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Piccola Rassegna Stampa: una selezione di temi .... (11 segnalazioni)

 Questa piccola "Rassegna Stampafatta di indicazioni di articoli (con relativo link) su temi che si ritengono interessanti per le attenzioni spesso sollecitate nella nostra Comunità. Un breve sommarietto ne anticipano il contenuto così si può scegliere quello che eventualmente interessa. In ogni caso anche solo la titolazione e il sommarietto offrono una informazione.


Questa edizione è divisa in blocchi ordinati:

 

·     2 articoli con al centro il Papa  

    (sulla sinodalità che non è uno slogan; la paura della libertà)

    2 articoli di carattere Ecclesiale 

       (Cattolici maturi; sui preti delle nuove generazioni)

   2 articoli sui Femminicidi

(uomini in lotta contro il patriarcato; si continua a fare i medesimi errori)

·   5 articoli di Carattere sociale

(la questione israeliana; la difesa della terra; la questione climatica; ci salveranno i giovani; guardare il film che insegna a perdonare)


Il Papa

Il Papa: la sinodalità non è uno slogan. Esprime la natura, lo stile della Chiesa

«Ci sono molte resistenze a superare l’immagine di una Chiesa rigidamente distinta tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare, dimenticando che a Dio piace ribaltare le posizioni… La Chiesa sinodale ripristina l’orizzonte da cui sorge il sole Cristo: innalzare monumenti gerarchici vuol dire coprirlo…Quando la Chiesa è testimone, in parole e fatti, dell’amore incondizionato di Dio, della sua larghezza ospitale, esprime veramente la propria cattolicità… Essere Chiesa è un cammino per entrare in questa ampiezza di Dio…».


Articoli di carattere ecclesiale

di Augusto Cavadi in la Repubblica del 15 settembre 2021 (Palermo)
I preti della nostra diocesi sono, in maggioranza, sulla stessa linea emancipativa o mostrano diffidenza, paura, talora disistima nei confronti dei fedeli laici delle proprie comunità? Il clericalismo, denunziato tante volte dall'attuale papa-pastore Francesco, è solitamente congiunto a un devozionismo auto-referenziale


Cattolici maturi o responsabili? 

di Giannino Piana in Il Gallo del settembre 2021

La formula di cattolici maturi, accanto a quella di cattolici adulti, è comunemente usata per designare quei credenti che non rinunciano a esercitare la libertà di coscienza di fronte alle leggi ecclesiastiche... Il prima della coscienza: extra conscientiam nulla salus. La fede cristiana ha una costitutiva dimensione comunitaria. La libertà è sempre libertà per, per la costruzione di rapporti positivi con gli altri. Primato della coscienza e ascolto del magistero. Parola e magistero non sempre sono in sintonia tra loro. Necessità del discernimento


Ancora sui femminicidi

Uomini in lotta contro il patriarcato: l’esperienza di Maschile Plurale


“La violenza contro le donne ci riguarda”. Lo slogan che ha spinto alcuni uomini a scendere in varie piazze italiane lo scorso marzo – da Biella a Roma, passando per Albenga, Milano e Torino – è anche il titolo di un appello nazionale del 2006 che ha portato l'anno successivo alla nascita dell'associazione Maschile Plurale, una rete di uomini che si riconoscono in un percorso comune di cambiamento rispetto ai paradigmi della mascolinità sessista e patriarcale: “Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro. Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi”.
 Una svolta necessaria e non più rinviabile per quegli uomini che nel patriarcato non vedono solo privilegi, ma anche una gabbia. Come spiega il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini il femminismo serve anche agli uomini perché “i femminismi sono pratiche di libertà create da donne che raccontano, descrivono, analizzano e smontano meccanismi oppressivi sociali in atto su tutte e su tutti”. Ed è proprio la consapevolezza che il patriarcato agisce su tutti e tutte, seppure in maniera diversa, all’origine del lavoro di critica dei modelli maschili imperanti che associazioni come Maschile Plurale stanno portando avanti da tempo. Una messa in discussione dei modelli di gerarchia, virilità ostentata, appartenenza e delega al gruppo della propria identità.


Sappiamo come devono essere coperti i casi di violenza sulle donne, ma continuiamo a fare gli stessi errori

In questi giorni di polemica per le terribili parole della giornalista Barbara Palombelli a Lo Sportello di Forum, pensiamo possa essere utile ricordare come i media dovrebbero parlare di violenza sulle donne e femminicidi. Gli strumenti per un racconto corretto della violenza esistono, anche se spesso sono ignorati. Esiste ad esempio il Manifesto di Venezia per la parità di genere nell’informazione, o avvalersi del documento della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), adottato anche dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, relativo a come parlare di violenza sulle donne sui media. Non si possono continuare a raccontare giornalisticamente stupri, femminicidi e abusi come se il modo in cui viene rappresentata la realtà non avesse importanza o ricadute sulla percezione che la società ha di un fenomeno. Ne ha moltissima, specialmente nel caso di una questione, come quella della violenza sulle donne, che ha radici culturali profonde, che si nutre di stereotipi e che per questo esige la necessità di un cambio di narrazione.


Articoli di carattere sociale


di Raniero La Valle in www.chiesadituttichiesadeipoveri.it del 21 settembre 2021
Escludere le componenti religiose dalla ricerca di una soluzione politica della questione israeliana e palestinese vuol dire rinunziare a risolverle e cadere in un fatalismo dai rischi mortali; tacere della religione vuol dire ignorare la natura teologica - per non dire teocratica - dello Stato di Israele, ...; ma vuol dire anche ignorare le motivazioni assolutistiche del "rifiuto arabo" e l'onda lunga che dalla cosiddetta "guerra santa" o jihad islamico giunge fino al terrorismo.

Almeno 227 attiviste e attivisti in difesa della terra e dell’ambiente uccisi nel 2020. Il numero più alto per il secondo anno consecutivo


Óscar Eyraud Adams, 34 anni, messicano, indigeno del gruppo dei Kumiai, combatteva per il diritto all'acqua. In un'intervista rilasciata al quotidiano Reforma ad agosto 2020 aveva dichiarato che l'acqua che sarebbe dovuta arrivare alle comunità indigene per irrigare i raccolti veniva deviata verso aree più ricche e uno stabilimento della Heineken. Il 24 settembre 2020 è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua casa, poco dopo l'arrivo di due veicoli con i vetri oscurati. Ana Lucía Bisbicús García, 50 anni, colombiana, membro della comunità indigena Awá della riserva Pipalta Palvi Yaguapí, situata nel comune di Barbacoas, Nariño. Da anni era molto attiva nell'organizzazione della sua comunità e di quella degli Awá in generale. Il 3 ottobre 2020 alcuni membri di un gruppo armato l'hanno portata dietro una chiesa, dove stava partecipando a una veglia funebre, e l'hanno assassinata. Fikile Ntshangase, 65 anni, sudafricana. Si batteva contro l'ampliamento di una miniera di carbone di proprietà della Tendele Coal Mining, vicino a Somkhele, nella provincia di KwaZulu-Natal. Il 22 ottobre 2020 è stata trucidata con colpi di arma da fuoco nel soggiorno della sua abitazione. Adams, Bisbicús García e Ntshangase sono tra i 227 attiviste e attivisti impegnati per la protezione dell'ambiente e la tutela del diritto alla terra assassinati nel 2020. È il numero più alto registrato per il secondo anno consecutivo.



Crisi climatica: un sondaggio rivela come l'inerzia dei governi accresce il livello di ansia tra i giovani


L'inerzia dei governi rispetto alle politiche sul clima ha aumentato il livello di ansia tra i giovani. È quanto emerge da un sondaggio condotto in dieci paesi (Australia, Brasile, Filippine, Finlandia, Francia, India, Nigeria, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti) dalla Bath University, in collaborazione con cinque università, e finanziato dalla ONG Avaaz. Quasi il 60% dei 10.000 ragazze e ragazzi intervistati, di età compresa tra i 16 e i 25 anni, ha dichiarato di sentirsi molto preoccupato o estremamente preoccupato. Più del 45% ha affermato che il proprio stato d'animo rispetto al clima influenza la vita quotidiana. Tre quarti immaginano un futuro spaventoso. Oltre la metà (56%) pensa che l'umanità sia condannata. Due terzi si sentono tristi, impauriti e ansiosi. Molti provano paura, rabbia, disperazione, dolore e vergogna, ma anche speranza. Quattro su dieci sono perplessi sul diventare genitori. L'autrice principale del sondaggio, Caroline Hickman della Bath University, ha dichiarato che l'eco-ansia non si manifesta solo per la distruzione ambientale ma anche per l'inerzia dei governi rispetto alla crisi climatica. I giovani si sentono traditi. Il 24 settembre si terrà il prossimo sciopero globale per il clima promosso da Fridays for Future per chiedere per l'ennesima volta un intervento immediato da parte dei leader mondiali, in particolare dei politici del Nord del mondo.

intervista a Carlo Petrini a cura di Massimo Giannini e Elisabetta Pagani in La Stampa del 19 settembre 2021

L'attualità è fatta di crisi climatica, ambientale, migratoria, sanitaria. E ora che si parla di ripartenza dopo la pandemia, Petrini si augura qualcosa di più ampio, «una rigenerazione». Cambiare stili di vita non significa imporsi una quaresima di mortificazione ma vivere un processo di liberazione. «I giovani sono più sensibili di noi, che abbiamo fatto troppi danni».

di Eshkol Nevo in la Lettura del 19 settembre 2021
Spero e credo che questo film coraggioso permetterà a coloro che lo vedranno di perdonare sé stessi, di perdonare le persone a loro vicine. E di ricordare - e quanto è importante ricordarlo dopo quest'anno duro - che il nostro benessere è sempre, ma sempre, legato a doppio filo al benessere altrui.


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