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Per il momento da Venerdì 30 maggio 2025 questo Blog sarà implementato solo con notizie ecclesiali della Parrocchia.  I Post con la proposta...

la nostra preghiera nella V Domenica di Pasqua

Introduzione

Siamo giunti alla V domenica di Pasqua, le letture di oggi sono particolarmente intense e significative e strettamente connesse con il cammino che la nostra Comunità sta vivendo. Negli Atti degli Apostoli si parla della comunità degli Apostoli, delle necessità e difficoltà che dovevano affrontare, dal servizio alle mense per i poveri e per le vedove, al servizio della preghiera e della Parola. Si riuniscono, parlano, discutono come stiamo facendo noi con Il Cantiere delle Diaconie, cercando di ascoltare e di andare incontro ai bisogni di quanti più fratelli e sorelle possibili. La scorsa domenica proprio le parole di Papa Francesco ci ricordavano che: “Tutti siamo cristiani a servizio degli altri.” (Papa Francesco 15 marzo 2023).

Il Vangelo di Giovanni ci porta all’interno del Cenacolo, ai cosiddetti “discorsi di addio”, perché di lì a breve il Signore andrà incontro alla sua Passione. Gesù cerca di rassicurare i discepoli, si svela e li esorta ad avere fede e fiducia in lui, viene quasi richiamato il versetto dalla Lettera ai Romani (4,18), che ha accompagnato il nostro cammino verso la Pasqua di Risurrezione, ossia “Sperare al di là di ogni umana speranza”. Gesù dirà ai discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1).

Le letture di oggi, pur impegnative, ci ricordano che ognuno di noi ha un compito all’interno delle Comunità, un servizio che è chiamato a svolgere, piccolo o grande che sia, ognuno di noi è prezioso e insostituibile agli occhi Dio, ognuno di noi è “pietra viva” (1Pt 2,4) ed è chiamato ad avere fede, speranza e carità nel Signore.


Intenzioni penitenziali 

Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che le difficoltà, le prove ci hanno sopraffatto e non abbiamo avuto fede e fiducia in te

        Kyrie eleison

Cristo ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che non abbiamo avuto misericordia e perdono verso i nostri fratelli e sorelle

        Christe eleison

Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che ci siamo smarriti durante il nostro cammino ed abbiamo perso il senso dell’orientamento verso di te

        Kyrie eleison


Preghiere dei fedeli 

Per la Chiesa, per Papa Francesco perché possano sempre annunciare che Gesù è “la via, verità e vita” (Gv 14,6).

        Preghiamo: Gesù nostra vita, ascoltaci!

Perché i sentimenti ed i desideri di vendetta, di sopraffazione, di guerra, di paura e rifiuto dell’altro e di tutto ciò che è diverso da noi, siano trasformati in desideri di amicizia, confronto, amore, pace e comprensione.

        Preghiamo: Gesù nostra vita, ascoltaci!

Perché davanti alle difficoltà e alle prove dolorose possiamo attingere forza dalla fede in Dio e nei fratelli e sorelle che ci sono accanto

        Preghiamo: Gesù nostra vita, ascoltaci!

Oggi 7 maggio si celebra la XXVII Giornata Bambini Vittime, promossa dall’Associazione Meter. Preghiamo per i più piccoli che soffrono per lo sfruttamento, per la violenza, per l’indifferenza e per la pedofilia. Signore fa’ che si moltiplichino gli impegni, le iniziative e le leggi di tutta la società civile e religiosa per prevenire e contrastare ogni azione di male. Il Signore ci aiuti con la sua benedizione a proteggere e a sostenere i bambini.

        Preghiamo: Gesù nostra vita, ascoltaci!

Per tutti noi e per tutti i nostri fratelli e sorelle che non hanno potuto essere presenti oggi, perché possiamo sentirci sempre parte della Comunità della Resurrezione ed essere accoglienti e solidali con tutti i fratelli e sorelle che incontreremo lungo la nostra strada

        Preghiamo: Gesù nostra vita, ascoltaci!

 

Antifona di comunione

L’antifona di comunione sottolinea la continuità e l’unità della celebrazione: dalla mensa della Parola alla mensa Eucaristica. È un versetto del Vangelo proclamato proprio per dire che la Parola, Eucarestia e Comunione compongono un’unità inscindibile. Così come abbiamo sottolineato il passaggio dalla Liturgia della Parola alla Liturgia Eucaristica, con il cambiamento di luogo della celebrazione, dall’ambone all’altare, per questo verranno accese le candele con la luce del cero pasquale.

Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 7 maggio




Gv 14,1-12 A – V Domenica di Pasqua

Conoscere e vederenel linguaggio della Scrittura, non sono rispettivamente un fatto intellettuale e una percezione ottica, bensì esperienziale. Non si parla di un futuro indefinito, ma di un oggi ben concreto:

il futuro di e in Dio sta già nel nostro oggi, è qui che lo si deve cercare.


La Liturgia oggi è tesa a rassicurarci che non siamo rimasti soli quando Gesù è tornato presso il Padre perché lui è la porta (delle pecore) per accedere alla casa del Padre. In precedenza in questo cammino pasquale ci aveva chiesto di prendere coscienza che la “Presenza di Dio” (“Pace a voi”) tra di noi, è l’invito a “spazzare via” il peccato dal mondo, avendo fisso lo sguardo sulle sue mani e sul suo costato trafitto (Tommaso) per poter costruire con le nostre mani il mondo nuovo. Ma non da soli, senza rimpianti, in ascolto dell’intera Scrittura che diventa pane spezzato da condividere che fa ardere il cuore (Emmaus).

 

Gesù ha appena annunciato che lascerà i discepoli e che loro, per ora, non possono seguirlo. Il loro turbamento non è dovuto solo alla separazione, ma anche a una delusione profonda: non si aspettavano che tutto potesse finire, al contrario, avevano creduto e si attendevano il successo della missione di Gesù condividendone l’annuncio che rispondeva alle loro attese messianiche. Gesù li invita a non temere e, facendo appello alla loro identità ebraica che non si considera mai indipendentemente dal proprio legame con Dio che gli dona la stabilità della roccia (Ps 42,10), ad appoggiarsi con forza su Dio. Allo stesso modo con il quale si appoggiano al Padre, gli chiede appoggiarsi anche a lui. 

Usando una metafora che prende dal Libro dei Segreti di Enoc nel quale il Regno dei Cieli era immaginato come un insieme di dimore che un giorno sarebbero state abitate dagli uomini, Gesù attesta che queste sono “molte” (cioè capaci di accogliete tutti) e lui va avanti per prepararle. Con questo non intende alzare il velo su come sia l’al di là, ma riaffermare l’abbondanza della salvezza da parte di Dio e a rassicurare i discepoli e quanto dice immediatamente dopo ce lo conferma.

Infatti: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” in questi due versetti che reggono tutto il brano di questa domenica, bisogna notare come i verbi sono tutti al tempo futuro tranne che nell’ultimo segmento dove sono al presente indicativo. Non è un errore nella consecutio temporis, ma è l’uso tipico dell’evangelista Giovanni di quello che viene chiamato il suo “presente sovratemporale”; con questo desidera aprirci alla comprensione che qui Gesù non sta parlando tanto del futuro, ma del nostro oggi. Cerca in questo modo, come avvenuto nelle domeniche precedenti, nuovamente di schiudere lo sguardo, la percezione della comunità post-pasquale e la nostra, sulla sua presenza nel quotidiano della vita: il futuro di e in Dio sta già nel nostro oggi, è qui che lo si deve cercare. 

Nei versetti seguenti il nome “Padre” ritorna per 10 volte e sempre legato al ruolo di Gesù: “Gli dice Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gesù gli dice: Ecco sono con voi da così tanto tempo e non sei ancora arrivato a conoscermi. Chi vede me vede il Padre”. 

Conoscere vederenel linguaggio della Scrittura, non sono rispettivamente un fatto intellettuale e una percezione ottica, bensì esperienziale; esprimono una relazione intima come quella tra due sposi o amici che vivono assieme condividendo tutto senza segreti l’uno per l’altro.

Gesù, sottolineando l’unità di azione che ha con il Padre (è “il Padre che rimanendo in me compie le sue opere”), chiede di prendere coscienza che lui e il Padre sono una cosa sola. Per questo può dire che è colui che da a “vedere” il Padre. Questo lo afferma in tre riprese: la prima e l’ultima in un appello a credere, la seconda in quella frase che sottolinea l’agire del Padre attraverso e con lui.

In Giovanni poi le opere sono sempre distinte, indipendenti dalle parole, hanno valore di “segni” che, sollevando una domanda sul loro autore, fanno germogliare nella fede una percezione che ha la forza dell’evidenza, di una esperienza che rivela una Presenza indubitabile, capace di risvegliare, dare e ridare vita. 

A Filippo, che si era espresso come se Gesù e il Padre fossero “due” persone diverse e come se Gesù fosse semplicemente un intermediario e non il Mediatore in senso forte inviato per riconciliare gli uomini con Dio, l’invito che Gesù fa è quello di saper vedere, nel senso di leggere, interpretare le opere e credere per queste. Quello di Gesù non è allora in insegnamento teorico, ma l’indicazione di un cammino da compiere che impegna tutti allora come oggi, compresi noi. In fin dei conti è il percorso di formazione della Scrittura: c’è un evento storico vissuto che, dopo essere stato letto e interpretato, porta alla scoperta dell’opera di Dio e quindi al credere, alla fede. È quest’ultima che viene prima tramandata e poi scritta. 

 

Del luogo dove vado, voi conoscete la via. Gli dice Tommaso: Signore, noi non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via? Gli dice Gesù: Io sono la via e la verità e la vita: nessuno viene al Padre se non attraverso me”.

Questa risposta di Gesù da subito ha impegnato biblisti e teologi che si sono sbizzarriti. Può aiutare a comprenderla il già citato Salmo 42 che al versetto 3 chiede: “Manda la tua verità e la tua luce: esse mi guideranno … sino alle tue dimore”. Gesù, grazie a quel Io sono (che traduce in greco il Nome impronunciabile di Dio) afferma di essere la verità cioè la pienezza della rivelazione e, in quanto tale, fonte della vita. Per questo può dire “Io sono la via” da seguire per poter ereditare la Promessa di abitare un giorno presso il Padre, nella sua casa. Il credente ha da sempre chiesto con fiducia: “Mostrami, Signore, le tue vie, istruiscimi nei tuoi sentieri” (Ps 25,4.10) trovando queste indicazioni della Legge rivelata a Mosè e celebrata nel Salmo 119: “Seguirete tutta la strada che vi ha indicato Jhwh vostro Dio perché viviate (Dt 5,33). La Legge rimane in perpetuo; chiunque la possiede vivrà, chiunque l’abbandona perirà (Bar 4,1)”.

Gesù allora è la via e solo attraverso lui si va, si è, presso il Padre. In fin dei conti, domenica scorsa non ci aveva detto di essere “la porta” che conduce alla Vita?

(BiGio)

 

 

Non sia turbato il vostro cuore ...

C’è una novità però per il discepolo, per noi. Si tratta di una novità che nasce dalla Pasqua che stiamo celebrando in questo tempo: per noi Gesù - colui che fu turbato nella sua umanità dalla morte di un amico, dalla propria morte, dal tradimento di uno dei suoi - è divenuto la «via». 


In quell’ultima sera, quando il traditore uscì nella notte e quando ormai si avvicinava l’ora in cui il Figlio dell’Uomo sarebbe stato glorificato, Gesù rivolge ai suoi discepoli un invito: «non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). È vicino il distacco dal maestro, un senso di sgomento e di timore è ormai percepibile tra coloro che lo avevano seguito e Gesù invita i discepoli a non essere tubati nel cuore.

«Non sia turbato il vostro cuore…», ma lui, Gesù, davanti alla morte dell’amico Lazzaro e alle bende della morte che lo tenevano legato, davanti al pianto dell’uomo e al suo dolore si turbò profondamente (Gv 11,33). Si usa il medesimo verbo.

«Non sia turbato il vostro cuore…», ma lui, Gesù, davanti alla propria morte, quando sente imminente la solitudine e l’abbandono, è turbato e rivolgendosi al Padre dice: «ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!» (Gv 12,27).

«Non sia turbato il vostro cuore…», ma lui, Gesù, davanti all’amico e discepolo che lo tradiva si turbò profondamente. Ancora una volta si utilizza il medesimo verbo.

Eppure, in quella stessa notte - notte del tradimento e dell’abbandono, notte dell’intimità, del testamento e del distacco - Gesù si rivolge ai discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore…». Essi non saranno risparmiati dal turbamento del cuore, come lui, Gesù, non fu risparmiato, ma sono chiamati a vivere il loro turbamento come lui lo ha vissuto, cioè avendo fede: appoggiandosi con fiducia – come dice il termine ebraico – sulla fedeltà di Dio.

C’è una novità però per il discepolo, per noi. Si tratta di una novità che nasce dalla Pasqua che stiamo celebrando in questo tempo: per noi Gesù - colui che fu turbato nella sua umanità dalla morte di un amico, dalla propria morte, dal tradimento di uno dei suoi - è divenuto la «via». Allora i suoi discepoli nel tempo che va dalla sua Pasqua al suo ritorno, tempo di prova e perseveranza, possono appoggiarsi con forza sulla fedeltà di Dio appoggiandosi con forza su Gesù stesso che nella sua Pasqua è divenuto per noi «via» verso il Padre.

Il discepolo di Gesù è invitato a superare il turbamento del cuore, che potrebbe immobilizzarlo, non guardando ad un maestro impassibile, ma guardando proprio a Gesù che, davanti a quelle realtà che oggi turbano il nostro cuore e il cuore di ogni uomo e donna – la morte di un amico, la nostra morte, la solitudine, l’abbandono, il tradimento –, non rimase indifferente, ma si appoggiò con forza sulla fedeltà del Padre. Come il maestro, così i suoi discepoli non sono chiamati a vivere nell’indifferenza e nella impassibilità ciò che turba il loro cuore, ma nella fede/fiducia… nella libertà e nel dono. Il frutto della Pasqua diventa un cuore che non teme di avere desideri capaci di plasmare e dare forma alla vita, libero da ogni timore e fiducioso in un futuro che non può che essere con Colui che ha tracciato e aperto la via per noi.

Oggi, ascoltando questa pagina del Vangelo, il Padre, con le mani del Verbo e dello Spirito, plasma in noi un cuore nuovo, ci apre a desideri grandi capaci di superare ciò che ci spaventa e ci indica la «via» verso di lui. I discepoli di Gesù sono uomini e donne che non hanno paura delle loro fragilità, non hanno paura di attraversare ciò che tocca e ferisce il cuore degli uomini e delle donne, perché sanno che li ha preceduti, assumendo tutto ciò che è umano, colui che è «la via, la verità e la vita».

(Matteo Ferrari)

Regno Unito Regno Unito: Welby (primate anglicano), “incoronazione atto di devozione cristiana”.

Oggi, alla cerimonia per re Carlo leader di tutte le fedi


“L’incoronazione è, soprattutto, un atto di devozione cristiana. I segni, i simboli e il linguaggio che usiamo ci ricordano che il nostro Dio è un Re che serve. Venendo consacrato con l’olio del Crisma, sua maestà re Carlo III viene scelto perché realizzi la sua vocazione di servizio nei confronti di tutti noi”. Con queste parole, oggi, il primate anglicano Justin Welby ha reso pubblica la liturgia dell’incoronazione, una funzione che sarà guidata da Welby, che ungerà il sovrano, lo incoronerà e gli chiederà di giurare sulla Bibbia di servire il suo popolo. Per la prima volta nella storia britannica parteciperanno all’incoronazione leader di tutte le fedi.

Il voto cinese e indiano sul documento Onu che nomina la guerra, cambia qualcosa?

In questi ultimi due giorni si è parlato molto del voto cinese e indiano su una risoluzione Onu che include un passaggio in cui si definisce “aggressione” l’attacco russo all’Ucraina. Nella risoluzione si chiede una più stretta collaborazione tra le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa, l'organizzazione per i diritti umani con sede a Strasburgo. Il testo fa riferimento alla guerra russa in Ucraina in un solo paragrafo, perché non è una di quelle risoluzioni focalizzate sul conflitto – come altre in passato in cui Cina e India hanno evitato di esporsi contro la Russia.


Il passaggio in questione. “Riconoscendo inoltre che le sfide senza precedenti che l'Europa si trova ad affrontare in seguito all'aggressione della Federazione Russa contro l'Ucraina, e prima ancora contro la Georgia, e la cessazione dell'appartenenza della Federazione Russa al Consiglio d'Europa, (chiediamo) una cooperazione rafforzata tra le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa”.

Il messaggio di Xi. La contestualizzazione è fondamentale perché indica già di per sé che non ci troviamo davanti a un cambio di posizionamento di Pechino e Nuova Delhi sul conflitto. Almeno per ora tuttavia contiene un messaggio su cui concentrarsi, soprattutto sul lato cinese: mette in evidenza quanto la Russia sia dipendente dalla Cina, e quanto Mosca non abbia influenza su Pechino se questa decide di avere una linea differente, mi ha spiegato Matteo Dian, docente dell’Università di Bologna.

L'intero articolo di Emanuele Rossi a questo link:


Ucraina. Perché la Cina all’Onu ha votato sull’aggressione russa

La Cina ha votato a favore di un testo in cui si parla lateralmente dell’Ucraina, e in cui si definisce “aggressione” l’attacco russo. Xi Jinping ha una serie di preoccupazioni sulla guerra: una crisi interna a Mosca, il mantenimento dei propri interessi, la volontà di apparire neutrale, spiega Dian (UniBo)

In questi ultimi due giorni si è parlato molto del voto cinese e indiano su una risoluzione ONU che include un passaggio in cui si definisce “aggressione” l’attacco russo all’Ucraina. Nella risoluzione si chiede una più stretta collaborazione tra le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa, l’organizzazione per i diritti umani con sede a Strasburgo. Il testo fa riferimento alla guerra russa in Ucraina in un solo paragrafo, perché non è una di quelle risoluzioni focalizzate sul conflitto – come altre in passato in cui Cina e India hanno evitato di esporsi contro la Russia.

Al nono paragrafo delle dieci pagine di cui si compone il documento si legge: “Riconoscendo inoltre che le sfide senza precedenti che l’Europa si trova ad affrontare in seguito all’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina, e prima ancora contro la Georgia, e la cessazione dell’appartenenza della Federazione Russa al Consiglio d’Europa, (chiediamo) una cooperazione rafforzata tra le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa”.

Questo passaggio del preambolo è l’unico in cui viene menzionata l’Ucraina. La contestualizzazione è fondamentale perché indica già di per sé che non ci troviamo davanti a un cambio di posizionamento di Pechino e Nuova Delhi sul conflitto.

L'articolo di analisi di Emanuele Rossi a questo link:

 

La Russia di Putin è ormai “vassalla” della Cina

“La logica degli eventi ci dice che stiamo diventando completamente una colonia cinese” - ha dichiarato una fonte vicina al Cremlino al Financial Times - “i server che utilizzeremo saranno di Huawei, e noi diventeremo i maggiori fornitori [di materie prime] della Cina. Avranno il gas dal gasdotto Power of Siberia 2 ed entro la fine dell’anno lo yuan sarà la nostra valuta principale per il commercio”.
Già nell’analisi dello scorso agosto per Foreign Affairs, Gabuev scriveva che per tenere buoni rapporti con Pechino, il Cremlino non avrebbe avuto altra scelta che accettare condizioni sfavorevoli in qualsiasi tipo di accordo commerciale


Dopo la vittoria dei comunisti nel 1949 contro le forze nazionaliste guidate da Chiang Kai-shek, la Cina aveva un gran bisogno di supporto economico e militare e il paese più vicino disposto a dare una mano alla Repubblica Popolare Cinese poteva essere solo l’Unione Sovietica di Stalin. Fatto da parte l’orgoglio, Mao si recò a Mosca nel suo primo viaggio al di fuori dei confini nazionali dove venne accolto alla stazione da un gruppo di ufficiali sovietici di seconda fascia che non lo portarono, però, subito al Cremlino. Il rivoluzionario Mao venne accompagnato in una dacia a duecento chilometri dalla città, dove dovette aspettare una settimana prima di essere ricevuto da Stalin. A fargli compagnia, nel malumore di quei giorni, c’era solo un tavolo da ping pong all’esterno della dacia, per di più rotto. La lunga attesa e l’assenza di qualsiasi riguardo nei confronti del leader cinese, hanno scritto in seguito gli storici, doveva servire da monito e da promemoria per Mao che qualsiasi fosse stato l’accordo stipulato tra i due paesi, la Russia sarebbe stata sempre la socia di maggioranza. 

A distanza ormai di settant’anni ...


L'intero articolo di Eleonora Zocca a questo link:

Sinodo: uscire dalla «bolla». Le diversità emerse nei documenti universali in attesa dell'Instrumentum Laboris atteso per la fine di maggio

Il 20 aprile scorso si è tenuta la conferenza stampa sulla conclusione della II tappa del processo sinodale della Chiesa universale, quella continentale (cf. qui e qui), e del lavoro del Gruppo di esperti che ha letto i 7 documenti delle altrettante assemblee continentali (che pubblicheremo man mano su Il Regno-documenti) e sta elaborando l’Instrumentum laboris. Quest’ultimo, cruciale documento – ha detto la sottosegretaria della Segreteria generale del Sinodo suor Nathalie Becquart – sarà pronto alla fine di maggio.

Sempre Becquart ha sottolineato come i nodi della diversità presenti nei documenti continentali (ad esempio la cura del creato per l’Oceania, l’ecumenismo e la liturgia per il Medio Oriente, la Chiesa come famiglia per l’Africa) non vengano solo al pettine nel momento in cui a Roma si tenta una sintesi complessiva, ma siano già ampiamente vissuti nelle Chiese locali a motivo del forte movimento migratorio: un caso per tutti, quello di una parrocchia di Abu Dhabi che riunisce 99 nazionalità e 7 riti diversi.
Sulla consapevolezza che «vi è più di un modo per essere Chiesa» e che questa «grande diversità» è «già una realtà», vissuta in una «profonda unità che non significa solo uniformità», riportiamo in una nostra traduzione dall’inglese ampi stralci dell’intervento che il presidente dei vescovi australiani, mons. Timothy Costelloe, arcivescovo di Perth e membro della Commissione preparatoria del Sinodo, ha tenuto durante la conferenza stampa in Vaticano. (M.E. G.)


a questo link:

Nel 2022 spesi in armi 2.240 miliardi di dollari. È questo il domani che vogliamo?

Ennesimo record della spesa militare mondiale. Il conflitto in Ucraina sta facendo schizzare gli investimenti militari: il Sipri, (Stockholm International Peace Research Institute) ha diffuso i dati della sua ricerca annuale in cui stima un aumento di 127 miliardi nel 2022 rispetto al 2021 (valore assoluto: 2.240 miliardi complessivi, pari a una crescita del 3.7%); così, mentre langue l'impegno preso in sede Onu fin dal 1970 di destinare lo 0,70% della ricchezza nazionale allo sviluppo (l'Italia è allo 0,31%), anche i Paesi Nato accelerano, per raggiungere il 2% in armamenti. 


«Noi europei - scrive il direttore Marco Tarquinio in un editoriale significativamente pubblicato il 25 aprile - nel 2022 siamo arrivati a spendere per i nostri apparati bellici più di quanto spendessimo alla vigilia della caduta del Muro di Berlino: circa 345 miliardi di dollari. È questo il domani che vogliamo per noi e per i nostri figli e le nostre figlie, per l’umanità di cui siamo parte? È questa la fedeltà di cui siamo capaci nella costruzione di pace alla quale ci chiama Cristo, principe della pace?».

Zaino in spalla, giovani autori di reato in cammino lungo la Penisola

Quasi un mese di cammino lungo l’Appennino e 600 chilometri zaino in spalla per riflettere sul proprio passato e sul futuro. È partito il dodicesimo progetto dell’associazione "Lunghi cammini", che dal 2016 promuove percorsi a piedi per i ragazzi del circuito penale e non solo

Mauro, nome di fantasia, ha 16 anni, arriva da un piccolo paese della Puglia e ha commesso un reato contro un coetaneo. Anche per questo, dallo scorso 2 aprile Mauro ha intrapreso il Cammino di San Benedetto che collega Norcia a Montecassino sulle orme del santo fondatore dell’ordine di benedettino. Da qui, insieme al suo accompagnatore Giovannangelo De Gennaro e alla cagnolina Dharma, Mauro si ricongiungerà al Cammino Con le ali ai piedi che, attraversando Molise e Gargano, raggiunge Monte Sant’Angelo, primo luogo di pellegrinaggio d’Europa dove l’Arcangelo Michele fa la guardia al luogo di Dio.

Come nasce l’associazione Lunghi Cammini

“Quello di Mauro è il primo dei due progetti che porteremo avanti nel corso del 2023” spiega Isabella Zuliani animatrice dell’associazione Lunghi Cammini nata a Venezia nel 2016 su ispirazione della francese Seuil: un’organizzazione nata dall’intuizione Bernard Ollivier che, dopo una lunga carriera come giornalista finanziario, all’età della pensione, decide di percorre i 12 mila chilometri dell’antica Via della Seta da Istanbul a Xian. Su questa esperienza Ollivier scriverà alcuni libri i cui proventi verranno investiti in un progetto singolare rivolto a giovani autori di reato tra i 14 e i 18 anni, che saranno aiutati a reintegrarsi nella società attraverso cammini di 100 giorni e quasi 2.000 chilometri


L'intero racconto a questo link:

https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/zaino_in_spalla_giovani_autori_di_reato_in_cammino_lungo_la_penisola?fbclid=IwAR0Ajnj7jjH-CMu1f2ly5gKV4TyFQcp5s5FbOwxdnaxSrI-1YaG2vy4BUbc





Francesco da Budapest, Cristo è una porta sempre aperta

 Francesco sceglie Budapest per una delle più forti, argomentate e toccanti raccomandazioni di essere davvero Chiesa in uscita, quindi di essere tutti “porte aperte”. È una scelta chiara quella compiuta dal papa, felice che in piazza con i cattolici ci siano delegazioni delle altre Chiese, rappresentanti del corpo diplomatico, della comunità ebraica. Riccardo Cristiano riflette sull’omelia di papa Francesco in Ungheria

La porta di Cristo non viene mai sbattuta in faccia a nessuno. Francesco sceglie Budapest per una delle più forti, argomentate e toccanti raccomandazioni di essere davvero Chiesa in uscita, quindi di essere tutti “porte aperte”. È una scelta chiara quella compiuta dal papa, felice che in piazza con i cattolici ci siano delegazioni delle altre Chiese, rappresentanti del corpo diplomatico, della comunità ebraica. Un sottolineatura che il papa ha voluto fare subito, e visto che avrebbe presto parlato di Cristo come porta, attraverso la quale si entra nella sua parola e inevitabilmente subito dopo se ne esce per portarla e viverla nel mondo, non è stata certo irrilevante.

Cristo è una porta sempre aperta, attraverso la quale si entra e poi però si esce, quindi è una porta sempre aperta, ha detto il papa. “È triste e fa male vedere porte chiuse: le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; le porte chiuse del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine; le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà; le porte chiuse verso chi è straniero, diverso, migrante, povero. E perfino le porte chiuse delle nostre comunità ecclesiali: chiuse tra di noi, chiuse verso il mondo, chiuse verso chi ‘non è in regola’, chiuse verso chi anela al perdono di Dio. Per favore: apriamo le porte!”.

È la Chiesa in uscita di Francesco ...

L'intero articolo di Riccardo Cristiano a questo link:

https://formiche.net/2023/04/francesco-papa-budapest-cristo-porta-aperta/ 





Il Papa in Ungheria: la sintesi di due interventi

 


"Il futuro dell'Europa è la speranza, non la guerra"

In un mondo in cui “pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra”, il ruolo dell’Europa “è fondamentale”, a patto che sappia ritrovare la sua anima, quella forgiata dai padri fondatori. Fin dal suo primo discorso in terra d’Ungheria, dove è tornato un anno e mezzo dopo le sei …

https://www.agensir.it/chiesa/2023/04/30/papa-in-ungheria-il-futuro-delleuropa-e-la-speranza-non-la-guerra/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2


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“Dare alle giovani generazioni un futuro di speranza, non di guerra”

“Da questa grande città e da questo nobile Paese vorrei riporre nel suo cuore la fede e il futuro dell’intero continente europeo, a cui ho pensato in questi giorni, e in modo particolare la causa della pace”. Il Papa ha concluso con questo speciale affidamento a Maria il Regina Caeli pronunciato al termine della Messa nella piazza Kossut Lajos di …

https://www.agensir.it/quotidiano/2023/4/30/papa-in-ungheria-regina-caeli-dare-alle-giovani-generazioni-un-futuro-di-speranza-non-di-guerra/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

 

 

 

 

Festa di Sguardi 2023: "Ricucire il domani"

Festa di Sguardi 2023 una proposta di Pastorale Giovanile, inserita nel XX Festival del Volontariato Città di Mirano e nel Network per il Bene Comune della Diocesi di Treviso, si è svolta il 28 e il 29 aprile nella Cittadella Scolastica di Mirano.


L'iniziativa ha visto susseguirsi una serie di incontri e di proposte tra le quali "E ti vengo a cercare: dialogo tra rappresentanti delle grandi religioni" al quale hanno partecipato il Vescovo di Treviso Michele Tommasi, Rav Alberto Sermoneta della Comunità ebraica di Venezia, Kamel Layachi per la Comunità Islamica del Veneto e don Nandino Capovilla dell'Associazione Fraternità di Venezia.

Di questo incontro proponiamo in un breve video il nocciolo degli interventi dei relatori intervistati:

https://youtu.be/vZHsR2X712U



Primo maggio. Cei: “Scommettiamo sulla capacità di futuro dei giovani”. Serve il lavoro “per nutrire la speranza”

“Per porre rimedio a questa crisi epocale, nello spirito del Cammino sinodale”, i vescovi italiani desiderano “condividere percorsi di vera dignità con tutti. Vorremmo che le comunità cristiane fossero sempre più luoghi di incontro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro sogni, come anche delle difficoltà che essi si trovano ad affrontare”

“Il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. La prima e più grave è la disoccupazione giovanile, che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti. Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società”. La Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, nel messaggio Giovani e lavoro per nutrire la speranza, per la Festa dei lavoratori, che cade il primo maggio, riprendono quanto sottolineato da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Christus vivit al n. 270. "I dati sull'occupazione in Italia mettono in luce un fatto assai preoccupane: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno. Il quadro ci deve interrogare su quanto la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Essi pagano anche il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione, fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza


L'intera sintesi del documento a cura di Gigliola Alfaro a questo link:




La nostra preghiera nella domenica 30 aprile e nella festa di tre Battesimi

Introduzione

Benvenuti a tutti, comincio subito dicendovi grazie perché oggi noi vi presentiamo i nostri bambini perché ricevano il Battesimo e voi ci fate un grande regalo: quello di accoglierli in questa Comunità. Una Comunità che è sempre molto affettuosa, attiva come l’instancabile don Nandino e gioiosa. Siamo sicuri che i nostri bimbi saranno accolti con amore e troveranno tra queste mura sempre un piccolo spazio dove sentirsi bene e per questo vi saremo sempre grati. Buona domenica e buona festa a tutti

 

Preghiere dei fedeli


Signore, perché i bambini di tutto mondo non debbano conoscere la guerra con i suoi dolori, ma possano vivere nella pace e in serenità.

Per questo noi ti preghiamo.

 

Per Caterina, Alessandro e Arianna, affinché il sorriso di questo giorno di festa sia strada maestra per il vostro futuro, con la consapevolezza che al vostro fianco avrete sempre delle persone pronte ad amarvi e supportarvi nelle decisioni e nelle avventure che vorrete affrontare nella vita.

Per questo noi ti preghiamo

 

In questo giorno dedicato al Battesimo di questi tre bambini, vorrei rivolgere un pensiero anche chi si avvicina a questo Sacramento in età adulta, perché l’amore di nostro Signore non fa differenza e non conosce età, ci avvolge non appena noi siamo pronti ad accoglierlo, accompagnandoci nel nostro cammino senza giudicare, mettendoci una benevola mano sulla spalla nelle difficoltà e gioendo con noi nei momenti felici. Signore non lasciarci mai soli, per questo noi ti preghiamo


L'Unzione e il Battesimo






Alla consegna della Veste Bianca

Cari bambini oggi siete qui a fare il vostro Battesimo, vi verrà data una vestina bianca, anch’io l’ho indossata l’altra domenica per la mia Prima Comunione. È la stessa veste vostra solo che è più grande. È bianca perché il simbolo della luce e di ciò che è bello e pulito. Il battesimo per voi sarà la prima volta che entrerete in contatto con Gesù poi, quando diventerete grandi come me, Gesù sarà come il pane che serve per crescere e per essere mangiati insieme a tutti. Vi auguro un bel percorso con Gesù, che vi sia sempre accanto: lui vi accoglie in ogni momento.

 


L'accensione della candela al Cero Pasquale

Una iniziativa speciale ...
I genitori hanno chiesto ai parenti ed agli amici di scrivere un pensiero, un augurio, un consiglio per i loro bambini che oggi hanno ricevuto il Battesimo. Questi saranno conservati e saranno fatti leggere ai bambini una volta che, cresciuti, ne saranno capaci



Una canzone

Al termine della Liturgia, i genitori hanno chiesto di ascoltare la canzone "La Cura" di Franco Battiato che hanno dedicato ai loro bambini. Eccone alcuni versi:
Ti proteggerò dalle paure, dai turbamenti, dalle ingiustizie, dagli inganni, dai fallimenti
Ti solleverò dai dolori, dagli sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie
Guarirai da tutte le malattie ed io avrò cura di te; io sì, che avrò cura di te.

 

Il Bilancio 2022 della Parrocchia della Risurrezione

 



Il Foglietto "La Resurrezione" di domenica 30 aprile