La Torre di Babele dipinta da Pieter Bruegel il Vecchio ha fatto da cornice all'Introduzione proposta da Gianna
La Torre di Babele, quadro del pittore olandese Pieter BRUEGEL il Vecchio, rappresenta l'episodio della costruzione della Torre, contenuto nel libro della Genesi, e ben ci introduce alla pietra da capovolgere in questa domenica di Avvento, l’ultima prima del Natale, la presunzione.
La costruzione è volutamente impossibile, un'assurdità ben escogitata, un monumento all'imbecillità umana.
Impossibile non tanto per la grandezza architettonica, quanto per la piccolezza umana. La torre non solo non può essere portata a termine, ma nemmeno costruita. La grande città, con la sua celebre Torre è divenuta un simbolo di presunzione, di idolatria, del potere umano svincolato da ogni limite.
Anche noi oggi viviamo in un mondo che si basa sempre più sull’idea della competizione, del farsi largo a gomitate; sentiamo che dobbiamo assolutamente fare qualcosa, inventarci qualcosa per spiccare, emergere, fare vedere a tutti chi siamo e quanto valiamo, viviamo nell’ansia, abbiamo paura: è a questo punto che diventiamo presuntuosi.
Una sorta di presunzione è anche quella riportata nella 1ª lettura, dove ci viene riferito che il re Davide pensa di costruire una casa per il Signore, per custodire l’Arca dell’Alleanza, sperando, così, che Dio rafforzi il suo regno con la sua benevolenza. Ma per bocca del profeta Natan gli viene risposto: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?... Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Non una casa di pietre e mattoni, ma una discendenza, da cui nascerà Gesù, figlio di Davide e figlio di Dio.
Per realizzare il «mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora rivelato ed annunciato… a tutte le genti» come dice Paolo nella seconda lettura, Dio chiede la collaborazione cosciente e libera di Maria, che accoglie umilmente e incondizionatamente l’annuncio dell’angelo. Ed è con il «sì» di persone attente alla volontà di Dio che Gesù, figlio di Davide, entra nella storia del mondo. Questa è la sua casa, il suo tempio.
Le preghiere proposte da Lara e Stefania
In questi tempi si parla molto di autostima, ma raramente si fa presente che è necessario vigilare perché non diventi presunzione e sfoci nell’arroganza. Autostima e arroganza sono due cose molto diverse. Autostima è conoscere il proprio valore come persona; arroganza credere che il proprio valore venga dal fatto di essere migliori di altri. È certamente importante avere coscienza di essere una persona che ha pregi, ma è altrettanto importante riconoscere di avere anche limiti, come tutti quelli che ho attorno. Questo mi permette di fidarmi degli altri e i rapporti che ho con tutti non è limitato e finalizzato a quello che voglio ottenere per avere la conferma di essere il migliore. Ma riuscirci non è semplice, non è facile vincere la nostra presunzione, convincerci che ciascuno di noi è “speciale” ma nessuno è più “speciale” degli altri. Per questo, Signore, chiediamo il tuo aiuto
La presunzione mi fa pensare di essere migliore di altri, mi porta ad ignorare o nascondere le mie imperfezioni e difetti, e mi autorizza subdolamente a trattare gli altri come inferiori, dal momento che io mi sento superiore. Non riesco a pensarmi uguale agli altri e vivo ogni rapporto come se fossero duelli di cappa e spada dove io sono D’Artagnan o uno degli altri moschettieri. In sostanza mi pongo verso gli altri come fossero avversari (se non nemici). Aiutami, Signore, a liberarmi dall’immagine idealizzata che ho di me, aiutami ad essere autentico senza dover trovare le prove di essere il migliore, enfatizzando le pecche degli altri. Aiutami a ritrovare il piacere di stare insieme nella gratuità e nella condivisione, preghiamo
Nell’essere presuntuosi spesso si diventa arroganti e a un certo punto si scopre che quello che si esprime viene sopportato, se non rifiutato a priori. Così, se sei saccente, non riesci a comunicare nulla di quello che sai e finisci per non essere di aiuto a nessuno. Poi non sai e non riesci nemmeno ascoltare gli altri perché sei supponente, pensi di sapere già quello che vogliono dire. Così perdi la possibilità di arricchirti della loro esperienza e delle loro conoscenze. Dacci, Signore, l’umiltà e la capacità di ascoltare gli altri, perché, nell’accoglienza del fratello diventiamo ognuno dono per l’altro, preghiamo
Per anni ho avuto come punto di riferimento me stesso, con gli altri giocavo di rimando, anche con il Signore. Presumevo di poter dare lezioni in base a quanto avevo imparato, e continuavo a leggere con sempre più ingordigia. Volevo poter sempre dire qualcosa di più degli altri. Passando il tempo ho scoperto che in ogni caso non avrei potuto sapere tutto, conoscere tutto e ho visto quanto presuntuoso fossi. Allora, ho capito l’importanza di due detti della sapienza ebraica e, con fatica, ho imparato anch’io a “far dire alla mia bocca: questo non lo so”, a ridimensionare, relativizzare quanto affermavo premettendo un “se questo si può dire”. Ora sono più sereno nei rapporti con gli altri e ho scoperto quanto questo sia e possa essere costruttivo. Ti ringrazio, Signore, per avermi fatto rientrare in me stesso ed aiutami a comprendere la ricchezza che c’è in ogni mio fratello, preghiamo
Presunzione. Appena sentita la parola sono un po' sobbalzata, sì perché io, a volte, ce l'ho. È una zavorra che fai fatica a lasciar andare e io prego ogni sera il Signore che mi aiuti a liberarmene. Mai come in questo anno mi sono accorta di come siamo vulnerabili, pensiamo di avere sempre tutte le soluzioni e poi......arriva una pandemia e ci mette tutti sulla stessa barca. Allora chiedo al Signore l'UMILTA', il saper riconoscere quanto sono piccola e indifesa; restare uniti nella preghiera e fare comunità penso ci renda forti e pronti ad affrontare questa onda enorme che ci ha travolto. Insieme ce la possiamo fare buttando a mare la zavorra inutile. Preghiamo
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