Dialogo interreligioso. Dobner: “Ascoltare la tradizione della Chiesa, ancorandoci a Israele”

La studiosa carmelitana, nel suo volume dal titolo "La Tenda", approfondisce la Scrittura con una chiave di lettura che sia radicata nella tradizione ebraica, ma anche in quella cristiana, nell'ottica della Bibbia dell'amicizia


Una rassegna di temi molto cari alla tradizione ebraico-cristiana con una lettura trasversale, che parte dalla Bibbia e arriva fino all’insegnamento dei maestri d’Israele e dei padri della Chiesa. Ecco il percorso condotto da Cristiana Dobner, carmelitana, nel libro “La Tenda. Dio in cammino fra noi e in noi” (EDB edizioni). La Tenda diviene la metafora di un luogo mistico dove ebrei e cristiani sono chiamati a riunirsi per condividere l’amore del Padre che è nei cieli e cammina con loro. Pagine che rilanciano l’urgenza di un confronto rispettoso delle diverse spiritualità.

La presentazione a cura di Filippo Passantino continua a questo link:

Incontri fatti andando in pellegrinaggio alla Salute...

Ho scoperto un quadro mentre andavo in pellegrinaggio alla Salute, tanti anni fa. Un quadro di Magritte pittore belga surrealista e metafisico. Se si entra nella Fondazione Guggenheim, sulla via che attraversa Dorsoduro verso la Basilica, ci si imbatte in questo capolavoro che può aiutarci a comprendere la nostra vita in questo mese di novembre che medita sulla morte. 

La serie pittorica nella quale il quadro si inserisce, esprime la creatività senza freni di Magritte. Essa vuole rappresentare un’idea, una contraddizione, e lo fa attraverso un’immagine poetica di un paesaggio notturno incoronato dalla luce del sole e dell’azzurro cielo che accompagna il giorno. Se uno conosce i lunghi tramonti nordici, sopra o vicino al circolo polare artico, in cui il sole cala all’orizzonte a mezzanotte, evoca il fatto che il sole può tramontare molto tardi e il buio comparire solo per poco tempo. 

Questo ci dice molto della nostra vita. 

Un sole che sembra tramontare con la morte ma che in realtà ci mette difronte al fatto che la Luce della Vita in realtà non muore mai... la morte è un buio passeggero e parziale a trionfare sono le luci della quasi immediata alba che segue il tramonto...

Magritte raffigura un viale su cui si affacciano alcune villette, una delle quali illuminata da un lampione che si trova di fronte. L’oscurità che avvolge la piccola strada cittadina, stemperata soltanto dal lampione al centro del quadro, si contrappone così dal limpido cielo azzurro che sovrasta le abitazioni. Il tutto è dipinto con il solito tratto magrittiano, segnato da un elementare realismo che non si sofferma volutamente su nessun dettaglio in particolare. Il pittore belga, senza mai uscire dal quotidiano, riesce comunque a ribaltare una delle più solide certezze della vita di tutti i giorni: l’alternanza tra giorno e notte, luce e ombra. Il cielo diurno, punteggiato da qualche innocua nuvola bianca, diventa elemento di speranza: l’oscurità perde il suo valore tradizionale per amalgamarsi, in quest’opera, in un 

generale sentimento di impenetrabilità e mistero. Così la nostra vita fisica sembra tramontare verso il buio ma in realtà permane nella luce… noi abbiamo il compito di lasciare acceso il lampione per noi e per tutti perché il Dio della Vita e della luce prevalga…

Pregare la Madonna della Salute sia allora un piantare quel lampione nella vita di tante persone precipitate nel buio della solitudine e disperazione.

(Fabiano Longoni)

Oggi nella festa della Madonna della Salute, Marco Cè chiedeva tre doni

Marco Cè così si espresse una festa della Madonna della Salute che ogni anno si celebra il 21 novembre dal 1631, giorno della Festa della Presentazione di Maria al Tempio, come ringraziamento per la fine della peste. 

Io chiedo alla Madonna della Salute tre doni per la nostra Chiesa in Venezia:   

Il primo: il dono supremo di mettere Cristo e lui crocifisso al di sopra di tutti I discorsi, i progetti, le speranze per il futuro della Chiesa e del mondo. 

Gesù al centro di tutto, come sorgente di tutto e fondamento di tutto; Gesù come principio, come fine, come compito, come missione. Io mi auguro che in noi credenti e nella Chiesa la gente intraveda il volto di Gesù: il volto dell'umile e mite servitore del Padre, da lui mandato a salvarci; di colui che, a Cana, fa festa all’uomo, perché “l’uomo vivente è la gloria di Dio". 

Poi imploro un secondo dono: la Salute è una grande festa dell'accoglienza e della solidarietà. Anche l'architettura del tempio è come un grande abbraccio per chiunque venga. Anche le nozze di Cana lo sono state. Gesù è la rivelazione dell'accoglienza sconfinata di Dio: sconfinata perché senza preclusioni che non siano il nostro rifiuto... E Dio bussa anche alla porta del rifiuto: "Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (cfr. Ap 3,20). ' 

L'accoglienza ci qualifica come figli di Dio e come cristiani. Essa ovviamente, sul piano civile, non deve essere selvaggia, disordinata, o fuori d'un quadro legislativo: richiede certamente un rispetto dei diritti e l'assolvimento dei doveri; scongiura però l'egoismo che pensa solo a se stesso e talora ironizza sulla solidarietà. Dobbiamo tutti impegnarci per far lievitare una buona cultura. 

E poi un terzo dono io chiedo al Signore, ed è la carità. Parlando di carità penso cioè a quella carità che è Dio ed è stata oggettivamente infusa nei nostri cuori mediante la presenza dello Spirito Santo, che quindi è partecipazione alla vita stessa della Trinità. Tale carità cambia la nostra esistenza personale e comunitaria e ne fa una rivelazione dell'amore divino 

Tale è la festa della Salute: essa in qualche modo svela l'immagine della Chiesa che il Signore ci chiede di essere una Chiesa che sia "mistero di Cristo", mite e serva, la cui legge normativa è quella del lievito e del chicco di grano: il lievito "dentro" la pasta per fare il pane buono, il chicco di grano che porta frutto solo se muore nel terreno. E il frutto sarà una cultura nuova, una profezia della "civiltà dell'amore", secondo la visione di Isaia: una novità nella quale tutti possano riconoscersi, perché è l'immagine di Dio stampata nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, nel giorno della creazione. 


Fraternità: una parola da vivere

La fraternità occupa un posto importante nella Bibbia e nella vita della Chiesa. In senso stretto la parola “fratelli” indica le persone nate dallo stesso grembo materno; tuttavia in ebraico e in altre culture questa parola designa anche i membri di una stessa famiglia in senso largo, oppure di una stessa tribù o di uno stesso popolo. Fraternità indica anche il legame spirituale fra più persone di una stessa fede.


La fraternità fa parte del nostro vivere ecclesiale e sociale. Certo, non si cominciò nel migliore dei modi: Caino per gelosia uccise il fratello Abele; ci furono poi tante altre storie di fraternità tradita o vissuta male. I fratelli Abramo e Lot, visti i litigi dei loro mandriani per questioni di pascolo, si separarono per evitare liti fra loro due (Gen 13, 8); Giacobbe ed Esaù entrarono in competizione e si separarono; Lia e Rachele erano due sorelle rivali; Giuseppe fu venduto dai suoi fratelli (Gen 45, 4-5. 8); il profeta Geremia fu perseguitato dai suoi stessi fratelli (Ger 12, 6). E si potrebbe continuare. Però una delle preghiere più belle dei Salmi dice che ...

La riflessione di Flavio Facchin nomi continua a questo link:

https://www.procuramissioniomi.eu/parole-di-missione-fraternita/

Si dimette il Consiglio per le relazioni con l’Islam: «Il governo ha interrotto il dialogo»

In 20 anni sono stati fatti grandi passi avanti, ma non c’è stato il riconoscimento di alcune comunità islamiche come enti religiosi nonostante il parere favorevole del Consiglio di stato. Con il governo Meloni tutte le attività sono state interrotte. Il dialogo è stato anche funzionale al contrasto al radicalismo religioso, uno dei cavalli di battaglia del centrodestra


Con l’insediamento del governo di Giorgia Meloni c’è stato un netto cambio di indirizzo. In circa due anni le parti sono state riunite solo una volta, il 13 luglio 2023. 

Dopodiché «il Consiglio non è stato più convocato»; alcuni progetti sono stati sospesi, come la collaborazione con l’Anci per risolvere la questione dei cimiteri islamici, e «nessuna iniziativa è stata avviata o calendarizzata», si legge nella lettera di dimissioni. «Infine, i percorsi di riconoscimento della personalità giuridica di alcuni enti esponenziali musulmani che si trascinano da anni non hanno ricevuto alcun impulso e, dunque, non hanno ancora avuto quell'esito positivo che finalmente ci si attendeva dopo l’approfondita istruttoria ministeriale e i pareri favorevoli del Consiglio di Stato». 

Per questi motivi i membri del Consiglio per le relazioni con l’Islam hanno deciso di ...

L'articolo di denuncia continua a questo link:

https://www.editorialedomani.it/fatti/consiglio-relazioni-islam-dimissioni-lettera-governo-interrotto-dialogo-ryv0vdu8




Donna diacono no, donna vescovo sì? Recenti equivoci sul “potere di governo”

Con un commento alla pubblicazione del mio post rilanciato su SettimanaNews che si può leggere qui, Giuseppe Guglielmi ha colto un punto importante dello stile teologico e istituzionale con cui il Dicastero per la Dottrina della fede ha impostato la “pars construens” del futuro documento sulla donna nella Chiesa. Ecco che cosa ha osservato il teologo di Napoli

“Non sono bravo con i distinguo e gli equilibrismi ecclesiastici, ma mi sembra di capire che con il n.3 (storia delle donne ecclesialmente autorevoli) si voglia non dico distinguere ma perlomeno estendere la potestà giuridica oltre la potestà d’ordine, così da includere i non chierici e dunque anche le donne in compiti fino ad oggi riservati al clero? Questa è la posizione avanzata da tempo da diversi canonisti…”

Proprio su questo punto io credo che la tradizione canonistica e quella teologica debbano confrontarsi più a fondo ed elaborare nuovi modelli di lettura della tradizione e così anche aprire nuove strade alla Chiesa del futuro. Mi pare infatti che proprio tra le “fonti” che la Relazione del gruppo 5 segnala come punti di riferimento del futuro documento, almeno due si muovano precisamente nella direzione segnalata da Giuseppe Guglielmi. Effettivamente nel breve documento si richiama una “teoria” che è stata proposta apertamente in ...

L'interessantissimo intervento da leggere con calma è a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/riconoscere-autorita-alle-donne-e-salvare-la-riserva-maschile-una-strada-equivoca/


Siamo diventati così stupidi?

Massarenti dice di si e ci invita a riflettere sul declino del pensiero critico nella nostra società iperconnessa, offrendo soluzioni concrete basate su un’acuta analisi.


“Su X c’è libertà per gli stupidi…”, così il governo tedesco ha risposto al tweet di Elon Musk che, ipersemplificando le difficoltà dell’economia tedesca aveva scritto “Olaf è uno stupido”.

La stupidità corre in rete. Più che stupido, è forse infantile dare agli altri dello stupido. Meno infantile è ricordarci che certi luoghi e situazioni (dall’asilo Mariuccia a certi social media) possono essere delle autentiche palestre di stupidità. Un tema questo dei social, e dei fenomeni di polarizzazione che inducono, tra i tanti che delineano l’immenso oceano della stupidità umana, trattato con arguzia, competenza e completezza da Armando Massarenti, noto filosofo della scienza, caporedattore del Sole 24 Ore e firma storica del supplemento culturale Domenica.

La presentazione del libro a cura di Enzo Largante continua a questo link:

https://formiche.net/2024/11/siamo-diventati-cosi-stupidi-massarenti-dice-di-si-e-ci-spiega-perche/#content


Le “nozze” di Lorenzo

Dopo il viaggio in Cambogia, da subito mi resi conto che Lorenzo, con Chiara al suo fianco, avrebbero lasciato più di un segno. Ma oggi che a poco più di quarant’anni una malattia lo ha portato a spegnersi improvvisamente, capisco che con la sua vita ci ha portati a celebrare una comunione più forte della morte


Ci eravamo conosciuti in Cambogia quando, nell’estate del 2008, in compagnia di Chiara, allora solo fidanzata, erano venuti a trovarmi. Di quell’esperienza avevo scritto anni fa per sottolineare la bellezza del cammino di fede di molti giovani che si avvicinano all’esperienza missionaria non solo per intraprendere entusiasmanti viaggi tra le geografie esotiche di questo mondo, quanto e soprattutto per inoltrarsi attraverso geografie ben più ampie, quelle dell’anima e prepararsi ad “un viaggio più lungo”, quello che Lorenzo ha già intrapreso. La posta in gioco, infatti, è sempre il destino di ciascuno, proprio quando la vita sembra prendere una piega...


Il racconto di p. Alberto Caccaro continua a questo link:

Oltre 6 milioni gli italiani nel mondo, l’unica Italia che cresce. 89.462 expat nel 2023 (+9,1%)

Nel 2024 il 54,2% dei 6,1 milioni di italiani all'estero vive in Europa (più di 3,3 milioni, di cui oltre 2,5 milioni nell’Ue a 15), il 40,6% in America (oltre 2,4 milioni, di cui 2 milioni in quella centro-meridionale), oltre 167 mila in Oceania (2,7%), più di 78 mila in Asia (1,3%) e 70 mila in Africa (1,1%). 


Tra gli 89.462 italiani che si sono iscritti all’Aire nel 2023 con motivazione “espatrio” la maggior parte sono giovani e giovani adulti ma aumentano gli over 65 (+12,9%), con la variazione più consistente (+14%) tra chi ha tra i 65 e i 74 anni. Partono anche gli immigrati dopo aver acquisito la cittadinanza italiana e nel mondo è boom di acquisizioni di cittadinanza per discendenza, oltre 20.000 provvedimenti in due anni. La Fondazione Migrantes chiede nel rapporto di "estendere e non limitare la cittadinanza"...

L'articolo di Patrizia Caiffa continua a questo link:

https://www.agensir.it/italia/2024/11/05/oltre-6-milioni-gli-italiani-nel-mondo-lunica-italia-che-cresce-89-462-expat-nel-2023-91/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

In Sudan la più grave catastrofe umanitaria ma a nessuno interessa

Una crisi a strati o meglio stratificata. Alex de Waal, uno dei principali studiosi del Sudan e direttore esecutivo della World Peace Foundation, esprime così la complessità di un paese e di un conflitto che dal 15 aprile 2023 in pratica lo sta distruggendo dall’interno.


Una guerra civile brutale che non accenna a finire e che sta portando all’inasprimento di quella che è già una catastrofe umanitaria. A un anno dall’inizio del conflitto avevamo già tirato le somme di quanto grave fosse la situazione. Nulla è cambiato, molto è peggiorato. Ma quali sono questi elementi che si sono stratificati nel tempo fino a formare una massa critica ormai così difficile da gestire? 

L'articolo di Antonella Sinopoli è a questo link:

Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 17 novembre




Una Domenica con un ospite d'eccezione: il vescovo Giovanni

Il vescovo Giovanni Ricchiuti domenica 17 novembre è stato ospite della Comunità della Risurrezione. Ha partecipato alle "Colazioni", incontrati i volontari e presieduto all'Eucaristia.




Nella sua omelia il vescovo Giovanni si è così espresso:

"Siamo quasi arrivati alla fine dell'anno liturgico, siamo in cammino incontro a chi? In attesa di chi? La Chiesa è in cammino, in attesa, di quando tutto finirà e di quando finirà questo tempo e ci saranno un cielo e una terra nuova.
Il Vangelo di Marco riprende quanto scritto dal profeta Daniele, anche a livello simbolico, sul cammino di salvezza che l'umanità deve compiere.
Un'altro profeta, Amos, durante la sua missione al tempo di Geroboamo II, nell'VIII secolo a.C., che era stato spettatore di un culto corrotto, che privilegiava la pura esteriorità, nonostante Israele vivesse nella prosperità, diceva: "Cesserà l'orgia dei buontemponi" (Am 6,7b).
Cielo e terra invecchiati cesseranno e verranno cieli nuovi e terra nuova.
Ma non possiamo solo attendere da seduti con le braccia incrociate, ma con pazienza, con il patire, con passione e compassione.
L'etimologia della parola pazienza deriva dal latino, pati ossia sopportare, soffrire, tollerare, vivere la passione. Sopportare una vicenda, una situazione sfavorevole, un'avversità, rinunciando alla propria reazione immediata a favore di una sopportazione paziente, che attende cieli e terra nuova. La pazienza è una virtù, che ci aiuta a contrastare l'angoscia, l'amarezza dei dolori sia fisici che morali, rafforzando la nostra forza di volontà di operare per il bene. 
Soprattutto dobbiamo esercitare la virtù della] compassione verso i poveri e le persone svantaggiate], dobbiamo anticiparli nell'opzione, come scelta preferenziale.
Papa Francesco, in questa 8* giornata mondiale dei poveri, ha preso spunto dal Siracide 21,5, ponendola nostra attenzione sul fatto che "i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio".
Signore svegliaci! 
"Solo con la pazienza salverete le vostre anime!" [Cfr. con Luca 21,19 "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime."]
Bisogna tenere ferma la speranza con gesti che anticipano cieli e terra nuova.
La fine di questa messa non significa che la messa è conclusa, in realtà inizia quando usciremo dalla Chiesa andando incontro alla nostra vita, alle nostre famiglie, ai nostri impegni.
Dobbiamo portare pace, essere degli operatori di pace, avere gesti, relazioni, sia verbali che fisiche, che disarmano le nostre parole e le nostre mani, per essere pazienti, compassionevoli e caritatevoli verso i fratelli e sorelle che incontreremo".

Nella XXXIII Domenica del TO abbiamo pregato così ...

Introduzione

In questa domenica, penultima dell’anno liturgico che precede la festa di Cristo Re, si celebra anche l’ottava giornata dei poveri. Il Vangelo, che apparentemente sembra annunciare catastrofi, porta un messaggio di speranza soprattutto per gli ultimi. La tribolazione che è riferita alla caduta del Tempio segnerà anche la caduta degli dei pagani (il sole e la Luna) e la caduta dei potenti della terra “le stelle cadranno dal cielo” a seguito della buona notizia portata da Gesù che comporta la liberazione dell’uomo dalla tirannide dei potenti. Su queste premesse potrà realizzarsi il Regno di Dio. Un Dio che come vedremo domenica prossima non governerà da un trono ma da una croce come dono estremo. Egli quindi “radunerà i suoi eletti” e in particolare i poveri che sono i prediletti da Dio com’è scritto nel libro del Siracide. Per spiegare meglio questo Gesù usa una parabola che conclude con queste parole: “Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno” per sottolineare che se la comunità annunzia e vive il Vangelo ogni sistema ingiusto e oppressore cadrà come tutti i regimi basati sullo sfruttamento e l’oppressione. Questo Vangelo non profetizza quindi grandi calamità ma è un forte segnale di speranza soprattutto per le persone che più si trovano nella difficoltà per guerra, emarginazione, povertà. E’ anche per noi un invito ad accogliere il messaggio di Papa Francesco: i poveri sono una moltitudine: Non sotterriamo il bene del Signore. Mettiamo in circolo la carità. Condividiamo il nostro pane. Moltiplichiamo l’amore perché aumentino segnali di pace e di giustizia

 

Intenzioni Penitenziali

Per quando la nostra preghiera non è accompagnata da opere concrete. Kyrie Eleison

 

Per quando non ho riconosciuto Signore il tuo volto nel povero, nell’ammalato, nell’immigrato Christe Eleison

 

Per quando non ho capito che accogliere un fratello in difficoltà, prima che un atto di carità è un atto di giustizia. Kyrie Eleison

 

 

Preghiera dei FedeliVieni Signore Gesù

 

Per il Papa, i vescovi, i presbiteri a cui è affidata la cura del popolo di Dio, preghiamo 

 

Per i poveri, per chi è nella sofferenza, solitudine, malattia, perché trovino sempre qualcuno che mostri loro il volto di Dio, preghiamo

 

Per i governanti perché sappiano sempre mettere al centro delle loro scelte l’attenzione alle persone, preghiamo

 

Per quanti cercano di risolvere i conflitti condizioni di pace, preghiamo

 

Per le famiglie in particolare quelli che vivono sofferenze e divisione, preghiamo

 

Per la nostra comunità perché sappia sempre offrire segni di speranza attraverso l’accoglienza, l’ascolto, la condivisione, preghiamo

XXXIII Domenica PA - Mc 13,24-32

La fedeltà alla terra è la condizione per credere e attendere la venuta gloriosa del Signore che non è la fine del mondo ma quella di un mondo fatto di idoli, potere, violenza. L’importante è che ci colga vivi, intenti al nostro lavoro, impegnati nella quotidiana fatica della carità, della fede e della speranza.



Il cammino in questo anno liturgico nel quale ci ha accompagnato dall’Evangelo di Marco si conclude oggi con brano della seconda parte di quello che è il suo discorso escatologico. Gesù risponde alle domande che Pietro, Giacomo, Giovanni ed Andrea gli pongono mentre sta guardando il Tempio di Gerusalemme seduto sul monte degli Ulivi che, secondo Zaccaria 14,4, è il luogo della battaglia escatologica. Inoltre il dialogo con questi 4 apostoli rimanda alla loro chiamata (Mc 1,16-20) e alle altre occasioni nelle quali li ha chiamati o si è trovato solo con loro come per la risurrezione della figlia di Giairo, la trasfigurazione e la notte nel Getsemani. Quello che avviene non è solo un discorso che riguarda il futuro (sono 27 i verbi con questo tempo) ma, essendoci pure 21 verbi all’imperativo presente, l’attenzione viene portata sui comportamenti da avere nel nostro quotidiano. I richiami a “stare attenti”, “vegliare” e “vigilare”, sono l’invito ad essere trovati con la propria lampada accesa quando verrà lo sposo (Mt 25,1-13). I terribili segni di cui “si sente parlare” che questo Evangelo narra, di fatto raccontano la fatica del vivere la quotidianità della storia di tutti e in tutti i tempi ed è messa in relazione alla testimonianza che si è chiamati a dare.

 

La domanda centrale della pericope di oggi è quale sia il segno che manifesta che il mondo non va verso un eterno progresso, ma verso la sua fine: tutto sarà sconvolto e ridotto al nulla, dalle “potenze” che governano agli astri che perderanno la loro funzione. “Il sole sarà oscurato, la luna non darà più il suo splendore, gli astri precipiteranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”, questo sarà il segno della venuta del Figlio dell’Uomo. Automaticamente di solito si aggancia il fatto che viene a fare il giudizio e a portare il “giorno di collera e di vendetta del Signore” però, se ci si attiene al testo evangelico, questo non viene detto. Viene piuttosto ad inaugurare il mondo nuovo, il Regno del Padre, radunando “i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra all’estremità del cielo”, cioè tutti gli uomini perché tutti egli ama. Questa sarà ed è l’opera di quel Veniente che ha operato tra gli uomini insegnando, guarendo ed ora va verso la sua passione e che tornerà mostrandosi come l’ultima parola di Dio sulla storia e su tutto il creato.

Ma quando accadrà? Si riesce ad intuire la risposta se non si sottovalutano quei 21 presenti imperativi che fanno collocare quel segno nell’attualità e alla luce di quanto Marco ci racconterà accadde alla crocifissione: “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra” (Mc 15,33); Matteo rinforza aggiungendo “la terra si scosse, le rocce si spaccarono” (27,51). È là sulla croce che avviene il grande segno, non le guerre che in tante parti del mondo sconvolgono la vita, non i costanti terremoti, le alluvioni che ovunque nel mondo portano distruzione e morte. Non sono questi fatti il segno della prossima venuta del Signore come insinuano personaggi cercando di incutere paura spesso a proprio uso e consumo. Dal momento della croce il Veniente è quel Gesù morto e risuscitato, il Figlio di Dio che ha portato, iniziandolo, il Regno di Dio fra di noi come ha proclamato con le sue prime parole riportate da Marco: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (1,15). Ora, al termine della sua missione afferma: “Non passerà questa generazione prima che tutto avvenga”. Non solo quella contemporanea a Gesù ma desidera indicare ogni generazione e quel che accade quando entra in contatto con Gesù (incredulità, malvagità, perversioni, tentazioni, sconvolgimenti …).

Il non conoscere il giorno e l’ora è l’invito ad aderire con tutta la persona alla sua Parola e a rimanere sempre vigilanti nell’attesa, con costanza e perseveranza fino alla fine. È questo il cuore dell’Evangelo, il tema base sul quale si fonda il vivere cristiano in una piena attenzione e con i piedi ben piantati nel reale. L’invito ad osservare il fico, è una esortazione ad amare la terra, questa terra che ci è stata consegnata perché la custodissimo e la portassimo a compimento senza violentarla: non ci appartiene e saremo chiamati a restituirla. Solo chi ha questo atteggiamento può credere la nuova terra della promessa mettendosi alla scuola dell’albero del fico come parabola della storia di Dio con il mondo. La fedeltà alla terra è la condizione per credere e attendere la venuta gloriosa del Signore che non è la fine del mondo ma quella di un mondo fatto di idoli. L’importante è che ci colga vivi, intenti al nostro lavoro (Mt 24,46), impegnati nella quotidiana fatica della carità, della fede e della speranza.

(BiGio)

Povertà educativa. Con “Connessioni digitali” aumentano le competenze nei ragazzi e diminuisce il gender gap

Sono 99 le scuole coinvolte nel progetto "Connessioni digitali" di Save the Children, presentato il 5 novembre a Roma a conclusione del primo triennio. Quasi 6mila studenti e oltre mille docenti interessati, in 56 città di 17 regioni. Positivo l’impatto sullo sviluppo delle competenze digitali dei ragazzi e sul gender gap


Nella mappa europea sulle competenze digitali i nostri ragazzi tra i 16 e i 19 anni si  collocano in quart’ultima posizione. Solo il 58% è infatti in possesso di competenze digitali di base; il 42% ne è privo, contro una media europea del 31%. Per potenziare queste skill e formare cittadini digitali consapevoli è nato il progetto “Connessioni digitali ”- promosso da Save the Children e sostenuto dal Gruppo Crédit Agricole in Italia – dedicato a ragazze e ragazzi di scuole secondarie di primo grado, che consiste nella creazione di percorsi di didattica digitale integrati all’insegnamento dell’educazione civica. I risultati del primo triennio, validati dall’Istituto italiano di valutazione, sono stati presentati il 5 novembre a Roma.

L'articolo di Giovanna Pasqualin Traversa continua a questo link:

https://www.agensir.it/italia/2024/11/05/poverta-educativa-con-connessioni-digitali-aumentano-le-competenze-nei-ragazzi-e-diminuisce-il-gender-gap/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Futuro, sostenibilità, pace, migrazioni. A tu per tu con Moni Ovadia

Attore, scrittore, bulgaro e milanese di origine ebraica, attivista per i diritti sociali e per l’ambiente, pacifista, cittadino del mondo. Uno dei performer e autori più poliedrici e interessanti del teatro contemporaneo ci racconta il suo punto di vista sul presente


Le risposte alle domande arrivano calorose, per nulla scontate, seppur poste a tarda ora, dopo una serata impegnativa, un acceso dibattito sull’identità politica nel nostro tempo, a confronto con il politologo Marco Revelli. E dopo tante strette di mano, saluti, ricordi, persino richieste di aiuto, da coloro che lo hanno ascoltato con attenzione. Ogni incontro con Moni Ovadia apre al sorriso, all’ironia pungente e all’intelligenza, rimettendoci davanti a noi stessi e alle complessità delle nostre vite, dei nostri mondi, culture e religioni. 

L'intervista di Rosy Battaglia continua a questo link:

I nuovi italiani nella diocesi di Roma, in uno studio il ponte verso l’integrazione

Intrappolati tra due mondi. I giovani di seconda generazione, nati e cresciuti in Italia, vivono un continuo limbo. Troppo stranieri nei lineamenti per essere considerati italiani dalla società e troppo italiani nei comportamenti per le famiglie. In casa assorbono i valori tradizionali trasmessi dai genitori: sacrificio, studio, forti legami familiari, sobrietà. Fuori si confrontano con una società percepita come consumista e sguaiata. È il quadro che emerge da “I nuovi italiani nella diocesi di Roma”, rapporto commissionato dalla diocesi di Roma e curato dall’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo

E a causa della barriera linguistica spesso i ruoli si invertono: sono loro a fare da ponte tra la scuola e la famiglia, a gestire le pratiche burocratiche, a tradurre per i genitori. La ricerca, frutto della Consulta diocesana delle seconde generazioni, è stata presentata da Fabrizio Battistelli e Francesca Farruggia, docenti alla Sapienza e rispettivamente presidente e segretaria generale di Iriad. 

La presentazione della ricerca a cura di Roberta Pumpo è a questo link:

https://www.agensir.it/diocesi/2024/11/06/i-nuovi-italiani-nella-diocesi-di-roma-in-uno-studio-il-ponte-verso-lintegrazione/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Rapporto Save The Children Allarme povertà alimentare, in Italia riguarda 200mila bimbi tra 0 e 5 anni

Secondo i dati relativi al 2023 la maggior parte risiede al Sud e nelle isole, il 12.9% contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord. Stanno in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni


In Italia 200 mila bambini tra 0 e 5 anni di età vivono in povertà alimentare, ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Rappresentano l'8,5% del totale e oltre la metà risiede al Sud e nelle isole, dove la percentuale sale al 12.9%, contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord. 

Quasi un bambino su 10 della stessa fascia d'età, pari al 9,7%, ha sperimentato la povertà energetica cioè ha vissuto in una casa non adeguatamente riscaldata in inverno. Sono alcuni dei dati inediti relativi al 2023 dell'Atlante dell'Infanzia (a rischio) di Save The Children, che ha dedicato la XV edizione del volume ai primi anni di vita dei bambini.

L'articolo prosegue a questo link:

https://www.rainews.it/articoli/2024/11/in-italia-200mila-bimbi-tra-0-e-5-anni-in-poverta-alimentare-la-denuncia-di-save-the-children-9a099de5-fc56-4d71-a0d9-1b2fcc92a3ff.html

La condanna a Israele del mondo arabo-islamico è anche un messaggio a Trump

Il mondo arabo-islamico segnala le sue posizioni tra volontà delle leadership e istinti delle collettività. La presenza di cinquanta capi di Stato e di governo in un vertice straordinario a Riad va letto anche in vista dell’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump

A Riad, più di cinquanta leader arabi e islamici si sono riuniti per un vertice congiunto della Lega degli Stati Arabi e dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, convocato in via straordinaria dal Re Salman e presieduto dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Il vertice si è concentrato sulla situazione in Medio Oriente, in particolare sui conflitti in corso a Gaza e in Libano, e sulla necessità di una risoluzione basata sul diritto internazionale.

In un contesto regionale sempre più complesso, caratterizzato da vecchie dinamiche e da una rinnovata assertività di attori come l’Iran, dal vertice esce una posizione critica sull’andamento della situazione, ma che le fonti descrivono come “ottimista” riguardo al ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump — con il repubblicano che “al contrario che da voi in Europa è visto da noi in Medio Oriente come un potenziale elemento di ...

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Cambiamenti strutturali della Chiesa: la riforma dai margini. Un ricco dossier

L'elezione di Bergoglio come vescovo di Roma ha riportato al centro del dibattito ecclesiale la riforma della Chiesa, un tema divenuto non più discutibile negli ultimi trent'anni perché immediatamente sospettato di mettere in dubbio l'autorità del magistero. Il rilancio, in chiave esplicitamente missionaria, che ne ha operato papa Francesco, ha però colto molti di sorpresa (altrettanti ne ha infastiditi)
Solo lentamente vescovi, teologi – le teologhe, in verità, ne hanno sempre parlato, purtroppo del tutto ina-scoltate – e comunità cristiane stanno cominciando a proporre idee, creare spazi di confronto, tentare sperimentazioni. Anche Missione Oggi vuole contribuire a questo cantiere, naturalmente col proprio taglio specifico, cioè dando voce agli aneliti di riforma che provengono dai margini e dal basso, dove le esigenze dirinnovamento e conversione hanno una qualità universale e incrociano la struttura fonda-mentale della vita della Chiesa, che è quella della misericordia. Partendo dal presupposto che la missione costituisce il grembo della riforma e delle riforme nella Chiesa, abbiamo interpellato voci di ogni continente, nella convinzione che sempre più la Chiesa cattolica è chiamata, per essere autenticamente universale, ad inculturarsi nella diversità delle tradizioni e delle realtà sociali, coniugando la fedeltà alla propria missione di riecheggiare il Vangelo dell'amore di Dio per l'umanità e l'impegno a rinnovarsi costantemente per testimoniarlo in modo credibile e dicibile alle donne e agli uomini del proprio tempo.

L'intero interessante dossier di "Missione Oggi" è a questo link: