Dieci anni dopo quel “buona sera”: l’autorità della Chiesa e la tradizione camminano assieme

La questione sollevata da Francesco dieci anni fa, intorno alla identità cattolica e al suo dinamismo storico e culturale, è iniziata subito con il suo apparire, la sera del 13 marzo, dalla loggia di S. Pietro, in quella figura e con quelle parole, che hanno provocato lo sguardo e l’ascolto a concepire, come in un “presentimento conciliare”, che cosa potesse essere un prototipo diverso di papa. 

Alcune caratteristiche del Concilio sono la condizione per capire il nuovo papa e per capire anche le reazioni scomposte, che presto si sono manifestate nella chiesa, soprattutto in quei settori del cattolicesimo che da 60 anni avevano fatto di tutto per dimenticare il Vaticano II, per anestetizzarlo e per rimuoverlo.

Il primo papa “sudamericano”, che non viene dall’Europa, che non ha la storia europea alle spalle e sulle spalle, è insieme il primo papa “figlio del Vaticano II”. Non un padre, ma un figlio. In effetti, un padre è ansioso verso il figlio, mentre un figlio vive con tranquillità della eredità paterna. Questa differenza tra Francesco e i suoi predecessori è la differenza tra una lettura paternalistica del Vaticano II come figlio e una lettura filiale del Concilio come padre.

L'intero articolo di Andrea Grillo a questo link:

https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-704-12-marzo-2023/andrea-grillo-dieci-anni-dopo-quel-buona-sera?authuser=0&fbclid=IwAR16gj9fRTQ06aA1_duaLYVgzhEdT9jizbforg6eAhlRsKWdjOuP5etJNN4



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