L'attuale crisi delle religioni nel mondo è percepita da alcuni con l'angoscia di chi vede scosse le certezze della propria vita e i pilastri della società. Sembra che tutto stia cadendo a pezzi. Ma altri sentono che questa grande transizione che stiamo vivendo sta preparando un mondo nuovo, in cui la spiritualità sarà l'elemento universale che può unire le religioni e le persone di buona volontà, per lavorare insieme, perseguendo il destino ultimo di tutta l'umanità, la sua piena trasfigurazione.
Il racconto evangelico dell'ascensione di Gesù al cielo è un simbolo potente della nostra speranza.
La conclusione originale del vangelo di Marco era stata sconcertante. Marco chiude il suo vangelo, descrivendo la reazione delle donne, che erano andate a ungere il corpo di Gesù nel sepolcro e si erano trovate con l'annuncio della risurrezione: "Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite". Sembra un vangelo incompiuto, come se Marco lasciasse ai discepoli delle generazioni future il compito di portarlo a termine secondo la loro propria esperienza della risurrezione.
Infatti, già nel II secolo si elaborano altre conclusioni, una delle quali è rimasta canonicamente aggiunta come appendice al vangelo di Marco, quasi una sintesi delle esperienze pasquali, che parla delle apparizioni del Risorto a Maria Maddalena, ai due discepoli di Emmaus e agli Undici, dell'invio missionario, dell'ascensione di Gesù e del compimento della missione.
Al momento del congedo, Gesù manda i suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo". Non dovranno rimanere pieni di paura, chiusi nei loro cenacoli, ma uscire coraggiosamente. La missione non è più limitata solo a un popolo privilegiato: è universale. "Ogni creatura" è la destinataria della buona notizia. E la buona notizia è che Gesù vive, che la sua morte in croce non ha fatto morire la vera vita, che l'amore vince, attraverso e oltre la morte stessa.
La possibilità della salvezza, di una piena umanizzazione, dipende ora dall'apertura a questa buona notizia, suggellata per i discepoli dal battesimo, come segno di conversione e di cambiamento del cuore. Il rifiuto di questo cammino svuota la vita di senso.
I segni che accompagneranno la presenza missionaria dei discepoli saranno la continuità dei gesti compiuti da Gesù: guarire, sollevare, allontanare gli spiriti del male, "scacceranno demoni", in un atteggiamento accogliente come una Pentecoste perenne, in cui tutti i popoli sono riconosciuti e rispettati nella loro cultura, lingua e identità. Così dovrebbe essere l’umanità nuova, alternativa a un mondo malato e violento, ingiusto ed escludente.
Allora Gesù può andarsene. Ha compiuto la sua missione.
Era venuto dal Padre, mosso dalle sue viscere di misericordia per l'infinita sofferenza dell'umanità; aveva assunto la nostra condizione umana fino all'estremo della vulnerabilità, l'ultimo di tutti, fino alla croce; era passato facendo il bene e sanando tutti, annunciando con i fatti e con le parole un cammino di amore, di giustizia e di perdono; aveva lavato i piedi dei discepoli durante la sua ultima cena, insegnando che questo era l'atteggiamento che doveva identificare i suoi seguaci; aveva spezzato il pane, indicando che la sua vita era pane offerto per la vita di tutti; si era fatto, con la sua passione e morte, chicco di grano, morto nel solco per manifestare lo splendore della vera vita; aveva formato una comunità di discepoli che avevano imparato a camminare con lui, senza altra legge che quella dell'amore reciproco.
Ora può tornare al Padre, "elevato in cielo". Il cielo non è un luogo fisico, ma il simbolo che Gesù è una manifestazione del Mistero di Dio, che tutto ciò che aveva fatto e insegnato veniva da Dio, e che coloro che lo avevano assassinato si erano assolutamente sbagliati.
In lui, "seduto alla destra di Dio" e riconosciuto come "il Signore", c'è già la nostra umanità, che annuncia qual è il destino ultimo di ogni persona.
Gesù non si separa dai discepoli. Per loro l'assenza fisica di Gesù è dolorosa, ma è anche segno di una riconosciuta maturità. Potranno uscire, a predicare “dappertutto", assistiti dalla nuova presenza del Signore, il suo Spirito, che renderà efficace la loro missione con i segni di liberazione e di solidarietà che egli stesso aveva realizzato durante la sua vita terrena.
(Bernardino Zanella)
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