Quello dei discepoli a Cafarnao è un momento di crisi come quella che sta vivendo oggi la Chiesa e che ci chiama a discernere, a capire bene che cosa sta accadendo per fare delle scelte coscienti e coerenti.
Questa Domenica la Liturgia ci propone la conclusione della “Sezione dei Pani” di Giovanni (il suo capitolo più lungo) che ci ha accompagnato in queste ultime sei settimane riportando quanto è avvenuto nella Sinagoga di Cafarnao dove Gesù si era messo ad insegnare scontentando tutti: la folla che sperava di farne il suo re, i capi religiosi, i Giudei che comprendono come questo rabbì si discosti dal loro magistero classico ed oggi vede allontanarsi anche molti suoi discepoli.
Facile fare un parallelo con l’allontanamento di molti dalla Chiesa avvenuto in questi anni e che continua anche oggi. Il covid ha evidenziato questo movimento forse anche proponendo un momento di purificazione da molti che oramai frequentavano solo per tradizione senza una reale adesione alla fede. Molti se ne vanno delusi, altri sono attratti da nuove prospettive oppure da movimenti spirituali sincretisti. Non è la ricerca o la tensione verso una qualche “spiritualità” che manca soprattutto nei giovani. Pare mancare piuttosto una risposta a nuove esigenze nella tensione di non cedere o scendere a compromessi, rimanendo così fermi su di una tradizione che piuttosto si configura come una conservazione statica e per questo sterile.
Si sta allentando anche la prassi dei Sacramenti quando caratterizzati solo come momenti di passaggio sociale, sia di quelli dell’Iniziazione Cristiana, sia di quelli della “maturità” come il Matrimonio, spesso compreso solo come un addendum di una festa civile. Sta avanzando anche il saluto civile ai morti. Nell’Evangelo di oggi ci viene offerta una chiave di lettura del momento ecclesiale che si sta vivendo.
Anche i discepoli si trovano difronte ad una proposta “dura”, skleros in greco, che significa il trovarsi improvvisamente davanti a un qualcosa che non ci si aspettava, contro il quale si sbatte contro e ci si fa male. Questo è avvenuto quando Gesù ha affermato che era necessario che assimilassero la sua “carne”: hanno capito che veniva loro chiesto di assumere responsabilità e vivere come lui stava vivendo, avrebbero dovuto “darsi da fare” (Gv 6,27) in questo senso. Lo avevano seguito pensando che avrebbe fatto tutto lui, che avrebbe risolto tutto con i miracoli, invece quelli erano solo dei segni del mondo nuovo che dovevano costruire assieme fidandosi della sua Parola.
In sostanza aveva detto “Io mi sono fatto pane, alimento per la vita donando tutto me stesso, mi sono fatto servo … ve la sentite di unire la vostra vita alla mia per dare corpo al Regno che si è fatto a voi vicino?”. In questo modo Gesù insegna e chiede non di aspettarsi la pappa pronta ma a mettere a disposizione e a donare tutte le proprie capacità, condividendo la propria vita. L’immagine è quella di cosa si può fare con pochi pani se non sono tenuti solo per se stessi, non per obbedire a degli ordini, bensì per essere fedeli alla propria identità di figli di Dio.
Anche i discepoli come prima i Giudei e i loro capi “mormorano” o più precisamente “rifiutano” la proposta di Gesù che invece di addolcire la pillola l’accentua con una frase enigmatica: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”. Vale a dire: se avete difficoltà ad accogliere la mia proposta ora che sono con voi, cosa sarà quando sarò ritornato al Padre? Sicuramente sarà ancora più duro.
Quello dei discepoli a Cafarnao è un momento di crisi come quella che sta vivendo oggi la Chiesa e che ci chiama a discernere, a capire bene che cosa sta accadendo, conseguentemente a fare delle scelte coscienti e coerenti. Per farlo, come ci dice Gesù, è necessario fare spazio allo “Spirito (che) è colui che dà vita, la carne non giova a nulla” la nostra intelligenza da sola non basta, non è sufficiente: è l’ascolto della Parola accolta, meditata, assimilata attraverso la nostra intelligenza che ci porterà a fare le scelte giuste. Può anche essere che alcuni se ne vadano per coerenza, perché non se la sentono di dare seguito alla proposta esigente di Gesù che non obbliga a condividere la sua scelta di vita spesa per gli altri: "volete andarvene anche voi?". La coerenza va sempre rispettata e non va denigrata, queste persone non devono essere allontanate, abbandonate a se stesse come se fossero degli appestati. Si deve e si può continuare a condividere la vita anche con loro nel rispetto delle reciproche scelte lasciando spazio all'azione di Dio.
Gesù a questo punto non discute più; c’è spazio solo per un sì o per un no: i Dodici devono prendere coscienza della propria scelta. Non sono certo perfetti ma, pur accompagnati da diversi interrogativi e perplessità che accompagnano anche noi, danno la loro adesione alla sua proposta. Sicuramente non hanno compreso tutto. Lo dice quell’affermazione di Pietro “Tu sei il Santo di Dio”: espressione che può essere corretta ma anche portare in sé delle ambiguità come più volte sottolineato in questo periodo.
(BiGio)
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