«Esistono valori più importanti della vita e azioni più ripugnanti della morte». Nella lotta per la democrazia a Hong Kong emergono i solidi principi di chi vuole una Cina migliore
Convinto che «una delle leggi immutabili della storia sostiene che non si può debellare un’idea imprigionando i suoi sostenitori», Lord Christopher Francis Pattern, ultimo governatore britannico di Hong Kong e attuale rettore dell’Università di Oxford, concludeva la prefazione al libro di Joshua Wong e Jason Y. Ng, Noi siamo la rivoluzione. Perché la piazza può salvare la democrazia (trad. it. Feltrinelli, 2020) con un monito affatto banale, avendolo posto alla vigilia di eventi drammatici che avrebbero cambiato il futuro e i destini non solo di Hong Kong:
«Spero che nel frattempo il mondo resti attento per capire fino a che punto ci si possa fidare della Cina e delle sue promesse. Per quanto riguarda me e tanti altri, mi fido più di Joshua che dei burocrati comunisti di Pechino o di chi li appoggia fuori o dentro la città».
Joshua è Joshua Wong, il giovane leader politico co-fondatore di Demosistō, il partito di punta delle proteste pro-democrazia sciolto nel 2020 che si batteva contro l’ingerenza delle autorità di Pechino nell’autonomia di Hong Kong.
L'interessante analisi del sinologo veneziano Maurizio Scarpari continua a questo link:
https://www.rivistailmulino.it/a/hong-kong-il-coraggio-dei-propri-ideali
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