Il vescovo Giovanni Ricchiuti domenica 17 novembre è stato ospite della Comunità della Risurrezione. Ha partecipato alle "Colazioni", incontrati i volontari e presieduto all'Eucaristia.
Nella sua omelia il vescovo Giovanni si è così espresso:
"Siamo quasi arrivati alla fine dell'anno liturgico, siamo in cammino incontro a chi? In attesa di chi? La Chiesa è in cammino, in attesa, di quando tutto finirà e di quando finirà questo tempo e ci saranno un cielo e una terra nuova.
Il Vangelo di Marco riprende quanto scritto dal profeta Daniele, anche a livello simbolico, sul cammino di salvezza che l'umanità deve compiere.
Un'altro profeta, Amos, durante la sua missione al tempo di Geroboamo II, nell'VIII secolo a.C., che era stato spettatore di un culto corrotto, che privilegiava la pura esteriorità, nonostante Israele vivesse nella prosperità, diceva: "Cesserà l'orgia dei buontemponi" (Am 6,7b).
Cielo e terra invecchiati cesseranno e verranno cieli nuovi e terra nuova.
Ma non possiamo solo attendere da seduti con le braccia incrociate, ma con pazienza, con il patire, con passione e compassione.
L'etimologia della parola pazienza deriva dal latino, pati ossia sopportare, soffrire, tollerare, vivere la passione. Sopportare una vicenda, una situazione sfavorevole, un'avversità, rinunciando alla propria reazione immediata a favore di una sopportazione paziente, che attende cieli e terra nuova. La pazienza è una virtù, che ci aiuta a contrastare l'angoscia, l'amarezza dei dolori sia fisici che morali, rafforzando la nostra forza di volontà di operare per il bene.
Soprattutto dobbiamo esercitare la virtù della] compassione verso i poveri e le persone svantaggiate], dobbiamo anticiparli nell'opzione, come scelta preferenziale.
Papa Francesco, in questa 8* giornata mondiale dei poveri, ha preso spunto dal Siracide 21,5, ponendola nostra attenzione sul fatto che "i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio".
Signore svegliaci!
"Solo con la pazienza salverete le vostre anime!" [Cfr. con Luca 21,19 "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime."]
Bisogna tenere ferma la speranza con gesti che anticipano cieli e terra nuova.
La fine di questa messa non significa che la messa è conclusa, in realtà inizia quando usciremo dalla Chiesa andando incontro alla nostra vita, alle nostre famiglie, ai nostri impegni.
Dobbiamo portare pace, essere degli operatori di pace, avere gesti, relazioni, sia verbali che fisiche, che disarmano le nostre parole e le nostre mani, per essere pazienti, compassionevoli e caritatevoli verso i fratelli e sorelle che incontreremo".