La Porota è una delle tante figure che popolano la recente autobiografia di papa Francesco. E’ una ex prostituta che viveva nel quartiere dove abitavano i Bergoglio quando lui era un ragazzino. Saputo che Jorge Mario è diventato vescovo ausiliare, lo cerca telefonicamente, lo rintraccia e lo va a trovare. Vuole solo raccontargli di lei, e di sua sorella, un’altra ex prostituta, da tutti chiamata la Ciche.
Lei, la Porota, si qualifica nel racconto come donna energica, dai modi spicci, come il linguaggio. Si è innamorata di un uomo più anziano e quando è morto ha deciso che, dopo aver fatto tutto con il suo corpo, ora vuole occuparsi dei corpi che non interessano a nessuno. La Ciche anche ha cambiato vita, ma passa il tempo a pregare in chiesa: «È diventata una succhia candele. Diglielo anche tu che deve muovere il sedere e fare qualcosa per gli altri». Commenta il papa prima di proseguire il racconto della storia della Porota, alla quale dice che ha voluto bene: «Aveva un linguaggio pittoresco e immaginifico, quattro imprecazioni ogni cinque parole. Ed era malata».
I tanti personaggi che popolano la sua autobiografia, Spera, mi hanno indotto a ritenere che uno spettro si aggiri in alcuni ambienti. Si tratterebbe dello spettro delle ...
La nota di Riccardo Cristiano continua a questo link:
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