Nuovo libro di Papa Francesco: "La Fraternità segno dei tempi. Il magistero di Papa Francesco"

Il libro sarà in libreria il 30 settembre

Ecco alcuni stralci della prefazione firmata da Francesco


Sono grato al cardinale Michael Czerny e a don Christian Barone, fratelli nella fede, per questo contributo che offrono sulla fraternità e per queste pagine che, mentre hanno l’intento di introdurre all’Enciclica Fratelli tutti, cercano di portare alla luce e di esplicitare il profondo legame tra l’attuale Magistero sociale e le affermazioni del Concilio Vaticano II. Talvolta questo legame a prima vista non emerge e provo a spiegare il perché. Nella storia dell’America Latina in cui sono stato immerso, prima da giovane studente gesuita e poi nell’esercizio del ministero, abbiamo respirato un clima ecclesiale che, con entusiasmo, ha assorbito e fatte proprie le intuizioni teologiche, ecclesiali e spirituali del Concilio e le ha inculturate e attuate. Per noi più giovani il Concilio diventò l’orizzonte del nostro credere, dei nostri linguaggi e della nostra prassi, cioè diventò ben presto il nostro ecosistema ecclesiale e pastorale, ma non prendemmo l’abitudine di citare spesso i decreti conciliari o soffermarci su riflessioni di tipo speculativo. Semplicemente, il Concilio era entrato nel nostro modo di essere cristiani e di essere Chiesa e, nel corso della vita, le mie intuizioni, le mie percezioni e la mia spiritualità furono semplicemente generate dalle suggestioni della dottrina del Vaticano II. Non c’era tanto bisogno di citare i testi del Concilio. Oggi, probabilmente, passati diversi decenni e trovandoci in un mondo – anche ecclesiale – profondamente cambiato, è necessario rendere più espliciti i concetti-chiave del Concilio Vaticano II, i fondamenti delle sue argomentazioni, il suo orizzonte teologico e pastorale, gli argomenti e il metodo che esso ha utilizzato. Cardinale Michael e don Christian, nella prima parte di questo prezioso libro, ci aiutano molto in questo. Loro leggono e interpretano il Magistero sociale che cerco di portare avanti, portando alla luce qualcosa che si trova un po’ sommerso tra le righe, cioè l’insegnamento del Concilio come base fondamentale, punto di partenza, luogo che genera domande e idee e che, perciò, orienta anche l’invito che oggi rivolgo alla Chiesa e al mondo intero sulla fraternità. Perché la fraternità, che è uno dei segni dei tempi che il Vaticano II porta alla luce, è ciò di cui ha molto bisogno il nostro mondo e la nostra Casa comune, nella quale siamo chiamati a vivere come fratelli e sorelle. In questo orizzonte, poi, il libro che mi accingo a presentare ha anche il vantaggio di rileggere nell’oggi l’intuizione conciliare di una Chiesa aperta, in dialogo con il mondo. Alle domande e alle sfide del mondo moderno, il Vaticano II cercò di rispondere con il respiro di Gaudium et Spes; ma oggi proseguendo nel solco di quel cammino tracciato dai Padri conciliari, ci accorgiamo che c’è bisogno non solo di una Chiesa nel mondo moderno e in dialogo con esso, ma soprattutto di una Chiesa che si pone al servizio dell’uomo, prendendosi cura del creato e annunciando e realizzando una nuova fraternità universale, in cui i rapporti umani siano guariti dall’egoismo e dalla violenza e siano fondati sull’amore reciproco, sull’accoglienza, sulla solidarietà. Se è la storia odierna a chiederci questo, specialmente in una società fortemente segnata da squilibri, ferite e ingiustizie, ci accorgiamo che anche questo è nello spirito del Concilio, che ci ha invitati a leggere e ascoltare i segnali derivanti dalla storia umana. Il libro del cardinale Michael e di don Christian ha anche questo merito: ci offre una riflessione sulla metodologia utilizzata dalla teologia post conciliare e dallo stesso Magistero sociale, mostrando come essa sia intimamente connessa alla metodologia usata dal Concilio, cioè un metodo storico-teologicopastorale, in cui la storia è luogo della rivelazione di Dio, la teologia sviluppa gli orientamenti attraverso una riflessione e la pastorale li incarna nella prassi ecclesiale e sociale. In tal senso, il Magistero del Santo Padre ha sempre bisogno di ascoltare la storia e ha bisogno del contributo della teologia. Infine, vorrei ringraziare il cardinale Czerny anche per il coinvolgimento, in questo lavoro, di un giovane teologo, don Barone. Questa unione è feconda: un cardinale, chiamato al servizio della Santa Sede e a essere una guida pastorale, e un teologo fondamentale. È un esempio di come si possono unire lo studio, la riflessione e l’esperienza ecclesiale, e anche questo ci indica un metodo: una voce ufficiale e una voce giovane, insieme. Così occorre camminare sempre: il Magistero, la teologia, la prassi pastorale, la leadership. Sempre insieme. La fraternità sarà più credibile, se iniziamo anche nella Chiesa a sentirci “fratelli tutti” e a vivere i nostri rispettivi ministeri come servizio al Vangelo e all’edificazione del Regno di Dio e alla cura della Casa comune.




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