e-mail della Parrocchia: ss.risurrezione@patriarcatovenezia.it - Telefono e Fax: 041-929216 - ........................................................................... e-mail del Blog: parrocchiarisurrezionemarghera@gmail.com

1^ Domenica di Avvento - Lc 21,25-28.34-36

L'Evangelo di oggi invita a non temere ma a vivere la presenza del Signore nell’oggi, pronti ad incontrarlo e stare in piedi davanti a lui con franchezza e fiducia alla sua venuta che ci rende liberi e gioiosi verso un futuro sperato che non ci deluderà perché fondato sulle sue promesse.

 


Come ogni anno, nella staffetta tra due anni liturgici, il testimone che si scambiano sono due pericopi evangeliche di taglio escatologico, non per incutere paura ma per richiamare l’attenzione da dare sull’attesa dell’avvento del Signore della storia che porterà la fine definitiva di un mondo nel quale domina il potere e la sopraffazione egoistica e l’avvento definitivo di uno nel quale regna la fraternità, lo spendere la propria vita chinandosi sul bisogno dell’altro chiunque questo sia.

Tanto è vero che, nel brano di oggi, Gesù cita il profeta Gioiele per annunciare una cosa buona e positiva: l’arrivo del giorno del Signore e spiega che la distruzione del tempio non è segno della fine del mondo. Pone invece l’accento sulla storia che è il luogo nel quale il credente è chiamato a sperare e a vigilare nelle difficoltà che possono essere fonte di angoscia, smarrimento, paura, morte. È in questi frangenti che il credente è chiamato ad alzarsi e sollevare il capo “perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). Si viene invitati, guardando a quanto attorno accade coinvolgendoci, a non avere atteggiamenti pessimistici, a non dare spazio al cinismo, a non fuggire dalla realtà per rifugiarsi in ingenui atteggiamenti spiritualistici. Ci è chiesto di vedere ciò che emerge dietro le macerie che la storia produce, a non fermarsi a denunciare ciò che accade, ma a saper individuare i germogli di speranza che dentro ogni situazione, anche in quelle più distruttive come in quanto accade in medio oriente o nel centro-est europeo, nella crisi ecologica che siamo vivendo. Non ci è chiesto solo di individuarli, ma anche farli emergere e dargli corpo, fargli spiccare il volo, portandoli a conoscenza di tutti e attivamente sostenendoli. Questo non fa perdere la speranzalibera dalle angosce, proietta verso un futuro che non delude perché fondato sulle promesse del Signore, sicuri che non si smentirà. È però necessario essere pronti, a saper accogliere, testimoniare e realizzare nel nostro presente il suo avvento.

Le potenze di questo mondo sono giganti con i piedi d’argilla. Anche Sant’Agostino, vedendo il disfarsi dell’impero romano, ha pensato che fosse arrivato il momento della fine non essendo immaginabile un mondo senza quella struttura di potere. Gesù, bisogna fare attenzione, non dice ai suoi discepoli voi “vedrete” le potenze del cielo sconvolte e “il Figlio dell’uomo venire” ma “mentre gli uomini moriranno per la paura – questi ultimi – vedranno il Figlio dell’uomo venire”. Può sorprendere e indurci a chiederci: “e i credenti?”. Per loro c’è un forte richiamo a non appesantirsi “in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” cioè a non essere integrati in una società dove l’importante è “essere” senza guardare a quanto accade attorno, perché questo significherebbe che quel giorno ci piomberà addosso cogliendoci impreparati come su tutti gli altri uomini. Quindi bisogna rimanere sempre svegli “in ogni momento pregando” che non significa raccogliersi in momenti estatici più o meno lunghi, oppure partecipare frequentemente a riti più o meno di spiritualità od esclusiva. Pregare significa prima di tutto ascoltare la volontà del Signore incrociandola con il nostro quotidiano, è svolgere quel compito profetico che non è predire il futuro bensì leggere nel presente il futuro di Dio, guidando così la storia (il ruolo regale). L’incrociare, realizzandoli, questi due momenti significa interpretare il terzo dono che il Battesimo ci dona: quello sacerdotale.

Allora questo Evangelo è un grande messaggio di incoraggiamento per i credenti ad essere e rimanere fedeli nella sequela del Signore per essere quella luce che splende nelle tenebre, nelle difficoltà nelle quali viviamo e far sì che queste si dissolvano vincendo ogni angoscia, ogni impressione di essere in balia delle forze di questo mondo, rimanendo smarriti ai margini di quanto ci accade attorno pieni di insicurezze e incertezze che conducono alla morte. È quella “preghiera” più sopra delineata che fa essere “vigilanti”, superando ogni abitudine con la sua influenza anestetica e, al contrario, vivere la presenza del Signore nell’oggi, pronti ad incontrarlo e stare in piedi davanti a lui con franchezza e fiducia alla sua venuta che ci rende liberi e gioiosi verso un futuro sperato che non ci deluderà perché fondato sulle sue promesse. Sono le parole chiave del nostro cammino in questo Avvento. 

(BiGio)

In Siria l'offensiva ribelle infiamma nuovamente il nord-est. Perché?

 Dopo anni di stallo il conflitto siriano si riaccende nel nord ovest, dove i ribelli hanno lanciato un’offensiva contro il governo di Bashar al-Assad. 

L’offensiva del variegato fronte ribelle siriano si inserisce in un contesto già incandescente. Per mesi si è parlato del riavvicinamento tra il regime di Assad e la Turchia di Erdogan, che appoggia alcune delle milizie coinvolte, ma l’operazione non è andata bene. Dal punto di vista turco, l’offensiva verso Aleppo, seconda città del paese e snodo strategico essenziale, può avere un significato quadruplice: sfruttare la debolezza di Damasco, dovuta alla ‘distrazione’ dei suoi alleati russi, iraniani e Hezbollah alle prese con Israele; riaffermare il proprio peso strategico in questo quadrante; favorire nelle zone strappate alle forze di Assad il ritorno dei profughi siriani, che per i raid aerei russi e del regime potrebbero creare una nuova ondata migratoria verso la Turchia; conquistare tramite le milizie filoturche l’area di Tel Rifaat, obiettivo chiave per la sua vicinanza ad Afrin e al-Bab, già sotto il controllo turco. Mettere in sicurezza questa zona, consentirebbe ad Ankara di consolidare la sua influenza nella Siria nordoccidentale, creando una zona cuscinetto contigua lungo il confine soprattutto in funzione anti-curda.

L'intera analisi a cura dell'ISPI è a questo link:

https://a7b4e4.emailsp.com/f/rnl.aspx/?fjd=rytw_y.-ge=tyah0=nuuw/8-70.=&:1e34769&x=pp&wx0b49c16dax.5g=rzwyuNCLM

Dire la fede oggi. Un incontro promosso dalla Rivista Esodo con Luciano Manicardi

L’incontro promosso dalla Rivista Esodo è stato dedicato a Gianni Toniolo, Giuseppe Goisis, Giovanni Benzoni con i quali hanno condiviso la ricerca della fede nell'umano e nella storia. 

Contributi di: Luciano Manicardi, Paolo Bettiolo, Enrico Cerasi, Giovanni Trabucco, Giorgio Scatto.




Particolarmente interessante e stimolante il primo intervento di Luciano Manicardi, monaco di Bose a questo link:


https://www.youtube.com/watch?v=B7wjOUOYfxE&t=326s

Una opinione documentata: Non serve cancellare il debito dei paesi in via di sviluppo come da più parti si chiede

Bisogna ristudiare il processo di produzione del sovrappiù e demistificare l’atteggiamento di coloro che sottolineano la generosità degli aiuti forniti all’Africa sub sahariana dai governi occidentali e dalle istituzioni internazionali, l’importanza del debito e l’incapacità di questi paesi di intraprendere una strada di sviluppo.

Il sovrappiù prodotto dai paesi dell’Africa sub sahariana spiega buona parte dello sviluppo industriale dell’Europa, dell’America e dei grandi paesi asiatici negli ultimi anni perché i paesi africani sono stati e sono tuttora produttori di risorse - manganese, cromite, cobalto, fosfati, idrocarburi, uranio radioattivo e molti prodotti dell'agricoltura - necessarie per la crescita economica dei paesi sviluppati. Tuttavia l’ammontare e anche la direzione di tale sovrappiù sono nascosti dai metodi comunemente adottati di calcolo del valore del commercio estero dei paesi africani. Bisogna ristudiare il processo di produzione del sovrappiù e demistificare l’atteggiamento di coloro che sottolineano la generosità degli aiuti forniti all’Africa sub sahariana dai governi occidentali e dalle istituzioni internazionali, l’importanza del debito e l’incapacità di questi paesi di intraprendere una strada di sviluppo...

L'analisi di Giuseppe Tattara continua a questo link:

https://www.esodoassociazione.it/site/index.php/i-nostri-temi/restiamo-umani/749-non-serve-cancellare-il-debito-3?idU=1

Abitiamo il confine. Nuovi spunti per un’esperienza di dialogo internazionale

Nel leggere la situazione internazionale e le questioni che essa pone oggi, emergono alcune parole chiave che necessitano di essere interpretate.


Negoziato, coesistenza, sicurezza, pace, sviluppo sembrano ormai aspirazioni vuote rispetto ad un indicatore che sembra consolidarsi nei rapporti internazionali: il conflitto come metodo dell’agire e come mezzo di soluzione. Mediante il conflitto si agisce nei rapporti politici, economici, commerciali, culturali, per dare soluzione a questioni annose, a rapporti e relazioni sempre più ancorati intorno all'interesse del fare e dell’acquisire posizioni. La visione corrente e le prospettive future dei rapporti internazionali hanno trasformato in immagini espressioni come servizio, criteri come giustizia, metodologie come negoziato, ponendo un interrogativo sul loro significato....

La riflessione di Vincenzo Buonuomo continua a questo link:

https://www.agensir.it/chiesa/2024/11/23/abitiamo-il-confine-nuovi-spunti-per-unesperienza-di-dialogo-internazionale/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

Perché l’alluminio è una materia prima strategica per la neutralità climatica

Cosa c’è dentro il Piano d’azione per l’economia circolare che prevede un quadro strategico nella produzione di prodotti sostenibili, riguardante la progettazione dei prodotti, i processi produttivi e le opportunità per i consumatori


“Per conseguire la neutralità climatica dell’Unione Europea entro il 2050 è fondamentale dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse e passare a sistemi circolari di produzione e consumo”. Questa la nuova sfida per un’Europa “più pulita e competitiva” verso una piena sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il Piano d’azione per l’economia circolare prevede un quadro strategico nella produzione di prodotti sostenibili, riguardante la progettazione dei prodotti, i processi produttivi e le opportunità per i consumatori. Iniziative mirate verso i principali ambiti produttivi come l’elettronica, le batterie, gli imballaggi, i prodotti tessili, l’edilizia e i prodotti alimentari. L’adozione, lo sorso maggio, del regolamento sulla progettazione ecocompatibile a tutti i beni immessi nel mercato Ue è solo l’ultimo atto di ...

L'articolo si Saturno Illomei continua a questo link:

https://formiche.net/2024/11/perche-lalluminio-e-una-materia-prima-strategica-per-la-neutralita-climatica/#content

Fine vita: “Apparecchio alla morte” con le DAT è l'invito della Pontificia Accademia per la vita

Cosa può fare ora la comunità ecclesiale? Di certo le lotte per ribadire asetticamente principi morali intangibili non possono più costituire il nostro stile. Siamo, invece, persuasi che sia compito urgente educare, ed educare al discernimento, perché a ogni coscienza sia riconosciuta la sua inviolabile dignità.


Il modulo delle DAT di Aggiornamenti sociali, riportato dal Piccolo lessico, consente a ciascuno di predisporsi – di “apparecchiarsi” avrebbe detto Alfonso – alle scelte riguardanti la conclusione della sua vita non solo da un punto di vista meramente medico, ma anche in ambiti che riguardano, per esempio, l’assistenza religiosa o spirituale, la donazione degli organi, la disponibilità a offrire il proprio cadavere per scopi scientifici. Aiuterebbe anche, mediante la scelta del fiduciario, a recuperare la dimensione relazionale della persona, guardando a questa figura non solo come un semplice “esecutore testamentario”, ma come un parente, amico o un esperto con cui dialogare sul tramonto della propria esistenza. ...

Il contributo al dibattito di Roberto Massaro è a questo link:


Ecco la “dottrina orale” di Francesco. La riflessione di Cristiano

Il papa ha scelto tanti sistemi comunicativi, il discorso pubblico in privato è uno, che si concretizza in conversazioni private poi pubblicate e nelle omelie a Santa Marta. Riccardo Cristiano riflette sul significato del “discorso a tappe” del pontefice racchiuso nel nuovo volume “Sii tenero, sii coraggioso”, (Garzanti – Lev), curato da padre Antonio Spadaro


Arriva in libreria “Sii tenero, sii coraggioso”, (Garzanti – Lev) che raccoglie le conversazioni di papa Francesco con i gesuiti incontrati nel mondo durante i suoi viaggi apostolici. Il volume è curato da padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione. Il primo valore del libro è quello di raccogliere questi colloqui che hanno avuto luogo lontano dai microfoni ma che dopo i viaggi sono stati pubblicati, singolarmente, su La Civiltà cattolica, rivista diretta sino allo scorso anno dal padre Spadaro, testimone di tutti i colloqui raccolti. Ne emerge un discorso a tappe, che illustra le attese dei gesuiti in diversi Paesi del mondo, le loro necessità e le risposte del papa. Si potrebbero fare tantissimi esempi; eccone uno: ...

La riflessione di Riccardo Cristiano continua a questo link:

Pensiero e linguaggio: l’occasione persa del “digitale”

Una maggiore alfabetizzazione digitale potrebbe riportarci, a cominciare dai giovanissimi, a guardare alla tecnologia come uno strumento a disposizione della nostra creatività più che a un oggetto di consumo e divertimento che usiamo in modo acritico ed emozionale


Sui “social” ti insegnano come difenderti dagli scarafaggi e mettono l’immagine di un maggiolino; ti raccontano delle rondini e l’uccello della fotografia è un rondone; ti invitano a contemplare la meraviglia di un campo di zafferano ed è lavanda; ti raccontano che l’Italia è il paese con la maggiore biodiversità di tutto il mondo, con cifre e raffronti con altri paesi che non stanno né in cielo né in terra!
Trent’anni di accesso alla rete globale da parte di un pubblico planetario in larga misura analfabeta riguardo alle possibilità reali offerte dalla tecnologia, non solo non sembra avere aiutato l’umanità a lavorare e vivere meglio insieme, ma a quanto pare ci ha portato nell’era delle risse virtuali permanenti tra ...

L'intero articolo di Paolo Beneventi è a questo link:



Fotovoltaico: silicio addio? Scienziati spagnoli creano pannelli organici, flessibili e semi trasparenti con efficienza del 16%

Un team di ricerca dell'Università di Castilla-La Mancha, in collaborazione con l'Istituto LNM di Jaipur, ha sviluppato pannelli fotovoltaici organici flessibili e semitrasparenti, raggiungendo un'efficienza del 16,35%. Questi dispositivi, più leggeri e sostenibili rispetto al silicio, possono essere prodotti su larga scala tramite processi di stampa.


Pannelli fotovoltaici realizzati con materiali composti da piccole molecole organiche che conferiscono ai dispositivi flessibilità, semitrasparenza e sostenibilità. Ormai siamo certi che, in futuro, avremo pannelli solari applicati a numerosi oggetti di uso comune. Sono attualmente numerosi gli studi e le risposte della scienza e della tecnologia che spingono in questa direzione: avremo il fotovoltaico sul tettino dell’auto elettrica oppure sulle cuffie per ascoltare musica senza limiti. Tuttavia, è ancora necessario lavorare sui materiali per sviluppare alternative più sostenibili rispetto al silicio attualmente in uso. La proposta che arriva dalla Spagna presenta ottime potenzialità....

L'articolo di Giorgia Burzachechi continua a questo link:

Si può contrastare la violenza di genere senza parlare di genere?

La direttiva del ministro Valditara sul progetto "Educare alle relazioni" appare debole e lacunosa, non allineata alla sensibilità del Paese e neppure alle raccomandazioni dell'Oms e della Convenzione di Istanbul


È il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Da qualche settimana Paola Cortellesi sbanca il botteghino con un film (anche) sulla violenza domestica. E poi c’è il dibattito pubblico sul femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha avuto una ridefinizione da parte della sorella della vittima, Elena: “è stato il patriarcato”. Non c’è giornale o social che non metta in bocca questa parola (magari per negarne l’esistenza) a persone che mai ci saremmo aspettati potessero pronunciarla. Non è solo una questione di linguaggio, ma di lettura: si è passati dal personale al politico. L’uccisione delle donne va letta entro un sistema. Ciò non toglie responsabilità agli autori, ma questa responsabilità porta i correlati di una cultura e di una struttura. Nello specifico, una cultura misogina e una struttura di potere...

L'articolo di Rossella Ghigi continua a questo link:

https://www.rivistailmulino.it/a/si-pu-contrastare-la-violenza-di-genere-senza-parlare-di-genere?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+25+novembre+%5B9821%5D


Ecco le sette leve per rendere sostenibile il Ssn secondo Salutequità

Tre panel per il summit che si è svolto martedì 19 novembre a Palazzo Ferrajoli a Roma che hanno visto confrontarsi i dirigenti della sanità nazionale e regionale, i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti, sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile ed equo, perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio

La sostenibilità del servizio sanitario nazionale è stata al centro del summit annuale di Salutequità, “laboratorio” di analisi delle politiche sanitarie e sociali, con particolare riguardo al rispetto del principio dell’equità.

Era stata la Corte dei Conti, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, a denunciare “la grave crisi di sostenibilità del Ssn” che non garantirebbe più “alla popolazione un’effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie, con intuibili conseguenze sulla salute delle persone ed un pesante aumento della spesa privata”. I lavori hanno visto confrontarsi i dirigenti della sanità nazionale e regionale, i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti, sul modello necessario a garantire un Ssn ...

L'articolo di Ilaria Donatio continua a questo link:

https://formiche.net/2024/11/sette-leve-sostenibilita-ssn-salutequita/#content

Ucraina, 500mila bambini nati in 1000 giorni di guerra

In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia un focus sulla situazione dei minori nel paese dell’Europa orientale. Più di 1000 gli attacchi contro i civili dall’inizio della guerra, colpite anche le strutture sanitarie. Per Save The Children le condizioni sono gravissime e peggiorano ogni giorno. Secondo dati Unicef ogni settimana almeno 16 bambini sono feriti o uccisi


Sono più di 500.000 i bambini nati in Ucraina dallo scoppio della guerra, ormai 1000 giorni fa. Non conoscono altro che un mondo costruito sulla violenza e sulla paura, fatto di bombardamenti, separazione dalle loro famiglie, mancanza del diritto alla sicurezza e assistenza sanitaria. Secondo i dati Acled (Armed Conflict Location and Event Data), dal 24 febbraio 2022 in Ucraina ci sono stati più di 1.000 attacchi contro i civili. Le città sul fronte sono ormai ridotte in macerie, e gli allarmi aerei che avvertono l’arrivo di un bombardamento possono ancora suonare più volte al giorno in tutto il Paese, avvertendo i civili della continua minaccia che incombe su di loro. Solo nell’ottobre 2024, la capitale Kiev è stata attaccata 20 volte. Dati e numeri impressionanti, da sottolineare in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia....

L'intero articolo di Valentina Gentile è a questo link:



La Chiesa: un albero che resiste alle intemperie

“Nella Chiesa universale c’è fermento. Si è da poco aperta l’assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità. Stiamo vivendo una nuova primavera, come fu per il Vaticano II, o, vista la sfiducia di molti sul Sinodo, è più un autunno in cui cadono dai rami anche le ultime foglie secche? Cosa succederà nelle Chiese locali dopo l’assemblea di ottobre?”.


In tempi di cambiamento climatico, primavera e autunno sono mezze stagioni, che purtroppo, non esistono più! Si passa dal caldo al freddo con una velocità impressionante, la terra è ormai flagellata da fenomeni estremi che la mettono a dura prova. Non so se si possa applicare sic et simpliciter l’esempio alla vita della Chiesa. Molti ritengono il Sinodo un fenomeno estremo, una specie di alluvione che devasta il bel paesaggio di una volta, una frana dal fronte vastissimo che travolge la Tradizione con la bellezza dei suoi monumenti e delle sue memorie.

Che sia primavera o autunno, estate o inverno, l’elemento fisso del paesaggio ecclesiale evocato dalla domanda è l’albero. Il Vangelo paragona il Regno di Dio al granello di senape che diventa un albero grande all’ombra del quale gli uccelli vengono a ripararsi (cfr Mt 13,32). Paolo VI descrisse la Chiesa, dicendo che «così il Signore l’ha voluta: universale, grande albero fra i cui rami si annidano gli uccelli del cielo, rete che raccoglie ogni sorta di pesci, o che Pietro trae a riva piena di centocinquantatré grossi pesci, gregge portato al pascolo da un solo pastore. Chiesa universale senza confini né frontiere eccetto, purtroppo, quelle del...


L'intervista a Dario Vitali, docente di ecclesiologia presso la Pontificia Università Gregoriana e teologo-esperto al Sinodo è a questo link:



Il Foglietto "La Resurrezione" di Domenica 24 novembre

 



Domenica XXXIV PA: Cristo Re - Gv 18,33-37

Un dialogo tra sordi quello tra Pilato e Gesù? oppure due "poteri" che si confrontano? In ogni caso appare la differenza abissale tra autorità e autorevolezza. Il "regno" di Gesù già presente in questo mondo: siamo chiamati a concretizzarlo ogni giorno e nulla ha a che vedere con il regno del potere e del dominio 

Con la festa di Cristo Re termina il cammino liturgico di quest’anno nel quale ci ha accompagnato l’evangelista Marco aiutandoci progressivamente a scoprire e a conoscere chi è Gesù.

Nella prima parte di questo percorso, siamo stati sollecitati a porci costantemente una domanda: “Chi è costui?” interrogandolo direttamente o indirettamente, rimanendo sorpresi di quello che diceva e faceva. Nella seconda è stato invece Gesù ad interrogare noi: “Chi dite che io sia?” e, nella terza parte, Marco ci ha posto davanti a due strade diverse: vivere contraddicendo quello che affermiamo, oppure testimoniare con coerenza donando noi stessi fino alla fine seguendo l’esempio del Signore.

Domenica scorsa i segni che annunciano la fine di un mondo improntato dal potere di fatto si avverano nel racconto della crocefissione: il buio sulla terra e il velo del tempio che si squarcia concretano Mc 13,24-25. La vittoria finale di Cristo perciò è già avvenuta ed è già ora quel Signore della storia che oggi celebriamo la cui parola non sarà mai sorpassata (Mc 13,31). È bene ricordarlo in questi nostri tempi senza punti di riferimento (Mc 13,25: la luna e le stelle si sono spente, hanno perso la loro funzione) e viviamo in una liquidità culturale e sociale che spesso ci appare in tempesta (la grande tribolazione di Mc 12,24).

 

Questa domenica, l’ultima di quest’anno liturgico, c’è una specie di riassunto finale attraverso il dialogo durante il processo tra Pilato e Gesù, due personalità estremamente diverse nel quale sorprende la pacatezza e sicurezza di Gesù nel rispondere senza essere per nulla intimorito di fronte ad uno che ha il potere di condannarlo e metterlo a morte. Gesù appare composto, misurato, dimostrando una pace, una serenità interiore difficile da avere in noi quando ci troviamo davanti anche ad un semplice poliziotto che ci ferma per un controllo. Appare qui in tutta la sua ampiezza la differenza tra autorità ed autorevolezza, doti che caratterizzano diversamente i due interpreti.

Pilato chiede a Gesù se sia lui il Re dei Giudei; la risposta è una domanda che desidera stimolare Pilato a ragionare con la propria testa, non con quella di chi lo ha consegnato. La risposta è brusca e con disprezzo chiede: “Son forse io Giudeo?” e rilancia “Che cosa hai fatto?”.

Pare un dialogo tra sordi perché Gesù a questo punto afferma che il suo “regno non è di questo mondo”. Non contrappone affatto “questo” mondo e un imprecisato “aldilà”, ma quello del potere e del dominio che produce morte e quello dell’amore e del servizio che produce vita. Infatti precisa: “se il mio regno fosse di questo mondo i miei servitori (ma Gesù non ha servitori perché lui è venuto per servire), avrebbero combattuto, ma il mio regno non è – letteralmente – di questi” non del tipo di quello che tu, Pilato, incarni. 

Il procuratore romano rimane sorpreso e chiede: "ma allora, Tu dunque sei re?”. La risposta di Gesù tradotta letteralmente suona come “è una tua affermazione, non mia” e, spostando l’accento, afferma che la sua “regalità” sta nell’essere nato “per dare testimonianza alla verità”.

Nell’Evangelo di Giovanni la “verità” non è un qualcosa che si possiede, ma che si è (Gv 14,6), nella quale si è chiamati a camminare con coerenza. Nell’incontro con Nicodemo (Gv 3) Gesù contrappone chi fa la verità con chi fa il male: essere nella verità significa fare il bene, essere in sintonia e realizzare il progetto del Padre sulla creazione. Chi si trova in questa situazione ascolta la voce di Gesù. Vale a dire che “per ascoltare” la voce di Gesù, è necessario aver messo al centro della propria vita non il proprio interesse personale ma il bisogno dell’altro.

È quello che Marco, nel suo Evangelo, ha sottolineato fin dai primi versetti e ci ha accompagnato lungo quest’anno a scoprirlo: il Regno di Dio è già presente tra gli uomini, sta a loro, a noi, renderlo evidente testimoniandolo con la nostra vita come ha fatto Gesù. Seguendo il suo esempio nel servizio, nella pazienza, nella benevolenza, il dono di sé stessi, senza usare la forza, il ricatto, la corruzione; usando solo l’amore che non ferisce ma salva, non cerca la vendetta ma pratica il perdono. 

Sta in questo la sua “regalità” nella quale, con il Battesimo, siamo stati pure noi innestati per condividerla in un Regno che è anche il nostro Regno. Oggi.

(BiGio)

 

 

 

 

 

 

 

 

PS: Vale la pena di soffermarci un momento sul significato della parola “verità” che oggi si è in gran parte perso, perché è divenuta sempre più importante la “narrazione” di un fatto che comporta facilità di manipolazione come possiamo verificare ogni giorno.

Il termine verità è riconducibile a più radici. In sanscrito vrtta significa fatto, accadimento; nello zendo (la lingua dei testi sacri zoroastriani dell'antico Iran) la radice var vuol dire credere similmente alla parola sanscrita varami che indica ciò in cui credo, scelgo, voglio, spero. Viene in questo modo messa in luce l'importanza di una libera e volontaria adesione a un fatto, a una azione. Infine, in greco (la lingua nella quale è stato scritto l’Evangelo di Giovanni), “aletheia” significa dischiudimento, svelamento, rivelazione; è lo stato di qualcosa che non è o non è più nascosto, che ora è completamente evidente.

 

Una stanza tutta per Francesco: Sinodo e riserva maschile. In dialogo il Papa e Wirginia Woolf

Le persone restano misteriose. Solo lo sguardo di Dio è capace di scendere fino in fondo. Così può accadere di restare sorpresi che lo stesso papa, mentre consiglia in estate una audace formazione letteraria per i ministri della chiesa1, in autunno possa ripetere sulle donne affermazioni piuttosto stereotipate, ricorrendo a luoghi comuni poco convincenti.

Come fare giustizia di questa percezione contraddittoria? Vorrei provare a rileggere un aspetto del documento di questa estate, per aprire le finestre e far entrare aria fresca anche nei discorsi che hanno a tema le donne e per  dischiudere lo spazio ad una recezione dinamica del Sinodo che si è appena concluso.

Lo farò incrociando il testo di papa Francesco con un altro testo, che, circa 100 anni prima del suo, cercava di studiare il rapporto tra la letteratura e le donne: mi riferisco a Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Entrambi i testi sono alla ricerca del ...

La riflessione di Andrea Grillo continua a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/una-stanza-tutta-per-francesco-sinodo-e-riserva-maschile/

Diffido dell’inclusione: preferisco la convivenza delle differenze

Anni fa assistei a una conferenza di Telmo Pievani, filosofo della biologia. Mi colpì quando disse che l’essere umano è fisiologicamente programmato a riconoscere il “diverso da sé” e a temerlo, almeno per una frazione di secondo: in altre parole, tendiamo istintivamente alla xenofobia. La responsabilità è dell’amigdala, una parte del lobo temporale del cervello che gestisce le emozioni e anticipa le reazioni della corteccia cerebrale.

Per esempio, quando vediamo una persona con una qualche differenza visibile (la pelle nera, un corpo dalle dimensioni inconsuete, un abbigliamento stravagante), l’amigdala ci mette in allerta prima che il nervo ottico abbia mandato il suo impulso alla neurocorteccia. Dopodiché, quest’ultima registra quanto sta accadendo e ci fa superare l’istintiva reazione di ripulsa.

Il funzionamento dell’amigdala è una motivazione per relativizzare l’idea di per sé ingenua del “gli esseri umani sono tutti uguali”: la nostra biologia ci porta inevitabilmente a notare le differenze – e, in prima battuta, a vederle come possibile fonte di pericolo. Il concetto di uguaglianza è frutto della mediazione che viene dopo, del “pensiero lento”, come direbbe Daniel Kahneman. Il punto è che questo passo richiede uno sforzo cosciente: una piccola, ma bella fatica che è parte del nostro essere animali sociali. Insomma, l’uguaglianza non è, ma va costruita.

Oggi si ragiona su questo sforzo cosciente chiamandolo “inclusione”: un concetto che però a sua volta non è sufficiente, poiché ...

L'articolo di Vera Gheno continua a questo link:

https://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt202411/241110gheno.pdf

Dialogo interreligioso. Dobner: “Ascoltare la tradizione della Chiesa, ancorandoci a Israele”

La studiosa carmelitana, nel suo volume dal titolo "La Tenda", approfondisce la Scrittura con una chiave di lettura che sia radicata nella tradizione ebraica, ma anche in quella cristiana, nell'ottica della Bibbia dell'amicizia


Una rassegna di temi molto cari alla tradizione ebraico-cristiana con una lettura trasversale, che parte dalla Bibbia e arriva fino all’insegnamento dei maestri d’Israele e dei padri della Chiesa. Ecco il percorso condotto da Cristiana Dobner, carmelitana, nel libro “La Tenda. Dio in cammino fra noi e in noi” (EDB edizioni). La Tenda diviene la metafora di un luogo mistico dove ebrei e cristiani sono chiamati a riunirsi per condividere l’amore del Padre che è nei cieli e cammina con loro. Pagine che rilanciano l’urgenza di un confronto rispettoso delle diverse spiritualità.

La presentazione a cura di Filippo Passantino continua a questo link:

Incontri fatti andando in pellegrinaggio alla Salute...

Ho scoperto un quadro mentre andavo in pellegrinaggio alla Salute, tanti anni fa. Un quadro di Magritte pittore belga surrealista e metafisico. Se si entra nella Fondazione Guggenheim, sulla via che attraversa Dorsoduro verso la Basilica, ci si imbatte in questo capolavoro che può aiutarci a comprendere la nostra vita in questo mese di novembre che medita sulla morte. 

La serie pittorica nella quale il quadro si inserisce, esprime la creatività senza freni di Magritte. Essa vuole rappresentare un’idea, una contraddizione, e lo fa attraverso un’immagine poetica di un paesaggio notturno incoronato dalla luce del sole e dell’azzurro cielo che accompagna il giorno. Se uno conosce i lunghi tramonti nordici, sopra o vicino al circolo polare artico, in cui il sole cala all’orizzonte a mezzanotte, evoca il fatto che il sole può tramontare molto tardi e il buio comparire solo per poco tempo. 

Questo ci dice molto della nostra vita. 

Un sole che sembra tramontare con la morte ma che in realtà ci mette difronte al fatto che la Luce della Vita in realtà non muore mai... la morte è un buio passeggero e parziale a trionfare sono le luci della quasi immediata alba che segue il tramonto...

Magritte raffigura un viale su cui si affacciano alcune villette, una delle quali illuminata da un lampione che si trova di fronte. L’oscurità che avvolge la piccola strada cittadina, stemperata soltanto dal lampione al centro del quadro, si contrappone così dal limpido cielo azzurro che sovrasta le abitazioni. Il tutto è dipinto con il solito tratto magrittiano, segnato da un elementare realismo che non si sofferma volutamente su nessun dettaglio in particolare. Il pittore belga, senza mai uscire dal quotidiano, riesce comunque a ribaltare una delle più solide certezze della vita di tutti i giorni: l’alternanza tra giorno e notte, luce e ombra. Il cielo diurno, punteggiato da qualche innocua nuvola bianca, diventa elemento di speranza: l’oscurità perde il suo valore tradizionale per amalgamarsi, in quest’opera, in un 

generale sentimento di impenetrabilità e mistero. Così la nostra vita fisica sembra tramontare verso il buio ma in realtà permane nella luce… noi abbiamo il compito di lasciare acceso il lampione per noi e per tutti perché il Dio della Vita e della luce prevalga…

Pregare la Madonna della Salute sia allora un piantare quel lampione nella vita di tante persone precipitate nel buio della solitudine e disperazione.

(Fabiano Longoni)

Oggi nella festa della Madonna della Salute, Marco Cè chiedeva tre doni

Marco Cè così si espresse una festa della Madonna della Salute che ogni anno si celebra il 21 novembre dal 1631, giorno della Festa della Presentazione di Maria al Tempio, come ringraziamento per la fine della peste. 

Io chiedo alla Madonna della Salute tre doni per la nostra Chiesa in Venezia:   

Il primo: il dono supremo di mettere Cristo e lui crocifisso al di sopra di tutti I discorsi, i progetti, le speranze per il futuro della Chiesa e del mondo. 

Gesù al centro di tutto, come sorgente di tutto e fondamento di tutto; Gesù come principio, come fine, come compito, come missione. Io mi auguro che in noi credenti e nella Chiesa la gente intraveda il volto di Gesù: il volto dell'umile e mite servitore del Padre, da lui mandato a salvarci; di colui che, a Cana, fa festa all’uomo, perché “l’uomo vivente è la gloria di Dio". 

Poi imploro un secondo dono: la Salute è una grande festa dell'accoglienza e della solidarietà. Anche l'architettura del tempio è come un grande abbraccio per chiunque venga. Anche le nozze di Cana lo sono state. Gesù è la rivelazione dell'accoglienza sconfinata di Dio: sconfinata perché senza preclusioni che non siano il nostro rifiuto... E Dio bussa anche alla porta del rifiuto: "Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (cfr. Ap 3,20). ' 

L'accoglienza ci qualifica come figli di Dio e come cristiani. Essa ovviamente, sul piano civile, non deve essere selvaggia, disordinata, o fuori d'un quadro legislativo: richiede certamente un rispetto dei diritti e l'assolvimento dei doveri; scongiura però l'egoismo che pensa solo a se stesso e talora ironizza sulla solidarietà. Dobbiamo tutti impegnarci per far lievitare una buona cultura. 

E poi un terzo dono io chiedo al Signore, ed è la carità. Parlando di carità penso cioè a quella carità che è Dio ed è stata oggettivamente infusa nei nostri cuori mediante la presenza dello Spirito Santo, che quindi è partecipazione alla vita stessa della Trinità. Tale carità cambia la nostra esistenza personale e comunitaria e ne fa una rivelazione dell'amore divino 

Tale è la festa della Salute: essa in qualche modo svela l'immagine della Chiesa che il Signore ci chiede di essere una Chiesa che sia "mistero di Cristo", mite e serva, la cui legge normativa è quella del lievito e del chicco di grano: il lievito "dentro" la pasta per fare il pane buono, il chicco di grano che porta frutto solo se muore nel terreno. E il frutto sarà una cultura nuova, una profezia della "civiltà dell'amore", secondo la visione di Isaia: una novità nella quale tutti possano riconoscersi, perché è l'immagine di Dio stampata nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, nel giorno della creazione. 


Fraternità: una parola da vivere

La fraternità occupa un posto importante nella Bibbia e nella vita della Chiesa. In senso stretto la parola “fratelli” indica le persone nate dallo stesso grembo materno; tuttavia in ebraico e in altre culture questa parola designa anche i membri di una stessa famiglia in senso largo, oppure di una stessa tribù o di uno stesso popolo. Fraternità indica anche il legame spirituale fra più persone di una stessa fede.


La fraternità fa parte del nostro vivere ecclesiale e sociale. Certo, non si cominciò nel migliore dei modi: Caino per gelosia uccise il fratello Abele; ci furono poi tante altre storie di fraternità tradita o vissuta male. I fratelli Abramo e Lot, visti i litigi dei loro mandriani per questioni di pascolo, si separarono per evitare liti fra loro due (Gen 13, 8); Giacobbe ed Esaù entrarono in competizione e si separarono; Lia e Rachele erano due sorelle rivali; Giuseppe fu venduto dai suoi fratelli (Gen 45, 4-5. 8); il profeta Geremia fu perseguitato dai suoi stessi fratelli (Ger 12, 6). E si potrebbe continuare. Però una delle preghiere più belle dei Salmi dice che ...

La riflessione di Flavio Facchin nomi continua a questo link:

https://www.procuramissioniomi.eu/parole-di-missione-fraternita/

Si dimette il Consiglio per le relazioni con l’Islam: «Il governo ha interrotto il dialogo»

In 20 anni sono stati fatti grandi passi avanti, ma non c’è stato il riconoscimento di alcune comunità islamiche come enti religiosi nonostante il parere favorevole del Consiglio di stato. Con il governo Meloni tutte le attività sono state interrotte. Il dialogo è stato anche funzionale al contrasto al radicalismo religioso, uno dei cavalli di battaglia del centrodestra


Con l’insediamento del governo di Giorgia Meloni c’è stato un netto cambio di indirizzo. In circa due anni le parti sono state riunite solo una volta, il 13 luglio 2023. 

Dopodiché «il Consiglio non è stato più convocato»; alcuni progetti sono stati sospesi, come la collaborazione con l’Anci per risolvere la questione dei cimiteri islamici, e «nessuna iniziativa è stata avviata o calendarizzata», si legge nella lettera di dimissioni. «Infine, i percorsi di riconoscimento della personalità giuridica di alcuni enti esponenziali musulmani che si trascinano da anni non hanno ricevuto alcun impulso e, dunque, non hanno ancora avuto quell'esito positivo che finalmente ci si attendeva dopo l’approfondita istruttoria ministeriale e i pareri favorevoli del Consiglio di Stato». 

Per questi motivi i membri del Consiglio per le relazioni con l’Islam hanno deciso di ...

L'articolo di denuncia continua a questo link:

https://www.editorialedomani.it/fatti/consiglio-relazioni-islam-dimissioni-lettera-governo-interrotto-dialogo-ryv0vdu8




Donna diacono no, donna vescovo sì? Recenti equivoci sul “potere di governo”

Con un commento alla pubblicazione del mio post rilanciato su SettimanaNews che si può leggere qui, Giuseppe Guglielmi ha colto un punto importante dello stile teologico e istituzionale con cui il Dicastero per la Dottrina della fede ha impostato la “pars construens” del futuro documento sulla donna nella Chiesa. Ecco che cosa ha osservato il teologo di Napoli

“Non sono bravo con i distinguo e gli equilibrismi ecclesiastici, ma mi sembra di capire che con il n.3 (storia delle donne ecclesialmente autorevoli) si voglia non dico distinguere ma perlomeno estendere la potestà giuridica oltre la potestà d’ordine, così da includere i non chierici e dunque anche le donne in compiti fino ad oggi riservati al clero? Questa è la posizione avanzata da tempo da diversi canonisti…”

Proprio su questo punto io credo che la tradizione canonistica e quella teologica debbano confrontarsi più a fondo ed elaborare nuovi modelli di lettura della tradizione e così anche aprire nuove strade alla Chiesa del futuro. Mi pare infatti che proprio tra le “fonti” che la Relazione del gruppo 5 segnala come punti di riferimento del futuro documento, almeno due si muovano precisamente nella direzione segnalata da Giuseppe Guglielmi. Effettivamente nel breve documento si richiama una “teoria” che è stata proposta apertamente in ...

L'interessantissimo intervento da leggere con calma è a questo link:

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/riconoscere-autorita-alle-donne-e-salvare-la-riserva-maschile-una-strada-equivoca/