì «per dirla con lo scritto anonimo A Diogneto, dall’esito del loro tenore di vita che – se indirizzato alla carità – porterà frutti in abbondanza». Come è stato, ricorda l’autore, nella testimonianza dei «siciliani Piersanti Mattarella e Rosario Livatino che nell’esercizio delle loro responsabilità – politiche per uno e professionali per l’altro – hanno ricercato attraverso quei mezzi, e nel pieno rispetto degli stessi, la carità».
Insomma, secondo Gumina «la cattolicità dell’azione che realizza il credente nella storia non s’identifica con lo stendardo destinato a certificare pubblicamente l’appartenenza a questo o a quell’altro gruppo organizzato di fedeli, bensì con ...
La risposta di Giuseppe Savagnone è a questo link:
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