Dopo anni di stallo il conflitto siriano si riaccende nel nord ovest, dove i ribelli hanno lanciato un’offensiva contro il governo di Bashar al-Assad.
L’offensiva del variegato fronte ribelle siriano si inserisce in un contesto già incandescente. Per mesi si è parlato del riavvicinamento tra il regime di Assad e la Turchia di Erdogan, che appoggia alcune delle milizie coinvolte, ma l’operazione non è andata bene. Dal punto di vista turco, l’offensiva verso Aleppo, seconda città del paese e snodo strategico essenziale, può avere un significato quadruplice: sfruttare la debolezza di Damasco, dovuta alla ‘distrazione’ dei suoi alleati russi, iraniani e Hezbollah alle prese con Israele; riaffermare il proprio peso strategico in questo quadrante; favorire nelle zone strappate alle forze di Assad il ritorno dei profughi siriani, che per i raid aerei russi e del regime potrebbero creare una nuova ondata migratoria verso la Turchia; conquistare tramite le milizie filoturche l’area di Tel Rifaat, obiettivo chiave per la sua vicinanza ad Afrin e al-Bab, già sotto il controllo turco. Mettere in sicurezza questa zona, consentirebbe ad Ankara di consolidare la sua influenza nella Siria nordoccidentale, creando una zona cuscinetto contigua lungo il confine soprattutto in funzione anti-curda.
L'intera analisi a cura dell'ISPI è a questo link:
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