La memoria può ridursi a essere, come scrivevo tempo fa, solo un cimitero dei ricordi? Quale è la nostra responsabilità di fronte ai traumi collettivi che la storia ci ha consegnato? E poi, cosa significa davvero ricordare?
Freud sosteneva che quello che non si ricorda e non si elabora tende a riprodursi nuovamente secondo la legge inesorabile della coazione a ripetere. Se dovessimo tradurre questo principio in termini storici dovremmo dire che se non ci fossero ricordo ed elaborazione dell’orrore, l’orrore tenderebbe a riprodursi. Giusto, giustissimo. Ma bisognerebbe aggiungere anche che il ricordo e la rielaborazione dell’orrore in quanto tali non sono mai del tutto sufficienti a impedire la sua possibile ripetizione. Perché il passato non è qualcosa di inerte, di compiuto una volta per tutte, di già stato, appunto, che condiziona passivamente la nostra vita. Il passato non è mai del tutto passato perché il suo significato non può essere stabilito una volta per tutte, ma dipende costantemente da come noi lo interpretiamo retroattivamente. La nostra più alta responsabilità non è allora tanto quella ...
L'intera riflessione di Massimo Recalcati è a questo link:
https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202502/250211recalcati.pdf
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