Siamo minuscoli ma con un cuore forte e resistente



"Ogni casa e ogni albero ci ospitano e ci danno ombra. Io da piccolo giocavo e dormivo sotto un albero del villaggio in Afghanistan" Con grande commozione il giovane Gholam Najafi ha ricordato con una poesia la sua terra prima di piantare un ulivo nell'Orto di Quartiere alla Cita. Ha invitato tutti i numerosissimi presenti a fare una preghiera "perchè come tutti gli alberi portano frutti, questo ulivo porti pace al popolo afghano!".

Ha conquistato tutti la profondità di questo giovane afghano rintrato dal suo Paese pochi giorni prima della tempesta ma ora incredibilmente determinato a non rinunciare ai suoi progetti di rientrare presto per costruire una scuola nel suo villaggio.
"Tra due famiglie" è il titolo dell'ultima opera in uscita in questi giorni per le Edizioni La Meridiana e la presenza a Marghera anche di Susanna e Jacopo, che l'hanno adottato e accompagnato in questi anni, ha reso anche l'Eucarestia vissuta in chiesa, una speciale e unica invocazione di pace.
Il Salmo era tratto da frammenti di sue poesie e il ricordo dei defunti è stato espresso sia per i cristiani che i musulmani. Al gesto di pace, poi, Gholam ha invitato tutti a donare al proprio vicino uno sguardo e un gesto pronunciando in lingua Farsi non solo la parola pace, "Sohl", ma anche quella ancora più forte di "Hamsisti" che significa "convivere nella stessa terra", "vivere in tolleranza".
Mentre i presenti guardavano commossi il piccolo ulivo che il contadino e pastore Gholam aveva piantato, tutti ammiravano l'ostinata volontà di questo giovane di lottare per l'autodeterminazione del popolo afghano ascoltando un'altra sua poesia:
"Anche noi come le piante che crescono lentamente, in assenza di sole e in un clima rigido, riusciamo a crescere, a fiorire. Siamo minuscoli ma con un cuore forte e resistente"



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