Il presidente cinese Xi Jinping è a Mosca per una visita di tre giorni su cui il mondo ha gli occhi puntati e che si conclude oggi. Nella capitale russa, tirata a lucido per l’occasione, i due “grandi amici” affronteranno numerose questioni bilaterali e “inevitabilmente” – come sottolineato dal portavoce del Cremlino Dimitri Peskov – discuteranno della proposta cinese per una pace in Ucraina. L’incontro, ampiamente annunciato e caricato di aspettative anche da parte della stampa cinese
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Vecchi amici
La più grave crisi costituzionale, politica, istituzionale e di sistema della sua storia, Israele davanti a un bivio: “O soluzione o disastro”
“La scelta è solo una: o il disastro o una soluzione”. Il presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, riassume così, con poche, dure parole, la situazione in cui si trova il paese, da oltre due mesi al centro della più grave crisi costituzionale, politica, istituzionale, di sistema della sua storia.
Herzog è sempre stato noto per i suoi toni moderati. Stavolta, però, è apparsa con tutta evidenza la sua appartenenza alla élite ashkenazita che ha creato lo Stato e la sua macchina istituzionale. Figlio di un presidente di Israele come Chaim Herzog, nipote di un rabbino capo, imparentato con il ministro degli Esteri più noto della storia nazionale (Abba Eban), Herzog sa che – per il suo DNA politico – ci sono soglie che non possono essere valicate.La soglia da non valicare è lo stesso sistema istituzionale, la separazione dei poteri, la catena di comando sulle questioni di sicurezza interna e di gestione dell’occupazione della Palestina. E se è vero che proprio il sistema israeliano è l’oggetto di uno stravolgimento legislativo a opera del governo di destra estrema guidato da Benjamin Netanyahu, allora si comprende di più la pesantezza delle parole del presidente Herzog.“Questa legislazione deve scomparire dalla faccia della terra”, ha detto Herzog il 9 marzo scorso in un discorso in diretta anche sulla sua pagina Facebook, proprio nelle stesse ore e minuti in cui Netanyahu stava iniziando la sua visita in Italia, uno dei paesi europei in cui può avere più chance, con i segnali più che positivi inviati dal governo Meloni all’esecutivo di destra israeliano. Herzog si riferisce alle leggi approvate o in via di approvazione alla Knesset, dove il governo Netanyahu detiene la maggioranza.
L'articolo di Paola Cariddi continua a questo link:
https://www.valigiablu.it/israele-netanyahu-proteste-crisi-democrazia/
Domenica "Laetare", IV di Quaresima: abbiamo pregato così ...
"Sperare al di là di ogni umana speranza"
Questo versetto dalla Lettera ai Romani (4,18) accompagna il nostro cammino verso la Pasqua di Risurrezione che ogni Domenica sarà articolato in una sintesi del messaggio evangelico.
I Domenica: "Sperare di resistere alle seduzioni del potere"
II Domenica: "Sperare di saper accogliere l'invito: "Ascoltatelo!"
III Domenica: "Sperare di saper riconoscere la vera sete"
IV Domenica: "Sperare si aver sempre gli occhi aperti sul mondo"
Introduzione
Siamo arrivati alla IV domenica di Quaresima, detta anche “Laetare” dal primo verso dell’Antifona di ingresso “Rallegrati Gerusalemme”, con l’utilizzo del colore rosa, richiamato dai fiori. Questa è la domenica della luce con il racconto nel Vangelo di Giovanni della guarigione del cieco nato, sono segni e simboli alla riscoperta del nostro battesimo e di preparazione al battesimo di Susanna, dopo il Vangelo della Samaritana, con l’acqua e poi con il Vangelo della risurrezione di Lazzaro, con il simbolo della vita.
Il Capitolo 9 di Giovanni inizia con Gesù che esce dal tempio, va incontro ad un uomo nato cieco e gli ridona la vista, tutto il racconto è costruito dal rapporto tra due elementi ossia Parlare/Vedere, la Parola e la Luce. L’iniziativa è di Gesù stesso che si fa prossimo, egli è sempre in cammino per andare incontro ad ogni persona, mentre il cieco era fermo in attesa di aiuto. I gesti di Gesù, ossia sputare per terra, impastare del fango, porlo sugli occhi del cieco ed inviarlo a lavarsi nella piscina di Siloe, richiamano la creazione dell’uomo nella Genesi, come a significare che Gesù non solo risana ma dona anche la luce vera, la luce della fede e del discernimento e di conseguenza di una vita nuova. Gesù aveva usato la saliva anche con il sordomuto per donargli l’uso della parola, anticamente si pensava che la saliva di persone venerate e autorevoli avesse una particolare efficacia terapeutica.
Il cieco nato non si nasconde, accoglie Gesù, fa tutto quello che gli viene detto, per dire che ci vede usa il verbo anabléponell’originale greco significa sia guardare nuovamente, tornare ad avere la vista, sia alzare gli occhi verso il cielo, verso qualcuno, guardarlo veramente, riconoscerlo nel suo essere. Il miracolato vede con una luce nuova Gesù.
Il racconto del cieco nato invita ognuno di noi a fare una scelta, a decidere da che parte stare, se seguire Gesù e la luce ed impegnarsi personalmente ad essere solidali con i nostri fratelli e sorelle, oppure se rimanere nella presunzione di vedere da soli, l’autosufficienza di chi crede di avere da sé stesso l’illuminazione.
Atto penitenziale
Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che ci siamo allontanati da Dio e che presumiamo di vedere e salvarci da soli
Signore pietà
Cristo ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che abbiamo l’illusione di non aver bisogno della tua grazia e del tuo perdono
Cristo pietà
Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che abbiamo scelto le tenebre invece che la luce illuminante di Dio
Signore pietà
Preghiere dei fedeli
Preghiamo dicendo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Per la Chiesa, per Papa Francesco perché annuncino sempre con forza i segni di luce e di speranza che Gesù opera nel mondo e nella Chiesa.
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Perché le opere delle tenebre, come la guerra, la diseguaglianza, la violenza di un uomo su un altro uomo possano essere illuminate dalla luce di Gesù Cristo nostro Signore e trasformarsi in diplomazia, compassione, comprensione, cura dei fratelli e delle sorelle.
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Perché si moltiplichino le ricerche e le iniziative in favore di chi è colpito dalla cecità nel corpo e nell’anima e per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Perché non ci lasciamo ingannare dalle apparenze, giudizi e opinioni precostituite ma il nostro agire sia sempre illuminato dalla luce donata da Gesù nella nostra vita.
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Antifona di comunione
L’antifona di comunione sottolinea la continuità e l’unità della celebrazione: dalla mensa della Parola alla mensa Eucaristica. È un versetto del Vangelo proclamato proprio per dire che la Parola, Eucarestia e Comunione compongono un’unità inscindibile. Così come abbiamo sottolineato il passaggio dalla Liturgia della Parola alla Liturgia Eucaristica, con il cambiamento di luogo della celebrazione, dall’ambone all’altare, per questo i due ceri accesi ai piedi dell’ambone sono stati portati all’altare.
San Giuseppe il dimenticato
L’ebraico Yôsep (Giuseppe), è un nome augurale per chi desidera una famiglia numerosa, infatti significa “il Signore aggiunga” (al bambino nato), tanti altri ancora. Nome popolare nella Bibbia, è portato da personaggi illustri della storia d’Israele, dal figlio di Giacobbe e Rachele, venduto come schiavo dai suoi fratelli per gelosia, ma divenuto poi governatore d’Egitto (Gen 37-42), al marito di Maria; quel che li accomuna è che entrambi, in situazioni drammatiche, sono stati i salvatori della loro famiglia.
Nel Nuovo Testamento c’è però un’evidente reticenza nel trattare di Giuseppe di Nazaret, marito di Maria e padre di Gesù. Sia nelle lettere di Paolo sia degli altri autori del Nuovo Testamento non si fa alcun accenno a Giuseppe, ma quel che sorprende è il ruolo marginale che sembrano dargli anche gli evangelisti.
Nel vangelo considerato più antico, quello di Marco, non c’è alcun riferimento a lui, e Gesù è ricordato solo come “il figlio di Maria”; vengono nominati i fratelli Giacomo, Ioses, Giuda e Simone, e anche le sue sorelle (Mc 6,3), ma non c’è alcun cenno al padre. Anche nel vangelo di Giovanni si parla della madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25) e dei suoi fratelli (Gv 7,3-10), ma non si trova alcun indizio su Giuseppe. È solo nei vangeli di Luca, e in particolare di Matteo, che gli evangelisti, in modi diversi, trattano questa singolare figura della quale stranamente non riportano neanche una parola, e del cui mestiere si parla solo in relazione a Gesù, conosciuto come “il figlio del falegname” (Mt 13,55).
La scarsità di notizie riguardo a Giuseppe nei vangeli, ha fatto sì che la Chiesa e la tradizione abbiano attinto abbondantemente dai testi apocrifi, in modo particolare dal Protovangelo di Giacomo, di poco posteriore ai vangeli. È in questo testo che Giuseppe viene presentato ...
Gv 9,1-41 - IV di Quaresima
Tra certezze preconfezionate e disponibilità ad interrogarsi per "vedere" oltre un piccolo orizzonte fatto di sicurezze che costringe alla passività
In queste tre domeniche quaresimali (la terza, la quarta e la quinta: la samaritana, il cieco nato, Lazzaro) ci vengono proposti tre diversi possibili cammini per incontrare il Signore nella disponibilità di un confronto aperto senza preclusioni, spinti dalla sete di sapere; nella capacità di uscire dal nostro piccolo orizzonte fatto di certezze incrollabili che ci impediscono di vedere oltre; nel confidare che è possibile uscire dal buio nel quale ci costringono i legacci delle convenzioni per riprendere il nostro cammino verso il Padre facendo la sua volontà.
Oggi, nel racconto del cieco nato, l’evangelista ci pone di fronte a due tipologie di uomini da una parte quelli pieni di certezze e nessun dubbio che non cambiano idea davanti a nulla, a nessuna evidenza; dall’altra un uomo al quale si aprono gli occhi e inizia a guardare come non gli era possibile prima. I primi per tre volte con sicumera certezza affermano che loro sanno: sanno che Gesù non viene da Dio perché ha guarito il giorno di sabato; sanno che Gesù è un peccatore; sanno che Dio ha parlato con Mosè. Si fanno giudici degli altri senza ascoltare veramente ciò che quelli che loro interrogano hanno da dire.
Il cieco nato è l’opposto di questi uomini; ha molti dubbi è una sola certezza: ora ha iniziato a “vedere”. Per tre volteafferma di non sapere: non sa dov’è Gesù; non sa se Gesù un peccatore e, alla domanda postagli da Gesù, se crede nel Figlio dell’Uomo, chiede: “e chi è Signore?”
Il percorso che compie viene scandito progressivamente dai titoli con i quali si riferisce a Gesù e che posso essere le tappe principali di ogni cammino di fede. Innanzitutto il cieco dice: “ho incontrato un uomo”, cioè Gesù nella sua umanità. Spinto poi dall’incalzare delle domande afferma che Gesù è un profeta, affermando così che Gesù è un uomo preso da Dio, che viene nel suo nome compiendo e per compiere la sua volontà. Infine l’ultima tappa consiste nel riconoscimento e adesione di fede proclamandolo Figlio dell’Uomo.
Di questo uomo cieco non ci viene detto il nome perché rappresenta l’intera umanità come la donna samaritana la scorsa domenica. Anche oggi è Gesù che prende l’iniziativa in risposta alla domanda dei discepoli che, secondo l’opinione corrente, vedono nella disgrazia che vive quest’uomo il frutto di un peccato. Non è né colpa sua né dei suoi genitori: è la sua condizione di vita; Dio non c’entra con le disgrazie che ci capitano, ma ci è vicino affiancandoci per sostenerci.
Se ci si pensa, in fin dei conti tutti noi nasciamo e viviamo in una condizione di “cecità”, abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia aprire gli occhi, che ci aiuti a imparare a leggere la realtà, a scegliere come vivere. “Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo” dice Gesù e ci ha assicurato che sarà con noi “tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20) a farci da guida, a sostenerci nella sua sequela, nel vivere come lui ha vissuto, prendendosi cura del bisogno dell’altro.
“Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, lo spalmò sugli occhi del cieco” e lo inviò a lavarsi alla piscina di Siloe. Siamo di fronte ad una ri-creazione e lo si comprende bene se si tiene presente che all’epoca la saliva era considerata il concentrato dell’alito; Dio ha creato l’uomo impastando del fango e con il suo soffio gli ha donato la vita. Ma c’è pure la necessità che quell’uomo faccia la sua parte: andare all’acqua che gli aprirà gli occhi, come li ha “aperti” alla Samaritana.
La condizione di quest’uomo, era di essere seduto e di chiedere l’elemosina, cioè era immobile, dipendente, andava dove lo portavano gli altri, ora non più: gli viene indicato cosa fare e lui sceglie di farlo; è un uomo nuovo, gli si è accesa una luce davanti che gli ha aperto le porte di una speranza di vita totalmente nuova. Si muove da solo, in autonomia, incontra persone, dialoga con loro e ha solo una certezza prima era cieco e ora ci vede. È quello che dovrebbe essere la nostra certezza: sapere che l'incontro con Gesù ci ha cambiato la vita e da accecati ci ha reso vedenti, indipendenti, senza avere nulla da difendere, capaci alla luce dell’Evangelo di discernere da soli e, anche pur nel dovuto rispetto, di staccarsi dalle posizioni dominanti dell’establishment.
Non sbandiera la sua nuova realtà, è evidente agli occhi di tutti tanto che gli chiedono: “Che cosa ti è successo?” e lui inizia il suo racconto come suggerisce Pietro nella sua prima lettera: “Siate sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi” (3, 15). Non dovrebbe essere necessario ostentare di essere credenti, è la nostra vita che dovrebbe raccontarlo, renderlo evidente.
C’è un leitmotiv che fa da filo conduttore a tutto il brano che compare sette volte: “aprire gli occhi”. All’inizio Gesù a quel cieco apre quelli fisici, alla fine lo va nuovamente a cercare perché viene a sapere che lo hanno cacciato emarginandolo dalla vita della comunità e gli apre quelli della fede che si concretizza nel credere, nell’aderire alla vita del Signore.
Questo percorso dalle tenebre, dal non capire, dal non saper "leggere" la realtà, alla luce è qualcosa che siamo chiamati a rinnovare costantemente, senza avere certezze preconfezionate, disponibili ad interrogarsi su quanto viviamo, chiedendo e cercando di vederlo con gli occhi del Signore per fare nostro il suo fattivo sguardo misericordioso.
(BiGio)
Guardare con il cuore
Al centro della quarta domenica di Quaresima – che nella tradizione latina prende nome di domenica Laetare, dall’incipit dell’introito della celebrazione eucaristica, Laetare Jerusalem, “Rallegrati, Gerusalemme” – vi è il tema della luce, o meglio dell’illuminazione, del passaggio dalle tenebre alla luce espresso nel vangelo dal racconto della guarigione dell’uomo cieco dalla nascita, racconto che acquista il senso di una pedagogia verso la fede in Cristo.
Armi. Yemen, bombe «italiane». Ecco le nuove prove
Armi di produzione italiane usate in Yemen. Da anni la Rete italiana per il disarmo denuncia l’esportazione verso la coalizione saudita
L’ultima è la Bahri Jedda. Il cargo saudita, salpato da Cagliari la settimana scorsa, secondo i radar sta consegnando in queste ore il nuovo carico: 2.000 bombe per i caccia della coalizione che martella lo Yemen. Il governo italiano non ha mai ufficializzato i nomi dei Paesi destinatari, ma un frammento recuperato sul campo conferma il contenuto di due anni di inchieste giornalistiche partite da "Avvenire". La sigla 'A4447', incisa su una scheggia indica che l’ordigno proviene dalla Rwm Italia, che ha sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimenti a Domusnovas, in Sardegna, ma che fa capo al gruppo tedesco Rheinmetall.
Secondo l’ong yemenita Mwatana, il numero di matricola (nella foto), trasmesso all’ufficio Ansa di Beirut, è stato rinvenuto a Der al Hajari, nella regione nord-occidentale di Hodeida. I caccia piombarono alle 3 di notte dell’8 ottobre 2016: almeno sei civili uccisi, tra cui 4 bambini. Nel gennaio scorso un gruppo di esperti incaricati dall’Onu di indagare sulle violazioni in Yemen aveva certificato l’uso delle bombe della Rwm Italia sulle aree civili, affermando che questi raid «possono costituire crimini di guerra». L’identificazione degli ordigni «è stata resa possibile - ha spiegato Mwatana - grazie all’analisi delle sigle».
L'intero articolo di Nello Scavo a questo link:
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/yemen-bombe-italiane-ecco-le-nuove-prove
Per fermare i migranti paghiamo governi autoritari, razzisti, violenti: cosa succede nella Tunisia del presidente Saied
Come spesso è accaduto in questi anni, il naufragio di Cutro ha riacceso da un giorno all’altro i riflettori sulle stragi nel Mediterraneo, ma non sui contesti autoritari e repressivi dei paesi di transito o di partenza. La politica italiana a riproporre una formula che ha già dimostrato i suoi limiti, e che si basa sullo stanziamento di più fondi destinati ai paesi di partenza in cambio di una politica di controllo delle frontiere più dura. A dimostrare perché questa ricetta non funziona è uno dei principali paesi di partenza, verso il quale l’Italia ha iniettato più fondi: la Tunisia.
Cammino sinodale: “Ascoltare lo Spirito che ci parla”
“Fare memoria di una serie di eventi a diversi livelli, universale, europeo, italiano e locale”. L’occasione è data dall’Assemblea nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale, svoltasi l'11 e il 12 marzo a Roma. Un percorso declinato nelle diverse realtà ecclesiali italiane che ha visto la partecipazione di oltre 250 referenti con 147 diocesi rappresentate. Un momento atto non “creare delle esperienze che poi vengono archiviate”, come ha detto il presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, mons. Erio Castellucci, ma con “lo scopo di creare uno stile e strutture nuove di Chiesa, delle prassi che possano creare ponti con i nuovi mondi”.
Assumere un pensiero superiore. “La sapienza è la bussola nei percorsi della vita: ‘Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni. Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza’ (Sap 9,11.18). Non è una teoria, ma una prassi: ha a che vedere con le decisioni da prendere”. A dirlo è stato don Dionisio Candido, responsabile del Settore dell’apostolato biblico dell’Ufficio catechistico nazionale. Nella sua introduzione spirituale sulla fase sapienziale don Candido ha sottolineato che “la sapienza salva, perché illustra la volontà di Dio sulle cose e consente a ciascuno di essere se stesso, libero dai condizionamenti esterni ed interiori e quindi lo rende capace di decidersi e di decidere per il bene”. Allo stesso tempo ....
L'intero articolo di sintesi dell'Assemblea a cura di Andrea Regimenti a questo link:
Germania: dal Cammino sinodale alla sinodalità
Con l’ultima assemblea plenaria si è concluso sabato a Francoforte il Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca. Ed è forse proprio in questa tornata finale che si è potuto apprezzare maggiormente lo spirito e la disponibilità assembleare al discernimento: nessun testo orientativo e/o pratico è stato bocciato. Per alcuni si è deciso di consegnare le tematiche e le questioni aperte a una doppia linea di approfondimento: una affidata al Gruppo di lavoro sinodale che è stato costituito nella giornata di sabato; e l’altra al processo imminente del Sinodo universale sulla sinodalità della Chiesa cattolica.
Alcune modifiche introdotte dalla Conferenza episcopale dopo lo scadere dei limiti previsti dall’ordinamento nel testo pratico sulla “deliberazione e decisione comune” fra vescovi e laici, ossia quello che prevedeva la costituzione di consigli sinodali permanenti nelle parrocchie, diocesi e a livello nazionale verso cui si sono mosse le critiche più esplicite della curia romana (cf. SettimanaNews, qui), hanno generato qualche malumore da parte dei membri del Cammino sinodale.
Alla fine, però, l’esercizio del discernimento, e del realismo politico ecclesiale, ha consigliato di rimandarlo, nell’ultima versione presentata in Assemblea, allo studio e approfondimento del Gruppo di lavoro sinodale, che si impegnerà nei prossimi tre anni a portare avanti le riforme strutturali e pastorali decise in sede assembleare.
Questo consentirà anche di tene conto di quanto emerso nell’ultima discussione su questo tema decisivo dell’esercizio del potere nella Chiesa cattolica tedesca – strettamente collegato alla matrice originante l’intero Cammino sinodale degli abusi sessuali, spirituali e di coscienza, come di quelli legati alle forme di potere attualmente in vigore.
L'intero articolo di Marcello Neri a questo link:
La Nigeria, un Paese destinato all’inferno. Le cause secondo Cristiano
Non la diversità religiosa, bensì il pantano nazionale e internazionale alimentato dalla corruzione sta spingendo questo gigante ricchissimo verso il baratro. Il commento di Riccardo Cristiano dopo le elezioni vinte da Bola Tinubu
L’incendio divampa davanti a una foresta di palme. Ufficialmente risultano carbonizzate dodici persone, cinque jeep e una motocicletta, ma tutti sostengono che i morti siano molti di più. Lì accanto corre un oleodotto di proprietà di Shell: proprio come un anno fa, quando morirono in un analogo disastro più di cento persone, anche quest’anno un tentativo di furto di petrolio per le raffinerie illegali della Nigeria è andato male, a conferma della frequenza di questi episodi.
Il punto che lega questo ennesimo disastro nigeriano alle elezioni è evidente: l’illegalità.
L'intera analisi a questo link:
https://formiche.net/2023/03/nigeria-elezioni-bola-tinubu/
Cristiani perseguitati. Donne vittime di Boko Haram a Acs: “In Nigeria cristiani in gabbie come animali”
Dieci anni dopo quel “buona sera”: l’autorità della Chiesa e la tradizione camminano assieme
La questione sollevata da Francesco dieci anni fa, intorno alla identità cattolica e al suo dinamismo storico e culturale, è iniziata subito con il suo apparire, la sera del 13 marzo, dalla loggia di S. Pietro, in quella figura e con quelle parole, che hanno provocato lo sguardo e l’ascolto a concepire, come in un “presentimento conciliare”, che cosa potesse essere un prototipo diverso di papa.
Il primo papa “sudamericano”, che non viene dall’Europa, che non ha la storia europea alle spalle e sulle spalle, è insieme il primo papa “figlio del Vaticano II”. Non un padre, ma un figlio. In effetti, un padre è ansioso verso il figlio, mentre un figlio vive con tranquillità della eredità paterna. Questa differenza tra Francesco e i suoi predecessori è la differenza tra una lettura paternalistica del Vaticano II come figlio e una lettura filiale del Concilio come padre.
L'intero articolo di Andrea Grillo a questo link:
10 anni di Francesco . Molti semi devono maturare: Chiesa in uscita, un cantiere aperto
L'intervento del fondatore della Comunità di Sant'Egidio avvisa: non è tempo di bilanci. E invita a guardare al futuro in ottica sinodale. Impariamo a cercare la nostra salvezza con quella degli altri
Dieci anni di pontificato di papa Francesco non sono l’ora di un bilancio. Piuttosto, dopo dieci anni, bisogna guardare avanti. Non siamo in una fase finale. Infatti, alcuni “semi” del pontificato devono ancora maturare. Prima di tutto, quello subito gettato nel 2013 con l’Evangelii gaudium: una Chiesa in uscita sulla strada, che dialoga con tutti e comunica il Vangelo. Un sogno antico, che risale al Concilio, all’Ecclesiam suam di Paolo VI: quello «di chi avverte – scrisse papa Montini – di non poter più separare la propria salvezza dalla ricerca di quella altrui, di chi si studia continuamente di mettere il messaggio, di cui è depositario, nella circolazione dell'umano discorso».
Invece è cresciuta, negli ultimi due decenni, una tendenza alla “separatezza”, che vuol dire ripiegamento, tradizionalismo, autoreferenzialità.
L'intero articolo di Andrea Riccardi a questo link:
Il cammino di iniziazione cristiana di Susanna Sparaco: la consegna del Credo, il Simbolo della Fede
Dopo l’omelia e alcuni momenti di silenzio, a Susanna sono state rivolte queste parole:
Susanna, chiamata da Dio, e tutti noi suoi figli e figlie che partecipiamo a questo cammino di iniziazione, raccogliamoci in silenzio e preghiamo:
Preghiamo oggi per questa eletta, che la chiesa a scelto con fiducia e dopo il lungo cammino già percorso, perché, compiuta la sua preparazione, nelle solennità pasquali si incontri con Cristo nei suoi sacramenti.
· Perché mediti nel suo cuore la parola di Dio e la costi sempre più nella fraternità condivisa con tutti, preghiamo. Ascoltaci signore
· Perché conosca sempre più Cristo, che è venuto ad amare il mondo e ad insegnarci il dono per amore, preghiamo. Ascoltaci signore
· Perché con umiltà di cuore sì senza strumento di pace e lotto ogni giorno per la difesa di diritti e la giustizia, preghiamo. Ascoltaci signore
· Perché lo spirito Santo, che scruta i cuori di tutti, sostenga con la sua forza di debolezza e di Susanna, preghiamo. Ascoltaci signore
O Dio, che hai mandato tuo Figlio come fratello al pozzo di Sichar, fa che questa nostra catecumena, desiderosa di ricevere l’acqua viva come la samaritana del Vangelo, sappia come Gesù riconosce la bellezza dell’alterità, rispetti tutte le diversità che ogni persona manifesta, renda come Gesù protagonista chi è escluso, superando discriminazioni e pregiudizi. Per Cristo nostro Signore. Amen
A questo punto Susanna la sua madrina Teresa sono state invitate a salire sul presbiterio per ascoltare la proclamazione da parte di tutta l’Assemblea del Credo, il Simbolo della Fede e, in questo modo, accoglierlo e riceverlo.
La “Consegna” è stata conclusa con questa preghiera:
O Signore, sorgente di luce e di amore, guarda tua figlia Susanna, rendi nuovo il suo cuore la sua vita, concedi il dono di una conoscenza vera, di una ferma speranza e di una premura costante per chi soffre perché sia degna di ricevere la grazia del Battesimo. Per Cristo nostro Signore. Amen
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Prima della recita del Padre Nostro la madrina di Susanna, Teresa, ha ricordato con queste parole la Consegna del Padre Nostro ricevuto dalle mani del Patriarca Domenica scorsa.
Nella scorsa domenica siamo andati alla basilica di San Marco dove il Patriarca, durante un breve incontro, ha consegnato la preghiera del Padre Nostro a Susanna e ad altri due giovani che come lei si stanno preparando a ricevere il dono del Battesimo.
Come ha ben spiegato il Patriarca nel corso di questo incontro, fra tutte quella del Padre Nostro è la preghiera speciale con la quale, dalle pagine del Vangelo, Gesù ci invita a rivolgersi a te, Signore, chiamandoti Padre Nostro, così come parlano a un padre tutti i suoi figli, amati e benedetti da lui.
Grazie al dono di questa preghiera Susanna sta scoprendo e forse aiuta anche noi a ricordarlo, che pregare e parlare con te, Signore; confidarti le luci e le ombre della nostra fragile umanità; farti spazio nel cuore perché tu, Signore, possa intervenire con le infinite risorse della tua grazia.
Il poterti chiamare Padre Nostro ci fa uscire da ogni genere di solitudine e ci fa sentire fratelli in un dialogo sempre più aperto alla fiducia e alla fedeltà.
Oggi signor Susanna ha fatto un altro passo verso di Te accogliendo il Credo, il Simbolo della nostra fede. Con questa preghiera si impegna a fidarsi di te e a lasciarsi guidare dalle sorprendenti iniziative del Tuo amore. Un amore che gli apostoli vedevano ogni giorno nelle parole e nei gesti di Gesù ed al quale hanno dato testimonianza, raggiungendo la Chiesa di ogni tempo con il Credo perché diventasse la nostra comune Professione di Fede.
Fa, o Signore, che l’accogliente incontro con il Patriarca, l’incoraggiante sorriso di don Nandino e l’affetto di questa Comunità aiutino Susanna a vivere in gioiosa serenità il dono di queste preghiere, come segno di quella fedele Alleanza fra le promesse di verità e di vita del cielo, le attese di speranza e di pace della terra di cui lei diventerà la parte viva con il Sacramento del Battesimo.