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Per il momento da Venerdì 30 maggio 2025 questo Blog sarà implementato solo con notizie ecclesiali della Parrocchia.  I Post con la proposta...

Cristiani perseguitati. Donne vittime di Boko Haram a Acs: “In Nigeria cristiani in gabbie come animali”

Due cristiane nigeriane, Maria Joseph (19 anni) e Janada Marcus (22 anni), vittime della ferocia dei terroristi di Boko Haram, gruppo responsabile della morte di oltre 75.000 nigeriani negli ultimi 13 anni. La loro drammatica testimonianza alle Istituzioni e all’opinione pubblica italiane.


“Nove anni di vita in schiavitù! Nove anni di torture! Nove anni di agonia! Abbiamo sofferto così tanto per mano di queste persone senza cuore e spietate. Per nove anni abbiamo visto versare il sangue innocente dei miei fratelli cristiani, uccisi da persone che non danno alcun valore alla vita. Hanno ucciso senza rimorsi, come se fosse una cosa normale. Le parole non possono esprimere ciò che ho vissuto”. È un passaggio della testimonianza di Maria Joseph, giovane nigeriana di 19 anni.

L'intero articolo a questo link:


Dieci anni dopo quel “buona sera”: l’autorità della Chiesa e la tradizione camminano assieme

La questione sollevata da Francesco dieci anni fa, intorno alla identità cattolica e al suo dinamismo storico e culturale, è iniziata subito con il suo apparire, la sera del 13 marzo, dalla loggia di S. Pietro, in quella figura e con quelle parole, che hanno provocato lo sguardo e l’ascolto a concepire, come in un “presentimento conciliare”, che cosa potesse essere un prototipo diverso di papa. 

Alcune caratteristiche del Concilio sono la condizione per capire il nuovo papa e per capire anche le reazioni scomposte, che presto si sono manifestate nella chiesa, soprattutto in quei settori del cattolicesimo che da 60 anni avevano fatto di tutto per dimenticare il Vaticano II, per anestetizzarlo e per rimuoverlo.

Il primo papa “sudamericano”, che non viene dall’Europa, che non ha la storia europea alle spalle e sulle spalle, è insieme il primo papa “figlio del Vaticano II”. Non un padre, ma un figlio. In effetti, un padre è ansioso verso il figlio, mentre un figlio vive con tranquillità della eredità paterna. Questa differenza tra Francesco e i suoi predecessori è la differenza tra una lettura paternalistica del Vaticano II come figlio e una lettura filiale del Concilio come padre.

L'intero articolo di Andrea Grillo a questo link:

https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-704-12-marzo-2023/andrea-grillo-dieci-anni-dopo-quel-buona-sera?authuser=0&fbclid=IwAR16gj9fRTQ06aA1_duaLYVgzhEdT9jizbforg6eAhlRsKWdjOuP5etJNN4



10 anni di Francesco . Molti semi devono maturare: Chiesa in uscita, un cantiere aperto

L'intervento del fondatore della Comunità di Sant'Egidio avvisa: non è tempo di bilanci. E invita a guardare al futuro in ottica sinodale. Impariamo a cercare la nostra salvezza con quella degli altri

Dieci anni di pontificato di papa Francesco non sono l’ora di un bilancio. Piuttosto, dopo dieci anni, bisogna guardare avanti. Non siamo in una fase finale. Infatti, alcuni “semi” del pontificato devono ancora maturare. Prima di tutto, quello subito gettato nel 2013 con l’Evangelii gaudium: una Chiesa in uscita sulla strada, che dialoga con tutti e comunica il Vangelo. Un sogno antico, che risale al Concilio, all’Ecclesiam suam di Paolo VI: quello «di chi avverte – scrisse papa Montini – di non poter più separare la propria salvezza dalla ricerca di quella altrui, di chi si studia continuamente di mettere il messaggio, di cui è depositario, nella circolazione dell'umano discorso».

Invece è cresciuta, negli ultimi due decenni, una tendenza alla “separatezza”, che vuol dire ripiegamento, tradizionalismo, autoreferenzialità. 


L'intero articolo di Andrea Riccardi a questo link:

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/molti-semi-devono-ancora-maturare-la-chiesa-in-usc?fbclid=IwAR264rUGqdG2yHCDzwnOoZMnxBKcFWkmebU5QRe2tsE_V3fI9KWbp0Cj2NQ

Il cammino di iniziazione cristiana di Susanna Sparaco: la consegna del Credo, il Simbolo della Fede

Dopo l’omelia e alcuni momenti di silenzio, a Susanna sono state rivolte queste parole:


Susanna, chiamata da Dio, e tutti noi suoi figli e figlie che partecipiamo a questo cammino di iniziazione, raccogliamoci in silenzio e preghiamo:



Preghiamo oggi per questa eletta, che la chiesa a scelto con fiducia e dopo il lungo cammino già percorso, perché, compiuta la sua preparazione, nelle solennità pasquali si incontri con Cristo nei suoi sacramenti.

·    Perché mediti nel suo cuore la parola di Dio e la costi sempre più nella fraternità condivisa con tutti, preghiamo. Ascoltaci signore

·    Perché conosca sempre più Cristo, che è venuto ad amare il mondo e ad insegnarci il dono per amore, preghiamo. Ascoltaci signore

·    Perché con umiltà di cuore sì senza strumento di pace e lotto ogni giorno per la difesa di diritti e la giustizia, preghiamo. Ascoltaci signore

·    Perché lo spirito Santo, che scruta i cuori di tutti, sostenga con la sua forza di debolezza e di Susanna, preghiamo. Ascoltaci signore

O Dio, che hai mandato tuo Figlio come fratello al pozzo di Sichar, fa che questa nostra catecumena, desiderosa di ricevere l’acqua viva come la samaritana del Vangelo, sappia come Gesù riconosce la bellezza dell’alterità, rispetti tutte le diversità che ogni persona manifesta, renda come Gesù protagonista chi è escluso, superando discriminazioni e pregiudizi. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

A questo punto Susanna la sua madrina Teresa sono state invitate a salire sul presbiterio per ascoltare la proclamazione da parte di tutta l’Assemblea del Credo, il Simbolo della Fede e, in questo modo, accoglierlo e riceverlo.


La “Consegna” è stata conclusa con questa preghiera:


O Signore, sorgente di luce e di amore, guarda tua figlia Susanna, rendi nuovo il suo cuore la sua vita, concedi il dono di una conoscenza vera, di una ferma speranza e di una premura costante per chi soffre perché sia degna di ricevere la grazia del Battesimo. Per Cristo nostro Signore. Amen


******


Prima della recita del Padre Nostro la madrina di Susanna, Teresa, ha ricordato con queste parole la Consegna del Padre Nostro ricevuto dalle mani del Patriarca Domenica scorsa. 

Nella scorsa domenica siamo andati alla basilica di San Marco dove il Patriarca, durante un breve incontro, ha consegnato la preghiera del Padre Nostro a Susanna e ad altri due giovani che come lei si stanno preparando a ricevere il dono del Battesimo.

Come ha ben spiegato il Patriarca nel corso di questo incontro, fra tutte quella del Padre Nostro è la preghiera speciale con la quale, dalle pagine del Vangelo, Gesù ci invita a rivolgersi a te, Signore, chiamandoti Padre Nostro, così come parlano a un padre tutti i suoi figli, amati e benedetti da lui.

Grazie al dono di questa preghiera Susanna sta scoprendo e forse aiuta anche noi a ricordarlo, che pregare e parlare con te, Signore; confidarti le luci e le ombre della nostra fragile umanità; farti spazio nel cuore perché tu, Signore, possa intervenire con le infinite risorse della tua grazia.

Il poterti chiamare Padre Nostro ci fa uscire da ogni genere di solitudine e ci fa sentire fratelli in un dialogo sempre più aperto alla fiducia e alla fedeltà.

Oggi signor Susanna ha fatto un altro passo verso di Te accogliendo il Credo, il Simbolo della nostra fede. Con questa preghiera si impegna a fidarsi di te e a lasciarsi guidare dalle sorprendenti iniziative del Tuo amore. Un amore che gli apostoli vedevano ogni giorno nelle parole e nei gesti di Gesù ed al quale hanno dato testimonianza, raggiungendo la Chiesa di ogni tempo con il Credo perché diventasse la nostra comune Professione di Fede.

Fa, o Signore, che l’accogliente incontro con il Patriarca, l’incoraggiante sorriso di don Nandino e l’affetto di questa Comunità aiutino Susanna a vivere in gioiosa serenità il dono di queste preghiere, come segno di quella fedele Alleanza fra le promesse di verità e di vita del cielo, le attese di speranza e di pace della terra di cui lei diventerà la parte viva con il Sacramento del Battesimo.

In questa III Domenica di Quaresima abbiamo pregato così ....

"Sperare al di là di ogni umana speranza"

Questo versetto dalla Lettera ai Romani (4,18) accompagna il nostro cammino verso la Pasqua di Risurrezione che ogni Domenica sarà articolato in una sintesi del messaggio evangelico. 

I Domenica: "Sperare di resistere alle seduzioni del potere"

II Domenica: "Sperare di saper accogliere l'invito: "Ascoltatelo!"

III Domenica: "Sperare di saper riconoscere la vera sete"



Introduzione


Terza domenica di quaresima, terza tappa del percorso battesimale. Dopo aver celebrato Cristo come il Signore che sconfigge e ci libera definitivamente dal male (1^ domenica), dopo averlo riconosciuto come Figlio di Dio, il messia, colui che dobbiamo ascoltare (2^ domenica), oggi, con Susanna, siamo qui a riconoscerlo come acqua, fonte della vita.

L’acqua disseta, l’acqua purifica, l’acqua è vita e l’uomo senza quest’acqua non può sopravvivere, come Israele a Massa e Meriba. Metafore che evaporano davanti alla fonte dell’acqua viva che è Cristo.

A Susanna oggi noi consegneremo il Credo, il manifesto della nostra fede, dove affermiamo di credere in un unico Dio che è Trinità, Padre Figlio e Spirito, e dove affermiamo che il risorto è il Signore: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato della stessa sostanza del Padre: un Dio che non ha più un luogo, un tempio, uno spazio definito, ma che si fa incontrare e si fa adorare in spirito e verità.

Susanna, fra qualche giorno sarà invitata a riconsegnarci questa fede per condividere con noi l’esperienza della resurrezione che si concretizzerà nella partecipazione all’eucarestia della notte di Pasqua.

Il tempo di quaresima invece di essere concepito come un tempo di immersione nelle ragioni della fede è ridotto ad essere un mero tempo di penitenza quasi fine a se stesso. Già il mercoledì delle ceneri ci invita a un tempo di conversione cioè di riallineamento intorno a ciò che siamo e crediamo.

La liturgia di queste domeniche è esplicita: per il battezzato la storia è cambiata, ecco perché annuncia la pace, ecco perché non può riconoscere intorno a sé un ambiente da sfruttare ma una natura da amare, una natura che è sorella, ecco perché riscatta l’uomo dalle sue povertà. Susanna ha intuito tutto questo nel suo cammino catecumenale e ora chiede di partecipare con noi a questa storia per cambiare la storia. Consegniamole oggi questa fede, che si traduce in salvezza per ogni uomo, perché il battesimo ci assimila a Cristo per il quale con il quale e nel quale siamo morti e risorti a una vita nuova. E di questa vita dobbiamo essere profeti.



Atto Penitenziale


            Perché non ti riconosciamo come il Salvatore, fonte d’acqua viva: Kyrie eleison 

            Perché non sappiamo ascoltarti come Signore: Christe eleison

            Perché non sappiamo adorarti in spirito e verità: Kyrie eleison 



Preghiera dei Fedeli


a)  Perché la chiesa sia il luogo nel quale si vive la Salvezza che Cristo ha inaugurato, una salvezza fatta di azioni concrete: pace, riscatto, accoglienza, giustizia, equità.

b) Perché i battezzati aiutino coloro che hanno responsabilità di governo a incamminarsi su altri modelli sociali che tengano conto della dignità della persona, dell’equa distribuzione dei beni della terra, che non rincorrano le loro ambizioni ma il bene della comunità che sono chiamati a governare; 

c)  La pace non è solo assenza di guerra, è costruzione di un mondo giusto dove non trova posto la divisione dell’umanità in gruppi basati sulla razza, la religione, la lingua, l’etnia; dove non può trovare senso la preservazione dei confini ma la comunione dei popoli; dove non vi sia discriminazione di genere; dove non vi sia oltraggio della natura, dove la ricchezza economica non diventi unica misura del benessere. Fa che come battezzati siamo profeti di un modo nuovo di creare relazioni in nome di quella salvezza che celebriamo nella morte e resurrezione di Cristo.

d)  Per noi che abbiamo l’occasione di condividere il cammino di preparazione al battesimo di Susanna. Oggi le consegniamo il Simbolo della nostra fede, il Credo. Potrebbe essere un gesto formale, un pezzo di carta o una litania rituale. Sia invece la consegna della vita della nostra comunità in Cristo, sia la consegna della nostra mappa che orienta ora anche il suo viaggio, che diventi anche per lei, come è per noi, nel Vangelo, il chiaro senso del suo prossimo battesimo. 

e)   Per Susanna perché cresca in lei il desiderio di far parte di questa comunità: attraverso lo studio e la meditazione del Simbolo di fede unito all’ascolto della Parola possa riconoscere così la vera fonte della vita e noi accoglierla e accompagnarla come sorella alla Pasqua di Resurrezione

Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 12 marzo

 



III Domenica di Quaresima - Gv 4,5-42: Ascolta la tua sete

La sete è tutto.

Lo sperimentiamo in particolare d’estate e in particolare chi abita in paesi caldi, assolati, desertici ma oggi anche nella nostra Italia le scarse piogge creano preoccupazione continua. La sete è tutto, quella materiale, fatta d'acqua, l'oro del futuro che probabilmente sarà l'origine di nuovi conflitti fra popoli, ma anche la sete del cuore, quella che ti inaridisce la vita, se non si incontra nulla che possa appagare il bisogno di felicità che ci portiamo dentro.


Sovente (per 67 volte) nella Bibbia qualcosa accade attorno a un pozzo, a una sorgente d’acqua. In terre come quelle, ogni fonte diventa luogo privilegiato d’incontri, di conflitti, di amori, di riconciliazioni, di antichi ricordi. Anche nell’Evangelo di oggi durante un viaggio a mezzogiorno in una terra assolata e assetata come la Samaria, tutto accade attorno a un pozzo profondo, da dove l’acqua non zampilla ma va attinta con fatica. 

Per Gesù, per tornare in Galilea dalla Giudea, la via più comoda era quella di risalire il Giordano senza deviare per una terra montagnosa abitata da una popolazione considerata impura perché, assieme a Dio, adorava contemporaneamente altre 5 divinità (i cinque “mariti” della Samaritana …). L’Evangelista invece sottolinea che “doveva attraversare la Samaria” invitandoci a leggere in controluce la vicenda di Osea che, quando la sua sposa è tornata a fare la prostituta sacra, prima l’ha allontanata da casa ma poi è andato a cercarla, l’ha riconquistata e ricondotta a casa.  Questa vicissitudine è stata letta ed è diventata il simbolo del rapporto tra il Signore e Israele. È per questo che Gesù va in Samaria: ha bisogno di andare a recuperare anche quella piccola frazione di popolo riconquistandolo al suo amore. È questa la sua sete che lo porta a sedere ai piedi del pozzo di Giacobbe a Sicar (Sichem in ebraico), il luogo dove Giosuè aveva convocato tutti gli israeliti usciti dall’Egitto chiedendo loro quale Dio volevano adorare. 

Il testo dice “sedeva”, l’imperfetto indica un’azione continuativa per dirci che il Signore ci attende sempre in qualsiasi situazione della nostra normale attività quotidiana. Anche una donna che ci rappresenta tutti (per questo è senza nome) giunge al pozzo. Gesù, senza alcuna superiorità, non ha paura di lasciarsi coinvolgere in un dialogo con lei. Anzi, prende l’iniziativa che provoca lo stupore della donna che si lascia interpellare e suscita altre domande che finiscono per intessere un dialogo sempre più profondo.

Gesù non la giudica ma la porta a capire che, fino a quel momento, aveva cercato di dissetarsi con un’acqua salata e fa trasparire che la sete dell’uomo (riecheggiando il profeta Amos 8,11), non è solo una sete d’acqua, ma di ascoltare la parola di Jhwh e suo cibo è fare la volontà di colui che l’ha inviato. Questa non è un pozzo, ma una sorgente di acqua zampillante, fresca, pura capace di colmare quella sete con la quale il Salmo 63 descrive il bisogno di amore del credente: “O Dio sei tu il mio Dio, di te ha sete l’anima mia, a te anela tutto il mio essere come terra deserta, arida, senz’acqua”.

La samaritana ha colto bene l’invito di Gesù e si pone il problema di dove andare a rendere culto, ma non è questo che Dio si aspetta. Chiede invece agli uomini di essere accolto per renderli capaci di un amore generoso ed incondizionato come il suo. Questo indica quell’adorare “il Padre in spirito e verità”: significa partecipare della sua energia vitale e creatrice.

È questo il cibo che Gesù dice ai discepoli essere il suo nutrimento e la donna che, lasciata la sua brocca con l’acqua, si fa sua portavoce presso i compaesani, proponendo, non imponendo nulla: “Venite a vedere!  Che sia lui il Cristo?”. Alla fine i samaritani affermano: “non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente”, ed ecco la rivelazione, “il salvatore del mondo”. Mentre gli ebrei aspettavano in salvatore d'Israele, gli eretici, i meticci, gli impuri samaritani hanno compreso la vera identità di Gesù, il salvatore di tutti gli uominidi tutto il creato.

In questo Evangelo per noi c’è l’invito a non trascurare alcun momento della nostra vita: nessuno di questi è banale, sono tutti importanti perché in ciascuno sono possibili degli incontri dei quali non dobbiamo avere paura nonostante le diversità e le possibili lontananze.

C’è l’invito a non sentirsi superiore a nessuno, a proporre senza avere la pretesa di imporre, a non trascurare nessuna persona, ad avere occhi non frettolosi per tutti, ad aver cura e non paura dello straniero, del diverso, del piccolo, dell’indifeso, di chi a prima vista ci appare come insignificante.

C’è l’invito a capire quale sia la nostra vera sete e di comprendere che, ciò che può colmarla, è quello che ci fa capire chi siamo chiamati a essere.

Accogliere, ascoltare, condividere, prendersi cura dell’altro. Facendo attenzione, sono i “movimenti” di ogni celebrazione eucaristica e, dalla quale, siamo inviati a viverli nei sentieri della nostra vita.

 

(BiGio)

Ogni giorno è buono per passare dall’abitudine alla novità

“Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Che suona così somigliante alle parole di Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).    


Ci vuole coraggio per nascere. Capita infatti che per molti anni, per tutti gli anni, alcuni considerino la loro storia ‘già’ scritta nelle vicende del passato. Al quale si preferisce restare legati, ai sentimenti dolciastri del rammarico, del risentimento, a conti fatti per viltà. Ne son piene le pagine di scrittori famosi, i verbali dello psicoterapeuta. Ogni giorno è buono per passare dall’abitudine alla novità, dai miei modi ai modi di Cristo. Ogni volto incontrato, ogni interazione e ogni atto del pensare: si può far del bene o del male, portare nel cuore qualcuno o scaricarlo. È il paradigma della vita umana, un modo di essere non databile in un periodo o in una sola occasione.  
 
La categoria dell’Esodo vale anche per i personaggi del brano di Giovanni. È una catechesi sul motivo dell’acqua, su cui si gioca l’equivoco. E che donna, questa samaritana, molto ‘vera’, concreta, saputa delle cose di questo mondo, spiccia a trattare con uomini! I discepoli, ebrei, sono perplessi e imbarazzati nel vedere Gesù conversare con lei (e la cosa non ci fa meraviglia considerando come oggi, a distanza di duemila anni, si gioca il rapporto uomo donna da quelle parti!). L’educazione avrebbe disposto che lei tornasse al pozzo più tardi evitando chiacchiere con sconosciuti. Infatti la domanda c’è: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?”. Eccetera.                      
Poi Gesù spariglia le carte della donna e lei, vistasi scoperta (la rivelazione dei cinque uomini più uno con cui ha vissuto è uno scossone) accusa il colpo, ne esce deviando su un tema ‘adeguato’ al Giudeo, la religione. Buon pedagogo e paziente Gesù la segue e insegna la stupenda regola dell’adorazione: in spirito e verità. “E il momento è questo”. È sempre questo.           
 
All’arrivo dei discepoli un attimo di pausa e lei approfitta per uscire di scena. Troppa tensione finora. Che verosimilmente scarica dai suoi compaesani: un profeta mi ha detto... che sia il Cristo? Evidentemente l’attesa del Messia venturo è viva anche presso questa parte minore di Israele.      
Coi discepoli un’altra catechesi. Non si vantino: ad essi il compito di raccogliere quel che altri (i profeti) hanno seminato. Chissà che cosa capiscono. La conclusione è affidata ai Samaritani, verso i quali Gesù non fa differenza, ugualmente visitati, amati. Commentano con la donna, che evidentemente ha svolto bene il suo lavoro: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Che suona così somigliante alle parole di Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).    
 

(Valerio Febei e Rita)

 

Prima La Russa a Gerusalemme, poi Netanyau a Roma mentre in Israele ....

Mentre truppe e coloni provocano e insanguinano la West-bank non solo per ritorsione a fronte di attentati palestinesi, La Russa a Gerusalemme dichiara che Israele ha tutto il diritto di difendersi e garantirsi la sicurezza.


Nel frattempo da settimane gli israeliani scendono in piazza per protestare contro le riforme che Netanyahu sta realizzando correndo il pericolo di scivolare verso una dittatura nascosta. Ieri è arrivato a Roma e chiederà all'Italia di spostare la sua Ambasciata a Gerusalemme e di modificare, ammorbidendolo, il suo atteggiamento all'Onu verso Israele.

In serata ha incontrato la Comunità ebraica di Roma la cui Presidente ha avuto il coraggio di esporsi con queste parole:

"Condivido il senso di profonda preoccupazione per la spaccatura che si sta formando in Israele", ha detto Noemi Di Segni rivelando timori sulla percezione - anche internazionale - della democrazia israeliana. "Il riconoscimento di Israele come Paese democratico è un valore assoluto ma questo è possibile se la dialettica politica riflette i valori ebraici", ha spiegato Di Segni. Che ha rincarato la dose sull'escalation di violenze nei Territori occupati: "Non può essere orgogliosamente ebraico il comportamento di chi incita all'odio e alla violenza verso il proprio vicino. Non si può essere orgogliosamente israeliani, né orgogliosamente ebrei, se in nome di una identità ebraica si offre come risposta al terrore e al lutto la violenza del singolo e la legittimazione ministeriale agli atti di vendetta".

Con lei non è d'accordo l'ex presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, che ha urlato a Di Segni: "Vergogna! Non ci rappresenti". Anche altri rappresentanti della comunità ebraica hanno contestato a Di Segni il contenuto del suo discorso e il fatto di non averlo concordato in precedenza.


Oggi pomeriggio ha incontrato Giorgia Meloni mentre a poche centinaia di metri di distanza, a piazza Venezia, c'è unsit-in promosso dalla Comunità palestinese a Roma, il cui presidente, Yousef Salman, spiega: "Siamo in piazza per dire no alla politica criminale del governo più estremista d'Israele. Nel 2022 sono stati assassinati da parte dei soldati, dei coloni israeliani più di 230 palestinesi. Adesso nel giro di due mesi di quest'anno, l'inizio di quest'anno, 78 palestinesi. E quindi chi vuole parlare di pace dovrà parlare della libertà e della giustizia e non esiste la pace senza la giustizia, come non esiste la giustizia senza diritti legittimi del popolo palestinese".


(da RaiNews)

"Dio non esiste" dice il salmo 52/53

Se scrivi su pietra "Dio non esiste", con citazione dal Salmo 52 (53), ma lasci cadere "Dice lo stolto" come se fosse di troppo, non fai onore al tuo intelletto e mostri solo la tua mancanza di scrupoli



La frase citata dal governo sulla lapide a Cutro (quella tra parentesi quadre) è estrapolata dal suo contesto. Ecco il testo completo del discorso di papa Francesco dopo l'Angelus del 5 marzo:

"Esprimo il mio dolore per la tragedia avvenuta nelle acque di Cutro, presso Crotone. Prego per le numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti. Manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. [I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti!] Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere."

Sulla targa affissa a Cutro manca totalmente tutta la prima parte e la conclusione del discorso. Così cade ogni riferimento a "solidarietà", ad "accoglienza", al bisogno di "capire" e alla vicinanza nel "piangere". Un papa con l'elmetto, che parla solo di perseguire gli scafisti, è un papa sfigurato. Un governo senza scrupoli può arrivare a sfigurare anche le parole del papa pur di non ammettere le proprie responsabilità.


(Andrea Grillo)



Le democrazie e lo scontro di civiltà. Convivenza via necessaria

Nel suo discorso alla nazione Vladimir Putin ha usato l’intero armamentario della retorica nazionalista per cercare di nascondere l’errore gravissimo che ha compiuto e il vicolo cieco nel quale si è cacciato. È proprio vero che l’orgoglio obnubila e spinge verso errori sempre più gravi, rendendo prigionieri di una spirale da cui diventa sempre più difficile tornare indietro. Un anno fa, quando l’esercito russo ha invaso il territorio ucraino abbiamo avuto tutti la sensazione di assistere impotenti a qualcosa di anacronistico.


L’incanto della globalizzazione degli anni Novanta del Novecento e dei primi anni Duemila è definitivamente infranto. Non si potrà tornare indietro. Negli anni Novanta ci fu un lungo dibattito tra le tesi di Francis Fukuyama (la fine della storia) che prevedeva il progressivo diffondersi del modello liberaldemocratico al di là dell’Occidente, e quelle opposte di Samuel Huntington, che vedeva profilarsi lo scontro di civiltà. Secondo Huntington l'Occidente deve rendersi conto di essere una fra le civiltà e non la civiltà, e di conseguenza abbandonare il sogno illusorio di una civiltà universale in formazione basata su democrazia e diritti umani, che quindi ha come obiettivo politico principale quello di difendere i propri confini, come condizione “immunitaria” per salvaguardare la propria identità e i propri valori. Che non sono, né prevedibilmente saranno, universalmente condivisi. Una strategia che, nella prospettiva di nuove forme di isolazionismo, non esclude la possibilità del conflitto armato.

Ora il rischio che ..
.

L'intera riflessione di Mauro Magatti a questo link:


I barbari in Vaticano: papa Francesco e la riforma della curia

Il 13 marzo di dieci anni fa i barbari sono entrati in Vaticano con Jorge Mario Bergoglio, il papa sudamericano che parla una lingua mista, nata dall’esperienza porteña (di Buenos Aires) e dall’italiano intriso di dialetto dei genitori, immigrati italiani di origine piemontese, che seguirono, nei primi decenni del Novecento, il flusso delle navi lungo la rotta atlantica per cercare fortuna dall’altra parte del mare.


L’elezione del pontefice argentino, il primo papa americano, ha cambiato profondamente la curia romana, ne ha sconvolto riti, usanze, abitudini e gerarchie. La stessa figura del papa uscirà cambiata, forse per sempre, dal pontificato di Francesco.

Spogliata della retorica e della ieraticità che l’avvolgeva, demitizzata, resa più umana, quindi anche più contraddittoria e fragile, l’immagine del vescovo di Roma non è più avvolta dal mistero e anche sulle sue condizioni di salute non c’è spazio per molte speculazioni e voci di corridoio, perché le notizie sugli acciacchi e i problemi fisici vengono diffuse dallo stesso pontefice.

L'intero articolo di Francesco Peloso a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202303/230309peloso.pdf



Donne nella chiesa: stop al diaconato, ma ora hanno più potere

Il ruolo delle donne nella Chiesa non è stato, in questi dieci anni, una priorità per papa Francesco. Lui ha però ascoltato la sfida lanciatagli dalle superiore religiose (Uisg) e nel 2016 ha convocato una commissione — per la prima volta con un numero uguale di donne e uomini — per studiare la possibilità di ordinare le donne al diaconato. 

La decisione è stata per ora bloccata, ma la testimonianza e le pubblicazioni di alcuni dei membri della commissione (per esempio Phyllis Zagano) stanno contribuendo ad approfondire la comprensione di questa questione. Avendo bloccato l'ordinazione diaconale, la questione del sacerdozio femminile non è stata affrontata seriamente. Quando il Papa ne ha parlato, ha riprodotto gli stereotipi che provengono dalla teologia del corpo di Giovanni Paolo II, che considera Maria l'immagine del discepolato per le donne (contemplazione e diaconia occulta) e Pietro per gli uomini (ministero pubblico e leadership liturgica).

Ma se la questione femminile non è una priorità per Francesco, lo smantellamento del clericalismo lo è, e questo indirettamente sta favorendo la partecipazione delle donne al governo ecclesiale. I primi esempi sono due religiose (Nathalie Becquart e Alessandra Smerilli) e una laica (Emilce Cuda). Nathalie Becquart (53 anni, religiosa saveriana) è stata nominata sottosegretaria del Sinodo dei vescovi nel 2021. Alessandra Smerilli (48 anni, suora salesiana) è stata nominata nel 2021 segretaria del Dicastero per lo sviluppo umano integrale ed è la prima donna in assoluto a ricoprire una posizione di governo di così alto livello nella Chiesa. Infine, Emilce Cuda (filosofa ed economista laica di 57 anni, dottore in teologia morale) è stata nominata nel 2022 segretaria della Pontificia commissione per l'America latina. Nelle sue funzioni esecutive, dunque, questa donna sposata e madre di due figli ha ora una posizione che la colloca al di sopra della maggior parte dei vescovi.

(Teresa Forcades)

Penitenza: la sua teologia e le sue forme

Un Convegno padovano sulla “terza forma della penitenza” è il contesto in cui sono maturate le riflessioni che ha mandato S. Tarantelli. Si tratta di un testo molto lucido e appassionato, che dimostra una competenza profonda, utile per considerare meglio in che modo impostare la comprensione teologica del sacramento, delle sue crisi e delle sue opportunità. Ringrazio Sr Silvia per il testo, che è tra le cose più limpide che abbia letto negli ultimi tempi sul tema. (ag)


La Facoltà Teologica del Triveneto, la Facoltà di Diritto Canonico San Pio X e l’Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina hanno organizzato lo scorso 27 febbraio una giornata di studio che potesse raccogliere e rilanciare il percorso di ricerca congiunto iniziato nel 2021, con l’obiettivo di rimettere a tema le problematiche della prassi penitenziale. Punto prospettico per leggere la questione: l’utilizzo della III forma del rito durante le fasi più acute della pandemia, come prassi da valutare e interrogare (qui il programma: https://www.fttr.it/wp-content/uploads/2022/12/FTTR-pieghevole-Ripensare-la-prassi-penitenziale.pdf).

La partecipazione è stata numerosa e vivace, lasciando percepire il bisogno di ulteriori tempi di ripresa delle tematiche. L’eco provocata dall’ascolto dagli interventi dei relatori e dell’assemblea prende qui la forma di alcune possibili riletture e rilanci, per il proseguimento del lavoro nelle comunità accademiche ed ecclesiali. Mi sembra utile segnalare anzitutto alcune delle risonanze dei presenti, espresse ad alta voce come domande ai relatori, o come condivisioni e confronti a margine.

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