In Italia, il lavoro si impoverisce per la crescita dei part-time involontari, il sommerso, la precarietà; per il ridursi da trent’anni dei salari reali (unici in Europa dove altrove sono cresciuti del 30%), con una perdita del 7% del potere d’acquisto dopo la pandemia (105 € in meno per uno stipendio di 1.500); per la concorrenza al massimo ribasso. Giovani, donne, stranieri e residenti nel Sud i più colpiti.
Si impoverisce così anche il Paese, perché il lavoro sostiene meno i consumi e le casse pubbliche, e il ridursi del welfare limita l’occupazione femminile ampliando il declino demografico. E mentre la ricchezza che il lavoro crea è iniquamente distribuita a vantaggio di intoccabili extraprofitti c’è comunque molta economia seria punta sul lavoro dignitoso.
Il lavoro si impoverisce per la crescita dei part-time involontari, il sommerso, la precarietà; per il ridursi da trent’anni dei salari reali (unici in Europa dove altrove sono cresciuti del 30%), con una perdita del 7% del potere d’acquisto dopo la pandemia (105 € in meno per uno stipendio di 1.500); per la concorrenza al massimo ribasso. Giovani, donne (dai dati Caf Acli quasi il 50% a rischio di reddito povero sotto i 35 anni), stranieri e residenti nel Sud i più colpiti. Si impoverisce così anche il Paese, perché il lavoro sostiene meno i consumi e le casse pubbliche, e il ridursi del welfare limita l’occupazione femminile ampliando il declino demografico....
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