Nava Hefetz è stata profondamente scossa dall’attacco terroristica di Hamas in ottobre. Questa rabbina però continua a difendere i diritti dei Palestinesi. E lo fa proprio in nome della sua fede.
Il 7 ottobre scorso, Nava Hefetz dice di essere come impazzita. Quel giorno, due sue amiche sono state assassinate da Hamas. “È come se il mio attaccamento alla pace si fosse di colpo fracassato contro la realtà... Ma, alla fine, ho resistito. Come anche le mie convinzioni pacifiste”. Certo ha vacillato, ma senza cedere alle ingiunzioni belliciste del momento. “Cedere in quel momento sarebbe stato contraddire tutta la mia vita”. Se non ha ceduto, è prima di tutto per fedeltà a se stessa.
Ha 70 anni, di cui cinquanta passati a militare a favore dei diritti dei Palestinesi. Tutto è cominciato un giorno del 1973, quando ha perso un amico nella guerra del Kippur. Ha 20 anni. È una deflagrazione. E, al contempo, una presa di coscienza. “Ho capito che non c’è niente di più sacro della vita: viene prima di tutto il resto. Prima della terra, delle pietre... di tutto!”. Una convinzione in coerenza con la sua fede: “La dignità di ognuno è al cuore stesso del pensiero ebraico”, spiega. In seguito fa la scelta del rabbinato e svolge il suo ufficio oggi a Kol Haneshama, una sinagoga liberale con base a Gerusalemme.
L'articolo di di Marie Boëton è a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202407/240721boeton.pdf
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