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I 50 anni della nostra Parrocchia: alcune testimonianze

Di seguito alcune testimonianze raccolte da Gino Cintolo nell'Eucaristia del 15 dicembre scorso durante la quale è sono stati ricordati i 50 anni dalla fondazione della Parrocchia della Risurrezione. 

Il testo integrale dell'articolo pubblicato su Gente Veneta n. 1/2021

Nel decreto del 15 dicembre 1970 del patriarca Albino Luciani si legge che “la costruzione di nuove abitazioni nella zona dell’ex Società C.I.T.A. in Marghera rende necessaria la costituzione di una nuova parrocchia, per un’azione pastorale autonoma e completa”.  Per fare memoria di questo mezzo secolo di vita della parrocchia della Resurrezione, martedì 15 dicembre scorso è stata celebrata l’Eucaristia, presieduta dal parroco attuale don Nandino Capovilla e alla quale hanno partecipato gli ex parroci don Giancarlo Iannotta, don Alfredo Basso e don Paolo Socal, oltre al vicario foraneo don Marco De Rossi. Significativa, anche se limitata dalla prudenza per evitare i rischi del contagio da Covid, la partecipazione dei laici, che in questa parrocchia fin dall’inizio, nello spirito del Concilio Vaticano II, sono stati e continuano ad essere protagonisti del suo cammino. 

Questa ricorrenza porta a rievocare col vostro aiuto un bel po’ di anni della mia vita vissuta con voi – ha introdotto don Giancarlo Iannotta, che nel 1986 è succeduto al primo parroco don Aldo Marangoni, deceduto 2 anni fa - Anni di frontiera, di situazioni nuove e provocanti, anni vissuti intensamente, anche se a volte faticosi. Anni pieni di sogni e di avventure che hanno segnato positivamente il mio percorso di prete”. 

La parrocchia è nata in un tempo di grande fermento di novità – riflette all’omelia don Nandino Capovilla, che è parroco da otto anni un vento straordinario che dal Concilio scuoteva le fondamenta di una Chiesa impaurita dalle novità, che la rendevano giovane secondo il Vangelo. Ma erano tante e fortissime le resistenze dell’autorità ecclesiastica, timorosa e arroccata al passato. Oggi, dopo 50 anni, dobbiamo riconoscere a voce alta che la Chiesa istituzionale, nel suo cercare di frenare il vento dello spirito conciliare, ha tentato inutilmente di impedire ai laici di rendersi finalmente responsabili e verso alcuni preti ha usato una mano pesante con conseguenze e ferite ancora da rimarginare in tante persone.

Il vento della Chiesa aperta al mondo e a servizio della città degli uomini ha soffiato nella comunità della Cita fin dai suoi due primi sacerdoti, interpreti saggi e coraggiosi di scelte che ora, nella Chiesa di papa Francesco, ci fanno sorridere tanto sono scontate, ma allora erano scandalo per chi cercava solo di mantenere lo status quo.

Cinquant’anni fa Carlo D’Andrea aveva 17 anni e con la sua famiglia ha partecipato alla prima Messa, celebrata dal patriarca Albino Luciani il 20 dicembre 1970 e che ora ricorda nella Preghiera dei Fedeli: “Da un negozio di questo quartiere cominciarono a risuonare i primi canti gioiosi della nascente Comunità della Resurrezione. Canti allegri e coinvolgenti, che da subito hanno rappresentato lo spirito di questa Comunità per la sua capacità di porsi ed operare all’interno del Quartiere con un volto sempre gioioso, sempre illuminato dalla speranza e dalla fiducia nella Parola di Dio”. 

Ha conosciuto tutti e cinque i parroci di questa parrocchia Idelma Crema, che li ringrazia “proprio tutti, a partire da don Aldo, che ci guarda da lassù, perché loro ci hanno fatto crescere come comunità, hanno lasciato un segno tangibile nei nostri cuori e nelle nostre menti”. 

Per Lara Spina “la nostra comunità è molto accogliente, aperta, solidale, ecumenica ed ha accolto anche me e la mia famiglia dal 2013 … La Chiesa della Resurrezione è pietra viva e fiorisce all’interno di Marghera con le porte aperte a chi bussa, alla città, al mondo e a quanti cercano Dio tra le sue mura.

Dopo la Comunione il ricordo di Don Alfredo Basso, terzo parroco dal 1994 al 2009, è andato ad uno dei passaggi centrali del cammino comunitario: la costruzione della nuova chiesa in muratura, consacrata dal patriarca Marco Cè il 5 ottobre 1997. Quando don Alfredo venne chiamato dalla parrocchia dell’Annunciazione a guidare quella della Resurrezione, rivolse al patriarca Marco, che pensava che egli, in quanto proveniente dal quartiere CEP di Campalto, dove la chiesetta prefabbricata era ed è ancora oggi una scelta, avesse riserve a costruire una chiesa in muratura, questa domanda: “E’ il caso di fare un’altra chiesa con le parrocchie di S. Antonio e dei Santi Francesco e Chiara così vicine? La risposta del Patriarca – continua don Alfredo - fu che il quartiere Cita è già molto penalizzato, perché gli abitanti (a differenza di quelli del CEP) sono provenienti da varie regioni d’Italia, per cui ognuno porta la sua immagine di Chiesa ed è difficile fare comunità ... Se togliamo anche la chiesa, luogo di preghiera ma anche di aggregazione, togliamo una grossa risorsa al quartiere”.   

Don Paolo Socal, quarto parroco, ringrazia “il Signore per avermi voluto alla Cita per tre anni e soprattutto per aver celebrato l’Eucaristia in una chiesa, quella della Risurrezione, che per me è tra le più belle e funzionali chiese nuove della diocesi. Ho sempre celebrato con gioia per la partecipazione dei fedeli, favorita dalla struttura della chiesa e avendo alle spalle nell’abside il Cristo Risorto che smuove le pietre, che fa crollare i muri che incontriamo nella vita. A Marghera poi ho vissuto una unione speciale con i confratelli parroci e in tre anni ho trovato tanti e tanti amici … e l’amicizia resta anche se si cambia parrocchia, perché l’amicizia non ha confini”.   

Tra i giovani, che seguirono don Aldo da S. Lorenzo di Mestre nella nuova parrocchia della Cita, c’era Giorgio Brunello, per il quale in questo 50° anniversario “vedere tanti sacerdoti celebrare insieme l'Eucarestia, assieme a don Nandino Capovilla, tutti quelli che hanno guidato la Comunità della Resurrezione, con don Aldo che non è più fisicamente con noi, ma sicuramente presente nei nostri cuori, è un segno importante, che ci fa riflettere. Non è solo un bel ricordo, ma una condivisione con loro, con il diacono Gino Cintolo e con i tanti laici che ieri e oggi hanno messo al centro quei valori che hanno sempre contraddistinto la vita della comunità, la Parola di Dio al centro e la condivisione con i fratelli più fragili … Una comunità in cammino che ha sempre fatto proprie le riflessioni e gli insegnamenti del Concilio, nella tensione di poterli applicare in una società in cambiamento”. 

La pandemia, che ha fatto rinviare a tempi migliori ogni altra festa e la pubblicazione del libro di testimonianze per questo 50° anniversario della parrocchia della Resurrezione, provoca a trovare modalità nuove, per attualizzare anche nella drammatica situazione di oggi l’augurio del patriarca Luciani nella lettera del 16 dicembre di cinquant’anni fa: “Che la Resurrezione diventi Comunità veramente viva”.  

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