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Per il momento da Venerdì 30 maggio 2025 questo Blog sarà implementato solo con notizie ecclesiali della Parrocchia.  I Post con la proposta...

Gli europei entrino a Kiev in sandali

Se milioni di europei, invece di prepararsi gli stivali da guerra, calzassero i sandali e si mettessero in cammino verso la terra sacra di una nazione violentata cosa accadrebbe? Sarebbe la prima volta (nel nostro Continente) di una azione di nonviolenza di massa contro un aggressore. Un gesto rivoluzionario e pieno di speranza


Nel documento approvato dai movimenti popolari per la pace a Verona, c’è un passaggio (punto 12) molto chiaro sull’attesa che si ha rispetto all’istituzione dei Corpi Civili di Pace ed alla difesa nonviolenta. Questa idea semplice di una alternativa al conflitto armato non è affatto semplicistica e si fa strada nell’opinione pubblica europea dal 1995.  In particolare fu lanciata incessantemente, quasi come una preghiera, da Alex Langer, che supplicava le grandi potenze perché intervenissero a fermare gli eccidi in Bosnia Erzegovina a cui aveva assistito con i suoi occhi. Oggi l’avanzata concreta, e non meramente idealistica, di milioni di civili a difesa dell’Ucraina fa i conti con uno scenario globale  di gran lunga peggiore a quello che conseguì alla caduta del muro di Berlino. Non siamo più nella fine della guerra fredda e si ragiona apertamente di guerra calda tra potenze nucleari.

L'articolo di Angelo Moretti continua a questo link:

L’israeliana Erella da Gaza a Ramallah paladina del dialogo

L’israeliana, 77 anni, ha lavorato a Gaza e oggi aiuta i palestinesi della Cisgiordania. Ha dedicato la vita a promuovere la pace ma dal 7 ottobre prova un forte senso di solitudine.

Per Erella Dunayevsky descrivere l’occupazione è facile: significa limitare la libertà di un altro individuo. La libertà di muoversi, di decidere cosa mangiare, di crescere ed educare i propri figli. Cioè quello che fa il suo paese ai palestinesi e ciò contro cui lei si batte da decenni. Per questo, da decenni, lavora per aiutare israeliani e palestinesi a conoscersi. L’ha fatto e lo fa in Cisgiordania, e l’ha fatto anche a Gaza, dove ha lavorato tra il 1998 e il 2000 per aiutare i bambini a convivere con il trauma dell’esposizione alla violenza. Ricorda il titolo di quell’iniziativa, era: “La trasformazione del dolore”. Era a Gaza per aiutare i più giovani a trasformare la sofferenza in energia costruttiva «per non rimanere una vittima, per insegnare loro e imparare con loro a fare qualcosa della sofferenza. Renderla un processo attivo ma non distruttivo». Racconta il suo impegno come una semina quotidiana, un lavoro «fuori dai radar», individuale. ...

L'articolo di Francesca Mannocchi continua a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202405/240519mannocchi.pdf

L'incontro del Consiglio Pastorale Parrocchiale nella Domenica di Pentecoste


Ieri si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale, ora al completo di tutti i suoi componenti, con il seguente Ordine del Giorno:  

1.    Festa della Comunità del 9 giugno prossimo

2.    Viaggio ad Assisi aperto a tutta la Comunità il 27-29 settembre

3.  Possibilità di coinvolgimento come Comunità alla manifestazione del 1 giugno con il Circolo Laudato Sì

4.    Calendario per il prossimo anno

5.    Varie ed eventuali


Un momento dell'incontro che si è concluso condividendo un pasto vegetariano


Appena disponibile sarà pubblicato una sintesi dell'incontro che, comunque non ha completato l'Odine del giorno e si è riddato appuntamento a martedì 11 giugno alle ore 20.30

Il Foglietto "La Resurrezione" di Pentecoste

 


Pentecoste - Gv 15,26-27; 16,12-15

È bene per voi che io me ne vada” in queste parole c’è tutto e solo l’amore e la tenerezza di Gesù per i discepoli e risuonano le parole del Battista “Bisogna che io diminuisca e che lui cresca”



Gli Evangeli di questo periodo Pasquale ci hanno fatto comprendere come e dove incontrare il Signore che non se n’è mai andato ma è sempre rimasto e sempre rimane “in mezzo” ai discepoli, chiedendo loro di andare e portare frutto predicando la lieta notizia che non è una teoria ma un evento da rendere concreto con la vita, non amando Lui ma gli altri come lui ci ha amato.

 

Nella Pentecoste si celebra la coscienza di tutto questo nella scoperta che l’amore ricevuto dà la possibilità di vivere una vita che guarda al domani con la forza necessaria, non avvoltolandosi o consegnandosi ai ricordi, ma facendo “memoria” cioè rendendolo attuale, vivendo concretamente fino in fondo il “comandamento” o, meglio, quell’amore che lui ci ha mostrato.

L’Evangelo invita a prendere atto che il Signore è e rimane tra di noi fino alla fine dei giorni in una modalità nuova, quella del suo Spirito che ci permea, avvolge, sostiene nelle scelte che quotidianamente si devono fare secondo la sua volontà, non quella del mondo “vecchio” (= peccato) al quale siamo stati “strappati” (=perdono) dalla sua morte e risurrezione.

È questo che significa “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” e, quest’ultima espressione greca, si può anche tradurre “in tutta la verità”. Cioè, vi farà percorrere i passi Gesù nel vostro oggi, vi guiderà a seguire nel vostro hic et nunc le tracce di Gesù che è la verità (cf. Gv 14,6), vi farà parlare e agire come lui nelle situazioni che vi troverete a vivere, vi farà camminare come lui ha camminato. Vi farà pronunciare parole ispirate al suo vivere, vi farà avere come scrive S. Paolo “il sentire che fu in Cristo Gesù” (Fil 2,5); vi farà avere “i modi del Signore”, come è scritto nella Didaché (11,8). Qui sta anche il senso di quel “vi annuncerà le cose future” che non indica per nulla il predire da maghi con la sfera di cristallo quello che avverrà, ma il guidarci in quel futuro che è il nostro presente, non ripetendo cose del passato come accade con un mal compreso senso della tradizione (con la “t” minuscola), ma guidandoci a interpretare e incarnare la volontà del Padre aderendo alla realtà del nostro oggi. È questa l’azione nella quale desidera accompagnare la Chiesa papa Francesco che non è allora un cammino “novità” da contrapporre all’agire del passato, bensì di fedeltà all’Evangelo nella diversità delle situazioni.

Ora però, dice Gesù, “È bene per voi che io me ne vada” perché, se continuo ad avere questo tipo di presenza tra di voi, non riuscirete mai a prendere il volo, rimarreste legati ad una immagine che avete di me correndo il pericolo di farne un idolo. Il senso di quell’invito a “dimorare in me” che ci ha fatto, è riuscire ad accorgersi dello Spirito, della possibilità di vivere secondo lo Spirito del Padre come lui ha fatto.

In queste parole c’è tutto e solo l’amore di Gesù per i discepoli, c’è la considerazione di ciò che “è bene per voi”, mostra la libertà profonda di chi non ritiene sua nemmeno la propria vita e può condensare in poche battute il senso del suo vivere della sua una morte. 

In quel “Se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito” risuonano le parole del Battista “Bisogna che io diminuisca e che lui cresca”. È il compiersi della parabola dell’inviato del Padre, del Maestro e guida dei discepoli: è l’andarsene ciò che dà compimento alla sua vita. Altrimenti Gesù stesso non avrebbe fatto il bene dei discepoli, che devono invece, attraverso il dono dello Spirito assumere la piena responsabilità della loro fede e del loro impegno storico.

Lo Spirito non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito” cioè riproporrà, farà memoria, renderà attuale quello che il Signore ha detto colmando di senso il futuro e “mi glorificherà”. Quest’ultimo termine in ebraico significa “peso”, “consistenza” come quella del chicco di grano rispetto alla pula che viene spazzata via dal vento o dal ventilabro. Immagini che sono state usate da Gesù per far capire come quel seme sia lo spendere la propria vita per amore, per venire incontro al bisogno dell’altro anche quando inespresso.

(BiGio)

Pentecoste: Una testimonianza dilatata

Avevano visto il Risorto, lo avevano ascoltato e toccato. Lo avevano sentito interpretare le Scritture e avevano spezzato con lui il pane. Infine lo avevano visto salire al Padre. Ma tutto era restato come rinchiuso all’interno di un bozzolo intessuto di paura e di stupore.


L’irruzione dello Spirito ha rotto quei fili e ha sciolto quelle lingue inceppate, rendendole capaci di parlare nuovi idiomi, ignoti agli stessi discepoli. Li ha spinti in spazi che non conoscevano, al di fuori di ogni recinto, progetto e immaginazione, perché portassero ovunque il mistero della Pasqua. Ecco il prodigio della Pentecoste, che è dono e compito per la Chiesa di ogni tempo, resa capace dallo Spirito di esprimere l’annuncio pasquale in un modo che tutti possano intenderlo e rallegrarsene. ...

La riflessione di Sabino Chialà continua a questo link:

https://www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo/16020-una-testimonianza-dilatata

Belgio-Olanda-Scozia: eutanasia a richiesta

In Belgio si riaccende il dibattito sull’eutanasia per ragioni economiche e per «stanchezza di vita». In Olanda si apre la possibilità del suicidio assistito per i bambini al di sotto dei 12 anni.


Luc van Gorp, presidente del più grande fondo di assicurazione sanitaria belga (Christelijke mutualiteit, Mutua assicurazione cristiana) in una intervista a Het Nieuwsblad ha fatto presente che molte persone anziane esprimono chiaramente una fatica di vivere. «Perché voler necessariamente prolungare la loro vita? Tali persone non lo desiderano più e, per quanto riguarda i costi, pesano sulle finanze del governo». Sarebbe quindi opportuna una legge che recepisca il loro desiderio. Il 10% degli anziani lotta contro la depressione e si augura di morire.

Le previsioni per il futuro inquietano i bilanci pubblici. Entro il 2050 il numero di ultraottantenni sarà in Belgio di 1.200.000 (oggi il paese a 11 milioni di abitanti). Sono divampate le discussioni anche per il contemporaneo caso di due donne, rispettivamente di 34 e 28 anni, che hanno chiesto – la prima l’ha già ottenuto – un suicidio assistito non in ragione di malattia o sofferenza insopportabile, ma per depressione e tristezza di vita....

L'articolo di Lorenzo Prezzi continua a questo link:

https://www.settimananews.it/societa/belgio-olanda-scozia-eutanasia/?utm_source=newsletter-2024-05-07

Per noi single, qual è il sogno di Dio?

«Non sposate, non consacrate, non genitori». Ma le persone credenti sole sono stanche di essere identificate dalla Chiesa solo con un “non”. Poche e non strutturate le proposte pastorali


Si intitola "Né carne né pesce" (Effatà, pagg.218,euro 17) il nuovo libro della teologa e musicologa Chiara Bertoglio presentato al Salone del libro di Torino, di cui pubblichiamo qui ampi stralci dell'introduzione

Ci sono percorsi di accompagnamento di gruppi di single, avviati da sacerdoti diocesani e consacrati di vari ordini religiosi (francescani, salesiani, carmelitani…), alcuni con un taglio più spirituale, altri più socio/psicologico; alcuni che richiedono impegni di frequenza assidui, altri che sono pensati più come una porta aperta in entrata e in uscita. Realtà che favoriscono l’incontro fra le persone e la crescita umana e spirituale tramite una formazione anche culturale, oltre a permettere l’instaurarsi di amicizie significative che, in alcuni casi, possono anche sfociare in ...

Gli stralci sono a questo link:

Come viene percepita l'IA dagli italiani?

La percezione pubblica dell’IA è ancora poco esplorata. Eppure gli italiani si aspettano una regolamentazione trasparente che renda l’innovazione più sicura e fruibile


Che cosa sappiamo dell’IA? Le ricerche che finora hanno monitorato le opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei cittadini nei confronti dell’intelligenza artificiale ci descrivono un utilizzo cauto da parte dei cittadini, un crescente desiderio di governance dell’innovazione e un’elevata percezione dei rischi connessi all’impiego delle intelligenze artificiali. Negli Stati Uniti, una rilevazione condotta dal Pew Research Center mostra che – almeno sino a questo momento – una quota ridotta di cittadini statunitensi ha utilizzato ChatGpt: dalla data del suo rilascio, è solo un cittadino su quattro ad aver utilizzato il chatbot di OpenAI, e sono soprattutto i più giovani e i più istruiti. La maggior parte di coloro che hanno sentito parlare di ChatGpt ritiene, però, che i chatbot avranno un notevole impatto sul mercato del lavoro, soprattutto sull’occupazione intellettuale.

Connessa anche alle possibili implicazioni sul mercato del lavoro è la crescente preoccupazione che pervade l’opinione pubblica statunitense rispetto all’IA. Un altro dato interessante, che – come vedremo – accomuna anche i cittadini italiani, riguarda la richiesta di un intervento pubblico nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Due terzi di coloro che hanno sentito parlare di ChatGpt temono che le istituzioni non regolamenteranno in modo adeguato l'uso dei chatbot. Il 31% teme, invece, un eccesso di ...

La descrizione dell'inchiesta di Andrea Rubin continua questo link:

https://www.rivistailmulino.it/a/come-viene-percepita-l-ia-dagli-italiani?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+29+aprile+%5B9560%5D

Il sogno del Papa per il Giubileo: tacciano le armi, abolire pena di morte e debiti per i poveri

Francesco consegna “Spes non confundit”, la Bolla d'indizione dell’Anno Santo 2025. Appelli per detenuti, malati, anziani e giovani in preda a droghe e trasgressioni. Il Pontefice annuncia che aprirà una Porta Santa in carcere, invoca il condono dei debiti ai Paesi poveri, maggiore natalità, accoglienza per i migranti e rispetto del Creato, auspica la creazione di un Fondo per abolire la fame e l’impegno di pace della diplomazia. “È troppo sognare che le armi smettano di portare distruzione?"


Qui di seguito i link a due articoli che presentano con stili e sottolineature diverse la Bolla di indizione dell'Anno Santo. Il terzo link porta al testo integrale della Bolla nella quale, al n. 17, si ricorda che nel 2025 ricorreranno 1700 anni dal Concilio di Nicea, evento fondante della nostra fede cristiana che non si può trascurare.
Il quarto link conduce alla descrizione del simbolo dell'Anno Santo che si presenta come una significativa "sintesi" grafica dei suoi obiettivi.

Una articolata sintesi nell'articolo di Vaticannews:

Una presentazione giornalistica nell'articolo del Sir:

Il testo integrale della Bolla di Indizione dell'Anno Santo:

Il logo del Giubileo del 2025 e il suo significato

Si tratta di un’immagine con quattro figure stilizzate che indicano l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra, l’una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e la fratellanza che devono accomunare i popoli, con l’apri-fila aggrappato alla croce, segno della fede, che abbraccia anch’essa, e della speranza, che non può mai essere abbandonata. 

Le onde sottostanti sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. E per invitare alla speranza nelle vicende personali e quando gli eventi del mondo lo impongono con maggiore intensità, la parte inferiore della Croce si prolunga trasformandosi in un’ancora – metafora della speranza -, che si impone sul moto ondoso. Non è casuale la scelta cromatica per i personaggi: il rosso è l’amore, l’azione e la condivisione; il giallo/arancio è il colore del calore umano; il verde evoca la pace e l’equilibrio; l’azzurro/blu richiama la sicurezza e la protezione. Il nero/grigio della Croce/Ancora, rappresenta invece l’autorevolezza e l’aspetto interiore. L’intera raffigurazione mostra anche quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario e dinamico che tende verso la Croce, anch’essa dinamica, nel suo curvarsi verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. Completa la raffigurazione, in verde, il motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem. Il logo, aggiunge monsignor Fisichella rappresenta “una bussola da seguire e un comune denominatore espressivo capace di permeare in modo trasversale tutti gli elementi che orbitano intorno alla celebrazione dell’evento Giubilare” ed esprime l’identità e il tema spirituale peculiare, racchiudendo il senso teologico intorno al quale si sviluppa e si realizza il Giubileo.

il 2024 in preparazione all'Anno Santo il Papa ha chiesto di dedicarlo alla preghiera: personale o comunitaria è un incontro

Cogliamo l’occasione dell'Anno della preghiera indetto da Papa Francesco per rivisitare la qualità della nostra preghiera. Incontrare il Signore, anche nel deserto, è attenderlo nel silenzio, è fermarsi nella solitudine in Lui, è dare un nome alla Sua presenza, è mettersi in ascolto, è divenire consapevoli che Egli è sempre presente nella nostra vita, in quella degli altri, nella storia, anche quando ce ne dimentichiamo. Lasciandoci amare, coltiviamo uno stile cristiano che riflette costantemente una vita di fede

Il 21 gennaio 2024, in occasione della domenica della Parola, Papa Francesco ha dato inizio all’Anno della preghiera in preparazione al Giubileo del 2025.

Perché un anno dedicato alla preghiera? Non è questione di apprendere nozioni sull’argomento, quanto vi è l’urgenza di riscoprire o rivitalizzare la relazione con Dio, di far memoria che il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro sempre ci attende con amore fedele e che è presente nella nostra vita.

Papa Francesco durante una catechesi sulla preghiera ha affermato: “La preghiera è uno slancio, è un’invocazione che va oltre noi stessi: qualcosa che nasce nell’intimo della nostra persona e si protende, perché avverte la nostalgia di un incontro. Quella nostalgia che è più di un bisogno, più di una necessità: è una strada. La preghiera è la voce di un ‘io’ che brancola, che procede a tentoni, in cerca di un ‘Tu’. L’incontro tra l’’io’ e il ‘Tu’ non si può fare con le calcolatrici: è un incontro umano e tante volte si procede a tentoni per trovare il ‘Tu’ che il mio ‘io’ sta cercando”...

La sintesi di Diana Papa continua a questo link:

https://www.agensir.it/chiesa/2024/05/11/la-preghiera-personale-e-comunitaria-un-incontro-damore-col-signore/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2


Povero lavoro, povero Paese. Invertire la rotta è possibile

In Italia, il lavoro si impoverisce per la crescita dei part-time involontari, il sommerso, la precarietà; per il ridursi da trent’anni dei salari reali (unici in Europa dove altrove sono cresciuti del 30%), con una perdita del 7% del potere d’acquisto dopo la pandemia (105 € in meno per uno stipendio di 1.500); per la concorrenza al massimo ribasso. Giovani, donne, stranieri e residenti nel Sud i più colpiti.


Si impoverisce così anche il Paese, perché il lavoro sostiene meno i consumi e le casse pubbliche, e il ridursi del welfare limita l’occupazione femminile ampliando il declino demografico. E mentre la ricchezza che il lavoro crea è iniquamente distribuita a vantaggio di intoccabili extraprofitti c’è comunque molta economia seria punta sul lavoro dignitoso.
Il lavoro si impoverisce per la crescita dei part-time involontari, il sommerso, la precarietà; per il ridursi da trent’anni dei salari reali (unici in Europa dove altrove sono cresciuti del 30%), con una perdita del 7% del potere d’acquisto dopo la pandemia (105 € in meno per uno stipendio di 1.500); per la concorrenza al massimo ribasso. Giovani, donne (dai dati Caf Acli quasi il 50% a rischio di reddito povero sotto i 35 anni), stranieri e residenti nel Sud i più colpiti. Si impoverisce così anche il Paese, perché il lavoro sostiene meno i consumi e le casse pubbliche, e il ridursi del welfare limita l’occupazione femminile ampliando il declino demografico....

L'articolo di Stefano Tassinari continua a questo link:



“Ecco la mia cattedrale”: lavoro e fatica, umanità e spiritualità

“Il lavoro è fatica, oltre che cura del mondo. La spiritualità del lavoro è connessa con il mistero pasquale di croce e risurrezione, di passione e rinascita”: una riflessione del direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei. Aggiunge: “Compito della comunità cristiana non è forse ancora oggi quello di mettersi in ascolto del grido dei lavoratori che lamentano insicurezza, precariato, sfruttamento?”. E conclude: “Unire lavoro e preghiera è un modo per vegliare nella storia”

Lo stretto legame tra lavoro e preghiera appare una ovvietà. Tutti, infatti, attraverso il lavoro contribuiscono a prendersi cura del mondo e la preghiera è il respiro dell’anima per ogni credente. Perciò non deve meravigliare il fatto che un lavoratore credente preghi e veda nella sua attività molto di più che un mezzo di sostentamento.
Il problema è un altro: come pregare? La preghiera va vissuta fuori dai luoghi di lavoro (in parrocchia, in famiglia, come vorrebbe qualche spiritualista) oppure può essere di casa proprio in quegli ambienti? Per chi vive la professione in modo “libero, creativo, partecipativo e solidale” (Evangelii gaudium 192) sgorga spontanea la gratitudine per un lavoro che fa sentire realizzati. Al contrario, se è esperienza fallimentare di sfruttamento e di degrado umano, il mestiere appare come una maledizione e la preghiera diventa difficile. La qualità delle relazioni fa la differenza. La preghiera stessa del lavoratore subisce l’influsso dell’ambiente in cui trascorre una buona parte della vita....

L'articolo di Bruno Bignami continua a questo link:


Elezioni Europee: conto alla rovescia

Clima: la transizione sta rallentando?

La transizione verde nasconde una grande contraddizione. Sette persone su 10 nel mondo pensano che il cambiamento climatico avrà effetti “gravi” sul loro paese entro la fine di questo decennio. Ma solo 3 su 10 sarebbero disposte a versare più tasse per pagare quella transizione.

Circa 7 abitanti della Terra su 10 ritengono che l’impatto del cambiamento climatico sul proprio paese sarà “grave” entro la fine del prossimo decennio. È il risultato di un sondaggio effettuato da Ipsos in 31 paesi del mondo, che include alcuni stati occidentali ma anche paesi emergenti come India, Sudafrica e Turchia. Tuttavia, un altro sondaggio di Ipsos effettuato solo pochi mesi prima in 29 paesi aveva rivelato che meno di 3 su 10 delle persone interpellate sarebbero disposte a pagare più tasse per finanziare proprio quella transizione verde necessaria a ridurre gli effetti più gravi del cambiamento climatico.

In alcuni paesi il divario tra consapevolezza dei rischi generati dal cambiamento climatico e disponibilità a pagare di più per accelerare la transizione verde è molto evidente. In Italia, per esempio, tre persone su quattro (75%) prevedono effetti gravi entro il prossimo decennio, ma solo una su cinque (22%) sarebbe disposta a impegnare maggiori risorse personali.

Non è dunque un caso se ...


L'articolo di Matteo Villa per l'ispirazione continua a questo link:


https://a7b4e4.emailsp.com/f/rnl.aspx/?fjd=rytw_y.-ge=tyah0=rvx_9a1.-=0-4&x=pv&8267:&x=pp&q18a5::64cb_90e=swtuNCLM

Vi racconto da dove nasce il nuovo antisemitismo

Dal Medioevo al 7 ottobre 2023, da dove ha origine l’antisemitismo che ora sta coinvolgendo anche l’Occidente. Scenari e conseguenze nell’intervento di Elio Cadelo, autore di “Allah e la Scienza”, “Il Mondo Chiuso – il conflitto tra islam e modernità”

Se nel Medioevo gli Ebrei erano stati accusati di magia, stregoneria e alleanza con potenze oscure per realizzare i loro malvagi disegni di potere, alla fine del XIX secolo, dopo l’Illuminismo e il Positivismo che avevano aperto nuove consapevolezze filosofiche, gli Ebrei furono additati come i colpevoli della crisi del sistema economico per un loro oscuro tornaconto.

Durante quegli anni di crisi furono considerati estranei alla cultura europea fino a rappresentare il male assoluto che si era insediato in Occidente per distruggerlo dalle fondamenta. Il numero di quanti, in quell’ultimo scorcio di secolo, fecero a gara per indossare la casacca dell’antisemitismo – termine coniato nel 1880 dal giornalista tedesco Wilhem Marr che denunciava il “parassitismo sociale” degli Ebrei – fu incredibilmente nutrito e forse meriterebbe una pubblicazione specifica che a tutt’oggi manca nel panorama editoriale italiano. Tra i molti che in quegli anni contribuirono a elaborare una nuova idea, non lontana da certo antisemitismo cristiano-integralista, un posto d’onore spetta al filosofo tedesco Karl Eugen Dühring(1833-1921) che scriveva ...

Il racconto di Elio Cadelo continua a questo link:

https://formiche.net/2024/05/il-nuovo-antisemitismo-ebrei-cadelo/#content

Europa e pace. Perché quello dei cattolici è un documento innovativo

A Trieste Acli, Agesci, Azione cattolica, Comunione e liberazione, Sant’Egidio, Mcl, Movimento per l’unità, Rns e Aidu hanno firmato un documento inviato ai candidati per l’Ue, un tentativo importante di rivitalizzare l’impegno politico dei cattolici italiani, al di là e al di sopra della loro presenza in questo o in quel partito. Un testo comune, condiviso, che mira a ispirarne l’impegno nei vari contesti. 


Appello nel nome della pace e dell’Europa. Quando i primi firmatari sono Acli, Agesci, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Comunità di San’Egidio, Movimento Cristiano dei lavoratori, Movimento cristiano per l’unità e Rinnovamento nello spirito, si può dire che è l’appello dell’associazionismo cattolico. E il fatto che sia stato firmato a Trieste lo lega indiscutibilmente all’imminente edizione delle “Giornate sociali” dei cattolici in Italia, sul tema “Al cuore della democrazia”, che si svolgerà proprio a Trieste. Dunque un tentativo importante di rivitalizzare l’impegno politico dei cattolici italiani, al di là e al di sopra della loro presenza in questo o in quel partito. Un testo comune, condiviso, che mira a ispirarne l’impegno nei vari contesti.

La Riflessione di Cristiano Riccardo continua a questo link:

Ascensione al cielo di Gesù - Mc 16,15-20

Dopo la sua Assunzione sono cinque “segni” che misurano l’essere sua Comunità con la quale e nella quale lui continua ad operare

 


Dopo averci indicato dove e come incontrare il Risorto e averci dato in due immagini, quella del Pastore bello e quella della vite, il nocciolo del messaggio e della missione di Gesù assieme all’invito non a corrispondere a lui l’amore con il quale ci ha amato, ma a rivolgerlo agli altri con le stesse modalità con le quali il Padre ama lui creando una catena virtuosa, oggi c’è il passaggio di consegne nella missione di render concreto il mondo nuovo, il Regno del Padre al quale Gesù ha dato inizio.

 

La scorsa domenica l’Evangelo di Giovanni si concludeva con Gesù che diceva: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”, oggi Marco riprende all’inizio ed alla fine della narrazione dell’Ascensione proprio questo punto: “Andate in tutto il mondo … essi partirono e predicarono dappertutto”. Invito che purtroppo è stato interpretato nei secoli come l’incarico di fare proseliti ricorrendo anche alla coercizione, mentre ci è chiesto solamente di annunciare fedelmente l’Evangelo: le conversioni sono opera dello Spirito. Ce lo insegna anche la parabola del seminatore che, dopo aver gettato il seme, “dorma o vegli” questo spontaneamente germoglia e cresce senza che lui debba fare nulla (Mc 4,26-34). L’importante è che la “lieta notizia”, l’amore incondizionato di Dio per l’uomo, sia davvero annunciato a tutti; questo vale anche per i malvagi, nessuno ne è escluso. Anzi di più, deve essere “proclamato ad ogni creatura” quindi a tutto quel creato che, invece di accudire perché giunga a compimento, stiamo massacrando e gli effetti si vedono in una natura sconvolta. Sembra quasi, guardando gli stravolgimenti che avvengono sempre più frequenti, si stia tornando al caos iniziale.

 

Un’altra incomprensione sta in quell’annuncio di Gesù: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. “Salvato” non significa che quando morirà andrà in Paradiso scortato dagli angeli bensì che, chi aderisce all’Evangelo diventando discepolo e continuando l’opera iniziata da Gesù, realizza in pienezza la sua umanità immergendo (il battesimo) le proprie radici nella linfa della vite, della vita vera secondo il progetto di misericordia di Dio. Il non aderirvi significa il fondare la propria vita su altri progetti che possono portare lontani dalla piena realizzazione della propria umanità.

 

Gesù poi indica 5 segni che caratterizzeranno coloro che crederanno nell’annuncio che lui è venuto a portare, iniziando così il Regno di Dio nella nostra realtà e che ci chiede di implementare con coerenza e continuità.

Il primo è che “scacceranno i demoni. Attenzione però: non centra nulla l’attività degl esorcisti. Questi “demoni” rappresentano quelle situazioni che fanno parte del nostro quotidiano nelle quali può essere facile per chiunque cadere. Sono quelle realtà legate al mondo “vecchio” dal quale i discepoli hanno avuto il mandato di “strappare via” (= perdonare) gli uomini per iniziarli a quello “nuovo”, dall’essere centrati sul proprio io al porre al centro il bisogno dell’altro. I demoni del mondo vecchio partono tutti dall’egoismo, dall’orgoglio, dalle falsità di ogni.

Poi “parleranno lingue nuove”. È la presunzione di aver sempre ragione e di poterla imporre anche con la forza invece che con il dialogo, con il farsi carico anche dell’opinione dell’altro. È l’insulto che ottenebra la mente e può far giungere fino alla violenza delle armi. È la partigianeria, lo scegliere una delle parti in contesa invece che di essere equivicini alle due realtà di un conflitto che genera sofferenza in ambedue i contendenti. Il linguaggio nuovo è quello dell’amore, del perdono, del servizio incondizionato.

Il terzo è che, con una classica immagine biblica, “prenderanno in mano i serpenti cioè non si lasceranno convincere a deviare dalla via della sequela dalle lingue biforcute diciamo oggi e opereranno perché il lupo possa dimorare con l’agnello facendosi operatori di pace.

Se berranno qualche veleno non recherà loro danno. Di veleno nella nostra società ne circola tanto a partire dal “chiacchericcio” come lo chiama papa Francesco, fino alla prassi delle insinuazioni dietro la maschera di innocue ipotesi creando una zona grigia all’interno della quale viene difficile distinguere il vero dal falso. È un richiamo alla parresia, ad un linguaggio che sia “si, si, no, no” (Mt 5,37).

Infine “Imporranno le mani sui malati. Qui il testo greco non afferma che “questi guariranno” (compito dei medici se nelle loro possibilità) ma letteralmente “ne avranno beneficio” se te ne prenderai cura e così troveranno un senso anche nei momenti difficili di malattia e di fragilità.

 

Gesù fu assunto in cielo ma non se ne è andato perché ha invece continuato, anche oggi, ad operare assieme ai discepoli; cioè lui non è più in Palestina ma ovunque noi rendiamo presente la “lieta novella” che il Regno di Dio è tra di noi, perché tutti possano accorgersene ed entrarci.

(BiGio)

" Elevato in cielo": non un luogo fisico, ma un simbolo

L'attuale crisi delle religioni nel mondo è percepita da alcuni con l'angoscia di chi vede scosse le certezze della propria vita e i pilastri della società. Sembra che tutto stia cadendo a pezzi. Ma altri sentono che questa grande transizione che stiamo vivendo sta preparando un mondo nuovo, in cui la spiritualità sarà l'elemento universale che può unire le religioni e le persone di buona volontà, per lavorare insieme, perseguendo il destino ultimo di tutta l'umanità, la sua piena trasfigurazione.
Il racconto evangelico dell'ascensione di Gesù al cielo è un simbolo potente della nostra speranza.


La conclusione originale del vangelo di Marco era stata sconcertante. Marco chiude il suo vangelo, descrivendo la reazione delle donne, che erano andate a ungere il corpo di Gesù nel sepolcro e si erano trovate con l'annuncio della risurrezione: "Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite". Sembra un vangelo incompiuto, come se Marco lasciasse ai discepoli delle generazioni future il compito di portarlo a termine secondo la loro propria esperienza della risurrezione.
Infatti, già nel II secolo si elaborano altre conclusioni, una delle quali è rimasta canonicamente aggiunta come appendice al vangelo di Marco, quasi una sintesi delle esperienze pasquali, che parla delle apparizioni del Risorto a Maria Maddalena, ai due discepoli di Emmaus e agli Undici, dell'invio missionario, dell'ascensione di Gesù e del compimento della missione.
Al momento del congedo, Gesù manda i suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo". Non dovranno rimanere pieni di paura, chiusi nei loro cenacoli, ma uscire coraggiosamente. La missione non è più limitata solo a un popolo privilegiato: è universale. "Ogni creatura" è la destinataria della buona notizia. E la buona notizia è che Gesù vive, che la sua morte in croce non ha fatto morire la vera vita, che l'amore vince, attraverso e oltre la morte stessa.
La possibilità della salvezza, di una piena umanizzazione, dipende ora dall'apertura a questa buona notizia, suggellata per i discepoli dal battesimo, come segno di conversione e di cambiamento del cuore. Il rifiuto di questo cammino svuota la vita di senso.
I segni che accompagneranno la presenza missionaria dei discepoli saranno la continuità dei gesti compiuti da Gesù: guarire, sollevare, allontanare gli spiriti del male, "scacceranno demoni", in un atteggiamento accogliente come una Pentecoste perenne, in cui tutti i popoli sono riconosciuti e rispettati nella loro cultura, lingua e identità. Così dovrebbe essere l’umanità nuova, alternativa a un mondo malato e violento, ingiusto ed escludente.
Allora Gesù può andarsene. Ha compiuto la sua missione.
Era venuto dal Padre, mosso dalle sue viscere di misericordia per l'infinita sofferenza dell'umanità; aveva assunto la nostra condizione umana fino all'estremo della vulnerabilità, l'ultimo di tutti, fino alla croce; era passato facendo il bene e sanando tutti, annunciando con i fatti e con le parole un cammino di amore, di giustizia e di perdono; aveva lavato i piedi dei discepoli durante la sua ultima cena, insegnando che questo era l'atteggiamento che doveva identificare i suoi seguaci; aveva spezzato il pane, indicando che la sua vita era pane offerto per la vita di tutti; si era fatto, con la sua passione e morte, chicco di grano, morto nel solco per manifestare lo splendore della vera vita; aveva formato una comunità di discepoli che avevano imparato a camminare con lui, senza altra legge che quella dell'amore reciproco.
Ora può tornare al Padre, "elevato in cielo". Il cielo non è un luogo fisico, ma il simbolo che Gesù è una manifestazione del Mistero di Dio, che tutto ciò che aveva fatto e insegnato veniva da Dio, e che coloro che lo avevano assassinato si erano assolutamente sbagliati.
In lui, "seduto alla destra di Dio" e riconosciuto come "il Signore", c'è già la nostra umanità, che annuncia qual è il destino ultimo di ogni persona.
Gesù non si separa dai discepoli. Per loro l'assenza fisica di Gesù è dolorosa, ma è anche segno di una riconosciuta maturità. Potranno uscire, a predicare “dappertutto", assistiti dalla nuova presenza del Signore, il suo Spirito, che renderà efficace la loro missione con i segni di liberazione e di solidarietà che egli stesso aveva realizzato durante la sua vita terrena.
(Bernardino Zanella)