Una delle caratteristiche del popolo di Israele fin dai suoi inizi è stata la propensione allo slancio. Già il primo comando divino ad Abramo: «Vattene dal tuo paese» racchiude l’idea di rinnovamento, di pulsione, di imprenditorialità, di invenzione, di creatività. Lo Stato di Israele ha conosciuto periodi difficili e rischiosi per la sua sopravvivenza ma lo spirito che lo ha quasi sempre pervaso era quello di un paese dinamico, pieno di vita, che irradiava originalità.
Un Paese imprevedibile che avrebbe potuto raggiungere nuovi traguardi in ogni campo. Poi è arrivato il tentativo di cambiamento di regime dell’attuale governo e Israele ha cominciato a perdere il movimento libero e armonioso tipico di un corpo sano. Ciò che era naturale, fluido e ovvio alla maggior parte dei suoi cittadini (l’identificazione con lo Stato e, pur fra costanti critiche, un senso di appartenenza quasi famigliare a esso) ora vacilla ed è avvolto da timori e incertezze.
In verità questo processo di destabilizzazione è iniziato prima del colpo di mano dell’esecutivo di Netanyahu, ma è stato comunque proprio questo a farlo deflagrare con tanta virulenza e a cambiare completamente la realtà.
In Israele è in atto un processo di sovvertimento, di sgretolamento del patto sociale e di indebolimento dell’esercito e dell’economia. E non solo il suo slancio si è fermato, ma si assiste a un arretramento verso principi reazionari di discriminazione e di razzismo, verso l’esclusione delle donne, della comunità LGBT e degli arabi. Verso l’ignoranza e la rozzezza, che assurgono al rango di valori.
L'intero intervento di David Grossman a questo link:
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