Da Baghdad a Venezia

 


La giovane Tabárek ha visti i cieli stellati in Iraq e in Siria da dove è fuggita ai bombardamenti del 2003. Le stelle che papa Francesco ha visto a Ur, "le medesime che vedeva Abramo". 
Stamattina Tabárek è stata un chicco di grano che porta molto frutto, per tutti quelli che sono entrati nella chiesa della Cita.
Un chicco di grano per i giovani, col suo pendaglio del movimento di rivoluzione non violenta, per gli scout di Marghera che hanno raccolto denaro per le famiglie degli 800 iracheni uccisi nelle proteste, per tutti commentando i discorsi del Papa e la Parola di Dio e del Corano.
Alla fine della liturgia l'assemblea ha intonato un canto in arabo dei cristiani caldei iracheni: i gruppi religiosi "sono come i fili colorati di un tappeto, ricchezza che la guerra per il petrolio ha messo a dura prova" (Francesco, Ur 06.03.21).
Il segno di pace ce lo siamo scambiati in caldeo, l'aramaico che certamente Gesù usava e abbiamo pregato perché la passione del mondo in questa pandemia faccia risorgere la fraternità e "al virus dello scoraggiamento si contrapponga il vaccino efficace della solidarietà" (Francesco, Ur 06.03.21)


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