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Verso il People’s Peace Summit di Gerusalemme, 8-9 maggio. In tantissimi per la ventesima Cerimonia Congiunta dei Combattenti per la Pace

Una bella, condivisa e partecipatissima anticipazione di cosa sarà l’ormai imminente People’s Peace Summit l’abbiamo già avuta ieri sera con la ventesima edizione della Joint Memorial Ceremony israelo-palestinese, come sempre organizzata dai Combattenti per la Pace in collaborazione con il Parents Circle Families Forum


Quest’anno l’evento si è tenuto in un teatro di Giaffa, in collegamento streaming con una piazza di Beit Jala e con ben 160 altre postazioni, sparse tra Israele, Cisgiordania, Stati Uniti e varie città in Europa: una risposta senza precedenti.
Immaginiamo cosa possa essere stato per un’organizzazione come i Combattenti per la Pace decidere di inaugurare vent’anni fa il loro progetto di congiunto attivismo di pace tra ex militari israeliani ed ex detenuti/militanti palestinesi consapevolmente sfidando quella narrazione unilaterale del dolore che era da sempre la cifra del Yom Hazikaron e arrivando addirittura a proporre una solidarietà o come minimo un rispecchiamento nel dolore del fronte nemico, non meno colpito dalla stessa spirale di violenza....

La presentazione dell'evento di Daniela Bezzi è a questo link:


"Quando le donne si muovono": Un secondo articolo sull'evento è a questo link:






Tra Francesco e il Conclave

Quello di questi giorni non è un tempo sospeso e anomalo, è invece il tempo opportuno per un attento lavoro di memoria e riflessione. Questi sono giorni in cui il ricordo dei gesti compiuti da Francesco potrebbe diventare un’occasione per riflettere insieme su ciò che nel frattempo è cambiato nelle nostre vite ovvero nelle vite delle comunità ecclesiali e civili di cui siamo parte.


È questo il modo con cui il popolo di Dio non solo si prepara per l’imminente conclave, ma in qualche modo partecipa, con spirito sinodale, a un momento importante e delicato per la vita della chiesa. Mi chiedo allora come vivere sinodalmente questi giorni? Come non riempirli soltanto di un vago voyeurismo ecclesiastico che induce a sbirciare tra le grate di una stanza chiusa, a scommettere su elettori eleggibili, a ipotizzare trame e maggioranze. In altre parole, come fare di questi giorni un tempo di autentica vita ecclesiale?

Prova a rispondere a questo domande Vincenzo Rosito a questo link:

"Intra Omnes - dal popolo di Dio al Conclave" - un libro da scaricare gratuitamente

La voce di tutti per la Chiesa di domani: Intra omnes è una lettera collettiva che raccoglie i contributi di diverse persone, parte del popolo di Dio, che vorrebbero far giungere la propria voce ai cardinali chiamati a eleggere il prossimo papa.


Presenta anzitutto il pontificato di Francesco come un periodo di profonde trasformazioni e di nuove consapevolezze. Non si limita, però, a una retrospettiva: identifica le sfide aperte e le traiettorie future, auspicando una Chiesa sinodale, profetica e capace di incarnare il vangelo nella complessità del mondo contemporaneo. I processi avviati richiederanno continuità e sviluppo anche da parte del successore di Francesco, che dovrà dare continuità ermeneutica a parole e gesti di un papa che, a sua volta, ha interpretato la parabola del Vaticano II.

«Fuori tutti e tutti dentro», ha scritto papa Francesco nella sua autobiografia: «Se il conclave è il momento dell’Extra omnes, la Chiesa è caratterizzata invece dall’Intra omnes. E già un istante dopo la fumata bianca, così è per il papa. La Chiesa è di Cristo. E Cristo è di tutti, è per tutti».

Con 26 lemmi-guida – da Abusi a Vocazione, da Donna a Pace, da Creato a Politica, da Cultura a Sessualità– questo Intra omnes offre un vero e proprio glossario di sfide e speranze per la Chiesa che verrà. Con pochi tratti, ciascuna voce riassume lo “stato dell’arte” dei processi di riforma avviati da Francesco (sinodalità, cura del creato, lotta agli abusi, dialogo ecumenico…), rileva le domande aperte e i nodi che restano ancora da sciogliere, indovina le traiettorie future su cui continuare a camminare.

Da un lato, questo libro corale è la felice sintesi retrospettiva su un pontificato che ha scavato un solco indelebile – un “prima” e un “dopo” Francesco – restituendo voce al popolo di Dio e ridisegnando la geografia ecclesiale. Dall’altro, ciascuna voce lancia un ponte verso il futuro, tracciando le tappe indispensabili di un cammino ancora da compiere.

Un Extra omnes rovesciato: la voce di tutti per la Chiesa di domani.

Un’agenda “dal basso” che diventa risorsa “dall’alto”.

Questi gli autori dei contributi: Stefano Biancu, Enzo Biemmi, Fabrizio Bosin, Eraldo Cacchione, Anna Carfora, Gaia De Vecchi, Tonio Dell’Olio, Luca Diotallevi, Paola Franchina, Aristide Fumagalli, Giuseppe Guglielmi, Kasper Mariusz Kaproń, Roberto Maier, Antonino Mantineo, Sergio Massironi, Simone Morandini, Stella Morra, Marcello Neri, Giulio Osto, Linda Pocher, Francesco Savino, Alberto Scerbo, Simona Segoloni, Cristina Simonelli, Sergio Tanzarella.


Questo è il link per scaricare gratuitamente il libro:

https://www.queriniana.it/libro/intra-omnes-4587?fbclid=IwY2xjawKC4pRleHRuA2FlbQIxMABicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR6ePQGrFL0lLrPDiFFdbMmtE5L7VZ42WMyxjn5s5u6QO2rVlJRoW9vrgcHknA_aem_HFRHUqeQnvdjbviT6249Qg

La Porota, la Chiche e il Papa di tanti altri

La Porota è una delle tante figure che popolano la recente autobiografia di papa Francesco. E’ una ex prostituta che viveva nel quartiere dove abitavano i Bergoglio quando lui era un ragazzino. Saputo che Jorge Mario è diventato vescovo ausiliare, lo cerca telefonicamente, lo rintraccia e lo va a trovare. Vuole solo raccontargli di lei, e di sua sorella, un’altra ex prostituta, da tutti chiamata la Ciche.


Lei, la Porota, si qualifica nel racconto come donna energica, dai modi spicci, come il linguaggio. Si è innamorata di un uomo più anziano e quando è morto ha deciso che, dopo aver fatto tutto con il suo corpo, ora vuole occuparsi dei corpi che non interessano a nessuno. La Ciche anche ha cambiato vita, ma passa il tempo a pregare in chiesa: «È diventata una succhia candele. Diglielo anche tu che deve muovere il sedere e fare qualcosa per gli altri». Commenta il papa prima di proseguire il racconto della storia della Porota, alla quale dice che ha voluto bene: «Aveva un linguaggio pittoresco e immaginifico, quattro imprecazioni ogni cinque parole. Ed era malata».

I tanti personaggi che popolano la sua autobiografia, Spera, mi hanno indotto a ritenere che uno spettro si aggiri in alcuni ambienti. Si tratterebbe dello spettro delle ...

La nota di Riccardo Cristiano continua a questo link:

https://www.settimananews.it/papa/papa-tanti-altri/?utm_source=newsletter-2025-03-11

Nella II Domenica di Pasqua abbia pregato così ...

 

Introduzione

Nel tempo liturgico di Pasqua il testo evangelico ci racconta che il Cristo risorto e vivente continua a essere presente in mezzo ai suoi discepoli e lo fa in modi diversi. 

In questa terza domenica di Pasqua l’incontro tra i discepoli e il Risorto avviene sul lago di Tiberiade. I discepoli scoraggiati, dispersi tornano al loro mestiere di prima, pescare. Ma la pesca va a vuoto, non prendono nulla. E allora Gesù, che loro dapprima non riconoscono (come era avvenuto per i discepoli di Emmaus) dà loro istruzioni su come fare e avviene una “pesca miracolosa”, una pesca che riecheggia quella narrata al capitolo 5 di Luca, quella in cui Gesù affida a Simon Pietro la missione di essere “pescatore di uomini”. E’ Giovanni che per primo riconosce Gesù, che dice “E’ il Signore”, ma è Simone a portare a riva la rete stracolma di pesci. Poi Gesù compie ancora il gesto di dare il pane ai discepoli, insieme al pesce. E avviene il dialogo tra Gesù e Simone “Mi ami tu?” e l’esortazione ad essere il pastore delle sue pecorelle. 

Un racconto semplice che, come sempre nel Vangelo, sappiamo carico di tanti significati.

Ad esempio ci presenta la fede come una esperienza di amicizia in itinere, con i suoi momenti di scoraggiamento, di dubbio e di fatica, ma in cui c’è sempre la possibilità di ripartire con nuovo entusiasmo, se solo sappiamo cogliere le opportunità che inaspettatamente si presentano a noi nel quotidiano. Ma questo racconto ci parla anche della missione della Chiesa, della sua unità: una sola barca, un solo gregge con un solo pastore. Un pastore il cui primato non significa potere assoluto, ma assunzione di responsabilità e totale servizio, a imitazione del Cristo.

Queste parole assumono una speciale risonanza in questi giorni in cui, dopo la morte dell’amato papa Francesco, sta per iniziare il Conclave.

In questa messa vogliamo in particolare esprimere la nostra gratitudine per il dono di Francesco, la nostra preghiera per cercare di custodire e fare nostre lil suo insegnamento e la sua testimonianza, l’invocazione allo Spirito, che soffia dove vuole, perché soffi forte anche sul Conclave.


Intenzioni penitenziali

Non può essere, questo, il tempo di equlibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani.  (card. Reina, vicario di Roma)

Libera la tua chiesa dall'insidia del potere. Forzaci al cambiamento!

 

Noi, oggi, portiamo il tocco di Dio, o le parole nostre soltanto? I battezzati sono portatori imperfetti – Papi compresi – dell’irradiazione del Signore nella città dell’uomo. Ho detto città dell’uomo e delle donne e non Chiesa Cattolica Romana. Il Signore non si fa impressionare dalle porte chiuse e dalle piazze multietniche, passa i muri e parla tutte le lingue. Di questi passaggi anche il Papa sia antenna con noi che insieme vibriamo in anticipo sul segnale. (Pierangelo Sequeri)

Ci ostiniamo a ridurre il mondo a una chiesa che Dio non ha pensato. Scuotici!

 

“Sognerei che il prossimo Papa salpi seguendo la stessa rotta e non cambi direzione. Anche a me ripeteva “vorrei una Chiesa che sia per tutti, per tutti, per tutti”. Però quando capiremo davvero che non possono essere solo i vescovi a decidere sulla Chiesa?” (card. Vesco, Algeri)

Per non aver fatto tutto il possibile per cambiare davvero la chiesa. Perdonaci!

 

Preghiamo. Ma siamo capaci di sognare, Signore? Quando il cuore è aperto e capace di sognare c’è posto per accarezzare quelli che soffrono, c’è posto per mettersi accanto a quelli che non hanno pace nel cuore o mancano del necessario per vivere. Donaci Signore un cuore aperto, un cuore capace di amare e di sognare. (Papa Francesco, 8 settembre 2016)

 

Il Signore, che con tenerezza custodisce ogni uomo,

ci renda capaci di custodire la gente, di aver cura di tutti, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. Ci insegni ad aver cura l’uno dell’altro, di vivere con sincerità le amicizie, reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene.

Ci renda custodi del creato, con sguardo di tenerezza e amore,

E poiché tutto è affidato alla custodia dell’uomo -responsabilità che ci riguarda tutti e non solo i cristiani- consapevoli che il vero potere è il servizio,

non ci faccia aver paura della bellezza e della tenerezza!     

 (papa Francesco 23 marzo 2013)



Preghiere dei fedeli


Con fiducia chiediamo: Signore, sostieni la nostra speranza!

 

In questi tempi segnati da difficoltà, paure, incertezze siamo portati a chiuderci in noi stessi, ci illudiamo di essere autosufficienti e rischiamo di diventare indifferenti alle sorti e alle sofferenze degli altri. Signore Gesù, renderci consapevoli che, come papa Francesco ci ha costantemente ricordato, nessuno può salvarsi da solo, perchè nel mondo tutto è collegato, è intimamente connesso. Tutti siamo chiamati alla condivisione, alla fraternità e ad essere responsabili della casa comune. 

Preghiamo: Signore, sostieni la nostra speranza!

 

Preghiamo ancora con le parole di Papa Francesco:

“Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite... Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.”

Preghiamo: Signore, sostieni la nostra speranza!

 

Perché la Chiesa si senta in dialogo con tutti, con i cristiani di altre confessioni, con i credenti di altre religioni e con i non credenti, poichè, come papa Francesco ci ha ricordato, “la verità testimoniata dalla fede è quella dell’amore” e “la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro.”

Preghiamo: Signore, sostieni la nostra speranza!

 

Perché anche la nostra piccola Comunità faccia proprie le parole di Francesco: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita.

Preghiamo: Signore, sostieni la nostra speranza!

 

Spirito santo, guida quanti sono chiamati a scegliere il nuovo Papa, come guida nella Chiesa e fratello di ogni uomo e donna.

Preghiamo: Signore, sostieni la nostra speranza!

Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 4 maggio ...




III Domenica di Pasqua - Gv 21,1-19

Siamo a pochi giorni dall'inizio del Conclave e n questa Domenica viene delineata la figura di Simone come colui al quale viene affidato il compito dell'unità della Chiesa, un servizio non un potere assoluto. 

 


Se nella prima Domenica di Pasqua l’Evangelo ci invitava a far memoria della Scrittura, delle parole di Gesù, a renderle vive, a farle interloquire con il presente per comprenderlo e chiedeva di iniziare a guardare, a vivere oltre gli orizzonti di tutte le morti amando o cercando di amare come Cristo ha amato e, soprattutto, credendo al suo amore per noi.Nella seconda Gesù si fa presente in mezzo ai discepoli nel Cenacolo e per tre volte ha donato loro la “pace” frutto della sua morte e risurrezione. Ma non è un dono da conservare bensì da condividere nonostante la diffidenza, le difficoltà di rendersene conto, di accettarlo e comprendere che non è quella che dà il mondo. I discepoli però non sembrano aver colto e compreso che, quanto accaduto, non era un qualcosa di bello ma estemporaneo, fine a se stesso, bensì era la richiesta di continuare il cammino iniziato seguendo Gesù. 

Di fatto oggi li ritroviamo in Galilea. Hanno lasciato Gerusalemme per riprendere la loro vita prima di aver incontrato quella persona che li aveva affascinati e sulla quale avevano posto la loro fiducia, la loro speranza ma dalla quale erano rimasti sconcertati se non delusi. Alla fin fine non era dimostrato quel Messia che avevano acclamato con il popolo all’ingresso a Gerusalemme o, almeno, non aveva le caratteristiche di nessuno delle sei tipologie attese. Non erano ancora riusciti a comprendere quali fossero quelle da lui interpretate nel richiamare costantemente la misericordia del Padre su tutti indiscriminatamente. Quel dono della “pace” non li aveva coinvolti più di tanto come non fa alcun effetto a noi nonostante nelle nostre Messe il presbitero ce lo afferma, guarda caso, tre volte che significa la completezza.

Dopo la morte di Giuda si erano ritrovati in undici, ora diversi apostoli non ci sono più e sono solo in sette. È il fallimento anche di Gesù che non pare essere riuscito a consolidare il gruppo in una Comunità solida. Si disperdono e si rifugiano in ciò che conoscevano meglio, il loro mestiere di prima ma il risultato è che la pesca quella notte è stata nulla.

Gesù, che aveva detto loro “senza di me non potete far nulla” e lui non demorde, si fa loro presente per la terza volta, chiede se hanno qualcosa da mangiare e, di fronte alla loro desolazione, indica come e dove gettare le reti che poi fanno fatica a tirare a riva senza romperle con 153 pesci dentro. È la missione della Chiesa che qui viene descritta: non è frutto di iniziativa umana, se ci confida in questa si fallisce. Se si seguono le indicazioni del Signore la pesca non solo avviene ma è la pienezza delle moltitudini perché il numero 153 è composto da 50x3+3. Nell’ebraico nel quale le lettere hanno valore simbolico, il 50 rappresenta il popolo, il 3 la perfezione e allora siamo di fronte all’intera umanità ma ancora non basta, viene aggiunto un’altro 3 per dire che non c’è dubbio, è proprio la totalità. L’evangelo di oggi vuole allora dirci che la comunità cristiana porterà a compimento con pieno successo la sua missione di salvezza. Tutto il popolo, tutta l’umanità verrà liberata dai vincoli di morte che la avvolgono, la tengono prigioniera, la portano alla rovina rappresentate dal mare e dalla notte. I discepoli, noi, riusciremo in questa impresa a condizione che ci lasciamo sempre guidare dalla voce del Risorto. Lui ha già acceso il fuoco (dell’amore e della misericordia senza fine) e preparato il pesce arrostito ma ha bisogno che portiamo anche noi il nostro contributo: non ci ha forse invitato ad essere “pescatori di uomini”? Il pane invece no, questo viene sempre offerto gratuitamente dal Signore. È l’Eucaristia, è il pane che il Risorto spezza e vuole che tutti i fratelli condividano fino al giorno in cui il segno sacramentale sarà realizzato dall’unione piena e definitiva con lui e con il Padre.

È innegabile che poi a Simone (così lo chiama Gesù e non Pietro!) viene affidato il compito di presiedere al lavoro apostolico e all’unità della Chiesa. È lui che, tornato, sulla barca, prende la rete e, facendo attenzione che non si strappi, la porta a riva con il carico dell’intera umanità.  Questo non significa che ha un potere assoluto, che può dare ordini assoluti e, meno ancora, quello di costituire una casta privilegiata e staccata dalla comunità dei fratelli. Non bisogna dimenticare di fatto lui arriva sempre dopo, che c’è sempre qualcuno che lo precede, che ha bisogno anche lui che qualcuno gli indichi il Signore.

Anche il dialogo con Gesù con il “figlio di Giovanni” (il Battista, ndr) è interessante. Per due volte gli viene chiesto “mi ami tu?” (=agapao, l’amore di donazione totale) e Pietro risponde con “tu sai che ti voglio bene” (il verbo usato è philein che definisce l’amore di amicizia); la terza volta Gesù usa questo secondo verbo accordandosi con la reazione di Simone che sa bene di non essere stato in grado di corrispondere con pienezza di amore negando di conoscerlo e abbandonandolo.

I discepoli che hanno lasciato Gerusalemme, tornano dove tutto è iniziato per raccogliere i pezzi della loro esperienza, guarire le ferite, comprendere la novità aiutati da Gesù che si prende cura di loro. È con quest’ultima certezza che anche noi possiamo nelle nostre Comunità sempre ricominciare.

(BiGio)

Dalla Dc agli “atei devoti”. Il declino dell’autonomia politica cattolica

La Democrazia cristiana ha incarnato una laicità autentica, mai subordinata al magistero ecclesiastico, ma fondata sull’autonomia dei laici in politica. Diversamente dagli odierni “atei devoti”, i leader Dc non strumentalizzavano la Chiesa, ma agivano con coerenza e sobrietà.


Tra i non pochi meriti che vanno ricordati quando si parla della Democrazia cristiana – “il partito italiano” per eccellenza, per dirla con lo storico cattolico Agostino Giovagnoli – non possiamo non annoverare una sana e credibile laicità dell’azione politica. Una laicità non solo predicata ma autenticamente praticata dai suoi principali leader e statisti. Sia quelli che avevano più dimestichezza con le alte gerarchie ecclesiastiche e sia coloro che si limitavano anche solo ad una formazione culturale, etica e politica ricevuta dall’impegno nell’associazionismo giovanile cattolico.

Perchè di questo si tratta. E lo abbiamo sperimentato, in modo persino plateale, proprio in questi ultimi giorni di lutto per la cattolicità mondiale. Ora, il punto centrale non è quello di commentare – o di impadronirsi – di singoli pezzi dell’insegnamento della Chiesa. Un’operazione di “taglio e cuci” che, comunque sia, è apparsa ridicola e grottesca messa in atto da alcuni capi partito nel nostro paese...

La riflessione di Giorgio Merlo è a questo link:

https://formiche.net/2025/05/dalla-dc-agli-atei-devoti-il-declino-dellautonomia-politica-cattolica-secondo-merlo/#content


Davvero sono "rare" e terre dell'accordo Usa/Ucraina?

Kiev e Washington hanno siglato un accordo cruciale sulle materie critiche ucraine: le implicazioni politiche e strategiche


Gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno firmato una serie di accordi, tre documenti in totale secondo quanto ricostruisce Politiconell'ambito di un’intesa complessiva sui minerali. Alla fine, il governo di Kiev ha convinto il presidente degli USA, Donald Trump, ad abbandonare alcune delle sue richieste più controverse.

Ma da dove nasce l'idea che sono "rare", per chi lo sono, perché sono "critiche" e perchè l'Ucraina non è la soluzione

L'analisi e le risposte dell'ISPI è a questo link:

https://a7b4e4.emailsp.com/f/rnl.aspx/?fjd=rytw_y.-ge=tyah0=n_vw/8-70.=&:1e34769&x=pp&wx0b49c16dax.5g=rvwvwNCLM

Papa Francesco e le pagine dimenticate del Concilio Vaticano II. Conversazione con la teologa Noceti

“Una delle questioni per il futuro della chiesa riguarda il rapporto uomo-donna. Il tema che non è stato ancora dibattuto è la chiesa in prospettiva di genere: non si parla ancora del rapporto tra maschilità, potere e sacro.


In attesa del prossimo pontefice, nei giorni antecedenti al conclave, tra posizioni “progressiste” e “conservatrici”, si riflette sull’unità del Vangelo. Quale prospettiva per una chiesa aperta al mondo e all’evoluzione dei tempi, per messaggi acquisiti e processi avviati da papa Francesco?
Sin dalle prime due interviste rilasciate da Bergoglio, a Repubblica e a Civiltà cattolica, c’è una sottolineatura del tema delle donne: ci si occuperà di questo, nel pontificato. Nel documento programmatico Evangelii gaudium si parla della giusta rivendicazione dei diritti delle donne che pongono domande alla chiesa e chiedono un cambiamento.
Su questa base, papa Francesco ha fatto una serie di scelte. Secondo il suo stile tipico, prima si è mosso sul piano della prassi e poi ha definito i documenti. Ha innanzitutto posto in Vaticano donne con ruoli di leadership, valorizzando le competenze e prediligendo le religiose, le suore. Il problema nella chiesa cattolica non è la partecipazione delle donne: la questione è proprio il riconoscimento della leadership...

L'intera conversazione è a questo link:


Non un’eredità ma una donazione. Papa Francesco ci ha restituito il Dio della misericordia, la speranza di un inferno vuoto

“I predecessori sono stati una parentesi tra il Vaticano II e il suo avvento: Bergoglio ha ripreso il cammino radicale di rinnovamento della Chiesa avviato negli anni 60 e interrotto dalla conservazione”



Una grande lezione di storia, di cultura, di politica e di religione, donata ai lettori de l’Unità da uno dei più grandi vaticanisti italiani: Raniero La Valle, scrittore, saggista, politico, giornalista di punta della Rai nel periodo aureo.

Cosa ha differenziato Francesco dai suoi predecessori più immediati?
Naturalmente, all’ingrosso, si può dire “nulla”. Perché lo stesso è, per tutti i papi, il Vangelo del mistero cristiano. Però, nel suo annuncio, si può dire “tutto”: già papa Giovanni, prima di morire aveva consacrato il cambiamento, dicendo che “non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. Rispetto ai suoi ultimi predecessori si può dire che essi sonostati come una parentesi tra Giovanni XXIII e lui, tra la conclusione del Concilio vaticano II e la sua effettiva ripresa cinquant’anni dopo col Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco e cominciato nella data simbolica dell’8 dicembre 2015, corrispondente a quella della chiusura del Concilio.Si può dire infatti che il rinnovamento radicale, non solo della Chiesa ma della sua teologia, inaugurato dal Concilio Vaticano II sia stato ripreso col suo pontificato....

L'intervista ad ampio spettro a cura di Umberto De Giovannangeli è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202504/250423lavalledegiovannangeli.pdf

La democrazia nell’era digitale

La democrazia liberale, per come la conosciamo storicamente, può sopravvivere nell’era digitale?


La domanda, tragica e forse eccessiva, non è però oziosa. È gravida delle preoccupazioni che attanagliano tanti, in questo periodo, di fronte alle nuove leadership politiche emergenti, al ruolo dei super–ricchi in politica (molti dei quali controllano strumenti informativi), alla capacità dei social di plasmare la mentalità di intere generazioni, di incidere sui consumi, e – ovviamente – sulle scelte politiche, divenute sempre più simili a campagne di marketing

Per tacere delle enormi possibilità – ma anche delle preoccupazioni – che presentano oggi i temi della “democrazia elettronica”, dei sondaggi a ciclo continuo, delle profilature delle preferenze dei singoli cittadini, della loro costante intercettabilità e – ultimo ma non ultimo – delle nuove prospettive che ci apre l’intelligenza artificiale, anche in politica.

L’argomento è sterminato, ma merita senz’altro una riflessione, che valga almeno come prima “mappatura” dei temi...

Il tema affrontato da Giuseppe Boschini è a questo link:

https://www.settimananews.it/societa/la-democrazia-nella-era-digitale/?utm_source=newsletter-2025-04-08

Per ricordare papa Francesco spulciando nei suoi scritti da conservare con cura

Ecco alcuni brani tratti dagli scritti di papa Francesco. In queste parole risiede una prospettiva di vita che può parlare all’umanità di chiunque e per chiunque. Grazie, Francesco!


1 - Dalla lettera a Scalfari (11 settembre 2013)

2 - Dalla “Evangelii gaudium” (24 novembre 2013)

3 - Dalla “Laudato si’” (18 giugno 2015)

4 - Da “Amoris laetitia” (8 aprile 2016)

5 - Da “Gaudete et exsultate” (19 marzo 2018)

6 - Da “Fratelli tutti” (3 ottobre 2020)

7 - Da “Spera” (2025)

La selezione dei brani a cura di Ernesto Borghi dell'ABSI è a questo link:

https://absi.ch/new/wp-content/uploads/2025/04/Per-ricordare-con-la-vita-papa-Francesco.pdf

Festa del 1 maggio: Il lavoro umano nell'era dell'Intelligenza Artificiale

“O vivremo del lavoro o pugnando si morrà” recita il noto Inno dei lavoratori scritto dal leader socialista Filippo Turati nel 1886. Pochi anni dopo, nel 1889, a Parigi veniva istituita la Festa internazionale dei lavoratori: un giorno per mettere al centro il lavoro


Questa Festa, istituita a Parigi nel 1889 in ricordo della rivolta di Haymarket e della lotta per una giornata lavorativa di 8 ore, si diffonde rapidamente come simbolo di resistenza. Nel tempo viene riconosciuta ufficialmente da numerosi Stati e anche dalla Chiesa cattolica, che la trasforma in una ricorrenza liturgica. Con il XX secolo, il carattere sovversivo della festività pare attenuarsi, specialmente nei Paesi post-industriali. Oggi, nelle sue molte declinazioni, il lavoro non sparisce nelle società avanzate ma si concentra nei servizi. Ed è proprio nei servizi che, per molte ragioni, la celebrazione di questa festa risulta spesso difficile.Se vogliamo che il lavoro umano rimanga un'attività fondamentale, la transizione tecnologica deve essere governata con un ruolo attivo delle istituzioni e dei sindacati. Riscatto e dignità del lavoro sono parole chiave che scandiscono le rivendicazioni delle classi lavoratrici otto-novecentesche, lavoratori e lavoratrici che presa coscienza del loro comune destino si uniscono e lottano collettivamente per modificarlo. È così che il lavoro da questione prettamente individuale diviene qualcosa di diverso ...

L'articolo di Eloisa Betti è a questo link:

Per combattere l'immigrazione irregolare si rischia di riprodurla

È illusorio credere di poter ridurre il fenomeno dell'immigrazione irregolare senza attuare allo stesso tempo politiche di immigrazione legale e di regolarizzazione delle posizioni meritevoli

Già Dicevamo che non avremmo dovuto spogliare i Paesi in via di sviluppo dei loro talenti, ma contribuire a formarli perché diventassero classe dirigente a casa loro. Oggi però l’Europa cerca giovani talenti, lavoratori qualificati e quadri, anche da quei Paesi. Già nel 2016 la “Direttiva studenti” (2016/801/Ue) osservava, pur con diversi caveat, che “al fine di garantire in futuro una forza lavoro altamente qualificata, gli studenti che si laureano nell'Unione dovrebbero avere la possibilità di rimanere sul territorio dello Stato membro”. Ad ostacolare l’obiettivo v’è però l’eccessiva circospezione delle regole nazionali e una pesante, lenta burocrazia. Il paradosso è che diversi Paesi spendono ogni anno ingenti somme in borse di studio per gli studenti stranieri che si iscrivono presso le loro università, per poi dare loro, una volta laureati, un’avara manciata di tempo entro il quale trovare lavoro oppure andare via. Non c’è quindi da stupirsi se ...

L'articolo di Paolo Morozzo della Rocca è a questo link:

https://www.blogger.com/u/1/blog/post/edit/4950829250718985246/2631399233541347808

Acque minerali contaminate da PFAS e pesticidi: c’è anche la tua preferita tra quelle analizzate nel test svizzero?

I pesticidi non si fermano all'acqua proveniente dalle fonti: nel test K-Tipp, 12 prodotti su 15 contenevano una sostanza chimica che proviene principalmente dalle tossine dall'industria. Non si tratta di marchi italiani, ma alcuni si possono trovare da Aldi e Lidl


In molti sono portati a considerare – complici spot evocativi e spesso ingannevoli – l’acqua minerale naturale pura e salutare, proveniente da fonti incontaminate. Ma per fortuna, sono sempre di più le analisi che mettono in discussione questa idilliaca visione.
L’ultimo test, condotto dal magazine svizzero K-Tipp, ha sollevato preoccupazioni sulla presenza di acido trifluoroacetico (TFA), una sostanza chimica derivante dalla decomposizione dei PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), nelle acque minerali per lo più vendute in ...

L'articolo di Germana Carillo è a questo link:

https://www.greenme.it/ambiente/acqua/acque-minerali-contaminate-da-pfas-e-pesticidi-ce-anche-la-tua-preferita-tra-quelle-analizzate-nei-test/

Salute, ricerca e industria. Ecco chi ha ricevuto gli Healthcare Awards

Healthcare Policy e Formiche, quest’anno all’Aquila per la seconda edizione degli Healthcare Awards, premiano eccellenze istituzionali, scientifiche e industriali che stanno contribuendo a trasformare il sistema salute


Innovazione, ricerca, territorio, associazioni pazienti e ruolo strategico dell’industria. Ma anche e soprattutto cooperazione fra tutte le parti coinvolte, con particolare riferimento alla collaborazione fra pubblico e privato. Questi i pilastri fondamentali per la costruzione della salute del domani, emersi in occasione della seconda edizione degli Healthcare Awards, l’iniziativa promossa da Formiche e Healthcare Policy per valorizzare le realtà che contribuiscono concretamente all’evoluzione del sistema salute. Quest’anno la cerimonia si è svolta a L’Aquila, presso il Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale d’Abruzzo.
“In un dialogo che coinvolge imprese, ricerca, istituzioni e comunità locali – spiega Alessandra Maria Claudia Micelli, direttore di Healthcare Policy – gli Healthcare Awards premiano realtà virtuose che promuovono la salute nel nostro Paese e sul territorio”.
Ma non solo....

Ma che sto­ria rac­conti? Lite sullo stu­dio a scuola

Le indi­ca­zioni mini­ste­riali, redatte da un gruppo di lavoro di cui fanno parte Erne­sto Galli della Log­gia ed Elvira Miglia­rio, hanno susci­tato riserve sulla «esclu­siva occi­den­tale». Discu­tono con i due mem­bri della com­mis­sione le voci cri­ti­che del medievi Scarpari Maurizio e Franco Cardini


Maurizio Scarpari: Le indicazioni ministeriali affermano che la dimensione della storia ha segnato solo l’Occidente e non le culture diverse dalla nostra. Come studioso della Cina trovo che tale impostazione rifletta una visione eurocentrica che svaluta le altre civiltà e in passato ha giustificato l’espansione coloniale in nome di una presunta superiorità, creando molti danni al resto del mondo. Oggi l’Occidente — concetto peraltro difficile da maneggiare — appare sotto attacco da parte di autocrazie, in particolare la Russia e la Cina, che trovano vasti appoggi nel Sud globale. Si va verso un cambiamento dell’ordine mondiale, con Pechino che trae vantaggio da sviluppi come le guerre dell’Ucraina e di Gaza, in vista di un conflitto decisivo con gli Stati Uniti. Questa trasformazione epocale richiede una riflessione che vada oltre lo stereotipo ideologico dello scontro tra Oriente e Occidente, tanto più nel momento in cui l’amministrazione Trump sta destabilizzando gli equilibri del passato....

La sintesi del dibattito è a questo link:

https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-la-lettura/20250406/282462829747420?srsltid=AfmBOoppwcWbOuQ5uAYrbaMzdvviQzFAi4cOROXqBUl_7FuV51JjEz_M

Pochi i servizi nei quali tra le iniziative di Francesco si è fatto memoria del cammino sinodale: perchè?

Sono stati pochi i servizi nei quali si è fatto memoria del cammino sinodale che ha caratterizzato l'ultima parte del pontificato di Francesco. Spero non sia un segnale negativo se non altro perché, a mio avviso, con l'insistente annuncio della misericordia, la "Fratelli tutti" (il dialogo interreligioso), la “Chiesa aperta e in uscita”, sono i perni del pontificato di Francesco che vengono consegnati al suo successore. 


Certo, come ha ricordato il card. Re nell’omelia delle esequie, assieme al rinnovamento della Chiesa (alla cui base sta la sinodalità, ndr), c’è anche l’attenzione agli ultimi e l’impegno per la pace. Questi elementi sono apparsi più che celebrativi come la sintesi di una lettura ampiamente diffusa nel collegio cardinalizio, perciò programmatici. Molto dipenderà dalla personalità del successore, ma sembra difficile che possa discostarsi radicalmente da questi solchi tracciati da Papa Francesco. Ora non rimane che attendere l’omelia della Messa “Pro Eligendo Pontefice” per comprendere quali caratteristiche e per quale missione cercheranno la figura del prossimo Papa.

 

A riguardo della sinodalità quattro sono gli interventi che ho rintracciato nella marea dei ricordi e delle interviste. La prima è stata quella al card. Gianfranco Ravasi che ha affermato:

Francesco si era accorto che la Chiesa si stava sfrangiando. Per questo ha dato grande peso alla sinodalità, nel senso letterale di camminare insieme: per tentare l’armonia».  La pluralità è una ricchezza. La Chiesa delle origini era complicata, tutt’altro che un blocco monolitico. Pensi a Pietro e Paolo. A quello che scrive l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinzi, “ciascuno di voi dice: io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa, e io di Cristo!”. Dobbiamo camminare insieme con piedi che procedono a velocità differenti. Il compito più importante del prossimo Papa sarà riuscire a conservare la pluralità senza che questo significhi divisione. Francesco aveva avvertito il pericolo”. 

 

Il secondo passo che ho trovato è la risposta data dal card. Mimmo Battaglia ad una domanda che evidenziava i contrasti che le proposte di papa Francesco spesso incontravano:

La sinodalità è un processo aperto da papa Francesco che passa attraverso anche il confronto e le discussioni: la sinodalità è anche questo. Al contempo non si deve dimenticare che le riforme di Francesco non erano “politiche” ma evangeliche: per rendere la struttura della Chiesa più utile alla causa del Regno e al servizio dell’uomo e sono certo che questo processo continuerà”.

 

La terza osservazione sulla sinodalità che ho incontrato è quella di Fulvio Ferrario:

La dimensione della “sinodalità” (categoria relativamente nuova nel linguaggio ecclesiastico) ha caratterizzato, su iniziativa di Francesco, l’ultima fase del suo pontificato. Il termine sembra indicare l’opportunità di un ampio dialogo all’interno della Chiesa, ai suoi vari livelli, dalla parrocchia in su: tale dialogo dovrebbe, secondo le intenzioni, favorire l’espressione di chi, nella comunione cattolica, di fatto non detiene potere decisionale, dunque il cosiddetto “laicato”. La proposta, a quanto risulta, ha intercettato un’esigenza assai diffusa in una Chiesa che si definisce mediante l’interessante espressione di “comunione gerarchica”. C’è stato anche chi ha pensato di utilizzare questo “spazio sinodale” per sottolineare il sostantivo “comunione” rispetto all’aggettivo “gerarchica”. Il papa ha creduto di individuare soprattutto in Germania tendenze in questo senso ed è intervenuto ricordando al presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Georg Bätzing, che in Germania c’era già una Chiesa protestante e non si avvertiva il bisogno di crearne una seconda”. 

 

L’ultima molto significativa che ho trovato è all’interno dell’omelia di mons. Heiner Wilmer vescovo di Hildsheim, a sud di Hannover:

La gioia evangelica della fede è la forza che dà forma a una Chiesa sinodale – come comunità in cui tutti camminano insieme, non come istituzione di potere dove alcuni decidono dall’alto.

Per papa Francesco il Sinodo non era solo un evento a un incontro, ma uno stile. Lo stile di Gesù: ascoltare, discernere, cercare insieme la via. Essere sinodali significa prendersi sul serio gli uni gli altri, comprendere l’altro come inviato da Dio e scoprire insieme ciò che lo Spirito Santo vuole dirci oggi.

È la forma fondamentale della Chiesa, dice Francesco, perché solo così il popolo di Dio può crescere: nella verità, nella libertà, nella responsabilità – ma, soprattutto, nella gioia di essere cristiani.

Questo è confortante, perché significa che nessuno deve camminare da solo, che la Chiesa può essere un luogo in cui ogni voce conta e viene ascoltata, ogni ferita è vista e viene lenita. Ma ci chiama anche a seguire: cammina insieme a noi. Ascolta. Non chiedere prima: chi ha ragione? Ma, piuttosto: dove ci chiama lo spirito, insieme? mai senza l’altro”.

(BiGio)


Chi desiderasse leggere interamente l'omelia di mons Heiner Wilmer: 

https://www.settimananews.it/papa/in-ricordo-di-lui/?fbclid=IwY2xjawJ7BbtleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR67FO3JmCXtRwLptzIaKbRtD3Bb7qvOqAmqyR-3tTPhq5k8UV8MgUA8i4HsWw_aem_aNcs822WauzBb4A6JKhXTA