Ogni giorno è buono per passare dall’abitudine alla novità

“Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Che suona così somigliante alle parole di Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).    


Ci vuole coraggio per nascere. Capita infatti che per molti anni, per tutti gli anni, alcuni considerino la loro storia ‘già’ scritta nelle vicende del passato. Al quale si preferisce restare legati, ai sentimenti dolciastri del rammarico, del risentimento, a conti fatti per viltà. Ne son piene le pagine di scrittori famosi, i verbali dello psicoterapeuta. Ogni giorno è buono per passare dall’abitudine alla novità, dai miei modi ai modi di Cristo. Ogni volto incontrato, ogni interazione e ogni atto del pensare: si può far del bene o del male, portare nel cuore qualcuno o scaricarlo. È il paradigma della vita umana, un modo di essere non databile in un periodo o in una sola occasione.  
 
La categoria dell’Esodo vale anche per i personaggi del brano di Giovanni. È una catechesi sul motivo dell’acqua, su cui si gioca l’equivoco. E che donna, questa samaritana, molto ‘vera’, concreta, saputa delle cose di questo mondo, spiccia a trattare con uomini! I discepoli, ebrei, sono perplessi e imbarazzati nel vedere Gesù conversare con lei (e la cosa non ci fa meraviglia considerando come oggi, a distanza di duemila anni, si gioca il rapporto uomo donna da quelle parti!). L’educazione avrebbe disposto che lei tornasse al pozzo più tardi evitando chiacchiere con sconosciuti. Infatti la domanda c’è: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?”. Eccetera.                      
Poi Gesù spariglia le carte della donna e lei, vistasi scoperta (la rivelazione dei cinque uomini più uno con cui ha vissuto è uno scossone) accusa il colpo, ne esce deviando su un tema ‘adeguato’ al Giudeo, la religione. Buon pedagogo e paziente Gesù la segue e insegna la stupenda regola dell’adorazione: in spirito e verità. “E il momento è questo”. È sempre questo.           
 
All’arrivo dei discepoli un attimo di pausa e lei approfitta per uscire di scena. Troppa tensione finora. Che verosimilmente scarica dai suoi compaesani: un profeta mi ha detto... che sia il Cristo? Evidentemente l’attesa del Messia venturo è viva anche presso questa parte minore di Israele.      
Coi discepoli un’altra catechesi. Non si vantino: ad essi il compito di raccogliere quel che altri (i profeti) hanno seminato. Chissà che cosa capiscono. La conclusione è affidata ai Samaritani, verso i quali Gesù non fa differenza, ugualmente visitati, amati. Commentano con la donna, che evidentemente ha svolto bene il suo lavoro: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Che suona così somigliante alle parole di Giobbe: “Io ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).    
 

(Valerio Febei e Rita)

 

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