“È bene per voi che io me ne vada” in queste parole c’è tutto e solo l’amore e la tenerezza di Gesù per i discepoli e risuonano le parole del Battista “Bisogna che io diminuisca e che lui cresca”
Gli Evangeli di questo periodo Pasquale ci hanno fatto comprendere come e dove incontrare il Signore che non se n’è mai andato ma è sempre rimasto e sempre rimane “in mezzo” ai discepoli, chiedendo loro di andare e portare frutto predicando la lieta notizia che non è una teoria ma un evento da rendere concreto con la vita, non amando Lui ma gli altri come lui ci ha amato.
Nella Pentecoste si celebra la coscienza di tutto questo nella scoperta che l’amore ricevuto dà la possibilità di vivere una vita che guarda al domani con la forza necessaria, non avvoltolandosi o consegnandosi ai ricordi, ma facendo “memoria” cioè rendendolo attuale, vivendo concretamente fino in fondo il “comandamento” o, meglio, quell’amore che lui ci ha mostrato.
L’Evangelo invita a prendere atto che il Signore è e rimane tra di noi fino alla fine dei giorni in una modalità nuova, quella del suo Spirito che ci permea, avvolge, sostiene nelle scelte che quotidianamente si devono fare secondo la sua volontà, non quella del mondo “vecchio” (= peccato) al quale siamo stati “strappati” (=perdono) dalla sua morte e risurrezione.
È questo che significa “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” e, quest’ultima espressione greca, si può anche tradurre “in tutta la verità”. Cioè, vi farà percorrere i passi Gesù nel vostro oggi, vi guiderà a seguire nel vostro hic et nunc le tracce di Gesù che è la verità (cf. Gv 14,6), vi farà parlare e agire come lui nelle situazioni che vi troverete a vivere, vi farà camminare come lui ha camminato. Vi farà pronunciare parole ispirate al suo vivere, vi farà avere come scrive S. Paolo “il sentire che fu in Cristo Gesù” (Fil 2,5); vi farà avere “i modi del Signore”, come è scritto nella Didaché (11,8). Qui sta anche il senso di quel “vi annuncerà le cose future” che non indica per nulla il predire da maghi con la sfera di cristallo quello che avverrà, ma il guidarci in quel futuro che è il nostro presente, non ripetendo cose del passato come accade con un mal compreso senso della tradizione (con la “t” minuscola), ma guidandoci a interpretare e incarnare la volontà del Padre aderendo alla realtà del nostro oggi. È questa l’azione nella quale desidera accompagnare la Chiesa papa Francesco che non è allora un cammino “novità” da contrapporre all’agire del passato, bensì di fedeltà all’Evangelo nella diversità delle situazioni.
Ora però, dice Gesù, “È bene per voi che io me ne vada” perché, se continuo ad avere questo tipo di presenza tra di voi, non riuscirete mai a prendere il volo, rimarreste legati ad una immagine che avete di me correndo il pericolo di farne un idolo. Il senso di quell’invito a “dimorare in me” che ci ha fatto, è riuscire ad accorgersi dello Spirito, della possibilità di vivere secondo lo Spirito del Padre come lui ha fatto.
In queste parole c’è tutto e solo l’amore di Gesù per i discepoli, c’è la considerazione di ciò che “è bene per voi”, mostra la libertà profonda di chi non ritiene sua nemmeno la propria vita e può condensare in poche battute il senso del suo vivere della sua una morte.
In quel “Se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito” risuonano le parole del Battista “Bisogna che io diminuisca e che lui cresca”. È il compiersi della parabola dell’inviato del Padre, del Maestro e guida dei discepoli: è l’andarsene ciò che dà compimento alla sua vita. Altrimenti Gesù stesso non avrebbe fatto il bene dei discepoli, che devono invece, attraverso il dono dello Spirito assumere la piena responsabilità della loro fede e del loro impegno storico.
Lo Spirito “non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito” cioè riproporrà, farà memoria, renderà attuale quello che il Signore ha detto colmando di senso il futuro e “mi glorificherà”. Quest’ultimo termine in ebraico significa “peso”, “consistenza” come quella del chicco di grano rispetto alla pula che viene spazzata via dal vento o dal ventilabro. Immagini che sono state usate da Gesù per far capire come quel seme sia lo spendere la propria vita per amore, per venire incontro al bisogno dell’altro anche quando inespresso.
(BiGio)
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