Pensierino domenicale …. 1^ di Quaresima – Mc. 1,12-15


Gesù è davvero un nostro fratello: le ha provate tutte ci dice Marco. Durante l’intera sua vita si è confrontato con tutte le situazioni con le quali facciamo i conti noi, ma è anche sempre stato capace di rimanere fedele all’identità che è stato chiamato a realizzare.

Subito dopo il battesimo, lo Spirito spinge Gesù nel deserto, letteralmente “lo getta fuori”. Vale a dire che anche lui, come noi, ha dovuto fare i conti tra quello che desiderava, che immaginava per sé stesso e quello che gli chiedeva il Padre. È il deserto delle lotte, delle resistenze da vincere che misurano la distanza tra quei due poli, che anche noi viviamo ogni giorno lungo tutta la nostra vita. 

Il numero 40 desidera rammentare il cammino nel deserto di Israele, un percorso fatto di prove che lo temprano verso il raggiungimento della terra promessa, cioè della sua identità. È l’esperienza che tutti siamo chiamati a fare e che ha compiuto anche Gesù confrontandosi con la logica del mondo, con quello che intralcia, che si frappone a quel cammino. Satana è questo, non un nome personale e, a questi ostacoli, ciascuno è chiamato a darvi un nome perché ognuno ha le sue pietre d’inciampo, diverse da tutte le altre.

Marco ci dice che, in tutta la sua vita Gesù stava, cioè ha vissuto tra le fiere e gli angeli

L’immagine delle fiere è presa dal profeta Daniele che le individua nei poteri basti sulla forza: dai poteri economici a quelli ideologici, dai fanatismi ai razzismi. Gli angeli sono invece tutti coloro che sono segno reale dell’amore di Dio: dai genitori agli amici, da chi sa tendere la mano a chi sa consolare, ai samaritani. Noi, chi siamo: angeli o fiere?

Tra queste realtà Gesù annuncia che il Regno di Dio è già presente e ci chiede di cambiare mentalità, cioè di convertirci, rivedere il nostro modo di pensare di modificare la nostra scala di valori sintonizzando la nostra vita sulla sua, cioè credere all’Evangelo.

La liturgia di questa prima Domenica di Quaresima ci dice anche che il Signore è paziente e, per ricordarlo, ha steso il suo arco sulle nubi: segno di alleanza tra Lui e la terra. Non ci sarà più un diluvio a distruggere tutto che, però afferma S. Pietro, per noi è figura del Battesimo che ci salva in virtù della risurrezione di Gesù.  

Lieta domenica a tutti!


Questa immagine ha accompagnato la nostra liturgia Eucaristica a raffigurare le acque del diluvio: mabbul in ebraico. Termine che desidera dire come si siano ricongiunte le acque di sopra con le acque di sotto la terra, riportando tutto a prima della creazione come ci viene raccontato in Genesi. 
Poi le acque si ritirarono e fu come una nuova creazione. Il Signore ha posto il suo arco sulle nubi segno dell'alleanza tra lui e il creato per la quale non ci sarà più un altro diluvio.   
L'arco è l'arcobaleno che è composto di sette colori, sette come i giorni della creazione perché, quell'evento, comportò e fu una nuova creazione. Guardandolo, il Signore ricorderà e la pazienza, ricca di amore e compassione per le sue creature, sarà da allora ed è ancora oggi il suo carattere distintivo.



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