Un rinnovamento, se non dell'ordinamento ministeriale, almeno dell'apparato amministrativo. Progressivamente, aperti alle donne spazi di partecipazione e di gestione dell'autorità, per arrivare a cambiare le leggi dopo un tempo di buone pratiche: è il crinale di ambiguità sul quale Francesco accetta di muoversi, consapevole di ciò che non può fare, ma anche di cosa bisogna cominciare a fare.
La Prefetto di un Dicastero vaticano? Una Prefetta? Una donna Prefetto? Ce n’è per fare felici tutti quelli che vedono nel tormentone della cosiddetta ideologia woke o, più semplicemente, nell’attenzione alle diversità e alle minoranze, la chiave di lettura di un tempo come il nostro per il quale “in principio era il linguaggio”. E si sa che, come ci dicevano i nostri nonni e titola una bella trasmissione radiofonica, la lingua batte dove il dente duole, e il dente ormai da più di un secolo duole su questo lungo e faticoso processo di superamento della gerarchia tra i sessi e dell’accesso delle donne a tutti gli ambiti del sapere e del potere. Il linguaggio, d’altro canto, non è mai anonimo, soprattutto non è mai innocente, e aver nominato una donna al vertice di un Dicastero vaticano significa tante cose, innesca tante reazioni, provoca tanti contraccolpi.
L'intervento di Marinella Perroni continua a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202501/250108perroni.pdf
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