Sinodo: uscire dalla «bolla». Le diversità emerse nei documenti universali in attesa dell'Instrumentum Laboris atteso per la fine di maggio

Il 20 aprile scorso si è tenuta la conferenza stampa sulla conclusione della II tappa del processo sinodale della Chiesa universale, quella continentale (cf. qui e qui), e del lavoro del Gruppo di esperti che ha letto i 7 documenti delle altrettante assemblee continentali (che pubblicheremo man mano su Il Regno-documenti) e sta elaborando l’Instrumentum laboris. Quest’ultimo, cruciale documento – ha detto la sottosegretaria della Segreteria generale del Sinodo suor Nathalie Becquart – sarà pronto alla fine di maggio.

Sempre Becquart ha sottolineato come i nodi della diversità presenti nei documenti continentali (ad esempio la cura del creato per l’Oceania, l’ecumenismo e la liturgia per il Medio Oriente, la Chiesa come famiglia per l’Africa) non vengano solo al pettine nel momento in cui a Roma si tenta una sintesi complessiva, ma siano già ampiamente vissuti nelle Chiese locali a motivo del forte movimento migratorio: un caso per tutti, quello di una parrocchia di Abu Dhabi che riunisce 99 nazionalità e 7 riti diversi.
Sulla consapevolezza che «vi è più di un modo per essere Chiesa» e che questa «grande diversità» è «già una realtà», vissuta in una «profonda unità che non significa solo uniformità», riportiamo in una nostra traduzione dall’inglese ampi stralci dell’intervento che il presidente dei vescovi australiani, mons. Timothy Costelloe, arcivescovo di Perth e membro della Commissione preparatoria del Sinodo, ha tenuto durante la conferenza stampa in Vaticano. (M.E. G.)


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