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Gli ebrei italiani discutono. E si ritrovano lacerati

Uno dei frame razzisti più ricorrenti consiste nel mostrare una specifica comunità etnica e/o religiosa come un monolite, mai divisa e pronta a muoversi come un sol uomo. Ovviamente, siamo di fronte a una mistificazione: ogni comunità è attraversata da tensioni e conflitti.

Forse è ancor di più una menzogna se si parla del mondo ebraico, storicamente attraversato da attitudine al meticciato, posture cosmopolite e culture universali difficili da contenere dentro il filo spinato dei confini di uno stato-nazione. Ecco perché il testo pubblicato ieri anche su questo giornale con il quale oltre duecento ebrei ed ebree italiane dicono «no alla pulizia etnica» evocando l’intenzione manifestata da Donald Trump di «espellere i palestinesi da Gaza» e «la violenza del governo e dei coloni» ha scatenato il dibattito, il confronto e anche lo scontro nelle comunità del nostro paese....

L'articolo di Giuliano Santoro è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202502/250227santoro.pdf

In Congo una malattia non identificata uccide 53 persone in cinque settimane

L'epidemia è iniziata il 21 gennaio e sono stati registrati 419 casi. Il primo focolaio è scoppiato dopo che tre bambini avevano mangiato un pipistrello 


Una malattia ancora sconosciuta ha ucciso oltre 50 persone nella Repubblica Democratica del Congo, secondo quanto riferito lunedì dai medici sul posto e dall'Organizzazione mondiale della sanità.
L'intervallo tra l'insorgenza dei sintomi e il decesso è stato di 48 ore nella maggior parte dei casi, e "questo è ciò che è davvero preoccupante", ha detto all'Associated Press Serge Ngalebato, direttore medico del Bikoro Hospital. 

L'epidemia è iniziata il 21 gennaio e sono stati registrati 419 casi, tra cui 53 decessi. Secondo l'ufficio africano dell'Oms, il primo focolaio nella città di Boloko è scoppiato dopo che tre bambini avevano mangiato un pipistrello e sono morti entro 48 ore a causa dei sintomi della febbre emorragica.

Da tempo, riporta il sito dell'AP, si teme che le malattie si trasmettano dagli animali all'uomo nei luoghi in cui gli animali selvatici vengono comunemente mangiati. Secondo l'Oms, il numero di tali focolai in Africa è aumentato di oltre il 60%nell'ultimo decennio.  Dopo che la seconda epidemia dell'attuale misteriosa malattia è iniziata nella città di Bomate il 9 febbraio, i campioni di 13 casi sono stati inviati all'Istituto nazionale per la ricerca biomedica nella capitale del Congo, Kinshasa, per i test, ha reso noto l'Oms. Tutti i campioni sono risultati negativi per l'Ebola o altre comuni malattie legate alla febbre emorragica, come Marburg. Alcuni sono risultati positivi alla malaria.  Nel 2024, un'altra misteriosa malattia simile all'influenza e che ha ucciso dozzine di persone in un'altra regione del Congo è stata identificata come probabile malaria.

(RaiNews)

Malattie rare, una sfida nazionale tra diagnosi e accesso alle cure

In occasione della Giornata mondiale delle malattie rare, il 28 febbraio, la campagna di sensibilizzazione ChiamalePerNome punta a superare stereotipi e pregiudizi che disumanizzano le esperienze di chi convive con una malattia rara


Le malattie rare rappresentano un tema cruciale per la salute pubblica, spesso trascurato e poco conosciuto. Secondo le stime, tra 7mila e 8mila malattie rare sono attualmente identificate a livello mondiale, molte delle quali altamente invalidanti e prive di terapie risolutive. In Italia, inoltre, due milioni di persone convivono con una malattia rara, affrontando ogni giorno sfide legate a diagnosi tardive, complessità terapeutiche e barriere nell’accesso alle cure. Nella giornata nazionale delle malattie rare, la campagna ChiamalePerNome di Sanofi pone l’accento proprio sull’importanza del linguaggio e della scelta delle parole quando si parla di malattie rare.

L'articolo di Piero Colombo è a questo link:

La pastorale del corpo

L’ansia diffusa per le condizioni di salute di Papa Francesco esprime solo l’antica curiosità popolare per la sorte terrena degli uomini illustri oppure rivela qualcosa d’altro?


Penso che in quel sentimento di apprensione di una parte significativa dell’opinione pubblica conti molto la particolare personalità dell’attuale pontefice. E la particolare situazione della Chiesa cattolica oggi. Questa non è certo la Chiesa trionfante, che pure – va detto – la teologia cattolica colloca nel Regno dei Cieli. È, piuttosto, la Chiesa dolente e angosciata. E il corpo vulnerabile di Francesco ne rappresenta l’icona sacra e, allo stesso tempo, la reliquia vivente. Infatti, l’annuncio biblico «e il verbo si fece carne» significa anche questo: significa, cioè, che l’esperienza della fede si trascrive nel corpo del credente, ne diventa parte integrante e ispira la persona e la sua presenza nel mondo.

Così, la malattia del Papa si fa testimonianza viva e componente essenziale della sua pastorale. La malattia si innerva nella vita, negli atti e nelle parole di Francesco, fino a diventare, per dirla con il linguaggio della liturgia, consustanziale a essa: fatte, cioè, della medesima sostanza. Ne consegue che quello del cristianesimo di Francesco è un essere umano con disabilità, portatore di deficit e di handicap, cagionevole e claudicante, segnato dall’infermità e dalla caducità. In altre parole ...

La riflessione del sociologo Luigi Manconi è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202502/250220manconi.pdf

Un identikit del canto liturgico

Visto che siamo in clima sinodale, ho notato che una singolare e ante litteram sinodalità si è verificata negli ultimi decenni nel settore del canto liturgico, nel segno però della mediocrità, fatte ovviamente le debite e diffuse eccezioni nel segno della competenza, del buon gusto, di un’autentica ars celebrandi acquisita da assemblee, gruppi corali e guide musicali. Ma come sta oggi il canto nelle nostre liturgie?

Questo intervento può sembrare una questione marginale a fronte di situazioni drammatiche. Se, però, teniamo presente che il popolo di Dio radunato per celebrare l’eucaristia svolge, unito a Cristo, un servizio di rappresentanza vicaria per la Chiesa e per l’umanità, allora è ben collocato questo piccolo contributo che ha lo scopo di aiutare l’assemblea e i suoi animatori, a non dimenticare i drammi che si svolgono nel mondo, senza che ciò debba significare celebrare con animo afflitto, evitando tuttavia atteggiamenti e posture che mutuano molto da stili disinvolti e spensierati.
L'intervento di Renato Borrelli è a questo link:

Carmine Di Sante. Il Giubileo è il sogno di Dio

L'Anno di Grazia in un mondo in bilico tra ospitalità ed appropriazione, gratuità e sfruttamento, giustizia e diseguaglianza, perdono e violenza è il sogno di Dio


Si ripropone la trascrizione non rivista dall'autore di un suo intervento in un incontro a Zelarino (VE) nella Comunità parrocchiale di S. M. Immacolata e S. Vigilio

Cos’è il Giubileo? Nel titolo dato a questo incontro il Giubileo è ospitalità contro l’appropriazione, è gratuità contro lo sfruttamento, è giustizia contro la diseguaglianza, è perdono contro la violenza. Racconterò queste cose cercando di articolarle attraverso che cosa la Bibbia dice che il Giubileo è e deve essere.


L'intera trascrizione è a questo link:

Siamo gli ultimi cristiani?

Siamo gli ultimi cristiani? Il teologo e filosofo Tomáš Halík, ispirato dal versetto di Paolo, «non conformatevi a questo tempo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente», con grande parresia e libertà interiore, confida all'immginario papa Raffaele dubbi e speranze, angosce e attese circa l'esperienza religiosa nella contemporaneità. Una ventata d'aria fresca.

Siamo gli ultimi cristiani? È questa la domanda che si poneva alle soglie del nuovo millennio Jean- Marie Tillard in un saggio illuminante. Il grande teologo canadese era certo di una cosa: noi siamo inesorabilmente gli ultimi testimoni di un certo modo di essere cristiani, cattolici. Coinvolti nelle grandi mutazioni delle società umane in cui essa si incarna, la Chiesa è destinata inevitabilmente a mutare il suo volto e già se ne vanno delineando i nuovi tratti. Porre così radicalmente la questione se nei paesi occidentali il cristianesimo ha un futuro in altri secoli difficilmente sarebbe emerso nello spazio della cristianità, come testimonia la scarsità di opere dedicate da autori cristiani al nostro tema, a meno che non si trattasse di ore particolarmente gravi, o percepite come tali, per le sorti dell'umanità. Eppure l'attuale stagione socio-culturale ci provoca, anzi ci costringe a formulare questa domanda e a cercarvi delle risposte ...

La recensione di Enzo Bianchi è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202501/250118bianchi.pdf

150 anni di fertilizzanti hanno reso i prati verdi cimiteri per api e farfalle (che si sono dimezzate)

Una ricerca condotta dall'Università del Sussex e dal Rothamsted Research ha dimostrato che l'elevato utilizzo di fertilizzanti nei prati dimezza il numero di impollinatori e riduce drasticamente la diversità dei fiori. Lo studio, il più lungo nel suo genere, evidenzia un drammatico compromesso tra la resa agricola e la salute degli ecosistemi


Api, farfalle, sirfidi e altri insetti impollinatori sono fondamentali per la salute del nostro Pianeta, ma la loro sopravvivenza è sempre più minacciata. Un nuovo studio, il più lungo e completo mai realizzato sull’argomento, lancia un allarme inquietante: l’uso eccessivo di fertilizzanti sta decimando le popolazioni di impollinatori nei prati, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’intero ecosistema.
La ricerca, condotta dall’Università del Sussex e dal Rothamsted Research, ha analizzato l’impatto dei fertilizzanti su strisce di prateria chiamate Park Grass, studiate fin dal 1856. I risultati, pubblicati sulla rivista Npj Biodiversity, mostrano una correlazione diretta tra l’aumento dell’uso di fertilizzanti e la diminuzione degli impollinatori....

L'intero articolo di Riccardo Liguori è a questo link:


Morire per Kiev?

La guerra in Ucraina ha indubbiamente segnato un tornante in questo quarto di XXI secolo che aveva già registrato molti eventi emblematici di cambiamento storico. L’Europa deve accettare la battaglia. Meno cruenta sarà, meglio sarà per tutti. Ma va combattuta in ogni caso. 


È su questo che ci si deve interrogare, andando oltre le pur importanti e imprescindibili considerazioni di carattere strategico e diplomatico. La storia, qui rozzamente riassunta per sommi capi, andrebbe ricordata a tutti i valletti interni ed esterni del putinismo, perché altrimenti non si comprende con cosa veramente abbiamo a che fare oggi e perché il presidente Mattarella l’ha richiamata nel suo importante discorso di Marsiglia.

L'analisi di Paolo Pombeni è a questo link:


Contributo al Sinodo delle Chiese in Italia dalle Comunità Cristiane di Base italiane

Le Comunità Cristiane di Base dopo aver letto e riflettuto sullo Strumento di lavoro per la fase profeticadesiderando parteciparvi, hanno inviato ai Vescovi un loro contributo.




Carissimi fratelli vescovi,

Riteniamo che le proposte contenute nelle 17 schede sui vari argomenti siano condivisibili. Ci ripromettiamo di riprenderle nell’assemblea di Assisi (22-23 febbraio 2025) della Rete sinodale, per contribuire con proposte di miglioramento condivise con le altre realtà della Rete.  

Qui vogliamo concentrarci su alcuni punti specifici che consideriamo particolarmente rilevanti e che lo Strumento di lavoro non affronta. Alcuni riprendono temi elaborati nei documenti che la Rete sinodale ha inviato al Sinodo universale e a quello italiano nel corso di questi 4 anni di cammino sinodale. Siamo consapevoli che alcune di queste proposte riguardano la Chiesa universale e non la sola Chiesa italiana, d’altra parte le questioni di fondo – e queste lo sono – non possono che riguardare la Chiesa tutta. Le sottoponiamo qui con la fiducia che la Chiesa italiana vorrà farsene interprete, facendosi da tramite perché al livello di Chiesa universale vengano affrontate con l’attenzione e l’urgenza che meritano.

Il documento è a questo link:

https://www.cdbitalia.it/chi-siamo/una-chiesa-altra/


Domenica 23 febbraio 2025

Domenica 23 febbraio 2025

E’ con grande piacere per la nostra comunità della Resurrezione dare il benvenuto ai nostri amici Sahar Francis, Rifat Kassis e al rev.Isaac Munther, pastore luterano della Delegazione di Kairos Palestine che, con tanta fatica, anche fisica, sono qui con noi dopo una interminabile serie di incontri da Napoli a Venezia, passando per Roma, Firenze e Bologna. In queste città hanno portato la loro testimonianza, hanno detto con forza quale è la sofferenza atroce e il dolore del popolo palestinese e hanno, lanciato un appello per non essere lasciati soli, anche perché troppe volte, i primi a non accoglierlo sono state proprio le nostre chiese. Ci hanno ricordato che sbaglia chi crede che con il 7 ottobre 23, con l’attacco di Hamas, che ha portato tanto dolore e tanti morti, feriti, ostaggi, sia iniziato tutto. La sistematica occupazione della Palestina è iniziata oltre 70 anni fa e dal 7 ottobre sono stati uccisi oltre 50.000 palestinesi, uomini, donne e bambini. Speriamo che la fragile tregua a Gaza tenga, per non vedere altri morti, ma è terribile che da Gaza, ridotta a un cumulo di macerie, adesso Israele stia spostandosi in Cisgiordania, la strage continua. Ma stiamo per iniziare una Eucarestia, in cui il Vangelo ci parlerà di amore, ci provoca nel profondo e ascolteremo le loro voci, le loro sofferenze, il loro grido di aiuto. Rifletteremo, ascolteremo e ci faremo guidare dalla Parola, e pregheremo insieme a loro ma anche a tutto il popolo Palestine che soffre l’ingiustizia. 


Preghiere dei fedeli

Amare, dare, perdonare, fare del bene, ci può stare, ma sono i destinatari che fanno impressione! Vangelo impossibile. La chiesa  è chiamata infatti, mai come oggi, a dialogare con una umanità sull' orlo di una guerra mondiale, a prendersi cura d tutti, in maniera indistinta, anche di persone che non vogliono credere.  Per la chiesa, perché sappia continuare il suo impegno d' annunciare la parola nella  misericordiosa del Padre. Per questo ti preghiamo

Padre ti preghiamo per la nostra comunità in questo tempo sottoposto a criteri di durezza e violenza che rendono incapaci i cuori di riconoscere nell'altro o altra il desiderio di essere compresi, accolti, perdonati, riconosciuti; aiuta la nostra comunità ad avere invece uno sguardo benevolo e a far proprio ĺo stile della misericordia cosicché nella vita di tutte e tutti noi, "amici o nemici", e soprattutto insieme ai piu fragili, si apra la via al cambiamento e alla speranza. Per questo ti preghiamo

Ti ringraziamo Signore per la preziosa testimonianza di Sahar, il pastore Munther e Rifath. In questa settimana abbiamo condiviso con loro il dolore di un popolo, troppo spesso da noi cristiani ignorato. Allora ti preghiamo Signore per noi cristiani di occidente, ricchi in beni materiali ma troppo spesso poveri in umanità, coraggio, fede. Fa’ che, alla sequela di Cristo, impariamo a condannare ogni violenza, a stare sempre dalla parte delle vittime, a denunciare con fermezza i soprusi, le guerre, tutte le guerre, che, come ci ricorda Papa Francesco, sono sempre una sconfitta per tutti. Sostieni il popolo di Palestina nel suo giusto anelito di libertà ed aiuta noi a stare loro vicino e sostenere la loro causa in ogni modo possibile. Per questo ti preghiamo

200 giovani a bordo della nave “Bel Espoir” per “spegnere il fuoco della guerra e accendere la fraternità”

Si chiama “MED-25 Bel Espoir” la nave che salperà il 1° marzo da Barcellona con 200 giovani di diverse nazionalità, culture e religioni. Per otto mesi attraverserà il Mediterraneo, ispirandosi al pensiero di Giorgio La Pira e agli incontri di Bari, Firenze e Marsiglia


“Costruire una cultura del dialogo e della pace. L’attualità internazionale ci obbliga in qualche modo a fare questo lavoro, e cioè spegnere il fuoco della guerra e illuminare il fuoco dell’amicizia, della fraternità e della giustizia”. Con queste parole il cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, ha presentato in Vaticano alla stampa la “missione” dell’iniziativa “Med 25 Odyssey – Bel Espoir”. 200 giovani di tutte le nazionalità, culture e religioni provenienti dalle cinque rive del Mediterraneo (Nord Africa, Medio Oriente, Mar Nero ed Egeo, Balcani ed Europa) salperanno il 1 marzo da Barcellona a bordo di una nave a tre alberi, Le Bel Espoir, e navigheranno nel Mediterraneo per otto mesi, da marzo a ottobre 2025, divisi in otto gruppi di venticinque persone.

La notizia di M. Chiara Biagioni continua a questo link:

https://www.agensir.it/europa/2025/02/21/200-giovani-a-bordo-della-nave-bel-espoir-per-spegnere-il-fuoco-della-guerra-e-accendere-la-fraternita/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Munther Isaac: la Cisgiordania sta diventando “una serie di prigioni a cielo aperto"

Il reverendo della Chiesa luterana di Betlemme, in tour in Italia assieme all'avvocata per i diritti umani Sahar Francis e all'attivista sociale e politico Rifat Kassis, racconta la drammatica situazione in cui vivono i palestinesi tutti ed esprime le paure più profonde su quello che sarà il destino del popolo.

Ieri sono stati presenti all'Eucaristia nella Chiesa della Risurrezione alla Cita-Marghera


La Cisgiordania sta attraversando uno dei suoi “momenti più bui”. Gli insediamenti e i blocchi stradali israeliani stanno rapidamente rendendo la zona “inabitabile”, isolando le aree edificate tra loro e dai villaggi circostanti e trasformando di fatto la Cisgiordania in “una serie di prigioni a cielo aperto”. Il reverendo Munther Isaac, pastore delle parrocchie luterane di Betlemme e Beit Sahour, racconta il deterioramento della situazione nella regione, commentando la proposta del presidente statunitense Trump di sfollare in massa i gazawi e sottolineando l’importanza dei ripetuti appelli di Papa Francesco per la pace.

L'articolo di Joseph Tulloch è a questo link:

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-02/cristiani-palestina-cisgiordania-attivisti-papa-francesco-italia.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

Il Foglietto "La Resurrezione" di domenica 23 febbraio



 

Lc 6,27-38 – VII PA - "A voi che ascoltate io dico ..."

L’invito che in questa pericope ricorre ad “essere misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” significa: siate anche voi datori di vita come lo è il vostro Padre. 


Dopo le beatitudini oggi continua il discorso della pianura secondo Luca e si sta andando al cuore del discorso del Maestro dove predomina il “comando” dell’amore specificato in alcuni aspetti come l’amore per i nemici, il donare gratuitamente, il non giudicare, il porgere l’altra guancia.

Non sono semplicemente delle indicazioni su comportamenti da tenere per una buona convivenza umana bensì, come la scorsa settimana Gesù aveva presentato il suo modo di vivere, così quello che viene proposto oggi è la stessa identità di Dio che può essere riassunta in una sola parola: “misericordia”, termine che in ebraico richiama l’utero materno, la realtà che dona la vita. L’invito, che in questa pericope ricorre ad “essere misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”, allora significa: siate anche voi datori di vita come lo è il vostro Padre. 

Questo caratterizza e dà una precisa specificità ad ogni aspetto presentato attraverso l'Evangelo di oggi  attraverso “sentenze” ed indicazioni di vita concreta che sono comuni anche a molte altre identità culturali. Coloro che le faranno diventare la loro scelta di vita, avranno una grande ricompensa: saranno figli dell’Altissimo e, l’esserlo, è il riconoscimento che si è fatto proprio e si continua il suo modo di agire nella nostra concreta realtà Questo significa avere il suo “patronimico”.

 

Due domeniche fa il discorso della pianura era iniziato con la folla che pressava Gesù per ascoltare la Parola di Dio ed oggi lui si rivolge loro dicendo “Ma a voi che ascoltate io dico” e, richiamandosi a Esodo 23,4-5 (versetti le quali la sapienza ebraica ha sempre letto l’amore per i nemici), invita ad una alterità nei confronti del consueto istintivo agire umano. Il cristiano è chiamato a narrare nella e con sua vita quel “amate i vostri nemicifate del bene a quelli che vi odiano” offrendo così al nemico, a chi ci ha fatto del male, l'opportunità di risvegliare in se stesso la coscienza della possibilità di essere una persona diversa, migliore, con la capacità di non usare più violenza, rendendosi così amabile da tutti. Cristo ha amato il nemico mentre era quest’ultimo gli era tale (Gv 13,1ss.) e ha mostrato il suo amore per noi perché, mentre noi eravamo ancora peccatori, è morto per noi (Rm 5,6-11): è la “croce che ha abbattuto la logica dell’inimicizia” (Ef 2,14) ed è lì che ha svelato che Dio ama nell’uomo anche ciò che in lui non è amabile.

Seguono allora nell'odierno brano di Vangelo una serie di indicazioni che puntano tutti nella stessa direzione: scardinare la logica della reciprocità trasformando la “regola d’argento”: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tb 5,14) in quella che viene definita la “regola d’oro”: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Per Gesù non c’è mai il negativo, ma sempre il positivo se non altro perché questo spinge alla creatività.

All’uomo viene naturale riconoscersi all’interno di reazioni di reciprocità e già la legge di Hammurabi fatta propria dalla legislazione ebraica antica lo sanciva, ma Gesù lancia una logica diversa: l’asimmetria dell’amore gratuito quale è quello di Dio. Papa Francesco lo ha richiamato con forza anche nella sua “Fratelli tutti”: Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso della vendetta che non risolve nulla (n. 251). Bisogna disinnescare la perversa spirale della violenza ed essere “misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”. Tutto il vangelo di Luca non è altro che una variazione su questo tema. 

 

Gesù innesta un’altra inaspettata novità affermando che Dio non premia i solo buoni ma che “è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”. Ecco allora l’invito a perdonare perché così saremo perdonati: il perdono non si ottiene attraverso azioni liturgiche, ma attraverso un modo d’essere capace di riempire d’amore tutti coloro che ci circondano compresi coloro che ci hanno offeso o che hanno sbagliato. Bisogna però anche essere coscienti che questo non sta nelle capacità umane ma è grazia, dono di Dio; non per nulla la pericope di oggi lo afferma per tre volte (il numero della perfezione). Gesù infine aggiunge: “date e vi sarà dato” cioè, tanto più grande è l’amore comunicato agli altri, tanto più grande sarà la possibilità da parte di Dio che è infinito di trasmettere amore .

(BiGio)

 

 

 

Il documento fondativo di Kairos Palestina del 2009

E’ un grido di giustizia quello che si leva dalla delegazione ufficiale di tre membri di Kairos Palestine, che nella settimana del 17-23 febbraio ha toccato varie città italiane per incontrare istituzioni, fedeli e cittadinanza in conferenze, veglie e meeting.

Domenica 23 febbraio alle 10.30 sarà alla Chiesa della Risurrezione della Cita di Marghera-Venezia

Kairos Palestine – Un momento di verità” è il titolo di un documento redatto nel 2009 da tutte le confessioni cristiane della Terra Santa (tredici), per diffondere «parole di fede, speranza e amore dal cuore delle sofferenze dei palestinesi» e denunciare «la violazione israeliana del diritto internazionale», come si legge nel documento del 2009.

Il documento fondativo di questo movimento è questo link:

https://www.kairospalestine.ps/sites/default/files/Italian.pdf

I giovani e la fede: criteri da rimettere in discussione

Nel Foglio settimanale della Parrocchia della SS. Trinità di Mestre è stato pubblicato questo interessante intervento di Giuseppe Savagnone che si ripropone

Proprio la crisi della pratica religiosa tradizionale, quella che si svolge tra le mura delle chiese, rimette in discussione uno degli schemi diffusi, secondo cui si consideravano “veri cristiani” solo i cattolici “praticanti”, e “praticanti” solo quelli che vanno in chiesa la domenica. Qualche anno fa confinamento del Covid ci ha costretti a relativizzare, insieme al luogo fisico, le mura di divisione che separavano nettamente chi sta “dentro” e chi sta “fuori”. Nello spazio della rete tutti sono in grado di collegarsi a tutti e di partecipare anche se non l’avevano mai fatto. I confini sono saltati. 

Ma non è questa anche una potente metafora di uno stile ecclesiale diverso, dove “cattolico” torni a significare un’apertura illimitata alla totalità dei valori umani, e quindi a tutti coloro che, anche per vie diverse da quelle dell’ortodossia ecclesiale, sono alla ricerca di un senso della vita?

Non per nulla sono i giovani i più capaci di utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione. Lo spazio senza barriere della rete esprime bene la loro condizione, che non è quella di chi sta “dentro” la Chiesa, ma neppure quella di chi sta “fuori”. Più che di atei e di credenti bisognerebbe, perciò, parlare di giovani che abitano quella che un sociologo, Alessandro Castegnaro, ha definito una «terra di mezzo» tra credenza e incredulità e che, 

se non vanno in chiesa, non è perché abbiano definitivamente rifiutato la fede, ma perché non riescono più a riconoscersi nel modo tradizionale di proporla.

Certo, guardando questi giovani ci si potrebbe chiedere: «Che cosa cercano? Cercano Dio?». In realtà, come scrive Castegnaro, «cercano innanzi tutto se stessi, cercano di non perdersi, cercano di ritrovarsi (…). Ma cercare se stessi non ha proprio niente a che fare con la ricerca di Dio?».

Questi giovani hanno bisogno di una partecipazione senza appartenenze rigide, di una proposta fatta in un linguaggio nuovo, non “ecclesiastico” che, invece di riflettere certezze già precostituite, si sforzi di esprimere la complessità della vita e sia per questo comprensibile a tutti. 

Una nota teologa, Serena Noceti, segnalava a questo proposito l’attualità della tradizione sapienziale, che attraversa tutta la sacra Scrittura. Mentre la Torah, la Legge, enuncia le richieste di JHWH al suo popolo e i libri profetici fanno percepire l’irruzione bruciante 

della Trascendenza nella nostra storia, i libri sapienziali insegnano a leggere la presenza di Dio nelle vicende della vita e della morte. Sono i libri della riflessione sul quotidiano - Proverbi, Sapienza, Siracide -, ma anche i più drammatici della Bibbia - Qoèlet, Giobbe. 

Qui non si parte dalle certezze, ma dalle domande - non quelle del catechismo, confezionate in vista delle risposte -; non dalla fede, ma dal grido che, come scrive Recalcati, è «il luogo primario dell’umanizzazione della vita». «Ma cos’è un grido?  Nell’umano esprime l’esigenza della vita di entrare nell’ordine del senso, esprime la vita come appello rivolto all’Altro. Il grido cerca nella solitudine della notte una risposta nell’Altro. 

In questo senso, ancora prima di imparare a pregare e ancora di più nel tempo in cui pregare non è più come respirare, noi siamo una preghiera rivolta all’Altro». 

(Giuseppe Savagnone)

La sofferenza, il dolore, la morte coma affrontarle da cristiani?

I temi del dolore, della malattia e della morte sono racchiusi in un libro di don Francesco Scanziani, docente di antropologia teologia ed escatologia alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e della psicologa Cecilia Pirrone, docente di psicologia dello sviluppo alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, dal titolo ‘Vorrei starti vicino’


I due autori si sono interrogati su ‘cosa genera la sofferenza in un bambino, in un ragazzo o in un adolescente? Come stare loro accanto nella dura stagione della malattia? E’ possibile affrontare la morte, con parole di speranza?’ Domande essenziali per gli adulti, che diventano fondamentali nella vita di un bambino e bambina ed essenziali per ragazze e ragazzi,per cui i relatori hanno messo in evidenza che a nessuno ‘piace’ soffrire: “Nemmeno a Dio piace la sofferenza. Gesù sapeva piangere e arrabbiarsi, si prendeva cura dei malati e ha resuscitato Lazzaro. Egli stesso è passato attraverso la sofferenza e al morte, vincendola con la Resurrezione”.

L'intervista agli autori di Simone Baroncia è a questo link:

https://www.acistampa.com/story/28333/la-sofferenza-il-dolore-la-morte-coma-affrontarle-da-cristiani?utm_campaign=ACI%20Stampa&utm_medium=email&_hsenc=p2ANqtz--lewMYNG1X-z4a-PIomHiWzqwa-YZFX275p2usRT2DRw4_3Wx52-LJcgrLw5mYHbTEQ2VhRw7Vvp5spMGcMidQFLW6iQ&_hsmi=346772938&utm_content=346772938&utm_source=hs_email

Non basta ricordare

La memoria può ridursi a essere, come scrivevo tempo fa, solo un cimitero dei ricordi? Quale è la nostra responsabilità di fronte ai traumi collettivi che la storia ci ha consegnato? E poi, cosa significa davvero ricordare?


Freud sosteneva che quello che non si ricorda e non si elabora tende a riprodursi nuovamente secondo la legge inesorabile della coazione a ripetere. Se dovessimo tradurre questo principio in termini storici dovremmo dire che se non ci fossero ricordo ed elaborazione dell’orrore, l’orrore tenderebbe a riprodursi. Giusto, giustissimo. Ma bisognerebbe aggiungere anche che il ricordo e la rielaborazione dell’orrore in quanto tali non sono mai del tutto sufficienti a impedire la sua possibile ripetizione. Perché il passato non è qualcosa di inerte, di compiuto una volta per tutte, di già stato, appunto, che condiziona passivamente la nostra vita. Il passato non è mai del tutto passato perché il suo significato non può essere stabilito una volta per tutte, ma dipende costantemente da come noi lo interpretiamo retroattivamente. La nostra più alta responsabilità non è allora tanto quella ...

L'intera riflessione di Massimo Recalcati è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202502/250211recalcati.pdf

La vendita di migranti fra Tunisia e Libia. Gli orrori nel rapporto “State Trafficking”

Detenzioni arbitrarie, schiavitù, violenza di genere. Il documento, realizzato dal gruppo di ricerca internazionale Rrx, rivela un sistema di abusi e violazioni dei diritti umani perpetrato nell'indifferenza dell'Unione Europea


Si intitola “State Trafficking” il rapporto realizzato dal gruppo di ricerca internazionale Rrx, con il supporto di AsgiBorder Forensic e On Border, al fine di denunciare la violazione dei diritti umani durante le operazioni di espulsione e tratta di migranti dalla Tunisia verso la Libia. All’interno sono 30 le testimonianze raccolte nel documento da giugno 2023 a novembre 2024: persone che si sono rivolte a un social media utilizzato dai migranti in Tunisia; persone ora disperse fra BelgioFranciaItaliaCamerunGhanaSenegal e Libia; persone che sono riuscite ad attraversare il Mediterraneo e sono ora ospiti in centri di accoglienza in Europa.

Il report di Michele D'Amico è a questo link:

Il governo vuole rendere più opaco l’export di armi

In questi giorni le commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera dei Deputati sono al lavoro per dare il via libera a un disegno di legge di iniziativa governativa che mira a stravolgere l’attuale assetto che disciplina l’autorizzazione alla vendita all’estero delle armi prodotte in Italia e la trasparenza su quali banche fanno affari con queste operazioni

L'obiettivo è quello di cancellare la trasparenza sulla vendita di armamenti e sul ruolo delle banche che finanziano e traggono profitto da queste operazioni. Il provvedimento – che ha già avuto il via libera del Senato, nonostante la mobilitazione delle opposizioni che hanno presentato emendamenti che raccoglievano le preoccupazioni della società civile – esautora il parlamento e gli organismi tecnici per accentrare in capo al governo le scelte sui paesi verso cui è possibile esportare armi.

Il servizio di Anna Fasano è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202502/250212fasano.pdf

L'immigrazione aumenta davvero la criminalità?

I dati dimostrano che non vi è alcun legame tra l'intensificazione dei flussi migratori e l'aumento dei tassi di criminalità. Eppure la realtà viene ripetutamente distorta


Cosa dicono i dati? Gli studi sul tema dimostrano che non esiste un legame causale tra immigrazione e aumento della criminalità. Studi condotti negli Stati Uniti, sia più datati sia più recenti, così come analisi su Italia e Regno Unito, confermano che l'immigrazione non ha un impatto significativo sui tassi di criminalità.

Un nostro studio ha analizzato quindici anni di dati relativi ai flussi migratori e ai tassi di criminalità in 216 regioni di 23 Paesi europei. I risultati? Nessun collegamento significativo tra i livelli di immigrazione e i tassi di criminalità. Anzi, utilizzando metodi statistici rigorosi, emerge che, anche in aree con un'immigrazione sostanziale, i tassi di criminalità non aumentano. In alcuni casi, addirittura diminuiscono leggermente....

L'articolo di Daniele Gianmarco e Paolo Pinotti è a questo link:

https://www.rivistailmulino.it/a/l-immigrazione-aumenta-davvero-la-criminalit?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+17+febbraio+%5B9933%5D

Il premio Pulitzer Thrall: «L’Israele “progressista” ormai non esiste più»

Per una soluzione a lungo termine del conflitto israelo-palestinese bisogna iniziare a cambiare punto di vista: non esiste un buon Israele democratico e una cattiva occupazione temporanea, ma un sistema di controllo degli ebrei sui palestinesi. La forza militare impiegata in Cisgiordania negli ultimi tempi è a quasi a livelli senza precedenti, come pure la velocità con cui Israele si sta accaparrando territori palestinesi.


 Parla con Domani il Premio Pulitzer Nathan Thrall, per anni project director all’International Crisis Group a Gerusalemme e autore del libro premio Pulitzer 2024 Un giorno nella vita di Abed Salama. Nel libro, il racconto dell’incidente di uno scuolabus nel 2012 in cui perde la vita uno dei figli di Salama diventa l’espediente con cui denunciare l’impatto sulla vita quotidiana di generazioni di palestinesi del sistema di controllo praticato da Israele in Cisgiordania.

L' intervista a Nathan Thrall a cura di Giovanni Legorano è a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202502/250213thralllegorano.pdf

Gli attivisti israeliani contrari all’occupazione e alla guerra

Tra le nuove generazioni di israeliani ci sono alcuni giovani che si oppongono all’occupazione dei territori palestinesi e alla devastante guerra nella Striscia di Gaza. 


Animano proteste e mobilitazioni nelle città principali del paese e si organizzano per contrastare con la loro presenza la violenza dei coloni in Cisgiordania. Spesso rifiutano il servizio militare e condividono l’impegno di mettere fine alla violenza per costruire un futuro di pace e giustizia. 

In Internazionale le loro storie nel reportage di 10 minuti di Micol Meghnagi e Velania A. Mesay:

https://www.internazionale.it/video/2025/02/12/israeliani-contrari-occupazione-guerra


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