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Afghanistan e la droga. fiume di metamfetamina dell’Afghanistan sfocia anche in Italia

Un anonimo arbusto ha rivoluzionato il mercato della droga mediorientale (e non solo). L’Hindu Kush è la sorgente del corso di cristalli maledetti. Iran, Iraq e Siria ne formano l’alveo. Il nostro paese rischia di diventarne la foce.


L’efedra sinica è un arbusto tenace. Abbonda sulle colline aride dell’Afghanistan centrosettentrionaledove è chiamata oman. I suoi ciuffi di lunghi steli non hanno valore ornamentale e i suoi pseudofrutti rossi non sono consumati come alimento. Eppure, pur di procurarsela molti contadini afghani sono disposti a inerpicarsi sui pendii rocciosi, armati di falcetto e coraggio.


I narcotrafficanti del paese asiatico hanno scoperto come estrarre il principio attivo contenuto nella pianta, l’efedrina, che utilizzano come precursore per produrre metamfetamina. I contadini guadagnano appena pochi centesimi di dollaro al chilo per questo raccolto. Ma l’attività è comunque redditizia perché l’oppio e la cannabis non crescono bene in quest’area e l’efedra non richiede nemmeno lo sforzo della coltivazione. La domanda è inoltre inesauribile: i mercanti che riforniscono i laboratori clandestini caricano tonnellate di arbusti alla volta sui propri camion.


Proprio l’abbondanza di efedra selvatica ha innescato la diversificazione del narcotraffico afghano, la transizione dal predominio dell’oppio a quello dei cristalli di metamfetamina, chiamati sheesha e resi noti al pubblico occidentale dalla serie tv Breaking Bad. Ricavare l’efedrina dalle piante è un’alternativa molto più economica per i criminali locali rispetto alla produzione o all’importazione della sostanza. La sintesi artificiale richiede infatti impianti industriali e la vendita del principio puro o dei farmaci che lo contengono, come preparazioni per curare la tosse e decongestionanti nasali, è regolata proprio per evitarne l’uso illecito.


A portare alla luce la produzione afghana di metamfetamina, fornendo dati preziosi, sono state alcune recenti ricerche della International Drug Policy Unit della London School of Economics, del progetto europeo Eu4Monitoring Drugs (Eu4md) e della Global Initiative Against Transnational Organized Crime. Da queste indagini è emerso che lo stupefacente prodotto in Afghanistan è destinato a soddisfare sia la crescente domanda interna sia il diffuso appetito per la sostanza in Medio Oriente. In primo luogo nel vicino Iran.

 

La febbre delle amfetamine in Medio Oriente deve preoccupare l’Italia. 

Seguendo le stesse rotte già battute dall’eroina, l’efedra contenuta negli steli afghani potrebbe arrivare presto nelle piazze di spaccio nostrane. Le mafie sono già attente e pronte a cogliere l’opportunità: gli investigatori sospettano che il colossale carico di pillole siriane fosse destinato a rifornire la camorra. I clan avrebbero così ovviato alle difficoltà di approvvigionamento dai canali europei tradizionali, messi alla prova dalle strette frontaliere legate all’epidemia.

Da Limes 19/08/2021

di Francesco Paolo La Bionda

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