Il Vangelo può essere ancora parola di novità e cambiamento nella società?
La fine di una Chiesa preoccupata solo di conservare se stessa trasmettendo valori non negoziabili, è arrivata perché erano logori quegli schemi o per un clima ecclesiale di sfiducia, di ripiegamento stanco su se stessa?
Con queste due domande si è chiuso l’intervento di Carlo Urbani a La Tenda del Venerdì di ieri sera, venerdì 12 marzo.
In precedenza la sua riflessione si era soffermata sul fatto che dalla Rivoluzione Francese in poi la Chiesa si è trovata difronte al fatto che la società non riconosceva più in Dio l’unico legislatore del quale era l’unica autorevole interprete.
Di qui una continua una continua rincorsa tra due poli ben precisi. La proposta di un ritorno a Dio e al suo ordine nella nostalgia di un passato dove c’è solo obbedienza oppure, come sostenuto da Papa Francesco con forza negli anni del suo pontificato, una spinta all’Evangelo della Carità e dell’impegno nella società. In sintesi la proposta della fede come elemento dinamico e non conservativo tesa a promuovere azioni che aprono a dinamismi nuovi (Evangeli Gaudium 223).
Sono seguiti diversi interventi ponendo interrogativi e osservazioni tra i quali il chiedersi se non ci sia paura della libertà; del perché delle resistenze per un Sinodo della Chiesa in Italia richiesto dal Papa; di che cosa rimarrà dopo Francesco delle sue spinte coraggiose; l’invito ad essere cristiani adulti capaci di confronti franchi e sinceri che, se svolti con queste caratteristiche, non portano a quelle temute rotture per le quali vengono soffocati.
Ecco il link dove poter ascoltare il dialogo sotto La Tenda del Venerdì:
https://drive.google.com/file/d/15ALXAssTqV20xegqBJZhFNTVxVWE6sBO/view?usp=drive_web
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