Francesco sceglie Budapest per una delle più forti, argomentate e toccanti raccomandazioni di essere davvero Chiesa in uscita, quindi di essere tutti “porte aperte”. È una scelta chiara quella compiuta dal papa, felice che in piazza con i cattolici ci siano delegazioni delle altre Chiese, rappresentanti del corpo diplomatico, della comunità ebraica. Riccardo Cristiano riflette sull’omelia di papa Francesco in Ungheria
La porta di Cristo non viene mai sbattuta in faccia a nessuno. Francesco sceglie Budapest per una delle più forti, argomentate e toccanti raccomandazioni di essere davvero Chiesa in uscita, quindi di essere tutti “porte aperte”. È una scelta chiara quella compiuta dal papa, felice che in piazza con i cattolici ci siano delegazioni delle altre Chiese, rappresentanti del corpo diplomatico, della comunità ebraica. Un sottolineatura che il papa ha voluto fare subito, e visto che avrebbe presto parlato di Cristo come porta, attraverso la quale si entra nella sua parola e inevitabilmente subito dopo se ne esce per portarla e viverla nel mondo, non è stata certo irrilevante.
Cristo è una porta sempre aperta, attraverso la quale si entra e poi però si esce, quindi è una porta sempre aperta, ha detto il papa. “È triste e fa male vedere porte chiuse: le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; le porte chiuse del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine; le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà; le porte chiuse verso chi è straniero, diverso, migrante, povero. E perfino le porte chiuse delle nostre comunità ecclesiali: chiuse tra di noi, chiuse verso il mondo, chiuse verso chi ‘non è in regola’, chiuse verso chi anela al perdono di Dio. Per favore: apriamo le porte!”.
È la Chiesa in uscita di Francesco ...
L'intero articolo di Riccardo Cristiano a questo link:
https://formiche.net/2023/04/francesco-papa-budapest-cristo-porta-aperta/
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