I numeri sono spaventosi: 680 morti sul lavoro nel 2021, da Gennaio al 28 Settembre
Certo, si dovrebbe – e potrebbe – aumentare il numero degli ispettori del lavoro per moltiplicarne gli interventi. Accrescere sensibilità e bagaglio culturale di datori di lavoro e dipendenti. Irrigidire le sanzioni per chi trasgredisce le più elementari norme di sicurezza. Ma forse sarebbe opportuno andare più a fondo sulle cause della mattanza. Scandagliare più attentamente le ragioni di questa moltiplicazione delle vittime (a volte fattesi carnefici di se stesse, come nel caso del piccolo imprenditore morto ieri nel proprio capannone cadendo da una scala). E chiederci se alla base non ci sia direttamente il male più profondo del nostro tempo: la fretta. La condanna a correre anche se può costare caro. L'ansia, fattasi angoscia, dell'accelerazione per fare più velocemente oggi che ieri, per "crescere" di più, per "performare" di più, per guadagnare di più...
Forse una vera "politica della sicurezza" dovrebbe passare, oggi, per la scoperta del valore esistenziale di un uso consapevole e riflessivo del tempo, che lo sottragga all'abuso dissennato che troppo spesso se ne fa ignorando la saggezza atavica degli antichi che ritenevano, appunto, che il tempo appartenga al Dio più che agli uomini, e che per questo vada rispettato, pena la sua cruenta vendetta.
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