La più grave crisi costituzionale, politica, istituzionale e di sistema della sua storia, Israele davanti a un bivio: “O soluzione o disastro”

“La scelta è solo una: o il disastro o una soluzione”. Il presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, riassume così, con poche, dure parole, la situazione in cui si trova il paese, da oltre due mesi al centro della più grave crisi costituzionale, politica, istituzionale, di sistema della sua storia.


Herzog è sempre stato noto per i suoi toni moderati. Stavolta, però, è apparsa con tutta evidenza la sua appartenenza alla élite ashkenazita che ha creato lo Stato e la sua macchina istituzionale. Figlio di un presidente di Israele come Chaim Herzog, nipote di un rabbino capo, imparentato con il ministro degli Esteri più noto della storia nazionale (Abba Eban), Herzog sa che – per il suo DNA politico – ci sono soglie che non possono essere valicate.
La soglia da non valicare è lo stesso sistema istituzionale, la separazione dei poteri, la catena di comando sulle questioni di sicurezza interna e di gestione dell’occupazione della Palestina. E se è vero che proprio il sistema israeliano è l’oggetto di uno stravolgimento legislativo a opera del governo di destra estrema guidato da Benjamin Netanyahu, allora si comprende di più la pesantezza delle parole del presidente Herzog.
“Questa legislazione deve scomparire dalla faccia della terra”, ha detto Herzog il 9 marzo scorso in un discorso in diretta anche sulla sua pagina Facebook, proprio nelle stesse ore e minuti in cui Netanyahu stava iniziando la sua visita in Italia, uno dei paesi europei in cui può avere più chance, con i segnali più che positivi inviati dal governo Meloni all’esecutivo di destra israeliano. Herzog si riferisce alle leggi approvate o in via di approvazione alla Knesset, dove il governo Netanyahu detiene la maggioranza.


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