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Oggi mi hai chiesto di spiegarti la guerra


Due anni fa la pandemia, i morti dietro casa, non ho dovuto spiegarteli; all'epoca il tuo mondo eravamo ancora noi tre o poco più, e ho lasciato che così fosse.
Oggi che anche tu cammini nella tua fetta di mondo, chiedi, esigi che il mondo ti venga spiegato.
Anche se d'istinto avrei voluto preservarti, evitare di contaminarti, ho iniziato a raccontare. "Ma perché fanno così se sono intelligenti?", mi hai domandato. 
Avrei voluto dirti che l'intelligenza non basta, che è il cuore che va innaffiato, e la sua capacità di stare nelle differenze, nell'alterità, nella complessità delle relazioni, senza perdersi.
"Tutti noi, grandi e piccoli, litighiamo. Ma mentre voi bambini siate bravi poi anche a fare la pace, noi adulti ce ne siamo un po' scordati. E dobbiamo allenarci ogni giorno per impararlo di nuovo. Ci aiuterete?".
(Myriam Boffi)

L'intelligenza artificiale parla


Che un soggetto non umano parli e dia l'impressione di capirci sorprende, nel bene e nel male. Ma l’AI (l'Intelligenza Artificiale) è una tecnologia giovane, piena di opportunità e rischi

Qualche anno fa, notando che il cellulare distingueva in automatico le foto dei monumenti da quelle dei paesaggi naturali, non si stupirono in molti. Sarà che noi lo facciamo senza neppure pensarci. Ma quando l’Intelligenza artificiale (AI dal suo acronimo inglese) ha iniziato, a fine novembre, a parlare con noi in modo fluido si è sollevato ovunque un gran clamore. Idee e parole si stringono così forte nei nostri pensieri che non sappiamo o vogliamo separarle. Dalle prime tenere conversazioni che intratteniamo in casa, poi con gli amici o coi maestri, noi tutti siamo costruiti sul linguaggio. La comunicazione verbale, in sintesi, è un tessuto portante dell’umanità e vedere che in esso si è innestata una maglia non-umana ci sorprende, nel bene e nel male.

Battendo Google in velocità, è stata la società OpenAI a mettere per prima, a disposizione del pubblico, un programma (ChatGpt) che interagisce con noi attraverso la tastiera.

L'articolo di Pierluigi Contucci continua a questo link:




Una richiesta di aiuto dalla Syria che abbiamo deciso di accogliere

Durante l'Eucarestia di questa domenica, è stato ascoltata una telefonata di Nabil Antaki, giunta dall'inferno del terremoto che ha reso in macerie la Syria aggravando una situazione già tragica. Durante l'intera Quaresima la nostra Comunità raccoglierà le offerte per rispondere a questa specifica richiesta aiuto.


Ecco il testo della telefonata:

Buon giorno a tutti. 


Sono Nabil Antaki, medico chirurgo ad Aleppo e volontario dell’associazione aleppina Maristi Blu. Dopo 11 anni di guerra, siamo adesso in una situazione né guerra né pace, il conflitto è come congelato, ma la situazione umanitaria ed economica è disastrosa: il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Anche prima del terremoto la situazione era catastrofica a causa della distruzione dell’infrastrutture del paese nella guerra e delle sanzioni imposte da Unione Europea e Stati Uniti di fatto contro il popolo siriano. Il tasso di disoccupazione è molto importante e i prezzi dei prodotti in continuo aumento impediscono alle persone di comprare il minimo indispensabile.

 

A questo si sono aggiunti i due terremoti del 6 e del 20 febbraio chi hanno spinto per strada 2 milioni di abitanti di Aleppo. Le macerie hanno riempito le strade, gli edifici continuano a crollare a causa delle crepe derivanti dalle due fortissime scosse: un inferno, non avevamo mai sentito nulla di simile.

Ci sono palazzi crollati ed altri inabitabili perché pericolosi. Tantissime persone ora vivono in spazi come chiese, sale delle parrocchie, moschee, scuole…

La nostra associazione, i Maristi Blu, è attiva in soccorso alla popolazione di Aleppo fin dal 2012. Attualmente nei nostri locali, che non sono grandi, abbiamo accolto 1000 persone che non hanno più casa. Offriamo loro un tetto per dormire con materassi e coperte, pasti, abiti, un po’ di calore. Ma vogliamo aiutare anche le persone a riparare le case e, quando possibile, tornare a casa.


Grazie in anticipo di cuore per quanto potrete aiutarci, ogni goccia è preziosa e ricordateci anche nella preghiera


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Subito dopo il terremoto avevamo ricevuto anche un'altra lettera da parte di Suor Marta e le Monache Trappiste di Azer-Syria. È stata pubblicata la settimana seguente sul Foglietto "La Resurrezione" e, qui di seguito, ne riportiamo una sintesi:


"Fratelli e sorelle aiutateci! Le macerie e il cielo stanno spegnendo la speranza che nella preghiera incessante riponiamo ormai solo in Dio.

Il terremoto è una tragedia immane che colpisce i nostri cuori e la nostra mente ma la nostra gente muore di fame oggi come ieri, perché la fame, l’incapacità di far fronte alle malattie per il costo dei medicinali e tutto il resto esistevano anche prima del 6 febbraio.

Ci voleva forse questo per fare aprire gli occhi sulla tragedia siriana di cui nessuno parlava più da tempo. C’era già un terremoto, più silenzioso ma non meno devastante, che Danny scuoteva la vita e il futuro di questa nostra gente alla quale ormai apparteniamo. Cosa deve ancora accadere perché ci convinciamo che la guerra porti solo altra guerra e mai la pace.

I morti sono morti, gli affidiamo a Dio e alla sua misericordia, che illumina anche ciò che noi non comprendiamo. Ma i vivi hanno bisogno di una speranza tangibile concreta che la vita si possa ricostruire. La voce di chi riusciamo a contattare anche per telefono in giro per il paese hanno macerie non solo davanti gli occhi ma anche nel cuore. Anche queste hanno bisogno di essere rimosse, sollevate in qualche modo".

Il Rito dell'Iscrizione del nome della catecumeni Susanna nel Libro dei Battezzati

Susanna Domenica 8 gennaio è stata ammessa al Catecumenato (https://parrocchiarisurrezione.blogspot.com/2023/01/nella-festa-del-battesimo-di-gesu.html) e

Domenica 26 febbraio, durante l'Eucaristia, si è svolto il Rito dell'Iscrizione del suo nome nel Libro dei Battezzati

Don Nandino si è rivolto alla catecumena e alla sua madrina Teresa con queste parole:


Mi rivolgo a te, catecumena, alla tua madrina e a tutta la Comunità che ha reso buona testimonianza su di te. Fiduciosa nel loro giudizio, la Chiesa in nome di Cristo ti invita ai sacramenti pasquali. 

Vuoi essere ammessa ai sacramenti di Cristo, al Battesimo, alla Confermazione e all'Eucaristia? 

Catecumena: Si

Di allora il tuo nome. E noi con gioia lo inseriremo nel Libro dei Battezzati in attesa di trascriverlo su questo Libro durante la Veglia Pasquale 

Catecumena: Susanna.

Lara, della Comunità cristiana, ha scritto il nome della catecumena su un foglio e lo ha inserito nel Libro dei Battezzati che poi è stato firmato

Quindi, don Nandino si è rivolto alla madrina Teresa invitandola poi ad esprimere una preghiera per Susanna: 

Teresa, ti raccomandiamo nel Signore questa catecumena della quale hai reso testimonianza: accompagnala ancora con la tua amicizia e incoraggiala con l'esempio, finché giunga ai sacramenti della vita divina. 

Teresa ha espesso questa preghiera per Susanna: 

Signore in questa prima domenica di Quaresima, dopo un cammino di preparazione che stiamo continuando ancora insieme, Susanna a chiesto di poter essere ammessa ai sacramenti dell’Iniziazione Cristiana e il suo nome è stato inserito nel Libro dei Battezzati dove sarà poi trasferito in modo solenne durante la Veglia Pasquale.

Fin dalla creazione tu, Signore, hai posto un seme di vita buona nel nome di Susanna come pure nel nome di ogni tua creatura. Il soffio vitale del tuo cuore di Padre affidato a quel piccolo seme che profuma di cielo, ha avuto la possibilità di germogliare e portare buoni frutti sulla strada della vita. Con la Tua ammirevole pazienza attendi senza fretta che ognuno di noi trovi i tempi e i modi per farlo nascere in tutta la bontà e la bellezza con cui tu l’hai pensato. 

Ora è venuto il tempo in cui nel nome e nel cuore di Susanna il tuo dono è sfociato come un fiore e si è aperto al desiderio di conoscere il volto e la luce del Tuo amore. È bello pensare che, come Maria accanto al sepolcro vuoto, anche Susanna ha sentito risuonare il suono del suo nome, magari in qualcuna delle esperienze vissute al servizio di chi non ha voce. 

È commovente immaginare come lei, sfiorata dalla soavità della tua voce che magari le giungeva da un volto o uno sguardo in ricerca di rispetto e di dignità, si sia messa in cammino per ascoltare la tua Parola e per prepararsi, con l’aiuto della tua grazia, ad essere ammessa al dono dei sacramenti. Un dono che Susanna ti ha chiesto in questa domenica e che, nella notte di Pasqua, la vita nuova della Risurrezione la renderà testimone di quell’amore, di quella gioia, di quella pace e benevolenza che, come dice San Paolo, sono frutti dello Spirito. 

Signore, confidiamo nel tuo aiuto e ti chiediamo che la Quaresima appena iniziata sia un tempo di benedizione per Susanna, perché viva con gioia la tappa della sua primavera di fede e per tutti noi perché possiamo maturare stagioni di fede e di dialogo sia sempre più vicini a quel nostro essere fatti a Tua immagine somiglianza per la quale ci hai chiamati alla vita.

 

Amen




26 febbraio: la nostra Preghiera nella 1 Domenica di Quaresima

"Sperare al di là di ogni umana speranza"

Questo versetto dalla Lettera ai Romani (4,18) accompagnerà il nostro cammino verso la Pasqua di Risurrezione che ogni Domenica sarà articolato in una sintesi del messaggio evangelico. Questa Domenica: "Sperare di resistere alle seduzioni del potere"

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È stata anche la "Domenica dei Tre Pani" (il Pane della Parola, il Pane dell'Eucaristia e il Pane della Condivisione). La Comunità si è ritrovata alle ore 9.00 attorno all'Evangelo che è stato poi proclamato nella Liturgia. L'introduzione, le Intenzioni penitenziali e la Preghiera universale sono il frutto dello scambio fraterno


Introduzione

Oggi prima domenica di quaresima e alla nostra chiesa manca qualcosa: il grande drappo viola ce lo nasconde e ci fa salire i dubbi. L'abbiamo chiamato il tempo del dubbio, ma è il cammino catecumenale in cui siamo chiamati a percorrere la strada che ci porta a vivere il battesimo come liberazione e farci capaci di gestire il male, per metterci alla sequela di Cristo che con la sua morte e la sua resurrezione ci ha liberato dal male e dal peccato. Buon cammino quaresimale


Intenzioni penitenziali

Signore, troppe volte i beni materiali, il successo nel lavoro sono per noi un obiettivo da raggiungere ad ogni costo piuttosto che strumenti per vivere e da condividere. Eppure non di solo pane abbiamo bisogno: Signore pietà

Cristo, troppe volte noi ti invochiamo per ottenere da te quanto riteniamo giusto per noi stessi e per il mondo anzicchè accettare il tuo progetto ed impegnarci in prima persona per realizzare il bene: Cristo pietà

Signore, il potere ci affascina e appena possiamo lo usiamo a nostro tornaconto fino a sottomettere gli altri nel nostro piccolo come nei rapporti tra i popoli, dimenticando che l'unico potere che tu ci hai insegnato e mostrato con la vita è l'amore: Signore pietà


Intenzioni di preghiera universale

Signore Gesù, ti preghiamo perché in questo tempo di Quaresima riusciamo a riscoprire l'essenzialità della nostra vita per scoprirne il vero senso. Aiutaci Signore

Signore, aiutaci a seguire il tuo esempio: aiutaci a non rimuovere le tentazioni, ma ad attraversarle per essere liberi di scegliere tra potere e servizio. Ascoltaci Signore

Signore, ti preghiamo perché riusciamo a vivere questo periodo di Quaresima come un cammino sempre più gioioso verso la Pasqua. Aiutaci Signore

Signore tu hai risposto alle tentazioni con la parola, aiutaci ad ascoltarla e ad incarnarla per poter vincere la seduzione del potere con il servizio dei più fragili e la tutela dei loro diritti. Ascoltaci Signore

Tutte queste cose io ti darò se gettandoti ai miei piedi mi adorerai.” Perché sia forte il nostro impegno nel dissuadere i potenti dal rincorrere il dominio della terra che ci sta portando verso l’autodistruzione. Aiutaci Signore 





Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 26 febbraio

 


Domenica 26 febbraio - Mt 4,1-11 – 1 Quaresima

In tutta la nostra vita sperimentiamo la seduzione che l'uso del potere sugli altri ci dà.

Dopo che per alcune settimane abbiamo ascoltato ed accolto il “manifesto” della vita di Gesù (le Beatitudini), le indicazioni conseguenti per poterle interpretare efficacemente nel nostro quotidiano, l’invito a pregare cioè ad ascoltare la Parola del Padre per riuscire ad essere sale e luce fino ad amare come lui ama senza attendersi nulla in cambio, riuscendo così a rompere la spirale della violenza e del male ed essere suoi figli nel suo Regno già da ora.

Oggi la Liturgia ci fa iniziare il cammino della Quaresima nella quale siamo chiamati a chiedere al Signore: “Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. La sua risposta sarà: “Farò la Pasqua da te”, nella realtà dove tu sei, dopo che avrò allargato le braccia sulla croce per accogliere ed abbracciare tutti.

 

Come ogni anno la prima domenica pone al centro della nostra riflessione quelle che impropriamente chiamiamo le tre “tentazioni” di Gesù in quel deserto nel quale lo Spirito lo ha condotto e nel quale rimase “quaranta giorni e quaranta notti” digiunando.

Non è un digiuno religioso per ottenere il perdono o la benevolenza da parte del Padre, perché questo durava dall’alba al tramonto ma, con il numero quaranta, desidera rammentarci il periodo che passò Israele nel deserto tra l’esodo dall’Egitto e l’ingresso nella terra promessa fra tentazioni, rimpianti, ricordi, prove. Quaranta è anche un numero che rappresenta una generazione, cioè il periodo di un’itera vita, mentre tre è il numero della perfezione. Quello che Matteo vuole allora dirci è che l’intera vita di Gesù è stata, come lo è la nostra, sotto il segno delle tentazioni o, meglio, delle seduzioni e, quel verbo, appare in tutte le controversie che ebbe con i farisei, i sadducei e i dottori della Legge. In tutte quelle occasioni Gesù risponde citando le Scritture come anche in questa che è la prima volta nella quale ci imbattiamo.

Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei il figlio di Dio»”; non è un “se” dubitativo, non è un dubbio, significa piuttosto “giacché sei figlio di Dio” usa le tue capacità a tuo vantaggio: “«Dì che queste pietre diventino pane»”. 

La risposta di Gesù è chiara: l’uomo ha bisogno delle cose per vivere, la tentazione è quella di vivere per le cose… il denaro, il pane, la professione, sono cose buone purché non diventino l’assoluto. Non si è dei perché si usa la scienza e la tecnica; il successo non è quanto produciamo o accumuliamo. Queste cose non sazieranno mai il nostro bisogno di “vita.

 

Allora il diavolo lo portò nella città santa” - cioè Gerusalemme - “lo pose sul punto più alto del tempio” perché un apocrifo dell’AT, il IV Libro di Esdra, afferma che il Messia si sarebbe manifestato improvvisamente apparendo nel punto più alto del tempio, nel pinnacolo e questo si attendeva quel movimento spirituale che faceva riferimento a questo libro. Allora il diavolo, che si mostra come aiutante di Gesù, dice “Fai quello che il popolo s’attende, fai quello che il popolo desidera, anzi dagli un tocco di più”: “giacché sei figlio di Dio” - “«gettati giù»”, cioè manifestati come la gente si aspetta, ma dai anche un tocco di forza straordinario che faccia comprendere che tu sei veramente il figlio di Dio. Qui il tentatore usa la Scrittura come faranno in seguito ripetutamente nella loro sicumera farisei, scribi ed anziani pensando di averla dalla loro parte; cita infatti il Salmo 91 (11-12): “Ai suoi angeli darà ordini ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra

Gesù smaschera l’insinuazione del diavolo che invita a un rapporto sbagliato con Dio, la tentazione del miracolismo, il ricorso a Dio affinché faccia ciò che noi siamo chiamati a fare con le immense capacità che Lui ci ha messo a disposizione… quando entra il miracolismo, la religione diventa superstizione, magia. Inoltre la fede, il rapporto di amore non ha bisogno di prove: è fiducia, abbandono totale.

 

“Di nuovo …” ma non siamo di fronte ad una azione ripetuta, meglio tradurre – come è possibile – con “Questa volta il diavolo lo portò sopra un monte altissimo” che all’epoca erano considerati la residenza degli dei e tutti coloro che detenevano un potere si costruivano la propria residenza su di una altura. 

Gli mostrò tutti i regni e la loro gloria” – vale a dire la loro ricchezza - “e gli disse: «Tutte queste cose ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai»”. Cioè il diavolo propone a Gesù la condizione divina adorando, usando il potere per dominare il mondo. È il suggerimento non di servire ma di dominare, non di essere solidali, ma di sopraffare. Ovunque si eserciti questo dominio sull’uomo, ovunque si lotti per prevalere sugli altri, ogni volta che qualcuno è costretto a inginocchiarsi, a inchinarsi davanti un suo simile… lì è all’opera la logica del maligno! Non per nulla fin dall’inizio il Signore ha messo in guardia il suo popolo dal pericolo dell’idolatria (Dt 6,13) e il potere lo è. Gesù si esprimerà non nel dominio ma nel servizio perché questa è l’identità dell’amore del Padre.


In tutta la sua vita di Gesù sarà continuamente sedotto dal prendere il potere, perché era questo che il popolo si aspettava e quando questo s’accorgerà che Gesù non è un Messia di potere, lo rifiuterà e lo ucciderà.

(BiGio)


https://www.youtube.com/watch?v=y6DCg0gDgXE



Essere potenti: la seduzione satanica sempre insita nell'uomo

Il diavolo non è "brutto" ma bello, affascinante, come uno che vuole il tuo bene, che ti propone la gioia, la vita e ti suggerisce quello che devi fare se vuoi incarnare la sua bellezza: dominare e non servire.



Il diavolo è sempre rappresentato come mostruoso, orrendo, ma se il tentatore è davvero così, come si spiega che tanta gente gli dà retta?           
Invece il maligno riesce a sedurre perché si presenta bello, avvenente; osservate il diavolo raffigurato nella scultura che si trova nella parte posteriore del pulpito della cattedrale di San Paolo a Liegi, in Belgio, se non fosse per le ali di pipistrello lo confonderemmo con un angelo del paradiso, ha la bellezza, la perfezione di un Adone, di un Apollo. Credo che tutti vorremmo assomigliargli, saremmo tutti felici di avere un corpo avvenente e armonioso.        
Il diavolo si presenta proprio così, bello, affascinante, come uno che vuole il tuo bene, che ti propone la gioia, la vita e ti suggerisce quello che devi fare se vuoi incarnare questa sua bellezza… ma ti imbroglia!
Il brano evangelico di oggi vuole metterci in guardia perché, se ascoltiamo il maligno, ne va della nostra vita. Ci imbroglia perché la sua è una bellezza effimera, in realtà è un fallito che porta alla rovina coloro che gli danno retta.   
Osservate alcuni dettagli di quella scultura: è legato ad una catena, è prigioniero e chi lo ascolta diventa come lui, uno schiavo legato alla catena delle proprie passioni, dei propri vizi, dei propri successi illusori…; e poi la corona, non ce l’ha in testa, ce l’ha in mano, se l’è tolta perché il suo non è un regno che dura, i suoi trionfi sono sempre ingannevoli; osservate poi anche lo scettro, è spezzato, metà in mano e metà è ai suoi piedi; c’è anche una mela morsicata che richiama il suggerimento che lui dà sempre: fai quello che ti piace… sii il Dio di te stesso…”   .

Il maligno, è colui che ci dà questi suggerimenti, ma è parte di noi stessi e ci dice che Dio è un impedimento alla realizzazione della nostra vita, sono la scienza e la tecnica che devono decidere le scelte da fare, sono il punto di riferimento, il vero Dio… il resto non conta. È solo un’imposizione gravosa, arbitraria e immotivata. Inganna perché pare che stia proprio dalla tua parte, che voglia il tuo bene.

Vattene, Satana!

"Vivere bene" o "buon vivere": sembra la stessa cosa. In realtà, si tratta di due concezioni opposte della vita e della società. "Vivere bene" è animato dal desiderio di stare bene e di avere di più, di consumare di più, puntando a un benessere sempre maggiore. Il "buon vivere", invece, cerca l'armonia dell'essere umano in sé stesso, e nel suo rapporto con Dio, con gli altri, con la Madre Terra e con tutta la creazione, come ci insegnano i popoli originari dell’America 

Al momento del suo battesimo, Gesù era stato dichiarato da Dio Padre: "Questi è il Figlio mio, l’amato". E quando uscì dall'acqua del fiume Giordano, "si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui". Quello Spirito lo condusse poi nel deserto, il luogo della libertà e della maturità, "per essere tentato dal diavolo" e manifestare nelle diverse prove la sua vera identità di figlio di Dio, colui che riproduce nella sua condizione umana le caratteristiche del Padre. 

In Gesù si affrontano i due spiriti: lo Spirito di Dio e lo spirito del Maligno. È un aperto confronto tra il progetto del Regno di Dio, che Gesù sta per annunciare, e il progetto opposto, che "l'avversario" vuole realizzare. Questo confronto, che il Vangelo di Matteo drammatizza con le tre tentazioni, in realtà non si limita a un momento iniziale dell'attività pubblica di Gesù, ma è una condizione permanente di tutta la sua vita. Ed è la condizione del discepolo di Gesù, che è sottoposto alle stesse tentazioni, come fu sottoposto a queste tentazioni anche il popolo d'Israele nel deserto, che era caduto ed era stato infedele all'alleanza. Gesù esce vittorioso in tutte e tre le prove; anche il discepolo, seguendo Gesù, potrà vincerle. 

Dopo un lungo digiuno di "quaranta giorni e quaranta notti", che ricorda il digiuno di Mosè e i quarant'anni del popolo d'Israele nel deserto, Gesù "ebbe fame". È il momento opportuno per il tentatore di sottoporlo a una prima prova: "Se tu sei figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". Ricordandogli la sua condizione di "figlio di Dio", il diavolo cerca di distogliere Gesù dal suo progetto e gli propone di usare il suo potere a suo favore: il pane per te, e con il pane, i tuoi interessi, la tua affermazione, i tuoi desideri soddisfatti, il tuo maggior benessere. In questa tentazione è presente anche il ricordo del cibo straordinario che Dio ha inviato al popolo affamato nel deserto, la manna. Gesù riconosce che il pane è necessario, ma non basta. La sua risposta rimanda alla potenza della Parola di Dio, che nutre il cuore, lo rende capace di totale fiducia nel Padre, lo libera dall'istinto di cercare solo il proprio interesse, facendo che ognuno lavori per la costruzione di una società giusta e fraterna, dove a nessuno manchi il pane e tutti abbiano una vita degna: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Gesù stesso si farà pane, e chiederà lo stesso atteggiamento ai suoi discepoli.

Con la seconda prova, il diavolo vuole indurre Gesù a manifestare la sua condizione di figlio di Dio con un gesto clamoroso e spettacolare, gettandosi dalla parte più alta del tempio: "Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra". La risposta di Gesù ricorda che già il popolo d'Israele aveva messo a prova Dio, esigendo un intervento straordinario, quando la gente moriva di sete nel deserto. La tentazione coincide anche con l'attesa popolare di un Messia trionfatore, che si sarebbe manifestato nel tempio in gloria e potenza. Gesù confida pienamente in Dio, ma non vuole tentarlo mettendo a rischio la vita: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo". Verrà il tempo in cui offrirà volontariamente la sua vita nella fedeltà al progetto del Regno di Dio, sopportando la provocazione degli avversari, che gli ripeteranno: "Se sei il figlio di Dio, scendi dalla croce".

Una terza prova è apparentemente la più esplicita e sfacciata. Il diavolo, da "un monte altissimo", in evidente opposizione al posto proprio di Dio, fece vedere a Gesù "tutti i regni del mondo e la loro gloria", promettendogli: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". In realtà, è la tentazione più sottile e profonda che ogni essere umano deve affrontare in tutte le sue relazioni: la tentazione del potere. Per raggiungerlo, molti sono disposti a mettersi in ginocchio e vendere la loro anima. Il diavolo cerca di sedurre Gesù con questa offerta, l'opposto della sua vocazione: "Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la mia vita". Gesù denuncia l'amore del potere come idolatria, e rivendica l'adorazione solo per Dio: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto", e respinge fermamente il tentatore: "Vattene, Satana!".

Ma il diavolo in realtà non se ne va. Continuerà a tentare Gesù in diversi modi: con l'ostilità e la seduzione dei suoi avversari, con le attese messianiche nazionalistiche del popolo, con i sogni di potere dei suoi stessi apostoli. La vittoria di Gesù rende possibile la vittoria dei suoi discepoli.

(Bernardino Zanella)

Nell'anniversario dell'inizio della guerra in Ucraina e della Preghiera Ecumenica per la Pace a Mestre, il ricordo del giorno in cui il mondo disse no alla guerra

 Era il 15 febbraio 2003. In tutto il mondo milioni di persone scendevano in piazza contro la guerra in Iraq. Che cosa è rimasto oggi di quella stagione? Un partecipante a quella giornata lo racconta

Se ne cominciò a parlare nel gennaio 2002 al Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre durante un incontro delle campagne contro l’embargo all’Iraq. L’eventualità che su un Paese, già prostrato da 13 anni di embargo, si potesse abbattere un nuovo attacco militare mobilitava chi nel corso degli anni Novanta aveva contato a decine di migliaia le vittime per fame delle sanzioni certificate dall’Unicef e aveva ascoltato Madeleine Albright affermare: “ne vale la pena”. In Afghanistan i profughi della guerra al terrorismo erano già diversi milioni. Da anni i neocon del Project for a New American Century chiedevano di “finire il lavoro” iniziato da G.W. Bush con la Prima guerra del Golfo. Bush figlio, già dai primi giorni dopo l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, aveva puntato l’indice contro l’Iraq e a fine gennaio aveva coniato la teoria del cosiddetto “Asse del male”. L’illusione che la fine del bipolarismo avrebbe aperto le porte a un periodo di pace non aveva più molti adepti, ma questa volta si parlava esplicitamente di Regime Change come obiettivo di una guerra. Si minavano alla base i fondamenti del diritto internazionale. Si apriva definitivamente la porta al ritorno della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali.


L'intero racconto a cura di Fabio Alberti a questo link:

https://www.rivistailmulino.it/a/il-giorno-in-cui-il-mondo-disse-no-alla-guerra?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+16+febbraio+%5B8993%5D



Il collasso del sistema sanitario nazionale nel Regno Unito è un avvertimento per tutti

 “La crisi è sistemica e si estende a tutto il sistema di cura e assistenza” dalla carenza di personale, a risorse risicate. Nasce lontano negli anni e si acuisce sempre di più.


Da dicembre 2022 il Royal College of Nursing, sindacato e organizzazione professionale che riunisce infermieri, ostetriche, assistenti sanitari e studenti di infermieristica nel Regno Unito, ha annunciato e organizzato una serie di scioperi in Inghilterra, Nord Irlanda e Galles. A questi si sono aggiunti i paramedici e il personale che lavora sulle ambulanze, mentre i medici ‘junior’ (medici qualificati, con anche diversi anni di esperienza, ma che non sono ancora abilitati a lavorare in maniera indipendente) sono stati chiamati a votare per uno sciopero di 72 ore che potrebbe tenersi a marzo. Le motivazioni di questi scioperi sono le condizioni lavorative precarie e poco sicure, le pressioni sul personale sanitario e i salari considerati inadeguati al costo della vita e alla mole di lavoro.


L'interessante articolo di Alessandra Vescio continua a questo link:




Francesco: i laici non sono "ospiti" nella Chiesa, uniti al clero siano protagonisti

Il Papa ha ricevuto in Vaticano i presidenti e i referenti delle Commissioni per il laicato delle Conferenze Episcopali e ha indicato loro la strada da percorrere insieme per arrivare a “un Popolo di Dio nella missione”: il dramma della Chiesa è che Gesù continua a bussare la porta, ma da dentro perché non lo lasciamo uscire


“Dio sta indicando alla Chiesa la strada della comunione, del camminare insieme”, un invito a “superare i binari paralleli che non si incontrano mai”. Lo ha detto il Papa ricevendo questa mattina nell’Aula nuova del Sinodo i presidenti e i referenti delle Commissioni per il laicato delle Conferenze Episcopali partecipanti al Convegno promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Per farlo Francesco ricorda che “l’esigenza di valorizzare i laici non dipende da qualche novità teologica”, ma si basa su “una corretta visione della Chiesa”, quella di “Chiesa come Popolo di Dio, di cui i laici fanno parte a pieno titolo insieme ai ministri ordinati”. Dal Papa l’invito ai circa duecento presenti a “recuperare una ecclesiologia integrale”, che pone l’accento sull’unità e non sulla separazione, dove “il laico non è il non religioso, ma il battezzato”, e a lui si applica il termine di “discepolo, fratello”, come si applicava nel Nuovo Testamento a tutti, “fedeli laici e ministri ordinati”.

L'intero resoconto di Andrea De Angelis a questo link:

Un grande muro blu

A dispetto dello stigma che nel vecchio continente continua ad essere associato alla costruzione di barriere e muri, non mancano i Paesi europei che hanno dato un contributo significativo alla loro proliferazione

Ha suscitato una certa sensazione la proposta avanzata in vista del Consiglio europeo dello scorso 9 febbraio di finanziare con fondi europei il rafforzamento e l’estensione della barriera di 270 km già esistente al confine con la Turchia. La proposta, sostenuta da un gruppo di Paesi membri guidati dal cancelliere austriaco, si inserisce in un contesto di preoccupazioni crescenti per l’imminente ingresso nello spazio di libera circolazione Schengen di Romania e Bulgaria.
Non è la prima volta che proposte simili vengono avanzate. In particolare, nell’ottobre 2021 con una lettera indirizzata al vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, e alla commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, i ministri degli interni di dodici Paesi membri chiesero il supporto finanziario della Ue per la costruzione di “barriere fisiche” a protezione dei confini esterni.
Anche in questa occasione, come già nell’autunno 2021, la proposta di finanziare la costruzione di muri e barriere ai confini europei è stata accolta con scetticismo. 


Mercoledì delle Ceneri: Mt 6,1-6.16-18

La Quaresima è la richiesta di mettere al centro la preghiera personale come ascolto del Padre attraverso le Scritture la cui volontà ci chiede di fare giustizia (“elemosina”) che si concretizza nel digiuno a lui gradito: "Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo"   "Dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i parenti"



Nell’Evangelo di oggi Gesù accenna per sette volte alla ricompensa riservata a chi si comporta secondo i suoi insegnamenti. Ma quale è il senso nel quale parla di “ricompensa”?

Nel vangelo si accenna spesso al “premio” riservato ai giusti e anche alla “punizione” dei malvagi: “Il figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,27) e si invita ad “accumulare tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano e non rubano” (Mt 6,20).

A prima vista questa forma di ricompensa ci sta bene: è perfettamente in sintonia con il nostro modo di intendere la “giustizia”, ma è conforme al vangelo? Gesù ha insegnato a donare la vita in modo gratuito e disinteressato. Ha senso allora agire in vista di un premio? Fare del bene per accumulare meriti non è forse ridurre la fede ad un rapporto commerciale?

La ricompensa cui Gesù si riferisce non è un posto in paradiso ma alla capacità di assomigliare sempre di più al Padre. Il “premio” è la stessa gioia di amare in modo gratuito, come fa Dio ed è l’appartenere già fin d’ora al suo “regno”.

In questa pericope sono tre le modalità che la Liturgia ci propone per avanzare in questa somiglianza: l’elemosina, la preghiera e il digiuno che da sempre fanno parte della spiritualità sia ebraica, sia poi cristiana.

 

Elemosina”, seppure il suo significato etimologico greco è molto bello (deriva da commuoversi, volontà di intervenire in favore di chi è nel bisogno) oggi è un termine percepito come vetusto, si preferisce parlare di solidarietà. È poi interessante come in ebraico questo termine non esista e si parli invece di tzedakáh  giustizia. È quindi un’agire per ristabilire una equità, non un far cadere dall’alto quello che ci avanza, perché “del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti” (Ps 24,1) che distribuisce a tutti in egual misura. Siamo noi che operiamo in modo non congruo alla sua volontà, quindi non c’è nulla da gloriarsi se condividiamo nella solidarietà qualcosa. S. Ambrogio diceva: “Ricordati che tu non elargisci del tuo al povero, ma gli restituisci soltanto ciò che gli è dovuto”.

 

Preghiera”. Gesù ci raccomanda di non sprecare le parole: “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,8). Quindi insiste non tanto sulla preghiera liturgica alla quale anche lui è sempre rimasto fedele, ma su quella personale che è soprattutto ascolto della Scrittura, apertura del cuore per accogliere la volontà del Padre ed è questa la sua ricompensa.

 

Digiuno” che non serve affatto a scontare i peccati impietosendo il Signore che, in questo modo, allontanava i suoi castighi scongiurando le calamità. Ce lo hanno detto ripetutamente i profeti (Is 58,4-5: “È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?” e poi continua indicandoci quale sia il digiuno gradito a Dio: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?”. Anche Zaccaria (7 5-10), per citare solo un altro passo insiste: ““Praticare la giustizia e la fedeltà, esercitare la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo prossimo. Non frodare la vedova, l’orfano, il pellegrino, il misero, non tramare il male contro il proprio fratello”.

 

Ecco allora quanto la Chiesa propone di far diventare prassi nell’intera nostra vita e lo fa con un invito pressante all’inizio della Quaresima: al centro la preghiera personale come ascolto del Padre attraverso le Scritture la cui volontà ci chiede di fare giustizia (“elemosina”) che si concretizza nel digiuno a lui gradito. Anche secondo il Pastore di Erma (un testo paleocristiano di genere apocalittico, composto nella prima metà del II secolo) lo propone con una modalità bella ed efficace: “Ecco come tu dovrai praticare il digiuno: durante il giorno di digiuno tu mangerai solo pane e acqua; poi calcolerai quanto avresti speso per il tuo cibo durante quel giorno e tu offrirai questo denaro a una vedova, a un orfano o a un povero; così tu ti priverai di qualche cosa affinché il tuo sacrificio serva a qualcuno per saziarsi. Egli pregherà per te il Signore. Se tu digiunerai in questo modo, il tuo sacrificio sarà gradito a Dio”.


(BiGio)

La Quaresima: un cammino paradossale e inverso

Quaresima è un itinerario paradossale: parte dalle ceneri per giungere al fuoco nuovo della Pasqua e della Pentecoste mentre nella nostra esperienza è il contrario: è dopo il fuoco rimane la cenere. Perchè questo?



La promessa che il Signore Gesù fa ad ogni cristiano e ad ogni uomo che si mette in un cammino è una promessa di vita e, la Quaresima che iniziamo oggi, un itinerario è paradossale: parte dalle ceneri per giungere al fuoco nuovo della Pasqua e della Pentecoste mentre nella nostra esperienza è il contrario: è dopo il fuoco rimane la cenere.


Si parte dalle ceneri, simbolo austero della fragilità e dalla pochezza dell’uomo come della Chiesa ed anche della nostra Comunità, che si manifesta quando si autocentra sulle proprie forze, chiudendosi così a Dio e ai suoi doni. Siamo piccolezze, fragilità. Realtà effimere, vaporose. Con la recezione delle ceneri si riconosce proprio questo. La cenere rimanda alle sconfitte dell’uomo, alle realtà non positive del suo vissuto anche all’interno delle Comunità e della Chiesa. Dal “voler fare da soli”, che ci lascia con un pugno di fredde ceneri in mano, il cammino che iniziamo oggi è il volersi aprire all’Altro e all’altro/a. Per questo, quando ci saranno poste sul capo, verrà detto “Convertitevi e credete all’Evangelo”, al plurale perché è un rito prima di tutto comunitario, non solo personale ed è un versetto dell’Evangelo di Marco che non ci è concesso di modificare.


Nella Quaresima la Chiesa si mostra nella sua natura di “Chiesa pasquale”, popolo che cammina-insieme, cioè sinodalmente, per imparare sempre di nuovo a essere discepoli del Signore tutti i giorni, anche oggi. La Quaresima è custode soprattutto di due volti della vita ecclesiale: la conversione e l’ascolto


La Quaresima insegna ad ascoltare il Signore che parla oggi, impegnandoci così anche ad ascoltarci tra di noi, a comprenderci imparando a farci carico dell’altro. È questo che contraddistingue il volto di una umanità come di una Chiesa sinodale, mettendo al centro delle nostre relazioni il discernimento di ciò che il Signore ci chiede oggi, quindi anche alla nostra Comunità. 

È un anno che è mancato Carlo Molari, teologo della coscienza della storia e dell'evoluzione umana. Un ricordo.

Le sue tesi sulla comprensione di Dio, mai cristallizzata ma legata all’evoluzione delle capacità cognitive umane, furono condannate ma appaiono oggi intuizioni dense di frutti

La morte l’ha colto ieri, a novantatré anni, a Cesena, sua città natale, nella Casa di riposo “Don Baronio”. Con l’addio di Carlo Molari – «uomo libero dalla fede viva e dall’intelligenza sempre in ricerca» (così ieri lo ha definito l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte) – se ne va una delle figure più affascinanti nel nostro panorama teologico. Testimone di un “fare teologia” non come “mestiere”, ma – parole sue – come «componente di identità personale», «ragione di tutta una vita». E testimone di un pensiero lontano da rassicuranti certezze, spinto piuttosto a concentrarsi sul presente, guardando a Gesù di Nazareth, nella convinzione che l’azione di Dio si esprime nella storia umana quando s’incarna in essa, diventando relazione.

Prete e studioso dall’interrogazione mai spenta sul mistero dell’esistenza (e grande conoscitore di Teilhard de Chardin) ...


Il ricordo di Marco Roncalli continua a questo link:

https://www.avvenire.it/agora/pagine/addio-a-carlo-molari-carlo-molari-teologo-della-coscienza-della-storia



Influenza aviaria, la prossima pandemia?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che il mondo deve prepararsi per una probabile ondata di influenza aviaria negli uomini. Preoccupano la mutazione del virus e la diffusione senza precedenti del numero di casi

Dobbiamo prepararci per un’altra pandemia? L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha avvertito che il mondo deve prepararsi per un’ondata di influenza aviaria. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha spiegato che “da quando H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996 abbiamo assistito solo a trasmissioni rare e non prolungate di H5N1 da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento dello status quo”.

La raccomandazione per le autorità sanitarie, dunque, è di monitorare in tutti i Paesi l’eventuale presenza di aviaria tra i mammiferi e, a livello individuale, di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali.

Nel Regno Unito, dal 2021 ad oggi sono stati segnalati nove casi tra lontre, visoni e volpi, mentre invece ad ottobre è stata registrata un’epidemia tra visoni in una fattoria in Galizia, Spagna. I casi di infezione da aviaria tra gli esseri umani sono stati rilevati in diversi Paesi, ma con una frequenza sporadica e strettamente legati allo stretto contatto con esemplari avicoli infetti, vivi o morti. Finora non sono stati segnalati casi di trasmissione da uomo a uomo.


L'intero articolo di Rossana Miranda a questo link:

https://formiche.net/2023/02/influenza-aviaria-la-prossima-pandemia/