XXII PA – Mc 7,1-8; 14-15; 21-23

La Comunità cristiana è invitata ad annunciare che oramai il cuore Dio sta dentro la miseria, le impurità dell'uomo. Ma cosa sono queste "impurità"? Gesù le lega al peccato perché è l'allontanamento dell'agire dell'uomo dalla Parola, dalla volontà di amore del Padre.


Si riprende oggi la lettura di Marco dopo l'interpolazione del sesto capitolo dell'Evangelo di Giovanni, centrale per comprendere tutta la vicenda di Gesù di Nazareth, la maniera nella quale Dio è presente in mezzo a noi nella nostra storia, come lui desideri sia la Comunità cristiana, la Chiesa presente nel mondo per continuare l'opera incontrata e vista nella vita di Gesù di Nazareth. 


È chiamata ad essere “Eucaristia” per e nel mondo, perché chi l’incontri possa incontrare Dio e perché chi incontri Dio possa diventare più umano mentre vive e segue la fatica e i percorsi dell’uomo in questo mondo. 

È chiamata ad essere il “sacramento” cioè il segno efficace dell’amore di Dio presente in mezzo a noi, perché tutti gli uomini possano vivere come è vissuto Gesù. Un sacramento paragonabile al pane di cui l’uomo si nutre non solo per cibarsi e crescere, ma anche perché tutti possano riuscire a dire con S. Paolo: “non vivo più io ma è Cristo vive in me” (Gal 2,20).

 

L’Evangelo di oggi inizia dicendo:Avendo visto i discepoli prendere il cibo con mani immonde, i farisei e gli scribi mormorarono”. Una domanda che ce ne ricorda una analoga posta sempre a GesùPerché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?” (Mc 2,18). Gesù viene ancora interpellato dai farisei sul comportamento dei suoi discepoli e, di nuovo, incontriamo questo verbomormorare che, si è visto, ci riporta nel deserto, ma anche alla reazione di domenica scorsa di fronte alla richiesta di Gesù di condividere la sua vita fino in fondo. 

Di fronte a questo Gesù che ci presenta una cosa grandissima ed inedita: Dio presente in mezzo a noi fino alla morte perché l’uomo possa diventare come Dio, incontriamo una polemica di profilo basso sulla purità di tipo legale.

Gesù risponde facendo un discorso essenziale che punta al cuore della questione:Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”. Per lui innanzitutto sta il rapporto tra l’uomo e Dio e solo inseguito la questione della purità o impurità legale. 

C’è (abbiamo) cioè, la possibilità tremenda di annunciare attraverso azioni culturali, gesti e riti, un Dio vicino e tuttavia possiamo essere lontani da luidi vivere una fede parolaia senza adesione profonda, di compiere gesti cultuali imparati a memoria, ma non vissuti nel profondo. Gesù ci mette in guardia dal pericolo di ridurre l’azione liturgica alla ricerca della bellezza, della ricchezza riducendola a puro spettacolo, teatralità, a recitazione, oppure ad una azione meccanica che va da sé, facendola diventare pura esteriorità.

Per Gesù è invece importante che noi scopriamo questo Dio vicino, che sta con noi, non solo con le parole, ma con il cuore; un Dio presente anche nella storia degli ultimi e di quelli che sembrano essere lontani definitivamente da lui.

Perché siamo invitati a scoprire che Dio sta con noi? Perché vuole che anche noi siamo con e come lui. In questo modo tutto sarà puro. Questo è il senso ultimo della parola di Gesù: tutto ciò che esce dall’uomo lo contamina se non riesce a raccordare la Parola di Dio e l’umanità dell’uomo. La prima ha come meta il cuore umano e tende a suscitare una risposta che sia di tutto l’essere, senza divisione tra lingua e cuore, tra dire e fare, tra esistenza e culto. Questa scissione, quando avviene, rende impurol’uomo. Impurità che Gesù lega al peccato perché è l’allontanamento dell’agire dell’uomo dalla Parola, dalla volontà di amore del Padre.

 

La comunità cristiana è chiamata ad avere una sapienza del cuore nel quale riposa la presenza di Dio che sta vicinissimo a noi, non solo nelle nostre parole ma anche nel nostro cuore; non solo con la dottrina ed il culto, ma con la nostra stessa vita, seguendo il suo esempio fino a dare la sua carne e il suo sangue come ha annunciato Giovanni nelle scorse domeniche.

La comunità annuncia questo perché tutti gli uomini possano scoprire che anche loro possono stare con Dio aldilà della loro impurità, aldilà delle cose che escono da loro, aldilà delle cose che entrano in noi perché nel cuore degli uomini oramai sta il cuore di Dio. 

La parola misericordia in fondo è stata letta da alcuni padri come l’unione di due termini: la miseria e il cuore. La misericordia e l’unione della miseria dell’uomo e del cuore di Dio, proprio perché la nostra miseria oramai sta nel cuore di Dio, perché Gesù nella sua morte l’ha presa con sé e l’ha resa misericordia. 

Il cuore di Dio oramai sta dentro la miseria le impurità dell’uomo perché, abbassandosi fino alla morte e alla morte di croce, abita la miseria della storia degli uomini, per aprirla alla compassione, all’amore di Dio. 

Questo la comunità cristiana è invitata ad annunciare. Gli uomini incontrano anche oggi un mondo nel quale tutto sembra profano (impuro), nel quale troppo profeti di sventura annunciano soltanto una realtà lontana da Dio, segnata dal male, dimenticando che, invece, tutti gli uomini in questo mondo possono incontrare la sua compassione, il suo amore e possono credere in lui. 

Gesù anche oggi ripete: volete andarvene anche voi? perché potete non credere. Ma noi siamo invitati come gli apostoli a rispondere: “da chi Signore noi andremo perché tu solo hai parole di vita eterna; perché noi abbiamo conosciuto che tu sei così vicino in mezzo a noi come Dio, il figlio del Dio vivente”.

 

(BiGio)

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