La direttiva del ministro Valditara sul progetto "Educare alle relazioni" appare debole e lacunosa, non allineata alla sensibilità del Paese e neppure alle raccomandazioni dell'Oms e della Convenzione di Istanbul
È il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Da qualche settimana Paola Cortellesi sbanca il botteghino con un film (anche) sulla violenza domestica. E poi c’è il dibattito pubblico sul femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha avuto una ridefinizione da parte della sorella della vittima, Elena: “è stato il patriarcato”. Non c’è giornale o social che non metta in bocca questa parola (magari per negarne l’esistenza) a persone che mai ci saremmo aspettati potessero pronunciarla. Non è solo una questione di linguaggio, ma di lettura: si è passati dal personale al politico. L’uccisione delle donne va letta entro un sistema. Ciò non toglie responsabilità agli autori, ma questa responsabilità porta i correlati di una cultura e di una struttura. Nello specifico, una cultura misogina e una struttura di potere...
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