Gesù non è un intermediario, ma un mediatore che unisce in sé stesso Dio e l’umanità, ma per noi è troppo uomo perché presumiamo di sapere chi è cercando così di addomesticarlo alle nostre esigenze.
Domenica scorsa i Giudei avevano chiesto un segno come quello di Mosè che “diede loro da mangiare un pane disceso dal cielo” e Gesù aveva risposto che “non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo” e “il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita per il mondo”. Da notare che, mentre i Giudei parlano di un qualcosa accaduto e chiuso nel passato, Gesù parla di un pane che il Padre dà e continua a dare oggi.
La loro sfida continua: allora “dacci sempre questo pane” e Gesù aveva risposto: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Venire e credere in Gesù colma la fame di senso della vita e la sete di verità, cioè la capacità essere di agire secondo la misericordia del Padre.
I presenti mormorano (come avevano “mormorato” nel deserto … tutta questa sezione di Giovanni ricalca l’episodio della manna …), si interrogano chiedendosi “Costui non è forse il figlio di Giuseppe?” sappiamo tutto di lui”. come può dire: “Io sono il pane disceso dal cielo?”. È la medesima domanda che si sono posti gli abitanti di Nazareth; è l’incapacità di andare oltre, il fermarsi a ciò che è concreto e si conosce come si sa che cosa è un pezzo di pane.
È il solito detto di un’altra cultura: “Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito” ma è anche quello che ricorre continuamente in Giovanni. Vale a dire che abbiamo un Dio così vicino a noi da essersi fatto uno di noi che possiamo dire con verità di conoscerlo, però è sempre già altrove, non è riconducibile nei nostri schemi, non è possibile “possederlo”.
Gesù risponde: “Non mormorate tra di voi” e offre delle indicazioni sul perché lui può dire “io sono il pane disceso dal cielo”.
La prima è che “nessuno viene a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Solo Dio può mostrarci il volto autentico di Gesù. Solo chi è disposto a fa esperienza di Dio è in grado di riconoscere la sua presenza nei lineamenti di Gesù di Nazareth.
In questo “attirare” non c’è traccia di predeterminazione o di arbitrario perché riguarda tutti e la prospettiva diventa universale: tutti gli uomini sono invitati alla fede, non più solo Israele. Quanto al determinismo, l’attrazione divina nella Scrittura è inseparabile da quello dell’amore di cui è un’espressione; un solo esempio: Dio dice in Ger 38,3 “Con amore eterno io ti ho amato, perciò ti ho attirato nella mia misericordia”.
Gesù parla di “ascolto, e di “insegnamento ricevuto”, termini che rimandano alla Scrittura che, trasmettendo la Parola di Dio, invita senza sosta ad ascoltarla, cioè a vivere di essa. Accolto in profondità l’insegnamento del Padre (“Tutti saranno istruiti da Dio”), conduce al Figlio. Questo dice che è giunto il tempo della piena comprensione della Parola con la quale Dio narra sé stesso all’uomo, dell’Alleanza scritta nei nostri cuori (Ger 31,33-34) “tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande”. In questo senso Gesù non è un intermediario, ma un mediatore che unisce in sé stesso Dio e l’umanità: tutto passa attraverso Gesù ma tutto procede dal Padre e tutto troverà compimento presso il Padre: “Solo colui che viene da Dio ha visto il Padre” offrendoci così l’indicazione di una direzione circolare: non più solo dal Padre a Gesù, ma anche da Gesù al Padre.
È un itinerario quello che ci propone Gesù nell’Evangelo di Giovanni: dal mormorare perché questo Dio ci sembra troppo poco perché ci pare di conoscere già tutto di lui, ad arrivare a credere in lui sapendo che in questo siamo ammaestrati dal Padre; per passare dal Dio che conosciamo a questo Gesù che ci sorprende e ci stupisce; per passare da questo Gesù concreto che le nostre mani hanno toccato, i nostri occhi hanno visto, abbiamo sentito ed ascoltato, al volto misericordioso del Padre che Gesù ci annuncia.
Siamo chiamati a passare dal simbolo dell’Eucaristia a Gesù, dal volto del Nazareno a quello del Padre. La strada per giungervi è quella percorsa da questo Gesù del quale sappiamo tutto eppure è disceso dal Padre e che ci invita non alla mormorazione, ma alla contemplazione di quello che conosciamo, perché sappiamo che ormai solo in lui possiamo incontrare la salvezza.
(BiGio)
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