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Il male della banalità. Nella Chiesa, per esempio, ...

La riduzione della fede a una sorta di gioco dei quattro cantoni tra luoghi comuni catechistici e stimolazioni emotivamente gratificanti, portata avanti da una versione tutta clericale dei moderni influencer, non contribuisce a dare forza al corpo di Cristo, ma lo indebolisce giorno dopo giorno.


Sì, da tempo mi preoccupano la mancanza di una ricerca teologica degna di questo nome, di una divulgazione religiosa di qualità, di una spiritualità capace di bandire i luoghi comuni e di prospettive ecclesiali coraggiose. Anzi dilaga una predicazione mediocre, che ha la pretesa di essere edificante, perché cattura con l’insidia dei luoghi comuni. La banalità, appunto, ma una banalità che, oltre a fare male, fa del male. Abbiamo visto quale ricaduta ha comportato sul tessuto culturale del nostro Paese il decadimento del livello della comunicazione di massa: perché non rendersi conto in tempo del fatto che anche nella comunicazione della fede ogni gioco al ribasso illude, perché è “a presa rapida”, ma non può poi che deludere perché non nutre realmente le radici della professione di fede, della spiritualità, della pratica liturgica, del comportamento etico? 

L'intera acuta riflessione di Marinella Perroni continua a questo link:

https://ilregno.it/blog/il-male-della-banalita-nella-chiesa-per-esempio-marinella-perroni?fbclid=IwAR2oVWjOV3zKB8RvgnIVNQCyP5H0HDyLioLUmQrHnZQdOqvD1b6oAG30WdM



Settimana sociale 2024. Cei: “Non c’è democrazia senza partecipazione”

Pubblicato il Documento preparatorio dell'evento, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024 sul tema: "Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro".

“Nella società italiana si legge il desiderio di una ripartenza che stenta ad arrivare, di qualcosa che faccia riscoprire il valore di una nuova cittadinanza fondata sul contributo di tutti”. Ne è convinta la Chiesa italiana, che nel documento preparatorio della Settimana sociale dei cattolici in Italia, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024 sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”, sulla scia della “Fratelli tutti” di Papa Francesco ricorda che “il cristianesimo non è una competenza, non è un ideale astratto o una morale etica e sociale, ma un desiderio profondo che ci fa cercare la pienezza dell’amore” e ne rilancia le parole-chiave: “fraternità, ospitalità, amicizia sociale, pace, tenerezza, dialogo, cultura dell’incontro, riconciliazione, creatività, amore per il bene comune. Nuove e mai comprese fino in fondo. Nuove e tutte da sperimentare. Nuove e da inventare da capo. Ripartendo dall’Abc”.

L'intero articolo di M. Michela Nicolas a questo link:



I pendolari dell'elemosina su Flixbus, dai paesi dell'est a Venezia: guadagnano mille euro in 7 giorni

C’è anche il turismo delle elemosine nel novero dei flussi di visitatori che assediano Venezia. Mendicanti che partono dai paesi dell’Est Europa per farsi una settimana di full immersion nelle calli del centro storico in mezzo alla laguna. Una “vacanza” che non costa quasi nulla e che, in compenso, frutta dai 500 ai mille euro esentasse, o anche più. L’unica spesa che devono affrontare è il biglietto del Flixbus, la rete di pullman che ha conquistato l’Europa raggiungendo e unendo le località più remote. Da Budapest in Ungheria a Venezia, tanto per fare un esempio, 36 euro, idem per il ritorno, il resto è tutto guadagno.


La gestione dei flussi turistici a Venezia, insomma, deve tenere conto anche di questo fenomeno che è esploso grazie al passaparola dei primi mendicanti che hanno provato l’esperienza e si sono resi conto che il gioco vale la candela. Un giorno di lavoro a Budapest rende un decimo di quel che porta in tasca qualche ora a Venezia. La città tra le più conosciute al mondo è una miniera di soldi per chi sa approfittarne e lavora, naturalmente, nel settore del turismo, e i mendicanti dell’Est se ne sono resi conto; inoltre Venezia è vicina ai confini con l’Est Europa e ormai è piena di visitatori tutto l’anno, di conseguenza non c’è una stagione più redditizia di un’altra, ma è alta stagione per 12 mesi. 
Così i questuanti stranieri vanno e vengono: chiedono l’elemosina per un po’ di giorni e poi tornano a casa a spendere il ricavato, c’è anche chi ha famiglia da mantenere, e poi ritornano a fare il pieno un’altra volta, e via così con le trasferte nella città delle opportunità. Una volta arrivati a Venezia, lavorano per un po’ di ore al giorno, e quando staccano molti si spostano a Mestre dove trovano le mense per i poveri che li sfamano gratis, qualche associazione che li aiuta anche per dormire oppure si accontentano di un sottoportico o un androne di un condominio.

L'intero articolo di Elisio Trevisan a questo link:



«Tra i giovani, le religioni si sgretolano ma le spiritualità fioriscono»

Crollo del numero di giovani credenti e della cultura religiosa, successo dei ritiri spirituali, ripresa della scoutismo... Per il sociologo delle religioni Jean-Pierre Willaime anche se “una parte dei giovani è diventata analfabeta in materia di religione”, il loro interesse per la spiritualità resta forte.


Intervista a Jean-Pierre Willaime, a cura di Séverin Graveleau

Il sociologo e professore emerito della Ecole pratique des hautes études (Université PSI) Jean- Pierre Willaime, co-autore con Philippe Portier di La Religion dans la France contemporaine. Entre sécularisation et recomposition (La religione nella Francia contemporanea. Tra secolarizzazione e ricomposizione), ed. Arnaud Colin, 2021, analizza le evoluzioni del rapporto dei giovani con la religione.

Quale spazio ha la religione tra i giovani nel 2023?

L’indagine dell’Insee sulla diversità religiosa pubblicata in aprile ha confermato il vasto movimento di disaffiliazione religiosa in atto in Francia: una maggioranza di francesi (il 51%) si dichiara ormai “senza religione”. Nell’ampio studio sui valori degli europei del 2018 (European Values Study), questa cifra saliva fino al 58%. E i giovani vi incidono in modo particolare, poiché il 67% di quelli tra i 18 e i 29 anni si dichiarano ormai “senza religione”. Ma ciò non significa che la religione e la spiritualità in quanto tali non li interessino.

Come si traduce questo sgretolamento nel rapporto dei giovani con la religione?

La disaffiliazione religiosa in atto dagli anni 60 del secolo scorso riguardava persone i cui genitori erano fortemente credenti e praticanti. Avevano ricevuto un’educazione religiosa da cui si serano allontanati in seguito. Ormai abbiamo a che fare con una generazione che si dichiara in maggioranza “senza religione”, con genitori che sono anch’essi “senza religione”. In altre parole c’è stata una rottura nella trasmissione, nella socializzazione religiosa all’interno delle famiglie. I movimenti giovanili, come lo scoutismo, che ieri avevano contribuito in maniera non trascurabile alla socializzazione religiosa, non hanno più oggi, malgrado un recupero di vitalità, lo stesso impatto. Questo si traduce in una perdita di familiarità con il fenomeno religioso, e in una difficoltà a comprnderlo. Una parte dei giovani è quindi diventata analfabeta in materia di religione, con talvolta delle difficoltà a comprendere i riferimenti culturali religiosi, onnipresenti nelle arti e nella letteratura, ad esempio.

L'intera intervista a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202306/230612willaimegraveleau.pdf

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, chiede a Israele di fermare gli insediamenti illegali in Palestina: “Sono un grave ostacolo alla pace e una palese violazione del diritto internazionale”

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è intervenuto duramente dopo la decisione di Israele di costruire nuove unità abitative nella Cisgiordania occupata e la feroce irruzione nel campo profughi di Jenin che ha portato alla morte di sei palestinesi.


“L’espansione di questi insediamenti illegali è un importante fattore di tensione e violenza, rafforza ulteriormente l'occupazione israeliana del territorio palestinese, invade la terra e le risorse naturali palestinesi, ostacola la libera circolazione della popolazione palestinese e mina i diritti legittimi del popolo palestinese all'autodeterminazione e alla sovranità”, ha dichiarato Farhan Haq, portavoce aggiunto del Segretario generale delle Nazioni Unite, riportando il pensiero di Guterres. Gli insediamenti israeliani “sono un grave ostacolo a una pace duratura e costituiscono una palese violazione del diritto internazionale”.
Le forze israeliane stanno “perpetrando gravi violazioni non solo contro i paramedici, ma anche contro i giornalisti”, ha affermato Mohammed Kamanji, avvocato e ricercatore sul campo della Commissione indipendente per i diritti umani.

L'articolo di Valigiablu continua a questo link:



Sinodo: 500 anni di ritardo sulla modernità non si colmano in due anni

Ho partecipato ad un bel seminario sul Sinodo, con un maestro teologo, S. Dianich, il cardinale Grech presidente della Segreteria del sinodo, e altri bravi teologi, tra i migliori in italia.
Mi si sono confermate idee che da anni mi accompagnano e preoccupano.


Più la chiesa cattolica, nei suoi responsabili, parla in perfetta buona fede del ruolo essenziale dei laici, dell’importanza dei laici, della necessità dei laici, del protagonismo dei laici etc, meno laica è; perché è proprio la categoria di chiesa composta da laici e non/laici (chierici) che è clericale e non biblica (con questa griglia, ad esempio, dove lo mettiamo Gesù? Tra i chierici? E San Paolo?). È proprio questa distinzione laici/chierici che impedisce una vera laicità della chiesa cattolica. Perché per quanto ci si sforzi di valorizzare i laici questi restano sempre ancillari, visti in funzione e in rapporto a preti, vescovi e papi, che concedono generosamente piccoli spazi al loro gregge, che resta gregge - finché il pastore è Cristo posso pure far la pecora, ma se il pastore lo diventano preti e vescovi la metafora ovina diventa pericolosa.
Eppure, come diceva oggi Dianich, basterebbe poco per uscire da questo clericalismo invincibile: adottare l’ecclesiologia di Paolo ai corinti basata sui carismi: ogni cristiano ha ricevuto un carisma per edificare il bene comune, e quello dei presbiteri e dei vescovi è un carisma come gli altri, in una comunità dove tutti vivono in un rapporto di reciprocità in pari dignità.
Finché non si lascerà la teologia dei ‘laici’, questo sinodo (la stessa parola sinodo è poco ‘laica’) sarà l’ennesima buona intenzione che finirà per ritardare il vero incontro tra chiesa e modernità. E infatti in queste segreterie e tra gli esperti di sonodalità abbondano vescovi e teologi, qualche teologa, ma non vedo sociologi/e, politologi, economisti, esperti di partecipazione civile, portatori di altre competenze davvero ‘laiche’.
Eppure era una buona intuizione: ma 500 anni di ritardo sulla modernità non si colmano in due anni, come non furono colmati da un Concilio (che era innovativo nel 1960 ma oggi i suoi documenti accusano fortemente il passare veloce del tempo, e saranno vecchi prima di essere recepiti).
Buon lavoro a tutti!
(Luigino Bruni)

L’incidente di Casal Palocco, gli youtuber, la cultura del trash e un dibattito del tutto fuori fuoco

La verità giuridica sull’incidente di Casal Palocco che ha visto coinvolti un gruppo di ragazzi - i TheBorderline - al volante di una Lamborghini presa a noleggio che stavano girando un video per YouTube e una madre con due figli a bordo su una smart e che è costato la vita a un bambino è ancora lontana.

Come ogni omicidio ha i suoi moventi e le sue cause lo stesso vale per gli omicidi stradali. Qua non siamo di fronte al classico “le bravate le abbiamo fatte tutti”, perché questa bravata nasce in un contesto culturale ed economico che non è quello di ragazzi annoiati o con desideri distruttivi.
E per quanto sia diventata l’occasione più ghiotta di tutte per puntare il dito contro i content creator, tutti, e con chi li segue non è neanche il momento, come vorrebbe Carlo Calenda, per invocare patentini di Internet, controlli sull’età o, come mi è capitato di leggere da persone palesemente toccate dall’evento, “impedire alle persone di guadagnare con YouTube”. O per proporre una “stretta” che introduca reati nuovi, in questo caso “l’istigazione a delinquere sul web”.
Di sicuro è un’occasione per fare il punto e provare a modificare una rotta, un sentire, un'industria culturale che continuerà a fare soldi dopo aver fatto un po’ la faccia contrita.
Proviamo a procedere con ordine ....

Il tentativo di fare chiarezza di Lorenzo Fantoni a questo link:




Massimo Recalcati: «Il rischio dei social è la dipendenza tossica. Non parliamo più di generazione Covid»

Lo psicoanalista Recalcati: «Se privati degli iPhone i nostri ragazzi provano l’angoscia tipica dello svezzamento. Diceva Freud che il mestiere del genitore è impossibile: tutti sbagliano. Però è vero che i genitori migliori sono quelli che sanno di sbagliare»

«L’esperienza traumatica, collettiva, della pandemia ha generato una diffusione ulteriore del disagio tra i giovani. Le manifestazioni ricorrenti sono comportamenti autolesivi, una violenza anarchica, erratica, non ideologica, e poi somatizzazioni, attacchi di panico, disturbi dell’alimentazione. E soprattutto ritiro sociale. Siamo in una congiuntura molto precaria, molto delicata, che non bisogna sottovalutare. Io ho sempre avvertito, anche pubblicamente, che sarebbe un grave errore parlare di generazione Covid, cioè identificare nei giovani le vittime del trauma che ci ha travolti. Perché l’identificazione con la figura della vittima offre un grande alibi e noi adulti dovremmo avere il compito di evitare questa identificazione. Anche perché le generazioni di giovani tra le più creative nel nostro tempo sono state proprio quelle che hanno vissuto grandi crisi, grandi traumi: penso a quella della ricostruzione dopo il fascismo e la Seconda guerra mondiale».
Che opinione hai del rapporto tra la rivoluzione digitale, gli adolescenti e il loro malessere? ...


L'intera intervista di Walter Veltroni continua a questo link:





La libertà religiosa è stata violata In 61 paesi nel mondo

La libertà religiosa è stata violata in Paesi in cui vivono più di 4,9 miliardi di persone. In 61 Paesi sono state riscontrate gravi violazioni della libertà religiosa nei confronti dei cittadini. È quanto emerge dalla XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs)


Nel contesto di un clima globale estremamente teso, la libertà religiosa è stata violata in Paesi in cui vivono più di 4,9 miliardi di persone. In 61 Paesi sono state riscontrate gravi violazioni della libertà religiosa nei confronti dei cittadini. È quanto emerge dalla XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), presentato oggi a Roma, presso l’ambasciata di Italia presso la Santa Sede. Il Rapporto, pubblicato ogni due anni dal 1999, è un’analisi globale (196 Paesi) che valuta lo stato di questo diritto umano fondamentale per i fedeli di tutte le tradizioni religiose. Il periodo preso in esame dal Rapporto va da maggio 2021 a dicembre 2022. A soffocare i fedeli delle minoranze religiose sparse nel mondo sono, secondo il Rapporto, “attacchi terroristici, sorveglianza di massa, leggi anti-conversione, restrizioni finanziarie, manipolazioni elettorali, attacchi al patrimonio culturale, manipolazioni dei registri della popolazione”. Anche nelle nazioni non classificate, spiega il Rapporto, si sono registrate manifestazioni della violazione della libertà religiosa in un clima di crescente impunità.

L'intero report di Daniele Rocchi a questo link: 



Assemblea Generale Ucoii: l’intesa più vicina, dal Consiglio di Stato il via libera alla personalità giuridica. Lafram:”decisione storica”. Il Cardinal Zuppi:”credenti uniti contro l’ingiustizia”

“L’Ucoii ha ottenuto il parere favorevole del Consiglio di Stato nell’ambito del riconoscimento della personalità giuridica”. È questo l’annuncio fatto dal Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, Yassine Lafram davanti ad oltre 100 delegati dei centri culturali islamici riunitesi per l’assemblea generale dell’associazione.

“L’Ucoii ha ottenuto il parere favorevole del Consiglio di Stato nell’ambito del riconoscimento della personalità giuridica”. È questo l’annuncio fatto dal Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, Yassine Lafram davanti ad oltre 100 delegati dei centri culturali islamici riunitesi per l’assemblea generale dell’associazione all’hotel Calzavecchio di Casalecchio di Reno (BO). Un passaggio determinante e propedeutico per il riconoscimento dell’associazione nata nel 1990, che rappresenta la stragrande maggioranza delle comunità islamiche dello stivale, dinnanzi all0 Stato Italiano. Ospite d’eccezione è stato il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), emissario di Papa Francesco per il conflitto Russo-Ucraino.

Abbiamo raggiunto una fase avanzata molto importante per la personalità giuridica, azione propedeutica per l’intesa ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione. Come singoli siamo tutelati dalla legge ma come comunità non abbiamo il riconoscimento dei nostri diritti. Abbiamo comunque la misericordia di Dio, mentre stiamo parlando oggi, ci sono milioni di persone che vengono perseguitate per la loro religione. Ci sono situazioni di lager, vediamo la Cina. Ci sono milioni di musulmani rinchiusi in quelli che chiamano centri di rieducazione, privati di diritti e della propria libertà religiosa. Oggi grazie a Dio abbiamo diritto al culto e dobbiamo ringraziare il nostro Paese, la nostra Italia e la costituzione che è la più bella del mondo. Siamo sommersi dai doni di Dio. Dai diritti dell’individuo a quelli della comunità si passa attraverso l’intesa con: il riconoscimento delle festività religiose, l’8×1000, l’assistenza spirituale per detenuti e malati, il riconoscimento dei matrimoni, i cimiteri islamici, la circoncisione negli ospedali. 

Per fare l’intesa, una legge speciale, bisogna aver ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica, il riconoscimento come ente di Culto. Abbiamo ottenuto il parere favorevole del Consiglio di Stato. Il nostro obiettivo è regolamentare le moschee in Italia. Nel 2017 abbiamo censito 1217 sale di preghiera, solo 5 moschee hanno una cupola o un minareto. Oltre il 95% dei luoghi di preghiera, non ha il riconoscimento architettonico e giuridico. In Italia è stimata la presenza di almeno 2,5 milioni di musulmani. Tra gli attori che ci sostengono per il diritto del culto, c’è la chiesa e non lo dico perché qua con noi c’è il Cardinale Zuppi. In tutta Italia la chiesa mette a disposizione i suoi spazi per consentire la libertà di culto. Il Comune di Cantù ha speso 100 mila euro per non fare pregare i musulmani, ora ne ha stanziati altri 18 mila euro, la chiesa di Cantù ha ospitato la rottura del digiuno e sono stati “aggrediti” dalla politica. La cosa paradossale è che anche i contribuenti musulmani pagano per finanziare la battaglia del comune contro loro stesi. Altra questione importantissima sono i cimiteri islamici, abbiamo defunti che non sappiamo dove seppellire”. 



XII Domenica PA - Mt 10, 26 – 33

Cosa rende riconoscibile il discepolo? 

Avere un amore come quello di Gesù capace di farsi dono e servizio ...



Gesù, dopo il Discorse della Montagna, invita i discepoli a diffonderlo insegnando loro come devono fare e a cosa devono fare attenzione. Non sono avvertenze solo per i primi discepoli, ma per tutti, anche per noi oggi che siamo chiamati a proseguire la sua opera di annunciare che il Regno di Dio è già presente. Ci è chiesto di farlo scacciando i demoni e curando tutte le malattie, cioè la forza del mondo vecchio che pone al centro della propria vita il proprio ego che impedisce di “commuoverci” e metterci al fianco di chi soffre. L’invito è quello di sconfiggere gli orgogli personali, le invidie, le gelosie, la voglia di accumulare beni senza limiti, il voler imporre la propria volontà e le proprie esigenze anche di essere amati fino ad usare il corpo dell’altro. Non è un compito facile e il primo compito è quello di testimoniare l’esserci riusciti. Solo così c’è la possibilità che l’invito a rinunciare di mettere al centro esclusivamente il proprio “io” possa essere accolto dal mondo anche se è più facile trovarsi ad essere derisi, forse anche emarginati come pericolosi sovversivi dell’ordine costituito e del si è sempre fatto così. In certe situazioni è facile cadere alla tentazione del compromesso per non finire tra i perdenti della storia e cercare di continuare a galleggiare nella società. Una mossa sbagliata e il nostro appeal sociale svanisce nel nulla finendo per rimanere soli in mezzo a una massa che vive al contrario del nostro annuncio. 

 

Gesù ne è cosciente e in questo brano dell’Evangelo per tre volte ripete di non lasciarsi prendere dalla paura e di non nascondere nulla perché alla fine tutto apparirà chiaramente e ci dovremo confrontare con la scelta fatta tra le opzioni che avevamo davanti, tra l’effimero e una vita secondo la volontà d’amore di Dio. Perciò “quello che io vi ho detto nelle tenebre voi ditelo nella luce, quello che ascoltate nell’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze”. In altre parole, tutto va annunciato senza tentennamenti, facendolo risplendere senza averne paura perché, nonostante tutte le prove e le difficolta che incontriamo e incontreremo, l’Evangelo si diffonderà e trasformerà il mondo. Ma non ci si deve fermare da annunciarla tra le solite mura delle sinagoghe e oggi delle nostre chiese, ma va fatto in modo che l’annuncio possa espandersi e raggiungersi tutti.

 

Gesù continua e per la seconda volta dice non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”.

È di nuovo un invito alla coerenza. La Sapienza (2,15) afferma che “la vita del giusto è diversa da quella degli altri e del tutto diverse sono le strade che percorre”, per questo il Signore avverte che, chi vuole essere un suo discepolo, deve mettere in conto che qualcosa può capitargli, perché facilmente i valori che si è chiamati a diffondere possono infastidire

Attenzione dunque a non seguire i criteri del mondo e non quelli del Regno che siamo chiamati a costruire in e con Gesù. Seguire quelli del mondo significa buttare la propria vita nell’immondezzaio della Geenna, gli attuali inceneritori. Certo, la coerenza ai principi evangelici può portare a scelte di vita che a volte possono apparire limitanti o anche penalizzanti per esempio nel lavoro; dobbiamo però avere la certezza che il Padre ci è a fianco in ogni occasione pronto a sostenerci: per lui non valiamo forse molto di più di due passeri? È questa una immagine usata altre volte da Gesù: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? (Mt6,26).

Queste frasi di Gesù potrebbero essere pensate come deresponsabilizzanti o cadere nel pensare che la volontà di Dio coincide con tutto ciò che può accadere; non si dice infatti: “non cade foglia che Dio non voglia”? Ma questa lettura snatura il senso dell’insegnamento di Gesù, teso invece a infondere la massima fiducia in un Padre al quale non sfugge nulla di quanto accade agli elementi più insignificanti della creazione e per questo presterà un’attenzione maggiore all’uomo che vale “più di molti passeri” (Mt 10,31).

 

Il terzo ed ultimo invito a non aver paura riassume i due precedenti e viene motivato dalla fiducia totale in colui che non è indifferente alle situazioni che vivono gli uomini, ma che li conosce come neanche essi si conoscono e mai riusciranno a conoscersi (vedi l’esempio del numero dei capelli). Dunque “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,20), per questo si può dire con S. Paolo “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” e ancora “Se Dio è per noi, chi può essere contro di noi?” (Rm 8, 31.35).

 

All’inizio di questo Evangelo Gesù ha invitato i suoi discepoli a essere “luce del mondo” (Mt 5,14). L’adesione a Gesù e al suo messaggio ha come effetto un comportamento nuovo nei confronti degli uomini che non può essere occultato ma diventa visibile perché è l’unico distintivo del credente: avere un amore come quello di Gesù capace di farsi dono e servizio (Gv 13,35). Solo questo rende il credente riconoscibile come discepolo a Gesù e, quindi, al Padre: “riconoscere” Gesù equivale ad essere riconoscibile come suo discepolo. Se invece si sceglie di vivere diversamente, secondo il mondo …

(BiGio)


Paura di amare

La forza di passare dal dramma alla fiducia

Geremia ha la forza della fede di passare dal dramma alla fiducia. È stato flagellato e abbandonato, come lo sarà Cristo sulla croce. Anche da Dio il profeta si sente tradito: «Mi hai ingannato…» (v. 7). Ma Geremia sa che Dio è difensore dei deboli e dei poveri: e anche il profeta ora ne fa parte. Il Signore è giudice inesorabile nei confronti di chi ha violato i diritti dei poveri, suoi assistiti: questo è il grande insegnamento di fede dei profeti. Oggi il grido dei poveri che il Signore ascolta è quello del più assurdo scandalo di un mondo dove milioni di persone fanno la fame, quando abbiamo i mezzi per far vivere bene tutti. È il grido dei profughi lasciati morire. È il grido di infinite forme di marginalità, di violenza subita, di discriminazione. Dio difende e vendica chi è «povero e ha la vita tra le mani dei malfattori»: su questa terra o nell'altro mondo.         

Ma perché Geremia trova questa opposizione e violenza: lui che predicava la fiducia in Dio? Il rifiuto gli viene non da quelli di fuori, dal mondo laico, ma da uomini come Pascur, sacerdote commissario del tempio e da quelli del suo gruppo (v. 6). Non basta che si porti una buona notizia, un Vangelo: «Confidate in Dio». Il fatto è che tali affermazioni di fede contestano il falso culto, la falsa sicurezza religiosa, le false sicurezze umane, il potere e il denaro: è contestazione di una religione legata al potere e al danaro. Così «confidate in Dio» sembra un'affermazione che tutti accolgono in ambito religioso, invece mette in crisi un sistema che a parole dice di confidare in Dio, ma nei fatti è tutto intento ad affermare un proprio potere, rispetto al quale vede ogni positiva espressione di fede come una minaccia.
Invece questa parola va detta nella luce: va detto che Dio è l'unico Signore e non abbiamo altri padroni, che Dio è Padre e noi siamo tutti fratelli. E che essere figli di Dio è dignità che sorpassa di gran lunga ogni dignità ecclesiastica. Questo va detto nella luce, e senza avere paura.
 
È commovente l'insistenza di Gesù nel raccomandare ai suoi discepoli di non aver paura. Si può essere tentati di cedere al timore, incontrando ostacoli, inimicizie, opposizioni. Ma si può trovare motivo di coraggio e di forza nella relazione con il Signore, nella convinzione di fede che, proprio mentre si incontrano fatiche nel proprio essere cristiani, ci si trova sulle stesse tracce del Signore. Così Gesù fa riferimento all'insegnamento ascoltato all'orecchio: è qualcosa che Lui ha comunicato nell'intimo, condividendo ciò che Lui stesso portava nel cuore. Solo la sua Parola, che rimane nel cuore, è motivo di forza e di coraggio per il credente.
Le parole di Gesù vogliono tener vivo nei discepoli il ricordo della sua vicinanza, della sua cura, del suo amore per loro. Perché la paura non si vince con la forza, ma con l'amore: ricevuto dal Signore e dato agli altri. Gesù non pensa ai cristiani come a degli indomiti eroi. La paura va superata perché diventa dipendenza da chi vuole fare del male e così si accresce il suo potere. Ma, più in profondità, è stato detto che se si ha paura dell'altro, non si riesce ad amarlo. Se per paura non si afferma la propria fede, si finisce col non testimoniare Cristo, che può cambiare la realtà dell'altro, il suo odio, amandolo. Se la Chiesa nutre paura e diffidenza nei confronti del mondo, non si sente spinta ad annunciare a tutti la gioiosa notizia della salvezza. L'annuncio del Vangelo implica la creazione di rapporti di prossimità e fiducia anche con chi è ostile o completamente estraneo e indifferente rispetto alla fede.     
 
Ancora l'invito a non aver paura: perché una sola vita vale più di molti passeri, perché anche i capelli del capo sono contati, dice Gesù. Stando a queste parole, chi ha attraversato la persecuzione e anche la morte può proclamare, nella fede, il suo diritto di veder restituito fino all'ultimo capello di quel suo corpo che ha sofferto per testimoniare il Signore Gesù.
La fede deve condurci a questa libertà. Che non è la facoltà di pensare solo a se stessi e avere tanti soldi da prendersi quel che si vuole. Siamo condizionati, poi, nella Chiesa, da quello che si è sempre detto e da quello che si è sempre fatto; invece di farsi condizionare unicamente da quello che dice Dio e da quello che Dio ha fatto. Nell'opposizione, nella persecuzione devi confidare in Dio tenacemente, testardamente, nonostante le smentite e gli insuccessi; e allora continuerai a vivere per la gratuità, per la limpidezza, per la bellezza, per l'onestà, per la trasparenza (A. Casati). Questa sarà la modalità autentica di dire Dio nella luce e di predicarlo nei tetti.
(Alberto Vianello)

Un credente si misurerà sempre con la paura

Gesù desidera indicare ai discepoli, e dunque a noi, come elaborare la paura, come mutare la paura in fiducia 


I testi biblici della dodicesima domenica dell’Ordinario dell’annata A ci ricordano una verità elementare. Ovvero, che un credente si deve sempre misurare con la paura: la fede, infatti, si intreccia sempre con la paura, seppure con modalità e in forme differenti. Nel passo evangelico odierno (Mt 10,26-33), tratto dal discorso missionario, Gesù ripete più volte, rivolgendolo ai suoi discepoli, l’imperativo “non abbiate paura”. La stessa triplice ripetizione del comando (Mt 10,26.28.31) dice come la paura sia realtà potente e onnipresente. Nella prima lettura (Ger 20,10-13), ci viene presentata la testimonianza di Geremia, che vive il suo ministero circondato da nemici e derisori e che deve ricordarsi delle parole che gli furono rivolte al momento della vocazione: “Tu, stringi la veste ai fianchi, alzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti davanti a loro altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro” (Ger 1,17). Tutto questo ci dice come la paura sia una presenza assidua con cui il credente deve fare i conti. Certo, nei nostri testi biblici si tratta della paura suscitata dalla presenza di nemici, di persecutori, di presenze esterne ostili e minacciose. Sono coloro che vorrebbero zittire Geremia e che lo avversano, lo osteggiano, lo deridono, lo calunniano: sono coloro che vogliono impedirne il ministero, che ne desiderano e cercano la morte e che arriveranno a imprigionarlo. Così come nel brano evangelico sono gli avversari che i discepoli incontreranno nella loro missione. Del resto, come Gesù ha conosciuto opposizioni, accuse, ostilità, odio, così sarà anche per i suoi discepoli: “un discepolo non è da più del suo maestro … Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia” (Mt 10,24.25). 


Gesù desidera indicare ai discepoli, e dunque a noi, come elaborare la paura, come mutare la paura in fiducia e spiega che anche i suoi insegnamenti consegnati nel segreto, nel nascondimento devono essere annunciati pubblicamente (Mt 10,26-27). Che cosa può sostenere il discepolo nel suo annunciare coraggiosamente la parola? La coscienza della verità, anche se queste parole gli procureranno ostilità, incomprensioni, opposizioni. Non è detto se la verità della proclamazione si manifesterà storicamente o solo escatologicamente, al momento del giudizio finale, ma ciò che dà forza alla testimonianza dell’inviato è la coscienza del mandato ricevuto dal Signore e della verità del proprio dire, costi quel che costi, quand’anche fosse contro tutti e contro tutto. E paradossalmente, proprio le inimicizie suscitate indicano che il discepolo si trova sulla strada che è stata percorsa anche dal suo maestro (cf. Mt 10,24-25). Quindi può aver paura della propria incolumità fisica, della violenza che può subire e che può giungere fino all’uccisione (Mt 10,28). Qui Gesù invita il discepolo a discernere dove risiede la vera vita e ad accogliere il fatto che vi sono beni più profondi per salvaguardare i quali anche la perdita della vita può acquisire un senso. E di nuovo ricorda che l’unico da temere veramente è colui che è Signore non solo del corpo ma anche dell’anima.

Infine (Mt 10,29-31) Gesù ricorda che colui che è destinatario del timore reverenziale del discepolo è il “Padre vostro”, colui che si preoccupa perfino della vita di creature come i passeri. Più che un’esortazione psicologizzante alla stima di sé, abbiamo l’invito alla fede in colui a cui occhi l’uomo è prezioso: “Voi valete più di molti passeri” (Mt 10,31). Le esortazioni a non temere evolvono sempre più verso l’invito alla fiducia. Dio infatti è presentato come Dio della cura, Dio di tenerezza, Dio che si occupa e preoccupa dell’uomo. Custodire nel profondo di sé questa convinzione è motivo di fiducia, e dunque anche di forza e di coraggio.

Quindi Gesù, con il detto sul riconoscimento pubblico di lui da parte del credente, la confessione di lui fatta coraggiosamente “davanti agli uomini” e invece il rinnegamento, afferma che il comportamento del credente nella storia ha delle conseguenze nel giudizio finale (Mt 10,32-33). 

(dal commento di Luciano Manicardi)

 

 

Cisgiordania: tamburi di guerra

Undici morti in meno di tre giorni, tra israeliani e palestinesi. E aumenta la pressione di chi chiede un’offensiva militare israeliana in Cisgiordania.


"Dopo l'attentato davanti alla colonia di Eli, nei territori occupati, Bibi Netanyahu aveva garantito che “la vendetta” sarebbe stata rapida. Di solito il primo ministro di un paese ritenuto democratico, promette giustizia, non vendetta. E' un segnale della violenza intrinseca al conflitto senza fine tra israeliani e palestinesi. Al caos di Jenin e in altre città palestinesi, Israele continua a dare risposte militari (a volte necessarie), mai politiche. Ancor meno lo si può sperare da questo governo controllato dagli estremisti religiosi. L'Autorità Palestinese che dovrebbe governare le città cisgiordane – gabbie circondate da colonie ebraiche – invece non da' alcuna risposta. Non avrà nulla da dire né qualcosa da fare, anche se la “vendetta” israeliana sarà compiuta."
L’escalation di questi giorni si inserisce nel contesto di un aumento delle tensioni persino precedente alla nascita della coalizione di governo israeliana che comprende forze di estrema destra. È il frutto avvelenato di diversi fattori concomitanti: la frustrazione di aspettative per i giovani palestinesi; il discredito pressoché totale dei rappresentanti palestinesi e anche l’aggressività crescente di un segmento di popolazione israeliana, in primis coloni ed estremisti di destra, che gode della protezione di partiti ormai affermati sulla scena politica. Nel 2022, le forze israeliane hanno ucciso più di 170 palestinesi, tra cui almeno 30 minori, a Gerusalemme est occupata e in Cisgiordania, in quello che è stato descritto come l’anno più mortale per i palestinesi dal 2006. Dall'inizio del 2023, le forze israeliane hanno ucciso almeno 160 palestinesi, tra cui 26 minori. Gli insediamenti di israeliani, illegali secondo il diritto internazionale (e in alcuni casi anche secondo Israele stesso), ospitano tra i 600.000 e i 750.000 coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est, e frastagliano la regione in modo da ostacolare una continuità territoriale su cui possa, un giorno, sorgere un futuro stato palestinese. Secondo un rapporto pubblicato mercoledì, quasi la metà dei terreni cisgiordani espropriati per scopi pubblici viene utilizzata solo dai coloni ebrei. I dati mostrano una correlazione tra il numero di ordini di esproprio e l’aumento della costruzione di insediamenti.

L'intera analisi dell'ISPI a questo link:



Più consapevoli e più digitali. Ecco gli italiani secondo l’Istituto Piepoli

Potenzialità per la crescita del Paese, tecnologia 5G come grande opportunità e 6 italiani su 10 favorevoli ad adeguare i limiti elettromagnetici al resto dell’Europa. Cosa dice l’indagine dell’Istituto Piepoli per Inwit sugli italiani e le infrastrutture digitali

Che conoscenza e percezione ha la popolazione italiana rispetto al tema delle infrastrutture digitali? Quanto sanno della digitalizzazione nel Paese, del 5G e dei limiti di esposizione elettromagnetica? A queste domande ha tentato di rispondere un’indagine elaborata dall’istituto Piepoli per Inwit e presentata in occasione del terzo Stakeholder Forum dell’azienda.

“Gli italiani spingono per la crescita delle infrastrutture digitali, considerate indispensabili per uno sviluppo armonico e sostenibile del Paese – ha detto Livio Gigliuto, presidente esecutivo Istituto Piepoli -. La rete digitale scala la classifica ed è ormai considerata più importante persino di quella idrica e di quella autostradale, soprattutto perché capace di far crescere la pubblica amministrazione e favorire le pari opportunità e l’uguaglianza”.

Tutti i numeri dell'indagine cura di Silvia Dal Bosco a questo link:

https://formiche.net/2023/06/infrastrutture-digitali-inwit-piepoli-indagine/




 

Eye2023: 10mila giovani a Strasburgo per immaginare il futuro dell’Europa

Quinta edizione per European Youth Event. Ragazze e ragazzi da tutto il continente per discutere di politica, ambiente, formazione, sostenibilità, diritti, sullo sfondo della guerra in Ucraina. L'invito della presidente del Parlamento Ue: "Partecipate e votate, il futuro dell'Europa dipenderà da voi"

“L’Evento europeo dei giovani di quest’anno è particolarmente importante, perché è l’ultimo prima delle elezioni europee del 2024. Il mio appello a tutti i partecipanti è di portare questa esperienza nelle vostre città, paesi e villaggi. Di farsi coinvolgere. Diffondere il messaggio dell’Europa. Di votare. E di convincere anche i vostri amici e familiari a votare. Perché in fondo il futuro dell’Europa dipenderà da voi”: Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, darà il benvenuto a 10mila giovani provenienti da tutta Europa e oltre allo European Youth Event, che amiamo Strasburgo venerdì 9 e sabato 10 giugno (qui il programma).

L'intero articolo di Gianni Borsa a questo link:



 

Pubblicato l'Instrumentum Laboris per il Sinodo: “sana decentralizzazione” per dare “più spazio a laici e donne”

Con la pubblicazione dell'Instrumentum laboris si chiude la prima fase del Sinodo e si apre la seconda, in programma per l'ottobre 2023 e l'ottobre 2024. "Comunione, missione, partecipazione" le parole chiave per affrontare questioni come gli abusi, i divorziati risposati, le persone LGBTQ+. Più spazio ai laici e alle donne, per una "sana decentralizzazione" nell'esercizio del primato.


“Rilanciare il processo e incarnarlo nella vita ordinaria della Chiesa, identificando su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio”. E’ l’obiettivo della fase finale del Sinodo, di cui oggi è stato diffuso l’Instrumentum laboris, “strumento operativo” redatto sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee continentali. 
Due le sezioni del documento: la sezione A, intitolata “Per una Chiesa sinodale”, prova a raccogliere i frutti della rilettura del cammino percorso, mentre la sezione B, intitolata “Comunione, missione, partecipazione”, esprime in forma di interrogativo le tre priorità che con maggiore forza emergono dal lavoro di tutti i continenti, sottoponendole al discernimento dell’Assemblea. 
Per ciascuna di queste tre priorità sono proposte delle Schede di lavoro che consentono di affrontarle a partire da prospettive diverse.

Questo i titoli:

Abusi e divorziati risposati
Autorità e primato
Laici e donne
Preti sposati e ambiente digitale

L'articolo che riferisce della Conferenza della presentazione a questo link:

https://www.agensir.it/chiesa/2023/06/20/sinodo-sana-decentralizzazione-per-dare-piu-spazio-a-laici-e-donne/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Qui il testo integrale dell'Instrumentum Laboris:

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/06/20/0456/01015.html


Il sesso femminile come impedimento o come opportunità: è davvero una questione dottrinale?

Quando si studiano le questioni che riguardano il soggetto del “ministero ordinato”, non è difficile trovare nei manuali una distinzione ragionevole, ma che merita di essere riletta con maggiore attenzione. Si dice, di solito, che la questione della “ordinazione di uomini sposati” è questione di carattere disciplinare, mentre la questione della “ordinazione delle donne” è questione di carattere dottrinale. Questa distinzione dovrebbe essere discussa.


A me sembra che, considerando la tradizione, la esclusione della donna dalla ordinazione non risulti un contenuto “de fide”, ma un tema “de moribus”. I costumi, tuttavia, possono cambiare senza che con ciò cambi la fede. Su questo, credo, non si possa dubitare. Impegnare il magistero definitivo (o addirittura il magistero infallibile) su questioni che possono mutare secondo la storia e la coscienza sembra una procedura non solo rischiosa, ma contraddittoria rispetto al compito di “confirmare” che il magistero dovrebbe garantire. Il magistero non ha mai inteso utilizzare la funzione di confirmare, al suo livello più alto , su materie che sono soggette al cambiamento storico. Non avrebbe avuto senso impegnare il magistero definitivo nei giudizi sulla astronomia tolemaica o corpornicana, nei giudizi sulla geografia europea o americana, nei giudizi sulla antropologia civilizzata o primitiva. Nessuno si è mai sognato di vincolare la Chiesa ad un giudizio contingente, pur essendovi stati, lungo la storia, giudizi pesantemente limitati, espressi da parte di uomini di Chiesa. Il magistero custodisce un “depositum” che non è una enciclopedia con tutte le definizioni al loro posto. 

La riflessione di Andrea Grillo continua a questo link: