Il legno realizzato in laboratorio si basa sulla coltivazione di cellule staminali vegetali in colture controllate ed è un enorme passo in avanti per la sostenibilità per ridurre l’impatto ambientale associato alla deforestazione
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Per il momento da Venerdì 30 maggio 2025 questo Blog sarà implementato solo con notizie ecclesiali della Parrocchia. I Post con la proposta...
Il legno coltivato in laboratorio a base di cellule staminali potrebbe porre fine alla deforestazione una volta per tutte
Postumanesimo, la tecnologia per l’umanità o l’umanità per la tecnologia?
L’intelligenza artificiale ha il potenziale di diventare il “superpotere” del 21° secolo, ma solo se sapremo utilizzarla per costruire un mondo più giusto, sicuro e prospero per tutti. La quarta puntata firmata da Vincenzo Ambriola, Università di Pisa, e Marco Bani, Senato della Repubblica Italiana, sulle riflessioni riguardo l’impatto sociale dell’intelligenza artificiale
I recenti sviluppi e risultati dell’intelligenza artificiale generativa hanno spalancato nuove prospettive, in larga misura imprevedibili. Un etico informatico, già professore universitario di informatica, e un analista di politiche tecnologiche, in passato suo studente, si ritrovano dopo vent’anni e, attraverso un dialogo asincrono, affrontano il tema dell’impatto sociale dell’intelligenza artificiale e della tecnologia in generale. Tra policrisi e incertezze, quale opportunità migliore per proiettarsi verso il futuro, sognare e immaginare nuovi orizzonti?
Dopo aver parlato di come potrebbe cambiare il mondo del lavoro, se servono ancora i professori di informatica e delle problematiche dei minori di fronte alla tecnologia, il quarto e ultimo dialogo affronta il fragile rapporto tra uomo e tecnologia....
Il dialogo sul tema tra Vincenzo Ambriola e Marco Bani è a questo link:
https://formiche.net/2025/01/postumanesimo-tecnologia-umanita/#content
L’auto elettrica sbanca in Cina. Ma non è una buona notizia per l’Europa
Il prossimo anno nel Dragone circoleranno più auto verdi che tradizionali, facendo della Repubblica popolare il più grande mercato di veicoli non endotermici al mondo. E ci sarà un effetto collaterale per l’Occidente
Un sorpasso di quelli che fanno rumore. Se il 2024 verrà ricordato come l’anno dell’apertura del cantiere per la storica fusione tra Honda e Nissan e della gravissima crisi di Volkswagen, il 2025 sarà forse consegnato alla storia per un altro motivo: i veicoli elettrici nel 2025 supereranno per la prima volta le auto con motore a combustione interna in Cina, spingendo il più grande mercato automobilistico del mondo a raggiungere tale obiettivo in anticipo rispetto ai rivali occidentali e rispetto agli stessi piani del governo. Attenzione, c’è un unico filo rosso. Il baratro della casa automobilistica tedesca, evitato per un soffio grazie a un accordo sindacale, una settimana fa e le nozze in Giappone, hanno come minimo comun denominatore proprio l’avanzata del mercato elettrico cinese. Ebbene, secondo le ultime stime fornite ...
L'articolo di Gianluca Zapponini continua a questo link:
https://formiche.net/2024/12/cina-auto-elettrica-europa-ft/#content
Anniversario del Credo di Nicea. “Occasione straordinaria per essere una luce di speranza nell’oscurità di un mondo diviso e ferito”
Chiesa: monarchica, oligarchica e… democratica?
Cristianesimo e potere
In questi giorni, riflettendo sulle sofferenze e le paure che il tempo presente ci riserva, mi sono sentito quasi obbligato a tornare al tempo della prima guerra giudaico-romana per visitare la memoria della decisione della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme di abbandonare Gerusalemme e rifugiarsi nella città di Pella, nella Decapoli, l’attuale Transgiordania. Un esodo così cruciale da sedurmi come se avesse un valore profetico e normativo per il nostro discernimento di fronte alle guerre devastanti che si abbattono su Ucraina e Palestina.
È l’anno 66 e l’imperatore Nerone invia le legioni per sedare l’insurrezione giudaica. La comunità giudeo-cristiana, dissociata dalla rivolta armata, sceglie di fuggire in un luogo di cultura greca, alternativa, non solo geografica, alla Giudea, all’Idumea, alla Perea e alla Galilea, che si trovavano in stato di insurrezione; lontano anche dalla Samaria e dalla costa dove la situazione era di pericolosa incertezza.Una tale decisione, a mio avviso, va oltre l’evidente obbedienza al messaggio non violento di Gesù, perché si svolge in un durissimo confronto geopolitico su cui prosperano letture diverse e antagonistiche della congiuntura.Posizioni differenziate e contrastanti, che sembrano ripetersi ancora oggi nel mondo ebraico e islamico, nell’Occidente cattolico e protestante, nell’Oriente ortodosso, certamente in modo analogo e con una complessità di attori e di questioni che complicano ulteriormente la lettura e le decisioni.
La riflessione di Flavio Lazzarin continua a questo link:
Meno parole, meno idee? Come cambia il linguaggio online
Uno studio analizza 30 anni di interazioni social, rivelando una semplificazione del linguaggio e una riduzione della varietà lessicale, ma con innovazioni costanti. Cambiamenti universali, legati ai modelli di business delle piattaforme, potrebbero influire sul dibattito pubblico e sulla polarizzazione politica
I testi si sono accorciati, la varietà lessicale è diminuita e i commenti mostrano una ripetitività più bassa. La semplificazione diffusa è uno dei risultati principali emersi da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) su come il linguaggio degli utenti sia cambiato nel corso di oltre trent’anni di interazioni sui social media.
L’analisi, condotta su 300 milioni di commenti in inglese provenienti da otto piattaforme diverse, fornisce una visione dettagliata e sistematica dell’evoluzione della comunicazione digitale. Il lavoro, dal titolo Patterns of Linguistic Simplification on Social Media Platforms Over Time, è stato condotto dal team del professore Walter Quattrociocchi della Sapienza Università di Roma. Esaminando dati provenienti da Facebook, Twitter, Reddit, YouTube e altre piattaforme, lo studio documenta una ...
L'articolo di Gabriele Carrer continua a questo link:
https://formiche.net/2024/12/meno-parole-meno-idee-come-cambia-il-linguaggio-online/#content
Tonino Bello, l’uomo e il vescovo in un documentario della sua terra
Esce il 6 gennaio su varie piattaforme la produzione ideata da fra Marco Valletta e dalla giornalista Maria Cristina De Carlo, con la realizzazione dell'emittente TRM Network, dedicato alla figura del pastore di Molfetta. Un racconto basato su testimonianze inedite raccolte nella famiglia d’origine e tra chi lo ha conosciuto nella sua missione tra i più poveri
La presentazione del documentario a cura di Alessandro Mastromatteo è a questo link:
Intervista a Enzo Bianchi: “2025? Mi preoccupa, il mondo è in fiamme”
Quando Enzo Bianchi parla – nonostante gli 82 anni da compiere il 3 marzo – ha lo sguardo di un bambino e declina i verbi al futuro come se avesse davanti una vita intera. La sua è un’attenzione costante all’attualità, alla politica, alle crisi internazionali, alle guerre. Con l’arrivo del nuovo anno ilfattoquotidiano.it lo ha incontrato per fare con lui un quadro della situazione politico-sociale e per parlare dell’Anno santo cui ha dedicato la sua ultima fatica editoriale: Lessico del Giubileo(edizioni Edb).
Enzo Bianchi, il Giubileo che ha preso il via in questi giorni con l’apertura della Porta Santa non rischia di apparire oggi come un evento anacronistico, fuori dai tempi per chi è lontano dalla Chiesa o persino una manifestazione romanocentrica?Indubbiamente il Giubileo presenta dei problemi. Il più grande è quello ecumenico perché essendo l’anno in cui si ricorda il concilio di Nicea, dunque una professione di fede di tutta la Chiesa, il Giubileo torna a dividerci con i cristiani della riforma perché ancora una volta si parla di indulgenze, una questione per la quale sembrava ci fosse stato un accordo tra Chiesa e riformati. Non parliamo degli ortodossi che si sentono estranei all’anno giubilare, non partecipano. Il giubileo solo cattolico è nato nel 1300 dopo la separazione tra Oriente e Occidente perché il volto di Dioera quello di un giudice severo mentre la gente invocava un Dio misericordioso. Fu San Francesco il primo, con la perdonanza, a instaurare qualcosa di questo genere. Successivamente Papa Celestino V con la perdonanza dell’Aquila proclamò di nuovo un anno di perdono per tutti. Una volta compreso che il Giubileo aveva un grande successo tra la gente, il pontefice Bonifacio VIII lo organizzò perché portava soldi a Roma, non certo per un rinnovamento della Chiesa. E da allora è così.
E oggi che valore ha o può avere l’Anno Santo?Il Giubileo che viviamo non sembra avere alcuna connessione con quello biblico mai proclamato dagli Ebrei: i debiti non vengono rimessi, la condivisione dei beni non c’è, la libertà ai prigionieri non è concessa. Che Giubileo è? Solo spirituale? A forza di spiritualità annulliamo il Vangelo. Credo che sarà un gran carrozzone di pellegrinaggi a Roma ma non si risolverà nulla.
Qualche giorno fa per gli 88 anni di Papa Francesco ha scritto su “X”: “E’ un vegliardo più che un vecchio che veglia sulla Chiesa guidando un gregge che fa fatica a seguirlo. Ma lui non lo abbandona e continua da profeta a camminare davanti cercando le pecore che fuori dal gregge rischiano di perdersi”. Chi è che non va dietro a questo pontefice?La maggior parte non lo segue. Una parte non è contenta di quello che lui vede come cammino della Chiesa, soprattutto là dove parla dei poveri, degli scarti, dei peccatori: gli uomini religiosi non lo comprendono. Non lo capiscono nemmeno quelli che lo scimmiottano, tanti preti di strada sono che sono diventati star.
(da un'intervista di Alex Corlazzoli per "il Fatto Quotidiano del 4 gennaio)
Nell'Eucaristia della festa dell'Epifania abbiamo pregato così...
Introduzione
“Epifania" deriva dal greco antico e significa "manifestazione" o "apparizione" di una divinità. Nella tradizione cattolica, questa è una grande festività e rappresenta la manifestazione di Gesù Cristo al mondo intero, rappresentato dai tre Re Magi.
Se lo rapportiamo ad oggi dovremmo dire, ahimè, che i principali governanti di questo nostro martoriato mondo, i tre “magi” di oggi delle grandi potenze, Cina, Russia e USA si recano a rendere omaggio al Dio fatto uomo; tutto invece dice il contrario, dai loro comportamenti e discorsi, tanto distanti rispetto all’umile avvicinarsi dei Magi a un Gesù che testimonia amore e pace e attenzione per i più fragili come erano i pastori di quel tempo.
Ma è la prima lettura di Isaia che viene in nostro aiuto. “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere……. tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”.
Possiamo e dobbiamo credere che Dio si è fatto uomo, ieri e ora, è venuto per cambiarci, portare la speranza che un mondo migliore è possibile, basta volerlo.
Chiediamo al Signore di perdonarci, quando abbiamo avuto paura, quando non accogliamo la persona diversa da noi, quando preferiamo voltarci dall’altra parte,
Signore pietà
Ogni volta che non sappiamo fare nostri i peccati dell’umanità, quando dimentichiamo che bisogna lottare per eliminare le condizioni che limitano la dignità e la libertà di tutti
Cristo pietà
Quando accumuliamo e ci attacchiamo alle cose di questo mondo, non ricerchiamo l’essenzialità, le cose semplici che invece danno valore al nostro esistere, quando non sappiamo fare deserto dentro di noi,
Signore pietà
Preghiere dei fedeli
San Paolo ci ricorda che “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”.
Aiutaci Signore a interpretare, vivere e testimoniare la Buona Novella, Dio che si è fatto uomo per salvarci, aiutaci a fare comunità.
Ha detto Mattarella che il «patriottismo » si manifesta «nella quotidiana esperienza di tanti nostri concittadini». Chi è al servizio dell’Italia, come i medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose, come gli insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani, come chi si impegna nel volontariato, come gli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie. Per Mattarella, «è patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l'Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità”.
Perché siamo capaci di testimoniare questo messaggio di servizio alla comunità e di inclusione dei più fragili,
Noi ti preghiamo
Per la Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco ha rivolto il suo messaggio di speranza ai Capi di Stato e di Governo, ai Responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai Leader delle diverse religioni e ad ogni persona di buona volontà.
Ci invita a guardare alle tante sfide che mettono a dura prova la sopravvivenza dell’umanità e del Creato con un atteggiamento nuovo.
Per la nostra Chiesa che è in Venezia, perché operi per un vero cammino di pace, promuova la costruzione della pace, a partire dall’impegno sui grandi temi di giustizia internazionale,
Noi ti preghiamo
Per questa nostra comunità riunita nella festa dell'Epifania, perché sia sempre vicina a chi soffre, sia capace di testimoniare il Vangelo e promuova una comunità educante dell’amore tra i fratelli, una comunità evangelizzante che comunica il dono della fede,
Noi ti preghiamo
Epifania: Mt 2,1-12
Nell’Evangelo di oggi Matteo ci dice che non si può fare a meno di Israele, di Gerusalemme e della Parola, non basta un’appartenenza ufficiale al popolo eletto o, potremmo dire noi oggi, alla Chiesa. Le Scritture sono certamente necessarie, occorre passare attraverso di esse, ma non bastano, occorre un animo capace di ascoltarle, un cuore “ubbidiente” e saggio.
Nell’Evangelo di Natale, l’annuncio della nascita e i primi ad accorrere a “vedere” sono stati i negletti pastori, messi ai margini della società, considerati impuri e, per questo, capaci di rendere impuro (perciò esclusi da ogni funzione religiosa) tutti coloro che entravano in contatto con loro.
Nella festa della Manifestazione di Gesù al mondo dopo i pastori giungono a “verificare” quanto annunciato dagli angeli dei pagani, che sarebbe già abbastanza per la mentalità dell’epoca, ma sono pure dei “maghi” (e non dei “magi”). Quella professione era sinonimo di gente capace solo di ingannare, erano dei corrotti che corrompevano la buona fede della persone. La loro attività era duramente condannata dalla Scrittura e vista severamente dalla prima comunità cristiana. Per la Didaché, il primo catechismo della chiesa, l'attività del mago è proibita ed è collocata tra il divieto di rubare e quello di abortire. Quindi ad adorare Gesù sono delle persone ritenute le più lontane da Dio che, al di là del loro mestiere, si ritenevano non degni della salvezza e che non sarebbero risorti perché dei pagani.
Giungono a Gerusalemme seguendo la “sua stella” ma qui perdono la loro guida, non brilla più: quella città è una realtà che uccide i profeti e gli inviati da Dio (Mt 23,27), una luce tetra la pervade ed è significativo che in questo Evangelo il Risorto non vi appaia mai, inviti invece i discepoli a lasciarla e ad andare nella Galilea delle Genti dove li incontrerà. Cioè in un territorio sulla “Via del mare” dove la promiscuità di nazioni, religioni, credenze si confondevano le une con le altre e la promiscuità che rendeva impuri era la norma.
La stella, quella luce del Prologo dell’Evangelo di Giovanni, precede i maghi esattamente come il Signore precedeva il popolo d'Israele nel cammino dell'esodo della liberazione: l’avevano vista spuntare fin dalla loro terra pagana. Il riferimento biblico e alla profezia di Balaam: “un astro sorge da Giacobbe e uno scettro si eleva da Israele” (Nm 24). Inizialmente questo oracolo veniva riferito a Davide, in seguito all’atteso Messia. Anche Balaam era uno straniero, un pagano, un incantatore cioè un mago. È una caratteristica della narrazione biblica far emergere dei personaggi stranieri che diventano significativi per la storia della salvezza, Ciro il Grande per citarne un altro.
Mentre Gerusalemme ed Erode tremano per la paura di perdere tutto quello che avevano, dei pagani giungono a Betlemme e riconoscono in Gesù non solo un re, ma anche il Figlio di Dio. Ce lo dice il loro prostrarsi davanti al bambino e per adorarlo, atteggiamenti dovuti solo ad una divinità.
Qui c’è un primo richiamo per noi che è ricorso ripetutamente in Avvento: alzare lo sguardo, guardare fuori del nostro ambito, della bambagia nella quale forse ci siamo accoccolati, delle nostre certezze, delle nostre sicurezze. Non che non se ne debbano avere, ma non si deve smettere di interrogarci, di porre domande e di avvertire quelle che altri ci pongono anche e soprattutto se non sono del nostro cerchio magico. I germi di salvezza sono ovunque non solo nel nostro orticello e, a volte, i primi sono i più significativi. Coglierli, farli crescere e dare corpo alle realtà più minuscole che offrono speranza nelle realtà più disperate, è compito delle nostre mani e non solo il fermarsi a guardare e pietire. Poi negli Evangeli coloro che ci sono “stranieri” sono sempre realtà positive che non tolgono ma arricchiscono.
In fin dei conti quei stranieri della peggior specie alzano lo sguardo, si interrogano, si mettono in movimento; sono disposti anche a lasciarsi condurre lontano dalla loro ricerca, dalla sicurezza dalle loro radici. Non hanno nulla da perdere, nulla da rivendicare, tutto da ricevere. Di contrappunto c’è il re Erode e con lui tutta Gerusalemme bene agganciati alle loro poltrone, alla loro situazione di privilegio, al tranquillo tran-tran da difendere.
Nell’Evangelo di oggi Matteo ci dice che non si può fare a meno di Israele, di Gerusalemme e della Parola, non basta un’appartenenza ufficiale al popolo eletto o, potremmo dire noi oggi, alla Chiesa. Le Scritture sono certamente necessarie, occorre passare attraverso di esse, ma non bastano, occorre un animo capace di ascoltarle, un cuore “ubbidiente” e saggio.
Sappiamo poi che i maghi portano dei doni. Il primo, l’oro, ci dice che siamo tutti preziosi agli occhi di Dio; l’incenso è l’elemento specifico del servizio sacerdotale; la mirra è la maggiore componente (con il cinnamomo, la canna aromatica e la cassia) dell’olio per l’unzione di re, sacerdoti e profeti con il quale tutti i cristiani vengono unti nel Battesimo. La mirra richiama il profumo dell’amore esclusivo e appassionato di una esperienza appagante, ma pure la sofferenza che l’amore provoca, così viene descritta nel Cantico dei Cantici: è la nostra vita.
(BiGio)
Domenica 5 gennaio abbiamo pregato così ...
Introduzione
Siamo alla celebrazione della seconda domenica del tempo di Natale. E’ un‘altra tappa di quell’itinerario nel mistero di Cristo, che l’anno liturgico ci offre l’opportunità di percorrere.
Questa seconda domenica dopo Natale è incentrata sul significato profondo del mistero dell’Incarnazione: la nascita del Figlio di Dio, che inaugura per tutti gli uomini e le donne la possibilità di nascere ad una vita nuova e libera come “figli di Dio”.
Il Vangelo di oggi è lo stesso della messa del giorno di Natale, cioè il prologo del Vangelo di Giovanni, che inizia proclamando che “In principio era il Verbo” ovvero la Parola, il logos nel testo greco.
Questo prologo è una sintesi estrema e potente del Vangelo e di tutta la storia della salvezza. Ci fa risalire all’inizio del tempo, anzi a prima che il tempo iniziasse e poi ci proietta nella storia e ci interroga sull’oggi.
Ci dice che Cristo è la luce vera che splende nelle tenebre, è venuto e ancora viene ad illuminare ogni uomo e ogni donna, nessuno escluso. Viene a comunicare amore, vita in pienezza.
Queste parole ci affascinano, ma ci pongono delle domande.
Le tenebre, ossia tutto ciò che si contrappone alla luce, alla vita, all’amore, sembra che non si siano dileguate… Sembra che le tenebre possano ancora prevalere nelle vicende della storia, ne abbiamo degli esempi opprimenti, pensiamo alle guerre e alle distruzioni in Ucraina, in Palestina e in altre parti del mondo o alle stragi di migranti nel Mediterraneo e altrove. Ma anche nelle vicende della nostra esistenza talvolta cala il buio… Allora ci chiediamo: dipende un po’ anche da noi se tutto questo accade? Sappiamo accogliere in noi la luce? Sappiamo, nel nostro quotidiano, dare testimonianza alla luce?
Nell’iniziare questa liturgia domenicale, predisponiamoci all’ascolto della Parola, facciamola risuonare in questa chiesa e dentro di noi.
Intenzioni penitenziali
Signore Gesù, Luce che brilla nelle tenebre del mondo, venuto tra noi come uomo a condividere le nostre fragilità, abbi pietà di noi. Kyrie eleison.
Cristo Gesù, Parola eterna, che ci fa entrare nella piena comunione con il Padre, per darci la sua stessa vita, abbi pietà di noi. Christe eleison.
Signore Gesù, Figlio unigenito, che doni a tutti il potere di diventare figli di Dio, abbi pietà di noi. Kyrie eleison.
Preghiere dei fedeli
Preghiamo insieme dicendo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.
· Cristo, parola che creava il mondo, concedi a uomini e donne di oggi di custodirne la bellezza e l’integrità.
Noi ti preghiamo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.
· Cristo, luce che risplende nelle tenebre, illumina il buio causato dalle guerre, alle distruzioni e alle violenze che non sappiamo impedire e alle quali non poniamo rimedio.
Noi ti preghiamo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.
· Cristo, parola fatta carne, concedi alla Chiesa di sentire suo, non estraneo, tutto ciò che riguarda gli uomini, la loro vita, la loro storia.
Noi ti preghiamo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.
· Cristo, pienezza di grazia e verità, dona una voce audace a quanti si trovano a raccontare la sofferenza e le angosce dei poveri e degli oppressi.
Noi ti preghiamo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.
· Preghiamo per la pace in Ucraina, a Gaza, in Libano, in Myanmar e ovunque nel mondo, con le parole di Papa Francesco: “Non dobbiamo abituarci a nessuna guerra. Non dobbiamo permettere che il nostro cuore e la nostra mente si anestetizzino davanti al ripetersi di questi gravissimi orrori. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare.”
Noi ti preghiamo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.
· Per la nostra Comunità, perché si confermi una comunità accogliente, aperta ai credenti di diverse religioni, vicina e solidale con le sofferenze dei più poveri e dei senza dimora, partecipe e solidale nelle situazioni di disagio sociale ed esistenziale.
Noi ti preghiamo: Cristo, luce del mondo, ascoltaci.