e-mail della Parrocchia: ss.risurrezione@patriarcatovenezia.it - Telefono e Fax: 041-929216 - ........................................................................... e-mail del Blog: parrocchiarisurrezionemarghera@gmail.com

Al centro mettete sempre l'amore con lucidità, coraggio: da questo dipende la verità del vostro servizio


Le nostre fragilità, che sono le stesse di un bambino, sono abbracciate da Cristo. In quell’abbraccio non l’abbiamo più bisogno di fingere. Ecco perché siamo chiamati ad accogliere gli altri nella loro fragilità. È Gesù stesso che accogliamo in quel momento.

Gesù abbraccia il più piccolo perché nessuno sia perduto. Gesù parte dal più piccolo dei piccoli perché nessuno si sente escluso. Il mondo nuovo, nasce da un verbo ripetuto quattro volte: “chi accoglie uno solo di questi bambini, accoglie me; chi accoglie me non accoglie me ma colui che mi ha mandato”. Ecco perché la chiesa o è accogliente o non è.

Gesù sembra dire i suoi: “Al centro mettete sempre l’amore”. È questa l’unica ragione per scegliere l’ultimo posto con la certezza che sia il primo. L’amore è l’unico motivo logico per accettare un capovolgimento illogico.

 

Paolo De Martino

 



Possiamo anche supporre che Gesù ripeta “Il Figlio dell’Uomo sta per essere consegnato nella mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni risusciterà” per i suoi discepoli ma anche per sé. Soprattutto nel vangelo di Marco dove Gesù, per quanto sappia ciò a cui va incontro, resterà turbato, angosciato e spaventato dal suo cammino verso la croce. Gesù ripete ciò a cui deve acclimatarsi, ripete ciò che deve assumere, ripete gli eventi che lo riguarderanno e che non basta conoscere per saperli anche affrontare. E Gesù appare certo di quanto deve succedere. Se anche si tratta di eventi futuri, il verbo utilizzato per esprimerli è un presente (“viene consegnato” è la traduzione esatta di Mc 9,31), quasi a dire la certezza di questi eventi. 

Ma esprime queste cose che lo riguardano con lucidità, coraggio e dolcezza. Gesù sta qui insegnando ai suoi discepoli non solo la direzione del cammino, ma anche il come affrontarlo. E tre sono le indicazioni: lucidità, coraggio, dolcezzaLucidità: niente illusioni, niente sogni, ma realismo. Coraggio: quello che traspare in Gesù, ma che è anche la risolutezza a cui è chiamato il discepolo, la forza che dovrà animarlo. E infine la dolcezza: nessuna amarezza da parte di Gesù; nessuna accusa, nessuna invettiva, nessuna recriminazione, nessuna minaccia o parola violenta verso quanti lo accuseranno. E forse non c’è testimonianza più convincente della sua buona coscienza e della sua giustizia che questa mitezza. Parole aspre e difficili per chi le pronuncia come queste che dice Gesù sono tanto più credibili perché espresse con dolcezza, pace e serenità, senza astio e risentimento. Gesù annuncia un’azione che subirà, anzi un’azione che ne comporta tante altre, sgradevoli, umilianti, dolorose, violente e ingiuste. Ma soprattutto Gesù intuisce che nel suo futuro c’è anche il non poter determinare e controllare gli eventi e l’accettazione di essere consegnato in balia degli uomini. 

Luciano Manicardi

 

 

 

Al termine di questo brano evangelico, soprattutto chi è pastore nella comunità si domandi se, tenendo il primo posto, essendo chi presiede, il più grande, sa anche tenere l’ultimo posto e sa essere servo dei fratelli e delle sorelle, senza sogni o tentativi di potere, senza ricerca di successo per sé, senza organizzare il consenso attorno a sé e senza essere prepotente con gli altri, magari sotto la forma della seduzione. Da questo dipende la verità del suo servizio, che potrà svolgere più o meno bene, ma senza desiderio di potere sugli altri o, peggio ancora, di strumentalizzarli.

Enzo Bianchi

1 commento:

  1. Interessante commento. Gesù è sempre altro dal logico pensiero, altro perfino rispetto al concetto di amore che si ha comunemente. Un amore così richiede un totale abbandono nel Signore. Richiede una fiducia piena in quell'abbraccio che sostiene ciascuno e tutti nel cammino di fede è fraternità.
    Grazie per aver postato una riflessione di Enzo Bianchi, assolutamente condivisibile, ma di difficile applicazione come insegnano gli eventi. Tutti però possiamo imparare dall'abbraccio del Signore che è mite e umile di cuore.
    Grazie per i commenti domenicali

    RispondiElimina