Xi e il papa in Mongolia. Cortesie sì, ma non solo…

Il rapporto tra Chiesa cattolica e Cina non è né tutto positivo né tutto negativo. La cultura del partito in Cina fa del suo segretario qualcosa di molto simile all’imperatore dei tempi passati, che si faceva chiamare “figlio del cielo”. In buona parte è ancora così e la novità dell’accordo provvisorio tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese ha proprio in questo il suo enorme valore: portare a una distinzione tra buon patriota e fedele di una comunità religiosa. 

Non avere relazioni diplomatiche non vuol dire essere maleducati. Forse c’è anche questo alla base della scelta di papa Francesco di inviare un telegramma al presidente cinese Xi, quando il suo volo è entrato nello spazio aereo cinese, gentilmente concesso dal governo di Pechino. Andò così, come è indispensabile ricordare, già in occasione del suo viaggio a Seul, quando per giungervi il volo papale fu autorizzato a entrare nello spazio aereo cinese. Ed è andata così questa notte, quando il papa ha potuto raggiungere Ulaan Bataar evitando il non sicuro spazio aereo russo sorvolando la Cina per oltre un’ora. È un fatto certamente importante, ma rinnovato e non soltanto per buona educazione, certamente, ma anche. Francesco ha sempre dimostrato attenzione nei confronti di Pechino. Attenzione e interesse, avendo definito quella cinese una grande cultura millenaria, quale indubbiamente è.

Pechino ha subito risposto con cortesia ...

L'analisi di Riccardo Cristiano continua a questo link:

https://formiche.net/2023/09/papa-chiesa-cina-xi-viaggio-mongolia/




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