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Le voci di chi ha lasciato la Russia di Putin

Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, la Russia ha registrato una massiccia emigrazione. È difficile quantificare il numero di persone che hanno lasciato il paese definitivamente. Le stime si aggirano tra le 500mila e un milione. 

I motivi di questa nuova ondata migratoria sono molteplici. Siccome al lancio dell’invasione è corrisposto anche un duro incremento della repressione interna, molte persone hanno lasciato la Russia per motivi politici e per preservare la propria incolumità. Altre si sono spostate per sfuggire al reclutamento militare. Altri ancora per non perdere opportunità di lavoro a fronte delle sanzioni e dell’isolamento della Russia rispetto ai paesi occidentali. Abbiamo raccolto le voci di alcune persone emigrate.

Secondo uno studio del Centre for European Policy Analysis, i relokanty (termine spesso usato dalla comunità di emigranti per riferirsi al proprio status, da relokacija, “ricollocamento”) possono essere suddivisi in quattro macro-categorie. 

La prima comprende giornalisti, attivisti, e membri di organizzazioni non governative ...

Il reportage di Maria Chiara Franceschelli è a questo link:

https://www.valigiablu.it/diaspora-russi-perche-emigrano/

Tensioni interne, mobilitazioni e stanchezza di guerra: quale futuro per l’Ucraina?

Da oltre tre mesi, l’attenzione per il conflitto fra Israele e Hamas a Gaza ha fatto scivolare in secondo piano la guerra in Ucraina nell’ordine del giorno dell’agenda internazionale. Più o meno nello stesso arco di tempo, è rimasto irrisolto lo stallo al Congresso statunitense: la serrata opposizione dei repubblicani – che alla vigilia delle presidenziali di fine anno insistono su temi di politica interna, tra cui il rafforzamento del confine fra USA e Messico – ha impedito l’approvazione di un piano economico e militare di sostegno all’Ucraina da oltre 61 miliardi di dollari, programmato dall’amministrazione Biden.


Dopo la formalizzazione di una tranche da 250 milioni di dollari a fine 2023, lo scorso 3 gennaio il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha dichiarato “che non ci sono ulteriori fondi a disposizione” per sostenere Kyiv. Sebbene secondo alcuni analisti il maxi-pacchetto di aiuti dei democratici potrebbe essere ugualmente approvato nelle prossime settimane, il tema di un probabile indietreggiamento di Washington dalla causa ucraina (quasi certo, in caso di elezione di Donald Trump) ha generato preoccupazioni sul futuro stesso della resistenza quasi biennale di Kyiv all’invasione. In quello che si appresta a diventare il più grande anno elettorale della Storia, pure il destino dell’Ucraina potrebbe essere deciso alle urne, citando il titolo di una recente analisi di Eugene Chausovsky su Foreign Policy.
Nonostante ciò, i segnali politici per l’ottimismo non sembrerebbero mancare....

L'analisi di Andrea Braschayko continua a questo link:


"L’abuso di coscienza" è anche il caso di un'obbedienza senza coscienza.

Vorrei almeno accennare a un tema doloroso e di grande attualità, cui il magistero di papa Francesco è particolarmente attento: l’abuso di coscienza (1), di cui sono espressione gli abusi sessuali, ma che ha propaggini ben più ampie. Un abuso possibile in virtù di un’obbedienza senza coscienza, chiesta o prestata.

Da una parte vi può essere infatti chi si presta e vive un’obbedienza senza coscienza, per ragioni molto diverse: per incapacità, come nel caso di minori o di persone non pienamente in grado di intendere e di volere; per la seduzione esercitata da un’autorità carismatica perversa, come nel caso di abusi in ambito religioso, soprattutto su donne; per un qualche piccolo tornaconto, quando l’abusatore di coscienza remunera con le briciole del suo potere chi vi si sottomette in modo irriflesso e incondizionato; o infine per banale comodità, poiché obbedire senza pensare può risultare meno oneroso.
Dall’altra parte dell’abuso di coscienza vi è l’autorità perversa che viola e distrugge le coscienze, per poter assoggettare in modo pieno le proprie vittime. Non a caso la coscienza e la sua distruzione sono il primo obiettivo di tutte le autorità degenerate. Come afferma Dalmazio Mongillo:

Il potere è interessato a che l’uomo non si renda conto della propria dignità e responsabilità. Sulle coscienze addormentate o anestetizzate si agisce meglio che su quelle sveglie. 
Non può mai prevedere la posizione che assumerà una coscienza cosciente e libera, e poiché il potere ha bisogno di prevedere tutto, vuol controllare e moderare le fasi e i contenuti dello sviluppo della coscienza. ...

La riflessione di Sabino Chialà continua a questo link:


Le violenze sugli ultimi? Zamagni: «È la stagione dell’odio sociale»

Zamagni e la violenza contro gli “invisibili”: oggi il povero non è visto solo con sentimenti di indifferenza e ostilità. È percepito come altro da sé e ciò porta a compiere azioni contro i fragili


Non è più paura, non è nemmeno disprezzo del povero. «Sta accadendo molto peggio: siamo ormai in presenza di odio sociale». Nel 2019, Stefano Zamagni non aveva esitato a parlare con Avvenire di «aporofobia»: erano i tempi dell’offensiva contro il Terzo settore, della criminalizzazione della solidarietà voluta anche a livello istituzionale. Cinque anni dopo, l’intellettuale bolognese che ha guidato la Pontificia accademia delle scienze sociali, ricostruisce lo scenario attuale in modo ancora più diretto, guardando all’Italia e all’Europa. «Oggi il povero non è visto semplicemente con sentimenti di indifferenza e ostilità. È percepito come altro da sé da una parte dell’opinione pubblica e questo porta a compiere azioni contro la persona fragile». Sullo sfondo c’è la violenza gratuita contro gli ultimi, siano essi migranti, disabili, senza dimora, detenuti: la cronaca ne è quotidianamente piena...

L'intervista a cura di Diego Motta continua a questo link:





Tre anni di Blog: crescono costantemente le visite

I dati sono chiari e i grafici lo dimostrano già al primo colpo d’occhio. Se all’inizio le visualizzazioni si condensavano soprattutto nel week-end, nel 2023 si distribuiscono ugualmente lungo tutta la settimana mostrando interesse sui contenuti non solo sui contributi di approfondimento sugli Evangeli delle Domeniche che, comunque, rimangono apprezzati (normalmente vengono proposti almeno due post che affrontano il testo evangelico da ottiche diverse complementari). Molti anche i commenti dei lettori in calce ai post.



Nell’arco della settimana le caratteristiche dei post sono le seguenti:


sabato e domenica

contributi di approfondimento sull’Evangelo

lunedì

le caratteristiche della celebrazione eucaristica della domenica, preghiere, eventi, ospiti …

martedì, mercoledì e venerdì

approfondimenti e tematiche sociali; attenzione alle realtà in via di sviluppo

giovedì

approfondimenti, dibattiti e contributi ecclesiali e pastorali


La scelta di cosa postare segue precisi canoni:

·      non si segue rigidamente l’attualità: questa si conosce dai quotidiani, dai media, dalla televisione…

·      eventualmente si scelgono commenti, riflessioni e approfondimenti non scontati

·      c’è attenzione al terzo mondo, ai paesi in via di sviluppo e notizie anche di cronaca che normalmente sfuggono all’attenzione del grande pubblico ma che sono significativi per l’umanità che propongono e/o fanno emergere

·      c’è ovviamente attenzione al cammino ecclesiale (in particolare a quello sinodale in questo periodo) e all’attività del Papa

·      vengono proposti e seguiti dibatti teologici, spirituali e pastorali che quasi sempre sono sconosciuti perché seguono propri canali di informazione che normalmente non emergono alla grande utenza, ma che interessano la vita delle Parrocchie, delle Comunità e delle loro celebrazioni liturgiche

 

 

Visite al Blog - dati assoluti nei tre anni

2021

11.870

2022

16.022

2023

21.336

 

Dati assoluti e percentuali

Media Visite al Bog

2021

2022

2023

Media per mese

1079

1335

1778

Media per settimana

237

297

395

Media per giorno

36

44

58

 

Nel 2023 il più grande numero di accessi è stato: 

in un giorno di

187

in una settimana di

769

In un mese

2.677

 

Dati delle visite per nazioni nel 2023

Italia

15.972

Stati Uniti

1.591

Germania

1.044

Finlandia

431

Irlanda

313

Canada

270

Singapore

255

Svezia

209

Cechia

174

Francia

170

Regno Unito

152

Corea del Sud

142

Australia

61

Polonia

31

Paesi Bassi

23

Spagna

21

Belgio

20

Russia

18

Ucraina

12

Altro

427

Totale

21.336

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra liturgia nella IV Domenica PA ha visto ...

 ... al centro le famiglie che l'hanno animata

Introduzione:

Il gruppo di famiglie della Comunità si ritrova ogni mese nella Parrocchia della Cita. A turno una famiglia, con il prezioso aiuto di (Don) Nandino (che ne approfitta per scroccare una cena), prepara il prossimo incontro proponendo riflessioni, ma anche esperienze e giochi da condividere. Nandino ci ha chiesto di animare la liturgia di questa domenica e ci è parso giusto approfittare di quest’occasione per sottolineare, un po’ a modo nostro, la dimensione dell’unità e della condivisione. In fondo, che cos’è una famiglia se non unità e condivisione? Ci sembra che il Vangelo di oggi sottolinei questo aspetto: Gesù rivela la sua potenza scacciando il demonio; e che cos’è il Diavolo se non il divisore? Anche San Paolo, che nella seconda lettura sembra criticare la famiglia, in fondo vuole questo: l’unità e non la divisione. Abbiamo detto che faremo le cose a modo nostro. 

Mentre veniva letta questa filastrocca i bambini l'animavano e tendevano i nastri disperdendoli tra i banchi dell'Assemblea  ...



Nella scatola del cucito, i nastri colorati
un giorno litigarono: si eran dissociati.
Ogni colore diceva che
era il più bello e spiegava il perchè:
– Io – disse il rosso, prepotente,
– ho il colore del fuoco, il più splendente.

Il giallo saltò su e in due parole:
– Splendo sol io, che ho il color del sole
– Macchè – disse il verde, un po’seccato,
– più bello di tutti è il color del prato.

Ed allora l’azzurro a bruciapelo:
– Son io il più bello, che coloro il cielo.
Il viola, il rosa, il lilla, l’arancione
dentro l’astuccio facevan confusione.

Tanto urlarono litigarono e alzarono la voce
che si ritrovarono fuori dall'astuccio assai piuttosto veloce, 
ognuno solo nel suo angolino 
passava il giorno a colorare di una sola tinta il suo pezzettino. 

Stavan soli soletti i nastri colorati, 
tutti convinti di essersi da soli bastati, 
a guardar bene - però - ogni pezzettino 
era assai triste di un solo colore, poverino;
finché un giorno il cielo, assai infelice di questa disunione, 
decise di organizzare un molto grosso acquazzone. 
Gocce di pioggia arrivarono da ogni dove, 
per riportare tutti insieme i colori che se ne erano andati altrove:
quanto era più bella la vita 
se vissuta di nuovo insieme tutti, unita! 

Il giallo, il rosso, il blu ma per favore,
fra tutti voi non c’è un più bel colore.
Non c’è un colore bello ed uno meno,

splendete tutti insieme, dentro l’arcobaleno.


Intenzioni Penitenziali:

  1. Signore, quando non ascoltiamo la tua Parola o non siamo testimoni fedeli Kyrie eleison

  2. Cristo, quando ci preoccupiamo e ci affanniamo per obiettivi futili - Kriste eleison

  3. Signore, quando creiamo divisione e non unità - Kyrie eleison


Preghiere dei Fedeli:

    1. Signore ti preghiamo per il Papa, i Vescovi e i sacerdoti: guidali e illuminali nel loro cammino perché siano sempre capaci di suscitare stupore per le tue meraviglie. Preghiamo

     

    1. Ieri 27 gennaio si è celebrata la Giornata della Memoria per non dimenticare lo sterminio degli ebrei, la soppressione di sinti e rom, delle persone della comunità LGBTQIA+ e dei portatori di handicap e per condannare tutte le forme di intolleranza o violenza contro persone o comunità. Ogni essere umano è figlio di Dio e perciò nostro fratello/sorella: affinché pace e giustizia facciano breccia in questi tempi segnati da guerre e violenza. Preghiamo

     

    1. Ti preghiamo Signore per le famiglie che stanno attraversando un momento di difficoltà, che stentano ad ascoltarsi, a capirsi, a perdonarsi.

    Si dice sempre che le famiglie sono le fondamenta della società, eppure vengono spesso lasciate sole, sia materialmente che spiritualmente. 

    Fa che, da un lato, sappiano aprirsi e chiedere aiuto, e, dall'altro, che possano trovare attorno a loro il giusto supporto per non sentirsi sole, ma ritrovarsi attorno alla Tua parola per tornare a condividere e sentirsi parte della Tua unità. Per questo Ti preghiamo

     

    1. Sappiamo ancora stupirci? Riusciamo a vivere l'Eucaristia con quel senso di stupore? Il Vangelo ci racconta che "erano stupiti del suo insegnamento" uomini incantati dall'incontro con chi ha parole che trasmettono la sapienza del vivere, che toccano il nervo delle cose perché nate dal silenzio, dal doloro profondo. Papa Francesco ha detto che lo stupore è il termometro della nostra vita spirituale, perché l'incontro con Dio va oltre la gioia, giunge allo stupore. Per la nostra Comunità perché sappia vivere con uno sguardo che sa ancora meravigliarsi come uomini di gioia. Preghiamo

Antifona di Comunione:

L’Antifona di Comunione che ora pregheremo assieme, sottolinea la continuità e l’unità della celebrazione. È un versetto del Vangelo proprio per dire che la Parola, Eucarestia e Comunione compongono un’unità inscindibile. 

Lo si è sottolineato anche accendendo le candele all'altare da quella dell'ambone e dal pane e il vino portati all’altare da chi ha proclamato la Parola. Preghiamo:

"Erano stupiti del suo insegnamento dato con autorità!" (Mc 1,22)


Al saluto finale:
Il Vangelo ci dice "erano stupiti del suo insegnamento". Il desiderio di sapere, di conoscere nasce dalla meraviglia. Questa pertanto non è una risposta, ma una attivazione di domande, una ricerca di/tra ipotesi e verifiche. Un atteggiamento tipico dei bambini e delle bambine che sono ancora in grado di vedere le cose ordinarie sotto una luce nuova, che riescono a guardare il mondo formulando domande e cercando risposte senza smettere di stupirsi. Voglia di sapere e meraviglia guidano tutto ciò che fa fare passi avanti.

Abbiamo così scelto come simbolo dello stupore le bolle di sapone che contengono in sé la bellezza e la voglia di seguirle con lo sguardo bambino, che fanno voglia di non fermarsi, alzare gli occhi e nascere sorrisi.



Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 28 gennaio

 


IV Domenica P.A. - Mc 1,21-28

Passare dall’essere sotto una autorità dominatrice ad una autorità liberatrice e umanizzante come quella di Gesù, porta alla scoperta di una novità inattesa che desta stupore e desiderio di proseguire. È un nascere di nuovo, un essere "pescati" a una nuova vita, un modo di essere  prima sconosciuto.



La settimana scorsa Marco ha iniziato a raccontarci il “lieto annuncio” portato da Gesù: “Il Regno di Dio è qui, convertitevi e credere nel Vangelo”, fattelo vostro, attivatelo, rendetelo attuale nella vostra quotidianità, visibile a tutti mettendo al centro il bisogno dell’altro e non il vostro interesse personale. Diventate “pescatori di uomini” cioè fateli uscire da una realtà nella quale possono solo soffocare di egoismi, ritorsioni, vendette, cupidigie, corruzioni, violenze, guerre fratricide e iniziateli al mondo della misericordia del Padre. È urgente il farlo e questo è sottolineato dall’uso di un avverbio di tempo “subito” che in questa parte dell’Evangelo di Marco torna ripetutamente dando un ritmo preciso.


Questo è il suo annuncio da portare ovunque perché ogni dove convivono il grano e la gramigna, le persone da salvare non sono solo sulle strade ma anche nelle sinagoghe; non solo nei luoghi nascosti frequentati nella penombra da ogni tipo di malavitosi, viziosi o operatori di ogni tipo di violenza, ma anche nelle assemblee delle nostre Comunità. Anzi, in ciascuno di noi stessi: non dobbiamo in ogni istante scegliere a volte tra opposte tenzioni, tra il male nel quale possiamo affogare, le reti che ci trattengono dal realizzare la misericordia del Padre per salvaguardare la nostra realtà e l’aderire fino in fondo alla donazione di sé seguendo l’esempio di Gesù?

Il grido di quell’uomo “posseduto da uno spirito impuro” è proprio questo e parla al plurale maiestatis a nome di tutta l’assemblea, di tutti gli uomini: “che vuoi da noi, Gesù Nazareno?”, ci vuoi far uscire dal nostro tran-tran, dalle sicurezze che un certo ordine delle cose ci garantisce, ci vuoi far alzale lo sguardo, guardare oltre noi stessi, uscire dai nostri ristretti affetti ed orizzonti e guardare agli interessi generali, a quanto sta avvenendo nel mondo intero e non solo in quella parte che a noi interessa anche se per nobili motivi.

Gesù offre una prospettiva libera da pregiudizi, anche da quelli più nobili ma che possono sfociare in concezioni o rapporti sbagliati come, per esempio il pensare un Dio quale un legislatore punitivo; immagine che porta ad una sudditanza cieca, come quella esistente tra padrone e, nemmeno servo bensì schiavo, situazione dove non c’è libertà ma paura.

Allora si comprende lo stupore nell’ascoltare il suo insegnamento forse provocatorio, sicuramente stimolante che non permette di rimanere supini in un assuefatto allo status quo. È come un colpo di frusta che risveglia e divide tra la difesa della tranquilla realtà vissuta e l’apertura ad una novità di vita; tra una chiesa piramidale dove la delega alla gerarchia è ricca di comodità e un cammino nella corresponsabilità sinodale nel quale fiorisce la fraternità.

Gesù Nazareno … so chi tu sei: il santo di Dio! cioè colui che è stato inviato per separare, tirare fuori l’uomo dalla sua bolla di cristallo dove è stato rinchiuso e attirarlo in quella del Padre: dalle tenebre alla luce. Questa è l’attività di “santificazione” che Gesù è chiamato a compiere e che ci chiede di condividere con lui. 

Sei venuto a rovinarci”(letteralmente "distruggere"). Quest’uomo non parla certamente a nome dell’assemblea che, anzi, era rimasta favorevolmente sorpresa da Gesù e dal suo annuncio fatto con autorevolezza, cioè avendo alle spalle non una cultura libresca, ma un concreto vivere secondo lo spirito, secondo la volontà di amore e di misericordia del Padre. Parla invece a nome di chi ha interesse a mantenere sotto controllo la realtà che ora si sente scappare di mano e sa che finirebbe per trovarsi in grandi difficoltà.

Gesù non entra in dialogo, taglia corto: “Taci! Esci da lui!”. È un preciso insegnamento per noi: se li lasciamo parlare possono finire per ammaliarci. In fin dei conti vanno incontro ai desideri del nostro io, all’egoismo, alla superbia, fino al più mite desiderio di vivere senza fastidio alcuno. È bene tacitarli subito. Volentieri è una lotta “straziante” che fa gridare tutta la sofferenza nel mentre si decide da che parte stare. Cambiare modo di vivere, dare un altro senso alla nostra realtà non è mai una operazione indolore e, in ogni caso non è mai una volta per tutte. Passare dall’essere sotto una autorità dominatrice ad una autorità liberatrice e umanizzante come quella di Gesù, porta alla scoperta di una novità inattesa che desta stupore e desiderio di proseguire, di andare più in profondità nel conoscerla. È un nascere di nuovo, una nuova vita, un modo di essere sconosciuto prima: un cammino è iniziato.

(BiGio)

Chi sono questi “spiriti impuri”. Un breve molto sintetico accenno di carattere storico

Per comprenderne l'origine ci si deve rifare al Pentateuco di Enoc conosciutissimo al tipo di Gesù e che conviveva assieme a quello di Mosè dando origine ad una corrente teologico spirituale: il messianismo escatologico al quale appartenne, per esempio, Giovanni Battista e poi anche quello Gesuano sfociato poi nel Cristianesimo

 

I primi versetti del capito 6 della Genesi, quello del Diluvio, accennano a dei “figli di Dio” che si invaghirono delle figlie degli uomini, si unirono con loro prendendole per mogli ma, poi, il racconto si blocca lasciandoci con un grande punto interrogativo. La continuazione della narrazione la si trova nel Libro dei Vigilanti di Enoc dal quale quel versetto di Genesi appare estrapolato e vi dipende.  Quel libro fa parte del Pentateuco di Enoc che, nel medio giudaismo (300 a.c. – 200 d.c.) convisse con quello di Mosè. In quel periodo trovarono stesura ambedue i Pentateuci che si differenziano sostanzialmente perché danno risposte diverse all’origine del male ed alla soluzione per superarlo. Per quello di Mosè è nell’incapacità dell’uomo a rimanere fedele alla Torah che si genera il male e quindi il peccato. In quello di Enoc la storia è molto diversa ma tracce di questo si ritrovano anche nell’altro a significare che il dialogo tra i due era molto stretto e fecondo man mano che l’approfondimento teologico diventava più profondo.

I Vigilanti erano degli angeli, una specie di pretoriani di Dio che, scesi sulla terra, si invaghirono delle donne, le sposarono e nacquero i giganti. Tutto questo però stava fuori del disegno di Dio e il risultato fu quello che noi oggi potremmo chiamare un errore genetico che deturpa e genera disordine in ogni aspetto della creazione.

La reazione di Dio fu quella di rinchiudere questi suoi “figli” ribelli (gli angeli) perché erano andati oltre il suo disegno alterando l’equilibrio della realtà, nello sheol e mandò il diluvio per far annegare i giganti, queste creature difformi e deformanti il suo disegno. Una parte di questi esseri avevano però caratteristiche divine e, quindi immortali (qui si vede l’influenza dello zoroastrismo – la religione babilonese – e della filosofia greca, ambedue basate sul dualismo bene/male, mortale/immortale, carnale/spirituale). Questa loro parte immortale che poi noi chiameremo “anima” ovviamente sopravvisse ma, essendo frutto di un peccato, continua la sua influenza continuando a cercare di portare il disordine (cioè il peccato) tra gli uomini, a dividerli, separarli da Dio e dalla sua volontà.

Sono questi gli “spiriti impuri” che Gesù incontra e sconfigge continuamente come un altro libro di Enoc, il “Libro dei sogni” aveva annunciato: per vincere definitivamente questi diavoli (dia-bolos, cioè coloro che cercano di dividere l’uomo da Dio), era necessaria l’opera di uno di origine divina più forte di loro.

Quando anche nella nostra Scrittura cristiana (ma anche in quella ebraica) incontriamo angeli, demoni e spiriti immondi, siamo di fronte ad una contiguità tra i due Pentateuci nei quali trovano la fonte. All’epoca di Gesù erano ambedue conosciutissimi e, una delle correnti teologico-spirituali dell’epoca assai diffusa, era quella messianica-escatologica alla quale anche Qumran faceva parte (come movimento scismatico). Pure il movimento di Giovanni Battista attingeva a questa corrente e, in seguito, anche quello di Gesù. Difficile comprendere il retroterra culturale di S. Paolo senza accedere a questa fonte dalla quale attinse a piene mani.

Ultima nota in questo excursus tagliato con l’accetta: la versione integrale del Pentateuco di Enoc ci è giunto in lingua ge’ez attraverso la Bibbia etiope della quale fa parte integrante assieme a quello di Mosè. 

(BiGio)

"Che vuoi da me?"

Non basta sapere che Gesù è il santo di Dio; anche il demonio lo sa. Occorre lasciare che la sua parola ci ferisca, ci svuoti sempre più da ogni pensiero malvagio, fino a farci diventare dimora del Santo di Dio


Gesù entra a Cafarnao e subito si mette a insegnare nella sinagoga, ma, cosa strana, per un luogo così santo, c’è uno spirito impuro che subito si mette a gridare. Parla di sé al plurale: “Che vuoi da noi?”; è uno spirito che dà voce a un’intera banda di demoni e che confessa di sentirsi minacciato da ciò che gli fa più orrore: la santità. È uno che sa, non crede, ma sa. Gesù interviene con forza, impone il silenzio. Lo spirito esce provocando una specie di agonia (cf. Mc 9,26). Nel vangelo secondo Marco le guarigioni sono sempre delle lotte terribili. I presenti sono spaventati e si interrogano; è entrata in scena una nuova forza, potente, che comanda agli spiriti impuri.

Tutta la Bibbia ci narra che la Parola di Dio si è fatta prossima all’uomo, ma al desiderio di prossimità della Parola sembra rispondere un desiderio di fuga, di distanziamento da parte dell’uomo. Questo racconto ci ricorda che possiamo essere dentro materialmente il luogo della parola, il luogo in cui la parola viene spezzata, ma restare al di fuori di un rapporto veritiero con essa. Accade di frequente, ci dice il Nuovo Testamento: accade al fariseo che prega nel tempio, accade a quest’uomo nella sinagoga di Cafarnao che apparentemente sta nell’assemblea santa, apparentemente in comunione con i fratelli, ma con il cuore è lontano dal Signore e dai fratelli. Gesù insegnando con autorità, lascia che la Parola faccia la verità. Compito del profeta, diceva Agostino, è togliere il peccato da dietro le spalle e porlo dinanzi agli occhi affinché lo vediamo e opponiamo un no deciso al male. 

“Taci! Esci da lui!”. Gesù non accetta alcun dialogo, non entra in discussione, impartisce un ordine brusco. Nessun compromesso. Se il vangelo di Giovanni ci narra la purificazione del tempio, questo passo del vangelo di Marco ci narra la purificazione del cuore. Invece di ascoltare la Parola, quante volte finiamo per mercanteggiare con essa, per opporle dei limiti. “Che vuoi da me?”. Vorremmo un Dio che ci approva e ci consola, un Dio che si fa complice delle nostre debolezze, vorremmo un vangelo senza croce, senza morte a noi stessi, senza l’incessante fatica della conversione. 

“Che vuoi da noi? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. Ma il santo di Dio che vuole regnare sull’uomo non tollera la presenza dello spirito immondo, e il vangelo secondo Marco al cap. 7 ci dice in che cosa consiste questo spirito immondo, molteplice che fa dire “noi”; sono le intenzioni cattive, gli omicidi, gli adulteri, le cupidigie, le malvagità, l’inganno, le guerre … Gesù è il santo di Dio, ci vuole santi, cioè modellati dalla sua Parola.

Scrive Basilio: “Come la Parola vuole che siano i cristiani? Quali discepoli del Signore, modellati solo su ciò che vedono in lui e da lui odono. Che cosa è proprio di chi crede nel Signore? Il conformarsi con piena certezza alle parole della Scrittura senza osare togliere o aggiungere nulla” (Regole morali 80,1.22).

Non basta sapere che Gesù è il santo di Dio; anche il demonio lo sa. Occorre lasciare che la sua parola ci ferisca, ci svuoti sempre più da ogni pensiero malvagio, fino a farci diventare dimora del Santo di Dio. 

(Lisa di Bose)