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Lc 6,27-38 – VII PA - "A voi che ascoltate io dico ..."

L’invito che in questa pericope ricorre ad “essere misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” significa: siate anche voi datori di vita come lo è il vostro Padre. 


Dopo le beatitudini oggi continua il discorso della pianura secondo Luca e si sta andando al cuore del discorso del Maestro dove predomina il “comando” dell’amore specificato in alcuni aspetti come l’amore per i nemici, il donare gratuitamente, il non giudicare, il porgere l’altra guancia.

Non sono semplicemente delle indicazioni su comportamenti da tenere per una buona convivenza umana bensì, come la scorsa settimana Gesù aveva presentato il suo modo di vivere, così quello che viene proposto oggi è la stessa identità di Dio che può essere riassunta in una sola parola: “misericordia”, termine che in ebraico richiama l’utero materno, la realtà che dona la vita. L’invito, che in questa pericope ricorre ad “essere misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”, allora significa: siate anche voi datori di vita come lo è il vostro Padre. 

Questo caratterizza e dà una precisa specificità ad ogni aspetto presentato attraverso l'Evangelo di oggi  attraverso “sentenze” ed indicazioni di vita concreta che sono comuni anche a molte altre identità culturali. Coloro che le faranno diventare la loro scelta di vita, avranno una grande ricompensa: saranno figli dell’Altissimo e, l’esserlo, è il riconoscimento che si è fatto proprio e si continua il suo modo di agire nella nostra concreta realtà Questo significa avere il suo “patronimico”.

 

Due domeniche fa il discorso della pianura era iniziato con la folla che pressava Gesù per ascoltare la Parola di Dio ed oggi lui si rivolge loro dicendo “Ma a voi che ascoltate io dico” e, richiamandosi a Esodo 23,4-5 (versetti le quali la sapienza ebraica ha sempre letto l’amore per i nemici), invita ad una alterità nei confronti del consueto istintivo agire umano. Il cristiano è chiamato a narrare nella e con sua vita quel “amate i vostri nemicifate del bene a quelli che vi odiano” offrendo così al nemico, a chi ci ha fatto del male, l'opportunità di risvegliare in se stesso la coscienza della possibilità di essere una persona diversa, migliore, con la capacità di non usare più violenza, rendendosi così amabile da tutti. Cristo ha amato il nemico mentre era quest’ultimo gli era tale (Gv 13,1ss.) e ha mostrato il suo amore per noi perché, mentre noi eravamo ancora peccatori, è morto per noi (Rm 5,6-11): è la “croce che ha abbattuto la logica dell’inimicizia” (Ef 2,14) ed è lì che ha svelato che Dio ama nell’uomo anche ciò che in lui non è amabile.

Seguono allora nell'odierno brano di Vangelo una serie di indicazioni che puntano tutti nella stessa direzione: scardinare la logica della reciprocità trasformando la “regola d’argento”: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tb 5,14) in quella che viene definita la “regola d’oro”: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Per Gesù non c’è mai il negativo, ma sempre il positivo se non altro perché questo spinge alla creatività.

All’uomo viene naturale riconoscersi all’interno di reazioni di reciprocità e già la legge di Hammurabi fatta propria dalla legislazione ebraica antica lo sanciva, ma Gesù lancia una logica diversa: l’asimmetria dell’amore gratuito quale è quello di Dio. Papa Francesco lo ha richiamato con forza anche nella sua “Fratelli tutti”: Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso della vendetta che non risolve nulla (n. 251). Bisogna disinnescare la perversa spirale della violenza ed essere “misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”. Tutto il vangelo di Luca non è altro che una variazione su questo tema. 

 

Gesù innesta un’altra inaspettata novità affermando che Dio non premia i solo buoni ma che “è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”. Ecco allora l’invito a perdonare perché così saremo perdonati: il perdono non si ottiene attraverso azioni liturgiche, ma attraverso un modo d’essere capace di riempire d’amore tutti coloro che ci circondano compresi coloro che ci hanno offeso o che hanno sbagliato. Bisogna però anche essere coscienti che questo non sta nelle capacità umane ma è grazia, dono di Dio; non per nulla la pericope di oggi lo afferma per tre volte (il numero della perfezione). Gesù infine aggiunge: “date e vi sarà dato” cioè, tanto più grande è l’amore comunicato agli altri, tanto più grande sarà la possibilità da parte di Dio che è infinito di trasmettere amore .

(BiGio)

 

 

 

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