La famiglia che non ci fu mai: l'Italia si è opposta a donare vaccini all'Africa

Un articolo di Tomaso Montanari in il Venerdì del 26 marzo 2021

Oggi fa una certa impressione leggere che proprio l'Italia si è opposta alla proposta di Francia e Germania di donare all'Africa le 13 milioni di dosi di vaccino necessarie per immunizzare tutti gli operatori sanitari. Salvarsi da soli è avarizia, diceva don Milani, salvarsi insieme è politica.

Egon Schiele, la famiglia, Olio su tela, 1918, Oesterreichische Galerie Belvedere, Vienna.

Quanto si ricorderà della pandemia di coronavirus, tra un secolo? Verrebbe da dire, speriamo poco o nulla: perché allora vorrebbe dire che tutto a un certo punto è finito davvero. Che non era una fase nuova, la rottura definitiva di un equilibrio: ma una delle tante epidemie dalle quali pensavamo di esserci liberati. Ma, invece, se ricorderemo, allora forse ci prepareremo anche. La ricerca al primo posto nella spesa degli Stati, cambi di paradigma, giustizia sociale e ambientale: questa dovrebbe essere l'eredità della pandemia. Tuttavia, se pensiamo alla spagnola, dobbiamo dire che dopo un secolo abbiamo dimenticato tutto. Qualche libro, qualche quadro ci ricordano cosa fu.
Questo su tutti. È un quadro di una bellezza e di una tristezza quasi insostenibili. Non lo si può guardare senza piangere. È l'ultimo quadro di Egon Schiele, nato nel 1890 e morto nel 1918. L'Albertina, il museo dell'accademia artistica di Vienna, conserva la gran parte dei suoi meravigliosi e inquietanti fogli in cui corpi nudi femminili e maschili si contorcono come fili di ferro. Una parossistica temperatura erotica domina questi corpi, disperatamente colmi di vita e insieme fragili come fiamme in una tempesta.

Qua invece vediamo lui, Egon. Con sua moglie Edith. E con il loro figlio, che Egon — e come lui nessun altro — non vide mai. Perché Edith morì, incinta di sei mesi, di spagnola. Era i128 ottobre 1918, ed Egon la seguì nella morte tre giorni dopo, alla vigilia di Ognissanti. Quel quadro era stato dipinto come una profezia: quella di una famiglia. Una profezia che non si avverò.

Cosa non faremmo, oggi per salvarli, se potessimo? Eppure abbiamo perso la memoria di quella terrificante epidemia: della quale non c'è un bilancio preciso, anche se le stime più prudenti parlano di 50 milioni di morti.

Se ci chiediamo perché, la risposta sta forse in un dato terribile: in Europa la Prima guerra mondiale fece più morti della spagnola, che invece massacrò i continenti e i paesi più poveri. E la storia la scrivono i più ricchi e "avanzati": così avanzati che riescono ad ammazzarsi a vicenda più e meglio delle più terribili malattie.

Così, oggi fa una certa impressione leggere che proprio l'Italia si è opposta alla proposta di Francia e Germania di donare all'Africa le 13 milioni di dosi di vaccino necessarie per immunizzare tutti gli operatori sanitari. Salvarsi da soli è avarizia, diceva don Milani, salvarsi insieme è politica.
E se guardo il quadro di Schiele, penso che oggi quella famiglia sia nera, e viva in Africa. E che se con tutta la nostra arte e la nostra cultura non pensiamo a salvarla, allora quell'arte e quella cultura non valgono davvero niente.

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