"Sperare al di là di ogni umana speranza"
Questo versetto dalla Lettera ai Romani (4,18) accompagna il nostro cammino verso la Pasqua di Risurrezione che ogni Domenica sarà articolato in una sintesi del messaggio evangelico.
I Domenica: "Sperare di resistere alle seduzioni del potere"
II Domenica: "Sperare di saper accogliere l'invito: "Ascoltatelo!"
III Domenica: "Sperare di saper riconoscere la vera sete"
IV Domenica: "Sperare si aver sempre gli occhi aperti sul mondo"
Introduzione
Siamo arrivati alla IV domenica di Quaresima, detta anche “Laetare” dal primo verso dell’Antifona di ingresso “Rallegrati Gerusalemme”, con l’utilizzo del colore rosa, richiamato dai fiori. Questa è la domenica della luce con il racconto nel Vangelo di Giovanni della guarigione del cieco nato, sono segni e simboli alla riscoperta del nostro battesimo e di preparazione al battesimo di Susanna, dopo il Vangelo della Samaritana, con l’acqua e poi con il Vangelo della risurrezione di Lazzaro, con il simbolo della vita.
Il Capitolo 9 di Giovanni inizia con Gesù che esce dal tempio, va incontro ad un uomo nato cieco e gli ridona la vista, tutto il racconto è costruito dal rapporto tra due elementi ossia Parlare/Vedere, la Parola e la Luce. L’iniziativa è di Gesù stesso che si fa prossimo, egli è sempre in cammino per andare incontro ad ogni persona, mentre il cieco era fermo in attesa di aiuto. I gesti di Gesù, ossia sputare per terra, impastare del fango, porlo sugli occhi del cieco ed inviarlo a lavarsi nella piscina di Siloe, richiamano la creazione dell’uomo nella Genesi, come a significare che Gesù non solo risana ma dona anche la luce vera, la luce della fede e del discernimento e di conseguenza di una vita nuova. Gesù aveva usato la saliva anche con il sordomuto per donargli l’uso della parola, anticamente si pensava che la saliva di persone venerate e autorevoli avesse una particolare efficacia terapeutica.
Il cieco nato non si nasconde, accoglie Gesù, fa tutto quello che gli viene detto, per dire che ci vede usa il verbo anabléponell’originale greco significa sia guardare nuovamente, tornare ad avere la vista, sia alzare gli occhi verso il cielo, verso qualcuno, guardarlo veramente, riconoscerlo nel suo essere. Il miracolato vede con una luce nuova Gesù.
Il racconto del cieco nato invita ognuno di noi a fare una scelta, a decidere da che parte stare, se seguire Gesù e la luce ed impegnarsi personalmente ad essere solidali con i nostri fratelli e sorelle, oppure se rimanere nella presunzione di vedere da soli, l’autosufficienza di chi crede di avere da sé stesso l’illuminazione.
Atto penitenziale
Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che ci siamo allontanati da Dio e che presumiamo di vedere e salvarci da soli
Signore pietà
Cristo ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che abbiamo l’illusione di non aver bisogno della tua grazia e del tuo perdono
Cristo pietà
Signore ti chiediamo perdono per tutte quelle volte che abbiamo scelto le tenebre invece che la luce illuminante di Dio
Signore pietà
Preghiere dei fedeli
Preghiamo dicendo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Per la Chiesa, per Papa Francesco perché annuncino sempre con forza i segni di luce e di speranza che Gesù opera nel mondo e nella Chiesa.
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Perché le opere delle tenebre, come la guerra, la diseguaglianza, la violenza di un uomo su un altro uomo possano essere illuminate dalla luce di Gesù Cristo nostro Signore e trasformarsi in diplomazia, compassione, comprensione, cura dei fratelli e delle sorelle.
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Perché si moltiplichino le ricerche e le iniziative in favore di chi è colpito dalla cecità nel corpo e nell’anima e per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Perché non ci lasciamo ingannare dalle apparenze, giudizi e opinioni precostituite ma il nostro agire sia sempre illuminato dalla luce donata da Gesù nella nostra vita.
Preghiamo: Signore, luce delle genti, ascoltaci!
Antifona di comunione
L’antifona di comunione sottolinea la continuità e l’unità della celebrazione: dalla mensa della Parola alla mensa Eucaristica. È un versetto del Vangelo proclamato proprio per dire che la Parola, Eucarestia e Comunione compongono un’unità inscindibile. Così come abbiamo sottolineato il passaggio dalla Liturgia della Parola alla Liturgia Eucaristica, con il cambiamento di luogo della celebrazione, dall’ambone all’altare, per questo i due ceri accesi ai piedi dell’ambone sono stati portati all’altare.
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