Il provvedimento sull'Opus Dei: centralismo vaticano o lotta al clericalismo?

Calato nella rovente pausa estiva, il provvedimento pontificio relativo all'Opus Dei non ha ricevuto dai media l'attenzione che merita, sia in relazione alla storia del movimento, sia nel contesto dell’attuale pontificato


Con la lettera apostolica in forma di Motu proprio Ad charisma tuendum resa nota lo scorso 8 agosto, papa Francesco, in attuazione della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium del 19 marzo 2022, ha modificato i canoni 295-296 del Codice di diritto canonico relativi alle prelature personali. Siccome l’unica con questa configurazione era la Prelatura personale denominata Santa Croce e Opus Dei, su questa è calato il provvedimento.

Nonostante il generale disinteresse per il provvedimento di papa Francesco, non sono mancate, da parte degli ambienti cattolici più ostili all’attuale pontificato, allusioni a una presunta ricaduta nel centralismo vaticano, innervato di autoritarismo. E neppure chi ha rispolverato il rapporto concorrenziale e il tradizionale cattivo sangue storicamente intercorso tra i gesuiti e l’Opus Dei, entrambi di origine spagnola, entrambi dediti alla formazione delle future élite pubbliche. Nessuna delle due spiegazioni convince. Meno ci si allontana dal vero quanto più si resta attaccati ad alcuni dati di fatto: la riforma della Curia romana in corso, l’anomala configurazione giuridica dell’Opus Dei e la stravagante autonomia di cui ha goduto. Volendo, invece, andare più a fondo e scorgere nel provvedimento il riverbero della linea caratterizzante l’attuale pontificato, è del tutto pertinente il riferimento all’allarme in più occasioni lanciato da papa Francesco contro i rischi del clericalismo, ...



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