A tre anni di distanza, la repressione domina la vita pubblica e l’incertezza segna il futuro.
L’Emirato islamico continua a reggere, la guida suprema Haibatullah Akhundzada rafforza il proprio potere, il governo rimane privo del riconoscimento ufficiale ma incassa la normalizzazione dei rapporti con gli attori regionali. Appesantita da dubbi morali, scarsa creatività politica, paura dell’opinione pubblica interna, la diplomazia euroatlantica arranca, consegnando l’Afghanistan nell’orbita della diplomazia regionale. Nel Paese, gli spazi di libertà si contraggono. Le discriminazioni di genere si consolidano e diventano sistemiche e istituzionalizzate, mentre la profonda crisi umanitaria e un’economia fragile condizionano pesantemente la vita della popolazione...
L'intera analisi dell'ISPI è a questo link:
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