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III Domenica di Pasqua - Gv 21,1-19

Siamo a pochi giorni dall'inizio del Conclave e n questa Domenica viene delineata la figura di Simone come colui al quale viene affidato il compito dell'unità della Chiesa, un servizio non un potere assoluto. 

 


Se nella prima Domenica di Pasqua l’Evangelo ci invitava a far memoria della Scrittura, delle parole di Gesù, a renderle vive, a farle interloquire con il presente per comprenderlo e chiedeva di iniziare a guardare, a vivere oltre gli orizzonti di tutte le morti amando o cercando di amare come Cristo ha amato e, soprattutto, credendo al suo amore per noi.Nella seconda Gesù si fa presente in mezzo ai discepoli nel Cenacolo e per tre volte ha donato loro la “pace” frutto della sua morte e risurrezione. Ma non è un dono da conservare bensì da condividere nonostante la diffidenza, le difficoltà di rendersene conto, di accettarlo e comprendere che non è quella che dà il mondo. I discepoli però non sembrano aver colto e compreso che, quanto accaduto, non era un qualcosa di bello ma estemporaneo, fine a se stesso, bensì era la richiesta di continuare il cammino iniziato seguendo Gesù. 

Di fatto oggi li ritroviamo in Galilea. Hanno lasciato Gerusalemme per riprendere la loro vita prima di aver incontrato quella persona che li aveva affascinati e sulla quale avevano posto la loro fiducia, la loro speranza ma dalla quale erano rimasti sconcertati se non delusi. Alla fin fine non era dimostrato quel Messia che avevano acclamato con il popolo all’ingresso a Gerusalemme o, almeno, non aveva le caratteristiche di nessuno delle sei tipologie attese. Non erano ancora riusciti a comprendere quali fossero quelle da lui interpretate nel richiamare costantemente la misericordia del Padre su tutti indiscriminatamente. Quel dono della “pace” non li aveva coinvolti più di tanto come non fa alcun effetto a noi nonostante nelle nostre Messe il presbitero ce lo afferma, guarda caso, tre volte che significa la completezza.

Dopo la morte di Giuda si erano ritrovati in undici, ora diversi apostoli non ci sono più e sono solo in sette. È il fallimento anche di Gesù che non pare essere riuscito a consolidare il gruppo in una Comunità solida. Si disperdono e si rifugiano in ciò che conoscevano meglio, il loro mestiere di prima ma il risultato è che la pesca quella notte è stata nulla.

Gesù, che aveva detto loro “senza di me non potete far nulla” e lui non demorde, si fa loro presente per la terza volta, chiede se hanno qualcosa da mangiare e, di fronte alla loro desolazione, indica come e dove gettare le reti che poi fanno fatica a tirare a riva senza romperle con 153 pesci dentro. È la missione della Chiesa che qui viene descritta: non è frutto di iniziativa umana, se ci confida in questa si fallisce. Se si seguono le indicazioni del Signore la pesca non solo avviene ma è la pienezza delle moltitudini perché il numero 153 è composto da 50x3+3. Nell’ebraico nel quale le lettere hanno valore simbolico, il 50 rappresenta il popolo, il 3 la perfezione e allora siamo di fronte all’intera umanità ma ancora non basta, viene aggiunto un’altro 3 per dire che non c’è dubbio, è proprio la totalità. L’evangelo di oggi vuole allora dirci che la comunità cristiana porterà a compimento con pieno successo la sua missione di salvezza. Tutto il popolo, tutta l’umanità verrà liberata dai vincoli di morte che la avvolgono, la tengono prigioniera, la portano alla rovina rappresentate dal mare e dalla notte. I discepoli, noi, riusciremo in questa impresa a condizione che ci lasciamo sempre guidare dalla voce del Risorto. Lui ha già acceso il fuoco (dell’amore e della misericordia senza fine) e preparato il pesce arrostito ma ha bisogno che portiamo anche noi il nostro contributo: non ci ha forse invitato ad essere “pescatori di uomini”? Il pane invece no, questo viene sempre offerto gratuitamente dal Signore. È l’Eucaristia, è il pane che il Risorto spezza e vuole che tutti i fratelli condividano fino al giorno in cui il segno sacramentale sarà realizzato dall’unione piena e definitiva con lui e con il Padre.

È innegabile che poi a Simone (così lo chiama Gesù e non Pietro!) viene affidato il compito di presiedere al lavoro apostolico e all’unità della Chiesa. È lui che, tornato, sulla barca, prende la rete e, facendo attenzione che non si strappi, la porta a riva con il carico dell’intera umanità.  Questo non significa che ha un potere assoluto, che può dare ordini assoluti e, meno ancora, quello di costituire una casta privilegiata e staccata dalla comunità dei fratelli. Non bisogna dimenticare di fatto lui arriva sempre dopo, che c’è sempre qualcuno che lo precede, che ha bisogno anche lui che qualcuno gli indichi il Signore.

Anche il dialogo con Gesù con il “figlio di Giovanni” (il Battista, ndr) è interessante. Per due volte gli viene chiesto “mi ami tu?” (=agapao, l’amore di donazione totale) e Pietro risponde con “tu sai che ti voglio bene” (il verbo usato è philein che definisce l’amore di amicizia); la terza volta Gesù usa questo secondo verbo accordandosi con la reazione di Simone che sa bene di non essere stato in grado di corrispondere con pienezza di amore negando di conoscerlo e abbandonandolo.

I discepoli che hanno lasciato Gerusalemme, tornano dove tutto è iniziato per raccogliere i pezzi della loro esperienza, guarire le ferite, comprendere la novità aiutati da Gesù che si prende cura di loro. È con quest’ultima certezza che anche noi possiamo nelle nostre Comunità sempre ricominciare.

(BiGio)

Dalla Dc agli “atei devoti”. Il declino dell’autonomia politica cattolica

La Democrazia cristiana ha incarnato una laicità autentica, mai subordinata al magistero ecclesiastico, ma fondata sull’autonomia dei laici in politica. Diversamente dagli odierni “atei devoti”, i leader Dc non strumentalizzavano la Chiesa, ma agivano con coerenza e sobrietà.


Tra i non pochi meriti che vanno ricordati quando si parla della Democrazia cristiana – “il partito italiano” per eccellenza, per dirla con lo storico cattolico Agostino Giovagnoli – non possiamo non annoverare una sana e credibile laicità dell’azione politica. Una laicità non solo predicata ma autenticamente praticata dai suoi principali leader e statisti. Sia quelli che avevano più dimestichezza con le alte gerarchie ecclesiastiche e sia coloro che si limitavano anche solo ad una formazione culturale, etica e politica ricevuta dall’impegno nell’associazionismo giovanile cattolico.

Perchè di questo si tratta. E lo abbiamo sperimentato, in modo persino plateale, proprio in questi ultimi giorni di lutto per la cattolicità mondiale. Ora, il punto centrale non è quello di commentare – o di impadronirsi – di singoli pezzi dell’insegnamento della Chiesa. Un’operazione di “taglio e cuci” che, comunque sia, è apparsa ridicola e grottesca messa in atto da alcuni capi partito nel nostro paese...

La riflessione di Giorgio Merlo è a questo link:

https://formiche.net/2025/05/dalla-dc-agli-atei-devoti-il-declino-dellautonomia-politica-cattolica-secondo-merlo/#content


Davvero sono "rare" e terre dell'accordo Usa/Ucraina?

Kiev e Washington hanno siglato un accordo cruciale sulle materie critiche ucraine: le implicazioni politiche e strategiche


Gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno firmato una serie di accordi, tre documenti in totale secondo quanto ricostruisce Politiconell'ambito di un’intesa complessiva sui minerali. Alla fine, il governo di Kiev ha convinto il presidente degli USA, Donald Trump, ad abbandonare alcune delle sue richieste più controverse.

Ma da dove nasce l'idea che sono "rare", per chi lo sono, perché sono "critiche" e perchè l'Ucraina non è la soluzione

L'analisi e le risposte dell'ISPI è a questo link:

https://a7b4e4.emailsp.com/f/rnl.aspx/?fjd=rytw_y.-ge=tyah0=n_vw/8-70.=&:1e34769&x=pp&wx0b49c16dax.5g=rvwvwNCLM

Papa Francesco e le pagine dimenticate del Concilio Vaticano II. Conversazione con la teologa Noceti

“Una delle questioni per il futuro della chiesa riguarda il rapporto uomo-donna. Il tema che non è stato ancora dibattuto è la chiesa in prospettiva di genere: non si parla ancora del rapporto tra maschilità, potere e sacro.


In attesa del prossimo pontefice, nei giorni antecedenti al conclave, tra posizioni “progressiste” e “conservatrici”, si riflette sull’unità del Vangelo. Quale prospettiva per una chiesa aperta al mondo e all’evoluzione dei tempi, per messaggi acquisiti e processi avviati da papa Francesco?
Sin dalle prime due interviste rilasciate da Bergoglio, a Repubblica e a Civiltà cattolica, c’è una sottolineatura del tema delle donne: ci si occuperà di questo, nel pontificato. Nel documento programmatico Evangelii gaudium si parla della giusta rivendicazione dei diritti delle donne che pongono domande alla chiesa e chiedono un cambiamento.
Su questa base, papa Francesco ha fatto una serie di scelte. Secondo il suo stile tipico, prima si è mosso sul piano della prassi e poi ha definito i documenti. Ha innanzitutto posto in Vaticano donne con ruoli di leadership, valorizzando le competenze e prediligendo le religiose, le suore. Il problema nella chiesa cattolica non è la partecipazione delle donne: la questione è proprio il riconoscimento della leadership...

L'intera conversazione è a questo link:


Non un’eredità ma una donazione. Papa Francesco ci ha restituito il Dio della misericordia, la speranza di un inferno vuoto

“I predecessori sono stati una parentesi tra il Vaticano II e il suo avvento: Bergoglio ha ripreso il cammino radicale di rinnovamento della Chiesa avviato negli anni 60 e interrotto dalla conservazione”



Una grande lezione di storia, di cultura, di politica e di religione, donata ai lettori de l’Unità da uno dei più grandi vaticanisti italiani: Raniero La Valle, scrittore, saggista, politico, giornalista di punta della Rai nel periodo aureo.

Cosa ha differenziato Francesco dai suoi predecessori più immediati?
Naturalmente, all’ingrosso, si può dire “nulla”. Perché lo stesso è, per tutti i papi, il Vangelo del mistero cristiano. Però, nel suo annuncio, si può dire “tutto”: già papa Giovanni, prima di morire aveva consacrato il cambiamento, dicendo che “non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. Rispetto ai suoi ultimi predecessori si può dire che essi sonostati come una parentesi tra Giovanni XXIII e lui, tra la conclusione del Concilio vaticano II e la sua effettiva ripresa cinquant’anni dopo col Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco e cominciato nella data simbolica dell’8 dicembre 2015, corrispondente a quella della chiusura del Concilio.Si può dire infatti che il rinnovamento radicale, non solo della Chiesa ma della sua teologia, inaugurato dal Concilio Vaticano II sia stato ripreso col suo pontificato....

L'intervista ad ampio spettro a cura di Umberto De Giovannangeli è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202504/250423lavalledegiovannangeli.pdf

La democrazia nell’era digitale

La democrazia liberale, per come la conosciamo storicamente, può sopravvivere nell’era digitale?


La domanda, tragica e forse eccessiva, non è però oziosa. È gravida delle preoccupazioni che attanagliano tanti, in questo periodo, di fronte alle nuove leadership politiche emergenti, al ruolo dei super–ricchi in politica (molti dei quali controllano strumenti informativi), alla capacità dei social di plasmare la mentalità di intere generazioni, di incidere sui consumi, e – ovviamente – sulle scelte politiche, divenute sempre più simili a campagne di marketing

Per tacere delle enormi possibilità – ma anche delle preoccupazioni – che presentano oggi i temi della “democrazia elettronica”, dei sondaggi a ciclo continuo, delle profilature delle preferenze dei singoli cittadini, della loro costante intercettabilità e – ultimo ma non ultimo – delle nuove prospettive che ci apre l’intelligenza artificiale, anche in politica.

L’argomento è sterminato, ma merita senz’altro una riflessione, che valga almeno come prima “mappatura” dei temi...

Il tema affrontato da Giuseppe Boschini è a questo link:

https://www.settimananews.it/societa/la-democrazia-nella-era-digitale/?utm_source=newsletter-2025-04-08

Per ricordare papa Francesco spulciando nei suoi scritti da conservare con cura

Ecco alcuni brani tratti dagli scritti di papa Francesco. In queste parole risiede una prospettiva di vita che può parlare all’umanità di chiunque e per chiunque. Grazie, Francesco!


1 - Dalla lettera a Scalfari (11 settembre 2013)

2 - Dalla “Evangelii gaudium” (24 novembre 2013)

3 - Dalla “Laudato si’” (18 giugno 2015)

4 - Da “Amoris laetitia” (8 aprile 2016)

5 - Da “Gaudete et exsultate” (19 marzo 2018)

6 - Da “Fratelli tutti” (3 ottobre 2020)

7 - Da “Spera” (2025)

La selezione dei brani a cura di Ernesto Borghi dell'ABSI è a questo link:

https://absi.ch/new/wp-content/uploads/2025/04/Per-ricordare-con-la-vita-papa-Francesco.pdf

Festa del 1 maggio: Il lavoro umano nell'era dell'Intelligenza Artificiale

“O vivremo del lavoro o pugnando si morrà” recita il noto Inno dei lavoratori scritto dal leader socialista Filippo Turati nel 1886. Pochi anni dopo, nel 1889, a Parigi veniva istituita la Festa internazionale dei lavoratori: un giorno per mettere al centro il lavoro


Questa Festa, istituita a Parigi nel 1889 in ricordo della rivolta di Haymarket e della lotta per una giornata lavorativa di 8 ore, si diffonde rapidamente come simbolo di resistenza. Nel tempo viene riconosciuta ufficialmente da numerosi Stati e anche dalla Chiesa cattolica, che la trasforma in una ricorrenza liturgica. Con il XX secolo, il carattere sovversivo della festività pare attenuarsi, specialmente nei Paesi post-industriali. Oggi, nelle sue molte declinazioni, il lavoro non sparisce nelle società avanzate ma si concentra nei servizi. Ed è proprio nei servizi che, per molte ragioni, la celebrazione di questa festa risulta spesso difficile.Se vogliamo che il lavoro umano rimanga un'attività fondamentale, la transizione tecnologica deve essere governata con un ruolo attivo delle istituzioni e dei sindacati. Riscatto e dignità del lavoro sono parole chiave che scandiscono le rivendicazioni delle classi lavoratrici otto-novecentesche, lavoratori e lavoratrici che presa coscienza del loro comune destino si uniscono e lottano collettivamente per modificarlo. È così che il lavoro da questione prettamente individuale diviene qualcosa di diverso ...

L'articolo di Eloisa Betti è a questo link:

Per combattere l'immigrazione irregolare si rischia di riprodurla

È illusorio credere di poter ridurre il fenomeno dell'immigrazione irregolare senza attuare allo stesso tempo politiche di immigrazione legale e di regolarizzazione delle posizioni meritevoli

Già Dicevamo che non avremmo dovuto spogliare i Paesi in via di sviluppo dei loro talenti, ma contribuire a formarli perché diventassero classe dirigente a casa loro. Oggi però l’Europa cerca giovani talenti, lavoratori qualificati e quadri, anche da quei Paesi. Già nel 2016 la “Direttiva studenti” (2016/801/Ue) osservava, pur con diversi caveat, che “al fine di garantire in futuro una forza lavoro altamente qualificata, gli studenti che si laureano nell'Unione dovrebbero avere la possibilità di rimanere sul territorio dello Stato membro”. Ad ostacolare l’obiettivo v’è però l’eccessiva circospezione delle regole nazionali e una pesante, lenta burocrazia. Il paradosso è che diversi Paesi spendono ogni anno ingenti somme in borse di studio per gli studenti stranieri che si iscrivono presso le loro università, per poi dare loro, una volta laureati, un’avara manciata di tempo entro il quale trovare lavoro oppure andare via. Non c’è quindi da stupirsi se ...

L'articolo di Paolo Morozzo della Rocca è a questo link:

https://www.blogger.com/u/1/blog/post/edit/4950829250718985246/2631399233541347808

Acque minerali contaminate da PFAS e pesticidi: c’è anche la tua preferita tra quelle analizzate nel test svizzero?

I pesticidi non si fermano all'acqua proveniente dalle fonti: nel test K-Tipp, 12 prodotti su 15 contenevano una sostanza chimica che proviene principalmente dalle tossine dall'industria. Non si tratta di marchi italiani, ma alcuni si possono trovare da Aldi e Lidl


In molti sono portati a considerare – complici spot evocativi e spesso ingannevoli – l’acqua minerale naturale pura e salutare, proveniente da fonti incontaminate. Ma per fortuna, sono sempre di più le analisi che mettono in discussione questa idilliaca visione.
L’ultimo test, condotto dal magazine svizzero K-Tipp, ha sollevato preoccupazioni sulla presenza di acido trifluoroacetico (TFA), una sostanza chimica derivante dalla decomposizione dei PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), nelle acque minerali per lo più vendute in ...

L'articolo di Germana Carillo è a questo link:

https://www.greenme.it/ambiente/acqua/acque-minerali-contaminate-da-pfas-e-pesticidi-ce-anche-la-tua-preferita-tra-quelle-analizzate-nei-test/

Salute, ricerca e industria. Ecco chi ha ricevuto gli Healthcare Awards

Healthcare Policy e Formiche, quest’anno all’Aquila per la seconda edizione degli Healthcare Awards, premiano eccellenze istituzionali, scientifiche e industriali che stanno contribuendo a trasformare il sistema salute


Innovazione, ricerca, territorio, associazioni pazienti e ruolo strategico dell’industria. Ma anche e soprattutto cooperazione fra tutte le parti coinvolte, con particolare riferimento alla collaborazione fra pubblico e privato. Questi i pilastri fondamentali per la costruzione della salute del domani, emersi in occasione della seconda edizione degli Healthcare Awards, l’iniziativa promossa da Formiche e Healthcare Policy per valorizzare le realtà che contribuiscono concretamente all’evoluzione del sistema salute. Quest’anno la cerimonia si è svolta a L’Aquila, presso il Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale d’Abruzzo.
“In un dialogo che coinvolge imprese, ricerca, istituzioni e comunità locali – spiega Alessandra Maria Claudia Micelli, direttore di Healthcare Policy – gli Healthcare Awards premiano realtà virtuose che promuovono la salute nel nostro Paese e sul territorio”.
Ma non solo....

Ma che sto­ria rac­conti? Lite sullo stu­dio a scuola

Le indi­ca­zioni mini­ste­riali, redatte da un gruppo di lavoro di cui fanno parte Erne­sto Galli della Log­gia ed Elvira Miglia­rio, hanno susci­tato riserve sulla «esclu­siva occi­den­tale». Discu­tono con i due mem­bri della com­mis­sione le voci cri­ti­che del medievi Scarpari Maurizio e Franco Cardini


Maurizio Scarpari: Le indicazioni ministeriali affermano che la dimensione della storia ha segnato solo l’Occidente e non le culture diverse dalla nostra. Come studioso della Cina trovo che tale impostazione rifletta una visione eurocentrica che svaluta le altre civiltà e in passato ha giustificato l’espansione coloniale in nome di una presunta superiorità, creando molti danni al resto del mondo. Oggi l’Occidente — concetto peraltro difficile da maneggiare — appare sotto attacco da parte di autocrazie, in particolare la Russia e la Cina, che trovano vasti appoggi nel Sud globale. Si va verso un cambiamento dell’ordine mondiale, con Pechino che trae vantaggio da sviluppi come le guerre dell’Ucraina e di Gaza, in vista di un conflitto decisivo con gli Stati Uniti. Questa trasformazione epocale richiede una riflessione che vada oltre lo stereotipo ideologico dello scontro tra Oriente e Occidente, tanto più nel momento in cui l’amministrazione Trump sta destabilizzando gli equilibri del passato....

La sintesi del dibattito è a questo link:

https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-la-lettura/20250406/282462829747420?srsltid=AfmBOoppwcWbOuQ5uAYrbaMzdvviQzFAi4cOROXqBUl_7FuV51JjEz_M

Pochi i servizi nei quali tra le iniziative di Francesco si è fatto memoria del cammino sinodale: perchè?

Sono stati pochi i servizi nei quali si è fatto memoria del cammino sinodale che ha caratterizzato l'ultima parte del pontificato di Francesco. Spero non sia un segnale negativo se non altro perché, a mio avviso, con l'insistente annuncio della misericordia, la "Fratelli tutti" (il dialogo interreligioso), la “Chiesa aperta e in uscita”, sono i perni del pontificato di Francesco che vengono consegnati al suo successore. 


Certo, come ha ricordato il card. Re nell’omelia delle esequie, assieme al rinnovamento della Chiesa (alla cui base sta la sinodalità, ndr), c’è anche l’attenzione agli ultimi e l’impegno per la pace. Questi elementi sono apparsi più che celebrativi come la sintesi di una lettura ampiamente diffusa nel collegio cardinalizio, perciò programmatici. Molto dipenderà dalla personalità del successore, ma sembra difficile che possa discostarsi radicalmente da questi solchi tracciati da Papa Francesco. Ora non rimane che attendere l’omelia della Messa “Pro Eligendo Pontefice” per comprendere quali caratteristiche e per quale missione cercheranno la figura del prossimo Papa.

 

A riguardo della sinodalità quattro sono gli interventi che ho rintracciato nella marea dei ricordi e delle interviste. La prima è stata quella al card. Gianfranco Ravasi che ha affermato:

Francesco si era accorto che la Chiesa si stava sfrangiando. Per questo ha dato grande peso alla sinodalità, nel senso letterale di camminare insieme: per tentare l’armonia».  La pluralità è una ricchezza. La Chiesa delle origini era complicata, tutt’altro che un blocco monolitico. Pensi a Pietro e Paolo. A quello che scrive l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinzi, “ciascuno di voi dice: io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa, e io di Cristo!”. Dobbiamo camminare insieme con piedi che procedono a velocità differenti. Il compito più importante del prossimo Papa sarà riuscire a conservare la pluralità senza che questo significhi divisione. Francesco aveva avvertito il pericolo”. 

 

Il secondo passo che ho trovato è la risposta data dal card. Mimmo Battaglia ad una domanda che evidenziava i contrasti che le proposte di papa Francesco spesso incontravano:

La sinodalità è un processo aperto da papa Francesco che passa attraverso anche il confronto e le discussioni: la sinodalità è anche questo. Al contempo non si deve dimenticare che le riforme di Francesco non erano “politiche” ma evangeliche: per rendere la struttura della Chiesa più utile alla causa del Regno e al servizio dell’uomo e sono certo che questo processo continuerà”.

 

La terza osservazione sulla sinodalità che ho incontrato è quella di Fulvio Ferrario:

La dimensione della “sinodalità” (categoria relativamente nuova nel linguaggio ecclesiastico) ha caratterizzato, su iniziativa di Francesco, l’ultima fase del suo pontificato. Il termine sembra indicare l’opportunità di un ampio dialogo all’interno della Chiesa, ai suoi vari livelli, dalla parrocchia in su: tale dialogo dovrebbe, secondo le intenzioni, favorire l’espressione di chi, nella comunione cattolica, di fatto non detiene potere decisionale, dunque il cosiddetto “laicato”. La proposta, a quanto risulta, ha intercettato un’esigenza assai diffusa in una Chiesa che si definisce mediante l’interessante espressione di “comunione gerarchica”. C’è stato anche chi ha pensato di utilizzare questo “spazio sinodale” per sottolineare il sostantivo “comunione” rispetto all’aggettivo “gerarchica”. Il papa ha creduto di individuare soprattutto in Germania tendenze in questo senso ed è intervenuto ricordando al presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Georg Bätzing, che in Germania c’era già una Chiesa protestante e non si avvertiva il bisogno di crearne una seconda”. 

 

L’ultima molto significativa che ho trovato è all’interno dell’omelia di mons. Heiner Wilmer vescovo di Hildsheim, a sud di Hannover:

La gioia evangelica della fede è la forza che dà forma a una Chiesa sinodale – come comunità in cui tutti camminano insieme, non come istituzione di potere dove alcuni decidono dall’alto.

Per papa Francesco il Sinodo non era solo un evento a un incontro, ma uno stile. Lo stile di Gesù: ascoltare, discernere, cercare insieme la via. Essere sinodali significa prendersi sul serio gli uni gli altri, comprendere l’altro come inviato da Dio e scoprire insieme ciò che lo Spirito Santo vuole dirci oggi.

È la forma fondamentale della Chiesa, dice Francesco, perché solo così il popolo di Dio può crescere: nella verità, nella libertà, nella responsabilità – ma, soprattutto, nella gioia di essere cristiani.

Questo è confortante, perché significa che nessuno deve camminare da solo, che la Chiesa può essere un luogo in cui ogni voce conta e viene ascoltata, ogni ferita è vista e viene lenita. Ma ci chiama anche a seguire: cammina insieme a noi. Ascolta. Non chiedere prima: chi ha ragione? Ma, piuttosto: dove ci chiama lo spirito, insieme? mai senza l’altro”.

(BiGio)


Chi desiderasse leggere interamente l'omelia di mons Heiner Wilmer: 

https://www.settimananews.it/papa/in-ricordo-di-lui/?fbclid=IwY2xjawJ7BbtleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR67FO3JmCXtRwLptzIaKbRtD3Bb7qvOqAmqyR-3tTPhq5k8UV8MgUA8i4HsWw_aem_aNcs822WauzBb4A6JKhXTA

 

La «carne tenera» e il cambio di paradigma. Meditazione di un presentimento su papa Francesco

Se vogliamo onorare la memoria di un papa che abbiamo appena salutato per sempre, se vogliamo guardare negli occhi fino in fondo i milioni di fedeli che non sono disposti ad ascoltare una sintesi burocratica del suo pontificato, se abbiamo il coraggio di salire su quel pinnacolo del tempio, su cui Francesco si è lasciato tentare per 12 anni, allora dobbiamo alzare e ampliare lo sguardo.


Non capiremo Francesco finché lo metteremo nel breve spazio dei suoi 12 anni di pontificato. Una cronistoria, anche dettagliata, non basta. Neppure lo capiremo del tutto se lo avremo collocato nella intera parabola della sua vita, dal 1936 al 2025. E’ già molto, ma non è sufficiente. Per capirne il significato dobbiamo leggerlo in una evoluzione secolare, che ha segnato la Chiesa cattolica in modo davvero profondo. Aveva detto un teologo sudamericano: “ma come è stato possibile che quel 13 marzo del 2013 noi abbiamo potuto riconoscere, in quell’uomo vestito di bianco, ma che faceva cose inaudite già nei primi minuti di pontificato, proprio un papa?”. Il teologo rispose subito: “perché il Concilio ce ne aveva dato il presentimento”. E’ inutile dire che per alcuni, nemmeno dopo 12 anni, il riconoscimento è stato facile. Se il Concilio Vaticano II non ti ha parlato, Francesco resta per te un estraneo, forse uno sgorbio o addirittura un pericolo. ...

L'intera riflessione di Andrea Grillo è a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/la-carne-tenera-e-il-cambio-di-paradigma-meditazione-di-un-presentimento-su-papa-francesco/?fbclid=IwY2xjawJ5zzxleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFyajI2UkpLTnlyN3h4ZkNSAR7H7mFbj5wFD_NwX4odDzoLIqjyy443U87zJCz-al7TcThEvzApliCWSjTJ0w_aem_Bft-xbFgzURdZkh8Prue7g

Nella II Domenica di Pasqua abbiamo pregato così ....

(Risurrezion, opera di Francesco Sabbatucci)

Introduzione

Oggi celebriamo la seconda domenica di Pasqua e non la prima domenica dopo Pasqua, perché la Pasqua del Signore Gesù non è al passato, ma continua. Una volta questa domenica si chiamava “in albis”, perché i battezzati deponevano la veste bianca del battesimo ricevuto la notte di Pasqua. Oggi si chiama anche Domenica della Divina Misericordia, perché si vuole celebrare l’amore misericordioso di Dio, che dona a tutti i suoi figli e figlie il perdono dei peccati e la vita nuova della resurrezione del Figlio suo Gesù.

La Pasqua continua, perché all’incontro con i segni della resurrezione di Cristo segue l’incontro personale con il Signore risorto. Anzi, come narra il Vangelo di Giovanni di questa domenica, è Gesù stesso che va ad incontrare i discepoli e ad aprire la porta della casa, in cui erano chiusi per timore dei Giudei. E l’incredulità di Tommaso, che era assente agli incontri precedenti con il Risorto, si dissolve di fronte al Signore in persona e per credergli non ha più bisogno dei segni oggettivi della resurrezione.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, Pietro e i discepoli, che hanno già incontrato il Risorto, compiono segni e gesti che annunciano agli ammalati e a tutti i peccatori la liberazione dal male, per cui si aggiungono sempre più credenti al Signore.

Nella seconda lettura, dal libro dell’Apocalisse, l’apostolo Giovanni ha una visione del Risorto, del Vivente, che era morto, ma ora vive per sempre, e riceve la missione di scrivere le cose che ha visto a testimonianza per il presente e per il futuro.

Oggi è anche la prima domenica in cui la Chiesa universale è orfana di Papa Francesco, non più vivente su questa terra, ma per sempre di fronte al Signore nel Suo Regno.  

 

Intenzioni Penitenziali

1)  Signore, ti chiediamo perdono per quando restiamo, personalmente o come comunità, chiusi nelle nostre paure e non abbiamo ancora compreso che la resurrezione di Cristo è l’apertura della Chiesa alla speranza per tutta l’umanità … Kyrie, eleison

.2) Cristo, ti chiediamo perdono perché spesso consideriamo la risurrezione solo un fatto straordinario ed estraneo alla nostra esistenza quotidiana … Christe, eleison

3)  Signore, pietà per quando non abbiamo il coraggio di essere testimoni e operatori di pace, di quella stessa pace che ci dona il Signore risorto … Kyrie, eleison

  

Preghiere dei Fedeli

1) Preghiamo per la Chiesa, perché continui sulla strada evangelica di Papa Francesco, che domenica scorsa, giorno di Pasqua, poche ore prima che morisse, ha speso tutte le sue ultime energie per un accorato appello di pace e per benedire il Popolo di Dio, fatto di fratelli tutti, preghiamo …

2)   Preghiamo per i potenti del mondo, perché la loro partecipazione al funerale di Papa Francesco di ieri provochi una conversione alla politica della pace, dell’accoglienza dei migranti, dell’attenzione agli ultimi e al rispetto dell’ambiente, preghiamo … 

3)  Preghiamo perché con la rispettosa vicinanza agli ammalati e ai sofferenti possiamo essere testimoni umili e credibili di speranza, preghiamo …  

4)  Preghiamo per la nostra comunità, perché ci lasciamo incontrare dal Signore risorto, che ci vuole far partecipi della Sua resurrezione, per coinvolgerci, giorno per giorno, nella vita nuova che nasce dal dono della propria agli altri, preghiamo … 

*****

L'Agesci ha ricordato papa Francesco con queste parole:

Quanta tristezza per averti perduto, quanta gratitudine per averti avuto con noi. Hai dato forza ai nostri passi, coraggio alle nostre mani, orizzonti al nostro guardo. Vivrai ancora lungo nei gesti, nelle parole e nell'impegno di oltre 180.000 guide e scout Agesci. 

Saremo le tue gambe, le tue mani, il tuo sorriso per tornare su ogni frontiera dove urge riportare umanità e inclusione; per riprenderci la cura della casa comune, crescere un’ecologia integrale, chiedere con giustizia e dando voce ai più piccoli della storia; stimolare la conversione missionaria della chiesa, in una dimensione sinodale, di partecipazione e di valorizzazione di tutti i carismi nella cura delle comunità; per facilitare l’incontro in confronto dei movimenti popolari sulla terra, chiedendo una conversione delle politiche per garantire i diritti fondamentali e i bisogni primari ad ogni essere umano; per dare fiato il corpo al grido di pace, di disarmo, di giustizia, di non violenza e di difesa delle popolazioni civile in ogni angolo del globo; per scegliere come destinazione del nostro contributo i luoghi più critici e bisognosi di giustizia e prossimità del nostro tempo; per lavare i piedi anche letteralmente a chi è considerato “scarto” della società nelle carceri, nei centri di accoglienza, nei campi nomadi, nei centri città la notte, nelle case per anziani, nelle strutture di cura, negli ambienti deturpati e inquinati; per crescere nella fratellanza universale con i giovani del nostro tempo, incarnando un mondo possibile di fratelli tutti.

Per tutto questo e per l’immensità del patrimonio di parole e gesti che ci consegni, che ci vorrà una vita riscoprire mettere in pratica, ti diciamo il nostro grazie più grande. Ti affidiamo a quel Dio di cui ha portato il sorriso e la carezza a miliardi di persone. 

Ciao Papa Francesco

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Al termine dell'Eucaristia abbiamo anche ricordato e ringraziato il Signore per i 50 anni di matrimonio di Ennio e Beba