XXII Domenica PA - Mc 7,1-8.14-15.21-23

 Dodici comportamenti uccidono l’umano, l’immagine della vita di Dio in noi. Contro di queste non c’è alcuna abluzione rituale che possa essere di rimedio.



Per cinque domeniche la Liturgia ci ha proposto la Sezione dei Pani dell’Evangelo di Giovanni che si leva alle ultime due pericopi di Marco nelle quali ci ha fatto riflettere sull’invio dei discepoli in missione Si era notato come i “consigli” sul come attrezzarsi per il cammino richiamasse la cena nella notte dell’Esodo (calzari ai piedi, cintura ai fianchi e bastone in mano) e come l’invio di Gesù non fosse tanto a “predicare” quanto a “fare” un annuncio da dare non a parole ma con la vita, il modo di essere e di agire, tenendo presente l’integrità e le necessità delle persone che si incontravano per via.

Questi due temi sono stati il tessuto connettivo della Sezione dei Pani sia la cena pasquale, assieme all’invito di Gesù, se si desidera essere suoi discepoli, a “darci da fare” concretamente (Gv 6,27) nel vivere come lui è vissuto. Non dunque una adesione intellettuale, ma fattiva nel condividere la realizzazione del Regno del Padre che ha posto e pone anche oggi i discepoli difronte alle proprie responsabilità nella libertà di accettare o meno la sua proposta. Molti a questo punto non se la sono sentita di continuare su di una scelta di vita spesa per gli altri e se ne sono andati. Queste persone non devono essere giudicate o denigrate, ma va compresa e rispettata la loro scelta. Si deve e si può continuare a condividere la vita anche con loro.

 

Oggi si riprende a seguire l’Evangelo di Marco che ci accompagnerà fino alla fine dell’anno liturgico e ritroviamo Gesù che, dopo aver lasciato Nazareth, si è trasferito a Cafarnao. L’intero capitolo 6 di Giovanni ci ha raccontato le dispute avute nella Sinagoga di quella città e oggi in Marco troviamo il racconto di altre accese controversie con gli scribi e i farisei a riguardo del perdono dei peccati e del digiuno. Gli vengono anche rivolte critiche severe sui suoi comportamenti perché mangiava con i pubblicani e i peccatori, faceva festa con loro, non osservava le prescrizioni del sabato.

Oggi siamo posti di fronte alla contestazione che “alcuni dei suoi discepoli” (quindi non Gesù) prendono “cibo con mani impure, cioè non lavate”. Questo gesto rituale non ha nessun significato igienico, ma era un richiamare al credente che, quando prendeva il pane, toccava qualcosa di puro, riguardante la vita perché era un dono di Dio, frutto della terra e del lavoro dell’uomo; un dono del cielo da condividere con tutti. Questo gesto e questa “memoria” pure nelle parole usate è rimasto fino ad oggi nella liturgia ebraica e anche nella nostra alla presentazione delle offerte durante la celebrazione Eucaristica. Però il ripetere continuamente un gesto, un rito può diventare una abitudine dimenticandoci del significato facendolo diventare un qualcosa di scaramantico e, questo, è un avvertimento anche per noi oggi.

Gesù risponde con durezza: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Qui è necessario fare attenzione perché non c’è un giudizio morale assoluto quale quello che noi oggi diamo a “ipocrita”. Questi era gli attori che portavano sempre una maschera. È questo l’avviso che viene posto: quello di non nascondersi dietro ad alcuna maschera ma di essere sempre quello che si è in verità e pienezza, coscienti di quello che si fa e del senso di quanto si sceglie di fare in piena libertà. È un altro aspetto di quella che viene chiamata “parressia”, il dire “sì sì, no no”, il parlare e il vivere schiettamente senza nascondersi e scendere nella “mormorazione”.

Gesù allora chiama le folle compresi noi per chiarire bene il tema di ciò che pure o impuro: “non c’è nulla fuori dell’uomo che lo possa rendere impuro, è da dentro, dal cuore dell’uomo che vengono le impurità” e presenta dodici comportamenti che uccidono l’umano, l’immagine della vita di Dio in noi. Sei sono al plurale e sei al singolare.

Prostituzioni”: tutte quelle situazioni della vita nelle quali ci si vende per interesse. “Furti”: sono tanti i modi ne quali si può rubare; dall’accumulo per ingordigia, al far carriera al posto di un altro. “Omicidi: ben sapendo che, come dice il detto, ne uccide più la lingua che la spada. “Adultéri: ogni asservimento dell’altro al proprio piacere. “Cupidigie”: ti portano non a condividere ma ad accumulare esclusivamente per se stessi. “Malvagità”: l’essere preconcettualmente sospettosi dell’altro condividendolo con gli altri.

L’inganno: il vivere di imbrogli a spese degli altri. “L’impudicizia: fare ad ogni costo ciò che piace in ogni campo, non solo in quello della sessualità. “L’invidia”: dispiacersi quando qualcun altro ha qualcosa che io non ho o posso avere. “La calunnia: in greco è il rifiuto della verità perché non fa comodo. “L’arroganza”: voler essere sempre al centro delle attenzioni. “La stupidità”: non saper orientare nel modo corretto le scelte della propria vita.

Sono queste le cose che rendono impuro l’uomo facendo morire la sua umanità e contro di queste non c’è alcuna abluzione rituale che possa essere di rimedio. Quest’ultimo va cercato altrove.

(BiGio)

Il rito della "netilat yadayim", della “purificazioni delle mani” - Significato e modalità

Mc 7,3-4: I farisei – e tutti i Giudei – non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame 



Chi va al mercato, è inevitabile che venga in contatto con persone, con oggetti, con alimenti che possono essere portatori di impurità.

Può inavvertitamente toccare un pagano, un oggetto idolatrico, una donna durante il suo ciclo…

Tornando a casa deve fare la purificazione e il rito della netilat yadayim, va eseguito in modo meticoloso come prescritto nel Talmud.

Il recipiente con cui si deve fare la purificazione deve avere dei manici e deve avere il bordo superiore liscio, ben integro.

L’acqua poi deve essere versata sulle mani dalla persona, non ci si può purificare direttamente al rubinetto o a una fontana.

L’acqua deve essere pulita, limpida ed è stabilita anche la quantità minima, deve essere almeno di “1/4 di log”, che corrisponde a “un uovo e mezzo” per ogni mano.

Prima l’acqua deve essere versata sulla mano destra con la sinistra, per tre volte deve essere versata, e le dita devono rimanere ben aperte in modo che l’acqua penetra bene, non ci devono essere anelli quindi; la purificazione deve arrivare almeno fino al polso, al tempo di Gesù arrivava fino al gomito.

Poi, dopo che è stata purificata la mano destra, si prende il recipiente con la destra per purificare la sinistra e a questo punto il recipiente può esser tenuto anche con un tovagliolo, con la sinistra non si poteva tenere col tovagliolo, poi alla fine, sulla mano sinistra deve essere lasciata un po’ d’acqua che va sfregata sulla mano destra, poi si tendono le mani verso l’alto.

Soltanto dopo si possono asciugare le mani e da quel momento non si deve pronunciare una parola prima di avere mangiato il pane, altrimenti bisogna ripetere il rito.

 

La spiritualità scommette sul corpo

Una nuova iniziativa editoriale sottolinea l'importanza della dimensione fisica della fede: una prospettiva che l'Occidente ha trascurato e che, invece, l'esperienza del cattolico giapponese Paolo Nagai, colpito dall'atomica di Nagasaki, mostra in tutta la sua radicalità


L'autore del libro si convertì al cristianesimo negli anni Trenta, Nagai era molto legato alla storia delle persecuzioni anticattoliche in Giappone, in particolare all’ultima ondata coincisa con la fine dello shogunato Edo e l’inizio dell’era Meiji, tra il 1865 e il 1875. In quegli anni segnati dal braccio di ferro con le potenze occidentali, le autorità giapponesi perseguitarono in particolare la comunità cristiana di Urakami, un insieme di villaggi tre chilometri a nord di Nagasaki convertitisi in massa nella seconda metà del Cinquecento e capaci di conservare per secoli, in clandestinità, la fede portata da Francesco Saverio. Onde ottenerne l’abiura, quei rozzi contadini venduti alla falsa religione degli stranieri — così li vedevano le autorità — furono deportati, detenuti in condizioni disumane, torturati e sottoposti all’indottrinamento di maestri dello shintoismo. Nagai racconta in particolare la storia di 37 cristiani confinati presso il passo di montagna di Tsuwano e lì morti senza abiurare, dopo aver resistito alle torture in nome della Vergine Maria. Da essa vengono il nome della località che dà il titolo al volume, il Passo della Vergine, Otome Toge, e il sottotitolo Storia dei martiri cristiani di Tsuwano.

La recensione del libro di Marco Ventura è a questo link:

Striscia di Gaza: non solo poliomielite. Crescono i casi di epatite e malattie della pelle.

Il conflitto ha reso difficile la somministrazione di vaccini, come pure curarsi, vista l’impossibilità di isolamento reale o di mangiare cibi adatti alle varie patologie. Il racconto di una giovane addetta di Caritas Jerusalem


Lo scorso luglio l’Oms aveva riscontrato il virus in campioni di liquami provenienti anche da siti di Khan Younis. La ricomparsa del poliovirus a Gaza, denunciano le associazioni “è il risultato diretto della distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e delle restrizioni del governo israeliano su riparazioni e forniture. Insieme al sovraffollamento, allo sfollamento e a un sistema sanitario paralizzato, queste azioni hanno creato un ambiente favorevole alla diffusione del virus nella Striscia”. Il contagio, secondo i virologi, avviene per via oro-fecale, con acqua o cibi contaminati o attraverso la saliva, colpi di tosse e starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Condizioni all’ordine del giorno tra i gazawi costretti all’emergenza.

Il report a cura di Daniele Rocchi è a questo link:

La Chiesa in Asia: la Cina, il sogno di Papa Francesco

16 milioni di fedeli cattolici, una persecuzione presente, un sogno. Ecco cosa è la Cina per i cattolici oggi



Ci sono circa 16 milioni di fedeli cattolici in Cina, almeno secondo le fonti ufficiali. Una minoranza sparuta, e spesso sotto controllo del governo, ma con un enorme peso specifico. Perché la Chiesa cattolica opera in un territorio in cui tutto viene controllato, in cui tante realtà di fede non vengono accettate, dove persino i concetti sono differenti.

Ma è anche un territorio particolare, dove il comunismo ha eroso la memoria, e dove si è creata una storia parallela, quella di un cattolicesimo colonizzatore che ha messo in crisi la Cina stessa. Una storia che non tiene conto del modo in cui ...

L'articolo di Andrea Gargliarducci è a questo link:

Lo storico israeliano Omer Bartov turbato dopo la visita in Israele

“Come ex soldato dell’IDF e storico del genocidio, sono rimasto profondamente turbato dalla mia recente visita in Israele”


Omer Bartov è uno storico israeliano, tra i maggiori studiosi dell'Olocausto, nello specifico sul coinvolgimento della Wehrmacht nel genocidio messo in atto dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Ha anche prestato servizio per quattro anni nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF), in un periodo che ha incluso la guerra dello Yom Kippur del 1973 e le missioni in Cisgiordania, nel Sinai settentrionale e a Gaza.

Lo scorso giugno Bartov è tornato in Israele per una serie di lezioni all’Università Ben-Gurion del Negev (BGU), nel Be'er Sheva, per parlare delle proteste dei campus di tutto il mondo contro Israele e se fossero una forma di indignazione o motivate da antisemitismo e, più in generale, della guerra contro Hamas a Gaza.  Una di queste lezioni è stata duramente contestata da un gruppo di studenti e attivisti di estrema destra che ne hanno impedito l’inizio fino a quando ...


L'articolo continua a questo link:



"Perché insegno? Perché ci credo": in un libro voci di insegnanti creativi e motivati

Che l'impegno educativo oggi conosca una profonda crisi è sotto gli occhi di tutti. In generale gli adulti sembrano aver perso di vista il loro ruolo e la loro responsabilità nei confronti delle nuove generazioni spesso abbandonate a se stesse di fronte alla vita. Tuttavia, le buone pratiche scolastiche in Italia ci sono, scrive Michele De Beni, uno dei due curatori del libro che presenta alcune significative esperienze d'insegnamento


 L"educare è stata la mia professione, una vocazione che viene da lontano e che cerco di rinnovare ogni giorno". Si presenta così Michele De Beni che, insieme al collega Claudio Girelli, ha curato il libro "Perché insegno? Perché ci credo" con un sottotitolo sintesi del volume: "Un bravo insegnante fa la differenza". Psicoterapeuta, pedagogista, De Beni, insegna attualmente Programmazione e Valutazione dei processi formativi all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano ed è coordinatore per l’Italia del Programma internazionale “Cognitive Research Trust”.  Claudio Girelli è pedagogista, professore di Pedagogia sperimentale all’Università di Verona, direttore del Corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria e co-direttore della rivista on line “RicercAzione” di IPRASE, ente della Provincia autonoma di Trento.

La recensione di Adrianan Masotti è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2024-08/libro-de-beni-scuola-educazione-insegnamento-giovani-citta-nuova.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Cultura cristiana, ora di religione e catechismo

Giovanni Salmeri: L’ampio dibattito su cattolicesimo e cultura, sviluppato lungo sei mesi sulle pagine di Avvenire e anche altrove, mi induce ad aggiungere qualche considerazione.




La situazione di chi, come me, insegna da tempo in una università statale Storia del pensiero teologico (e da alcuni anni anche Filosofia della religione) è molto felice: insegnare è già bello di per sé, particolarmente lo è quando si insegnano cose che appassionano, ancor di più lo è quando ci si accorge che questa passione è in parte contagiosa (non per merito proprio, ma delle cose stesse).

È una grande soddisfazione vedere che certi temi, certi nomi, certe pagine, certi eventi, vengono scoperti per la prima volta, come una cosa nuova mai sentita prima. Temo però che tale emozione riveli un piccolo problema...

L'intervento di Giovanni Salmeriste è a questo link:

https://www.settimananews.it/cultura/cultura-cristiana-ora-di-religione-e-catechismo/


XXI Domenica PA: Gv 6,60-69

Quello dei discepoli a Cafarnao è un momento di crisi come quella che sta vivendo oggi la Chiesa e che ci chiama a discernere, a capire bene che cosa sta accadendo per fare delle scelte coscienti e coerenti.

 

Questa Domenica la Liturgia ci propone la conclusione della “Sezione dei Pani” di Giovanni (il suo capitolo più lungo) che ci ha accompagnato in queste ultime sei settimane riportando quanto è avvenuto nella Sinagoga di Cafarnao dove Gesù si era messo ad insegnare scontentando tutti: la folla che sperava di farne il suo re, i capi religiosi, i Giudei che comprendono come questo rabbì si discosti dal loro magistero classico ed oggi vede allontanarsi anche molti suoi discepoli.

 

Facile fare un parallelo con l’allontanamento di molti dalla Chiesa avvenuto in questi anni e che continua anche oggi. Il covid ha evidenziato questo movimento forse anche proponendo un momento di purificazione da molti che oramai frequentavano solo per tradizione senza una reale adesione alla fede. Molti se ne vanno delusi, altri sono attratti da nuove prospettive oppure da movimenti spirituali sincretisti. Non è la ricerca o la tensione verso una qualche “spiritualità” che manca soprattutto nei giovani. Pare mancare piuttosto una risposta a nuove esigenze nella tensione di non cedere o scendere a compromessi, rimanendo così fermi su di una tradizione che piuttosto si configura come una conservazione statica e per questo sterile.

Si sta allentando anche la prassi dei Sacramenti quando caratterizzati solo come momenti di passaggio sociale, sia di quelli dell’Iniziazione Cristiana, sia di quelli della “maturità” come il Matrimonio, spesso compreso solo come un addendum di una festa civile. Sta avanzando anche il saluto civile ai morti. Nell’Evangelo di oggi ci viene offerta una chiave di lettura del momento ecclesiale che si sta vivendo.

 

Anche i discepoli si trovano difronte ad una proposta “dura”, skleros in greco, che significa il trovarsi improvvisamente davanti a un qualcosa che non ci si aspettava, contro il quale si sbatte contro e ci si fa male. Questo è avvenuto quando Gesù ha affermato che era necessario che assimilassero la sua “carne”: hanno capito che veniva loro chiesto di assumere responsabilità e vivere come lui stava vivendo, avrebbero dovuto “darsi da fare” (Gv 6,27) in questo senso. Lo avevano seguito pensando che avrebbe fatto tutto lui, che avrebbe risolto tutto con i miracoli, invece quelli erano solo dei segni del mondo nuovo che dovevano costruire assieme fidandosi della sua Parola. 

In sostanza aveva detto “Io mi sono fatto pane, alimento per la vita donando tutto me stesso, mi sono fatto servo … ve la sentite di unire la vostra vita alla mia per dare corpo al Regno che si è fatto a voi vicino?”. In questo modo Gesù insegna e chiede non di aspettarsi la pappa pronta ma a mettere a disposizione e a donare tutte le proprie capacità, condividendo la propria vita. L’immagine è quella di cosa si può fare con pochi pani se non sono tenuti solo per se stessi, non per obbedire a degli ordini, bensì per essere fedeli alla propria identità di figli di Dio.

Anche i discepoli come prima i Giudei e i loro capi “mormorano” o più precisamente “rifiutano” la proposta di Gesù che invece di addolcire la pillola l’accentua con una frase enigmatica: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”. Vale a dire: se avete difficoltà ad accogliere la mia proposta ora che sono con voi, cosa sarà quando sarò ritornato al Padre? Sicuramente sarà ancora più duro.

Quello dei discepoli a Cafarnao è un momento di crisi come quella che sta vivendo oggi la Chiesa e che ci chiama a discernere, a capire bene che cosa sta accadendo, conseguentemente a fare delle scelte coscienti e coerenti. Per farlo, come ci dice Gesù, è necessario fare spazio allo “Spirito (che) è colui che dà vita, la carne non giova a nulla” la nostra intelligenza da sola non basta, non è sufficiente: è l’ascolto della Parola accolta, meditata, assimilata attraverso la nostra intelligenza che ci porterà a fare le scelte giuste. Può anche essere che alcuni se ne vadano per coerenza, perché non se la sentono di dare seguito alla proposta esigente di Gesù che non obbliga a condividere la sua scelta di vita spesa per gli altri: "volete andarvene anche voi?". La coerenza va sempre rispettata e non va denigrata, queste persone non devono essere allontanate, abbandonate a se stesse come se fossero degli appestati. Si deve e si può continuare a condividere la vita anche con loro nel rispetto delle reciproche scelte lasciando spazio all'azione di Dio.

Gesù a questo punto non discute più; c’è spazio solo per un sì o per un no: i Dodici devono prendere coscienza della propria scelta. Non sono certo perfetti ma, pur accompagnati da diversi interrogativi e perplessità che accompagnano anche noi, danno la loro adesione alla sua proposta. Sicuramente non hanno compreso tutto. Lo dice quell’affermazione di Pietro “Tu sei il Santo di Dio”: espressione che può essere corretta ma anche portare in sé delle ambiguità come più volte sottolineato in questo periodo.

(BiGio)

Si può fare! La California alimentata per 100 giorni consecutivi con il 100% di energia rinnovabile

Le politiche pro-energia pulita adottate dalla California hanno dimostrato la loro efficacia:per 100 dei precedenti 144 giorni, le fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare hanno superato la domanda elettrica totale dello stato per almeno qualche minuto ogni giorno.


Questo risultato offre speranza verso l’obiettivo di soddisfare interamente il fabbisogno energetico con fonti rinnovabili in futuro. I dati relativi alla produzione energetica sono monitorati attraverso l’app GridStatus.io e analizzati da esperti come Mark Jacobson dell’università di Stanford.
La transizione verso le energie rinnovabili in California è stata guidata anche da leggi ambiziose come la SB-100 del 2018, aggiornata nel 2022. Queste normative hanno posto obiettivi chiari per lo Stato: raggiungere il 60% di energia pulita entro il 2030, il 90% entro il 2035 e una completa dipendenza dall’energia pulita entro il 2045 ...

L'intero articolo di Matteo Fantozzi è a questo link:


La pace e Il contraccolpo che serve all'Europa

Che il primo governo italiano guidato da una forza politica con la storia di Fratelli d'Italia, in una situazione europea complessiva come l'attuale, costituisca un fatto di importanza storica, a prescindere dalla sua durata e dal suo valore, credo sia incontestabile. Vi sono fattori culturali di lungo periodo che possono aiutarci a spiegare "l'esperimento"?


Occorre andare alla radice di quella cancel culture ovunque dominante. Col passato non si fanno i conti, lo si cancella. Chi ha posto mano all'aratro vittorioso rifiuta di volgersi indietro. Sono vagoni di errori, a che pro affrontarli? Basta un giudizio frettoloso dall'alto delle proprie nuove certezze, un giudizio che diviene una melassa ideologico-moralistica. Il passato è zavorra se perdiamo tempo a discuterne, meglio abbandonarlo all'indifferenza e infine all'oblio.

Credo perciò autentica l'insofferenza della giovane leader quando la interrogano sul suo passato. Il passato o è portante o non è. E nessun passato per nessuno sembra essere oggi portante. Questo tratto generale della nostra cultura esprime, a volte con ingenua baldanza, la nostra leader: resettiamo la nostra memoria; i padri, sostanzialmente, hanno tutte le colpe che volete, ma non mi interessa, "io non c'ero"; che i figli, liberi dal dover ricordare, diano mano al radioso futuro.

Tuttavia il passato non si arrende a esser morto. Viene il momento che esso torna drammaticamente a riguardarci e ...

La riflessione di Massimo Cacciari continua a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202408/240812cacciari.pdf

Perché molti pomodori non sanno più di niente?

Il sapore dei pomodori è cambiato nel tempo, purtroppo in peggio, a causa delle pratiche agricole moderne e delle esigenze della grande distribuzione

Ve ne sarete accorti tutti: è sempre più difficile trovare pomodori buoni, o almeno buoni come lo erano una volta, soprattutto se non si acquista da piccoli agricoltori a chilometro zero e si fa invece affidamento sui supermercati.

In effetti,  gli amanti del pomodoro hanno notato un cambiamento nel sapore sempre più evidente nel corso degli anni. Ma cosa è accaduto? Un’inchiesta condotta da 60 Millions de Consommateurs, con l’aiuto di un’esperta dell’Institut national de la recherche agronomique (INRAE), ha provato a fare chiarezza, analizzando come la produzione e la selezione delle varietà siano evolute nel tempo e come questi cambiamenti abbiano influenzato il gusto dei pomodori.


La spiegazione è a questo link:

https://www.greenme.it/ambiente/agricoltura/ti-spiego-perche-molti-pomodori-non-sanno-piu-di-niente/

Nicaragua: espulsi e inviati a Roma altri due sacerdoti. In sei anni 870 attacchi alla Chiesa perseguitata

 L'avvocata e attivista Martha Patricia Molina, dagli Stati Uniti dove è esiliata, continua a raccogliere dati dei soprusi compiuti dal regime Ortega e Murillo contro sacerdoti, religiosi, attività caritative


Una persecuzione asfissiante, continua, senza tregua. Se si poteva pensare che, dopo la “deportazione” della spina nel fianco del regime, il vescovo Rolando Álvarez, il presidente Daniel Ortega e la vicepresidente “consorte” Rosario Murillo allentassero la presa nei confronti della Chiesa cattolica del Nicaragua, i fatti dicono che ciò non è avvenuto e, in particolare, aumenta il numero di sacerdoti e religiosi che non vivono più nel loro Paese, perché esiliati a forza oppure per loro libera scelta. Si tratta di 245 persone, tra vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi e religiose.

Il rapporto a cura di Bruno Desidera è a questo link:

I rabbini bacchettano Ben-Gvir (con i sottotitoli in arabo)

Nonostante gli annunci del ministro per la Pubblica sicurezza Itamar Ben-Gvir, agli ebrei è proibito pregare sul Monte del Tempio. Lo hanno chiarito cinque autorità rabbiniche israeliane dopo l’ultima controversa visita del ministro sul luogo considerato sacro da ebrei (Har HaBayit) e musulmani (al Haram al-sharif o Spianata delle moschee).


Ripresi in un video con i sottotitoli in arabo, i cinque rabbini hanno severamente condannato il gesto di Ben-Gvir, del suo collega Yitzhak Wasserlauf (ministro del Negev e della Galilea) e del gruppetto di persone che li ha seguiti sul Monte del Tempio per pregare. «La maggioranza delle principali autorità halachiche (della Legge ebraica) della nostra generazione lo proibisce e nessuno deve salire sul Monte del Tempio», ha dichiarato rav Shmuel Betzalel, membro del Consiglio dei Saggi della Torah (autorità religiosa della corrente haredi) e direttore della scuola religiosa Porat Yosef nella Città Vecchia. Ancor più duro rav David Cohen, anche lui membro del Consiglio dei Saggi: «Questi teppisti hanno profanato pubblicamente Har HaBayit». ...

L'intero articolo pubblicato in Israele il 15 agosto continua a questo link:


Giubileo “centrifugo”: il lavoro è per l’uomo!

A quarant’anni dalla “Laborem exercens” è ancora utile domandarsi cosa c’è da fare, dal punto di vista cristiano, per il lavoro ed i lavoratori.

Stiamo riprendendo le indicazioni preziose dei vescovi di Roma, attraverso il magistero delle loro encicliche sociali, per poter realizzare un giubileo che sia vissuto in maniera centrifuga. A Giovanni Paolo II dobbiamo il lascito di tre encicliche sociali: La Sollicitudo rei socialispubblicata nel ventesimo anniversario della Populorum Progressio di Paolo VI, la Centesimus annus che prende nome e spunto richiamandosi al centenario della prima delle encicliche sociali (la Rerum Novarum di Leone XIII)  e la Laborem exercens, pubblicata dieci anni prima nel novantesimo anniversario della stessa.

La prima di queste sue tre encicliche sociali, quella dedicata al lavoro, ha il merito di inquadrare in maniera teologica, secondo la sua fondazione biblica, un tema fondamentale per la vita dell’uomo nella storia dell’umanità: non dunque solamente “sociale” e specificamente “umano”, ma corrispondente ad una precisa indicazione “divina” che inizia al culmine del racconto sulla creazione in Gn 1,28 e trova come suo massimo esempio l’esperienza dello stesso Gesù come lavoratore: "Il lavoro è una delle caratteristiche che ...

L'intervento di Alessandro Manfredi continua a questo link:

https://www.vinonuovo.it/teologia/etica/giubileo-centrifugo-il-lavoro-e-per-luomo/

Tre anni dal ritorno dei Talebani: la situazione oggi in Afghanistan

 A tre anni di distanza, la repressione domina la vita pubblica e l’incertezza segna il futuro.


L’Emirato islamico continua a reggere, la guida suprema Haibatullah Akhundzada rafforza il proprio potere, il governo rimane privo del riconoscimento ufficiale ma incassa la normalizzazione dei rapporti con gli attori regionali. Appesantita da dubbi morali, scarsa creatività politica, paura dell’opinione pubblica interna, la diplomazia euroatlantica arranca, consegnando l’Afghanistan nell’orbita della diplomazia regionale. Nel Paese, gli spazi di libertà si contraggono. Le discriminazioni di genere si consolidano e diventano sistemiche e istituzionalizzate, mentre la profonda crisi umanitaria e un’economia fragile condizionano pesantemente la vita della popolazione...

L'intera analisi dell'ISPI è a questo link:

La rabbina Nava Hefetz: Militante pacifista da cinque decenni

Nava Hefetz è stata profondamente scossa dall’attacco terroristica di Hamas in ottobre. Questa rabbina però continua a difendere i diritti dei Palestinesi. E lo fa proprio in nome della sua fede.


Il 7 ottobre scorso, Nava Hefetz dice di essere come impazzita. Quel giorno, due sue amiche sono state assassinate da Hamas. “È come se il mio attaccamento alla pace si fosse di colpo fracassato contro la realtà... Ma, alla fine, ho resistito. Come anche le mie convinzioni pacifiste”. Certo ha vacillato, ma senza cedere alle ingiunzioni belliciste del momento. “Cedere in quel momento sarebbe stato contraddire tutta la mia vita”. Se non ha ceduto, è prima di tutto per fedeltà a se stessa.

Ha 70 anni, di cui cinquanta passati a militare a favore dei diritti dei Palestinesi. Tutto è cominciato un giorno del 1973, quando ha perso un amico nella guerra del Kippur. Ha 20 anni. È una deflagrazione. E, al contempo, una presa di coscienza. “Ho capito che non c’è niente di più sacro della vita: viene prima di tutto il resto. Prima della terra, delle pietre... di tutto!”. Una convinzione in coerenza con la sua fede: “La dignità di ognuno è al cuore stesso del pensiero ebraico”, spiega. In seguito fa la scelta del rabbinato e svolge il suo ufficio oggi a Kol Haneshama, una sinagoga liberale con base a Gerusalemme.

L'articolo di di Marie Boëton è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202407/240721boeton.pdf


Effetti a catena: l’onda lunga della guerra a Gaza nel Mediterraneo

I paesi del Mediterraneo allargato continuano a subire gli effetti del conflitto a Gaza la cui origine, se si ha la capacità di alzare lo sguardo, a sua volta affonda le sue radici nella realtà dell'intera area


Tutti gli attori regionali moltiplicano gli sforzi per evitare un’escalation e riportare l’attenzione sulla necessità di un cessate il fuoco nella Striscia. A oltre sei mesi dall’inizio del conflitto, in che modo gli stati del Mediterraneo allargato stanno reagendo alla crescente instabilità regionale? In che modo gli attori regionali stanno cercando di riassestarsi in un’area in forte mutamento

Il sesto numero della nuova serie del Focus Mediterraneo allargato, realizzato dall’ISPI per l’Osservatorio di politica internazionale del Parlamento e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, analizza le dinamiche geopolitiche ed economiche del Mediterraneo allargato e dell’Africa subsahariana, dedicando uno specifico approfondimento alle sanzioni economiche in Africa.

Nel link si può scaricare l'intero fascicolo o leggere solo le parti che sollecitano di più l'interesse:

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/effetti-a-catena-londa-lunga-della-guerra-a-gaza-nel-mediterraneo-170640

Domenica XX PA - Gv 6,51-58

Dio non “assorbe” l’uomo, ma ci chiede di essere accolto per fondersi con noi per dilatare la nostra capacità d’amore. "Dimorare" in Dio è far sì che in noi e in lui scorri un’unica linfa come tra i tralci e la vite


Anche questa domenica si continua la lettura del capitolo 6 di Giovanni definito come la “Sezione dei pani” nella quale si passa dalla condivisione del pane come cibo, alla ricerca spasmodica di Gesù da parte della folla ma solo perché si era saziata e cercava la possibilità di colmare altre sue esigenze, equivocando così il segno posto tanto che volevano farlo re costringendolo alla “fuga”.

Giunto a Cafarnao Gesù insegna nella Sinagoga e si sviluppa un dialogo intenso con i presenti durante il quale si propone come immagine dell’uomo riuscito, l’incarnazione della Sapienza di Dio ed invita tutti a “darsi da fare” per “compiere le opere di Dio” cioè il credere “in colui che ha mandato” aderendo alla sua proposta di vita, condividendone obiettivi e modalità secondo la volontà di amore del Padre.

La reazione dei giudei è stata di sorpresa scandalizzata perché presumevano di conoscere “costui”, la sua famiglia, i suoi genitori, il suo mestiere e, quindi, non poteva ingannarli avanzando la pretesa di essere quel “pane disceso dal cielo” che, mangiato, avrebbe donato la possibilità di vivere della medesima qualità della vita di Dio che è eterna. Gesù aveva anche detto che “la volontà del Padre mio è che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia (la) vita eterna”; bisogna però saper “vedere” e “credere in lui che non è nulla di intellettuale, ma un concreto essere le sue mani nel nostro presente.

 

Gesù, accrescendo i punti di attrito, aggiunge “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” e, come se non bastasse afferma perentoriamente ripetendolo per sei volte con sfumature diverse: “se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”.

Fin dall’inizio del suo Evangelo Giovanni aveva presentato Gesù come “l’agnello di Dio” (1,29) che avrebbe liberato non dalla morte fisica, ma da quella eterna e qui rilegge, applicandola a Gesù, quanto vissuto da Israele nella notte dell’Esodo quando ogni famiglia sacrificò un agnello, mangiandone la carne per avere la forza di iniziare il cammino verso la terra della libertà e ne spargese il sangue sugli stipiti delle porte per essere protetti dal passaggio dell’angelo dalla morte.

Giovanni fa usare a Gesù per “mangiare la sua carne” un verbo che non viene usato per le persone ma sempre per gli animali, in particolar modo i ruminanti indicandoci così una vera e propria assimilazione. Per farci ben comprendere cosa intendesse aggiunge “e bere il mio sangue” cioè la sua vita, il suo modo di essere e agire perché nella cultura semitica questo rappresenta il sangue che scorre nelle vene, tanto che in Genesi 9,3 viene vietato il mangiare “la carne con la sua vita” perché questa appartiene solo a Dio che l’ha creata.

 

In altre parole Gesù chiede di assimilarci completamente a lui, carne e sangue. La realizzazione dell’uomo, la possibilità di vivere in pienezza di quella stessa di Dio, passa attraverso l’identificazione non “spirituale” bensì proprio “fisica” con Gesù, facendo così diventare nostro il suo modo di operare e di essere fino a poter dire con S. Paolo “non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me” (Gal 2,19-21) e questa ha una qualità indistruttibile per l’eternità. 

Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue rimane (o “dimora”) in me e io in lui” e qui Giovanni usa per la prima volta questo verbo che ritornerà per ben 40 volte nel suo Evangelo. Dio non “assorbe” l’uomo, ma chiede di essere da lui accolto per fondersi con lui e dilatarne la capacità d’amore. Questo fa sì che l’uomo rimanga in lui e Dio nell’uomo come i tralci alla vite nei quali scorre un’unica linfa, un unico sangue che è lo Spirito. In altre parole non è chiesta alcuna ascesi, ma una grande capacità mistica: alla vita ricevuta ci viene proposto di far corrispondere una vita donata. 

È la dinamica delle nostre Eucaristie che non sono e non devono essere fonte di “adorazione”, ma presa di coscienza che è la Comunità, e noi in essa, ad essere resi quel corpo di Cristo capace di rinnovare la vita di chi incontriamo tutti i giorni, rendendola così “eterna”.

Gesù conclude riprendendo l’immagine della manna “che mangiarono i vostri padri e morirono” mentre “chi mastica il pane disceso dal cielo ha vita eterna”. Due rapide sottolineature: Gesù prende le distanze dai presenti dicendo “vostri padri” pur essendo anche lui un ebreo discendente da quei padri e il testo greco non dice come superficialmente leggiamo “avrà (al futuro) la vita eterna”, bensì “ha (al presentevita eterna” e senza l’articolo determinativo. Ci è data la possibilità di averla già oggi. Questo è il grande dono dell’Eucaristia.

(BiGio)

La superstizione corre sui social

Tanti post ripropongono luoghi comuni del pensiero magico. Ma se gli italiani sono superstiziosi nella vita, perché non dovrebbero esserlo anche on line?


Sì, la superstizione corre anche sui social. Recentemente, su Facebook, sono incappata in un post che riportava un’immagine della Madonna, stile anni cinquanta, con i vestiti rosa e azzurri, tante rose, gli occhi chiari. Il testo sfondato sull’immagine diceva: «Madonna delle Lacrime, in questo momento difficile per il mondo, asciuga le nostre lacrime. Amen». E fin qui niente da dire: un tradizionale esempio di pietà popolare. Il problema è che, in alto, si leggeva: «Non scorrere senza condividere la Madonna delle Lacrime. Porta solo bene». Ora, un conto è essere devoti a Maria, un altro conto è credere che condividere la sua immagine su un social network porti “solo bene”...

L'articolo di Paola Springhetti continua a questo link:

Lavoro minorile, infanzia negata per 160 milioni di bambini

Secondo le agenzie della Nazioni Unite il fenomeno è in crescita a causa dell’aumento della povertà assoluta tra le famiglie. Iacomini di Unicef Italia: guerre e carestie peggiorano questa piaga, nell'attuale scenario globale per i più piccoli è "l'epoca peggiore"


Il lavoro minorile è un fenomeno in crescita a livello globale che, in quasi la metà dei casi, sono coinvolti in un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale. L’Europa non è esclusa da questo dramma a causa della crescente povertà assoluta. Nel Vecchio Continente, in un solo anno, oltre 200 mila bambine, bambini e adolescenti in più sono stati spinti sull'orlo della povertà, portando il numero totale di minori a rischio povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4.

L'articolo di Marco Guerra e Giulia Mutti è a questo link:

Meeting Rimini. Scholz (presidente): “Renderemo presenti germogli di riconciliazione che nascono in mezzo alle guerre”. Ad aprire i lavori il patriarca Gerusalemme, card. Pizzaballa

Presentata a Roma la 45ª edizione del Meeting di Rimini (20-25 agosto) quest’anno sul tema “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo”. Ad aprire i lavori sarà il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Numerosi i rappresentanti politici attesi, tra i quali Antonio Tajani, Matteo Salvini e l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Con loro il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, il presidente del Cnel, Renato Brunetta, il presidente della Banca d’Italia, Fabio Panetta. In programma 140 convegni con circa 450 relatori italiani e internazionali; 14 saranno le mostre e 17 gli spettacoli

L'essenziale non è una riduzione austera a un minimo necessario, ma ciò che fa vivere e fiorire tuttoche apre a un orizzonte di senso per il nostro lavoro quotidiano, per l’educazione dei nostri figli, per il nostro impegno per il bene di tutti. Al Meeting renderemo presenti germogli di riconciliazione che nascono in mezzo alle guerre, incontri che sono diventati cantieri di pace”. Sul tema del Meeting è tornato anche il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli: “L’essenziale della giustizia è rappresentato dai tanti magistrati italiani competenti e autorevoli che operano quotidianamente per il ‘bene’ del Paese, privilegiando la dimensione del servizio e la spinta ideale propria della funzione, alla dimensione del potere. Uno di questi giovani magistrati era Rosario Livatino, che verrà ricordato anche nel corso della prossima edizione del Meeting, certamente per il sacrificio della sua giovane vita, ma anche per il modello di magistrato che ha proposto: un modello di ‘magistrato costituzionale’ che parla a tutta la magistratura d’oggi, anticipando temi divenuti cruciali e offrendo una testimonianza ricca di spunti per la riflessione attuale”.

L'intera presentazione di Daniele Rocchi a questo link:

https://www.agensir.it/italia/2024/07/15/meeting-rimini-scholz-presidente-renderemo-presenti-germogli-di-riconciliazione-che-nascono-in-mezzo-alle-guerre-ad-aprire-i-lavori-il-patriarca-gerusalemme-card-pizzaballa/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2